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Il Pnrr investe 8 milioni sulla sanità ma rimangono tanti, troppi nervi scoperti a Orvieto

A Ciconia si è tenuto un importante incontro organizzato dai sindacati sulla sanità nell’orvietano proprio dopo la presentazione del nuovo Piano Sanitario Regionale da parte della presidente Tesei alle parti sociali.  L’incontro è stato definito “troppo veloce, senza confronto.  Ci hanno spiegato velocemente cosa prevede il PSR.  In altre realtà regionali questo stesso confronto è stato molto approfondito”.  Per Orvieto è prevista la creazione della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità in piazza del Duomo oltre a una serie di investimenti nella struttura dell’ospedale a Ciconia.  Interessante il contributo portato da Mauro Petrangeli, per lungo tempo dipendente USL con incarichi organizzativi, che ha spiegato come il PSR “è di difficile lettura e questo non è una buona premessa visto che la sanità e il suo funzionamento deve essere di facile comprensione per i cittadini, i veri protagonisti.  La sanità è per i cittadini e non per altri.  Un buon piano sanitario, ha concluso Petrangeli, deve mettere al centro il paziente e dare la massima priorità alla sanità pubblica.  I numeri sono importanti ma i risparmi non devono essere il primo punto bensì devono coniugarsi con il miglioramento dei servizi erogati”.  Era molto atteso l’intervento del sindaco di Orvieto che ha preso le difese della Regione perché dopo dieci anni ha ripreso in mano il dossier sanità anche grazie al PNRR “è un’occasione da non perdere per ridisegnare il sistema sanitario anche e soprattutto a Orvieto”.

Sicuramente è un momento cruciale con il famoso treno che passa e non si può perdere ma sempre ragionando e cercando di capire quale sia la scelta migliore.  Il primo cittadino ha voluto sottolineare che il nuovo piano sanitario è sicuramente da migliorare ma “questo è il momento dell’unità e non dei capipopolo o dei proclami sui giornali.  Ci sono le sedi istituzionali per discutere come l’assemblea dei sindaci e lì ci si deve confrontare”.  La Regione ha messo sul piatto per Orvieto 8 milioni di euro sui 106 destinati dal PNRR alla sanità umbra.  “E’ prevista all’interno dell’ex ospedale di piazza Duomo la realizzazione della Casa di comunità Hub e dell’Ospedale di Comunità per un investimento totale di oltre 8 milioni di euro.  Nella Casa di Comunità Hub si progettano e si erogano servizi sanitari e di integrazione sociale, i servizi standard presenti saranno ambulatori di medici di medicina generale e aggregazioni di medici, infermiere di famiglia e di comunità, continuità assistenziale, ambulatorio infermieristico anche con punto prelievo, ambulatorio specialistico anche con servizi diagnostici, assistenza domiciliare, Cup e Cot (Centrale operativa territoriale). La presenza medica è garantita h24 7 giorni su 7, quella infermieristica h12 7 giorni su 7. L’investimento previsto con fondi Pnrr è di 3 milioni 275mila euro. L’Ospedale di Comunità avrà invece 20 posti letto di nuova istituzione. L’investimento previsto con fondi Pnrr è di 3 milioni 343mila euro ai quali si aggiungono 1,1 milione di euro di fondi aziendali”. 

A proposito di partecipazione la sindaco ha annunciato che la parte frontale del palazzo sarà nelle disponibilità del Comune per attività istituzionali non legate alla sanità.

Tutto bene?  Per quanto riguarda gli investimenti sicuramente è una boccata d’ossigeno per la sanità orvietana e forse una delle ultime possibilità per tornare a essere attrattiva.  Rimane la forte perplessità sulla scelta e sul perché Piazza Duomo.  Come se ci si vergognasse un po’ sulla piazza non ci sarà nulla di sanitario, meglio, per la viabilità si sta studiando un sistema che non impatti sulla stessa piazza e poi la palazzina della Piave è stata liquidata come “scelta solo sulla carta”.  Quella “carta” ha avuto un costo per la Usl e la titolarità rimarrà alla stessa azienda e quella scelta non avrebbe obbligato a studiare e lavorare per un sistema viario adeguato e un parcheggio di fianco al Duomo.  Non solo ma quella palazzina che si avvia a essere un triste rudere nella desolazione della ex-Piave, rimarrà in carico della Usl che dovrà curarne la manutenzione con dei costi che non proverranno dal PNRR, ma dall’azienda.  Poniamo noi due semplici domande. Chi controlla i conti ne sarà contento? Si è mai pensato seriamente a questa soluzione?

I sindacati hanno sottolineato che il PNRR finanzia le strutture che prevedono tanti servizi, ottimi, ma non il personale e su questo punto rischia di naufragare tutto o meglio di trasformarsi da sogno in incubo con un contenitore semi-vuoto.  Anche su Panorama recentemente è uscito un articolo che paventava “il flop delle Case di Comunità” e indicava proprio nel personale il vero punto debole del sistema.  I medici di famiglia, in particolare non vogliono saperne di essere trasformati in dipendenti USL per lavorare in queste strutture complesse che dovrebbero essere l’anello di congiunzione tra sanità di territorio e ospedali.  Se poi la Regione non prevede concorsi allora il timore si trasforma in certezza.

Dulcis in fundo ci sono le critiche ai capipopolo e alle esternazioni sulla stampa.  Insomma, ancora una volta i giornalisti si caricano il fardello dell’essere cattivi, un po’ populisti e maestri di disinformazione.  In realtà in tutti questi mesi il vero deficit informativo è stato istituzionale.  Non una parola all’esterno e invece tanti annunci spot.  Il lavoro dei giornalisti è stato reso particolarmente difficile proprio dai silenzi squarciati da improvvisi raggi di luce proiettati dal regista interessato.  E’ chiaro che chi opera nell’informazione e non vuole essere capopopolo, va alla ricerca di notizie più certe e si rivolge a chi ha un ruolo amministrativo, in primis, o di rappresentanza sindacale o dirigenziale nelle aziende sanitarie. 

Non s’inventa ma si ragiona, si cerca di capire anche dando più ampio respiro al dibattito.  Come non ricordare, allora, le tante richieste per il “territorio”.  Come non ricordare che più volte ci è stato spiegato che dal punto di vista economico l’orvietano non è un territorio perché manca di servizi fondamentali come, guarda caso, un albergo a 5 stelle con tutti gli annessi di livello, un servizio ferroviario veloce con Roma e l’aeroporto di riferimento, innovazione e investimenti, che languono nell’orvietano. La vera riflessione non è, “abbiamo salvato dallo speculatore l’ex-ospedale”, ma come mai a prezzi di saldo, come più volte è stato sottolineato da molti esponenti politici e no, proprio quel palazzo con vista sul Duomo, di pregio, non ha attirato appetiti corretti di un privato o più privati.  D’altra parte, si comprende l’esigenza di un sindaco che è quella di offrire soluzioni per i propri cittadini dopo una fase lunga di non-decisione di una classe politica che ha prima accettato supinamente e disciplinatamente lo svuotamento della città e del suo centro storico e poi non l’ha ripensata.  L’ultimo tentativo è stato quello della ex-caserma con RPO e il suo presidente Franco Raimondo Barbabella, poi messo alla porta senza una spiegazione e attaccato da ogni parte.

Sul futuro di Orvieto si addensano le nubi del tramonto demografico, come evidenziato dal report di Cittadinanza Territorio Sviluppo, la mancanza di innovazione, la scarsità di investimenti, i troppi contenitori ancora vuoti, il turismo che è rimasto a una permanenza media sotto i 2 giorni, una banca di territorio in sofferenza, una Fondazione bancaria che dovrà decidere le sorti della sua partecipazione nella SpA entro il 2022, un ospedale senza alcun appeal per i professionisti medici e con prestazioni non da emergenza-urgenza, un commercio in forte crisi, aree industriali con scarse industrie, con la spada di Damocle della discarica e eventuali ampliamenti.  Certo la pandemia ha bloccato alcuni processi altri li ha inevitabilmente ritardati e, nonostante ciò, il Comune ha rinnovato e messo in sicurezza molte strade, i giochi e le aree verdi, ha mantenuto il Teatro aperto, seppure con delle limitazioni dovute al coronavirus, ha favorito iniziative culturali e di spettacolo ma ancora non ha toccato la carne viva dei tanti problemi strutturali della città e il tempo, ricordiamolo, è tiranno.




Assemblea pubblica sul futuro della sanità umbra di Cgil Cisl e Uil al Centro anziani di Ciconia il 25 febbraio

La sanità pubblica nell’intera Provincia di Terni è in affanno e la pandemia ha scoperto il nervo in maniera definitiva. Mancano medici, infermieri, attrezzature e intanto s’investe su un ospedale tutto nuovo a Narni-Amelia, su Terni mentre a Orvieto è riservata un’operazione di maquillage oltre alla Casa di Comunità per cui è stato scelta la location dell’ex-ospedale.

Cigil, Cisl e Uil regionale hanno organizzato una serie di incontri e venerdì 25 febbraio a partire dalle 9,30 al Centro sociale per Anzini di Ciconia, tocca a Orvieto. Alla riunione parteciperanno i segretari generali Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari e sono stati invitati i sindaci del territorio che rischia di perdere anche il Distretto Sanitario. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina facebook Umbriaripartedallavoro.




Gli studenti di Alberghiero e Artistico con l’Associazione Diamoci una Mano il 28 febbraio davanti l’ospedale per dire “grazie” al personale

Il Servizio Solidale degli studenti dell’Istituto Alberghiero “Luca Coscioni” continua il suo percorso. Insieme questa volta agli studenti del Liceo Artistico di Orvieto.

In occasione del Carnevale 2022 i nostri studenti vogliono celebrare la spensieratezza e la gioia, associate a questa ricorrenza, insieme a coloro che negli ultimi due anni hanno dovuto triplicare il proprio lavoro per far fronte alla situazione di emergenza determinata dalla pandemia. Sono le persone che operano nella sanità, nello specifico il personale del nostro Ospedale di Orvieto. Il servizio del personale sanitario è sempre un servizio molto prezioso. Rivolto alla cura della persona nella sua totalità.  Operano perché le persone possano tornare a vivere lo stato di salute, riconosciuto e tutelato dall’art. 32 della nostra Costituzione come “diritto fondamentale e interesse della collettività”

Lo stato di salute permette alle persone di tornare a vivere il proprio presente, di poter di nuovo essere operativi nella società e poter sperare ancora nel futuro, avere un futuro. Le chiacchiere di Carnevale, fatte dagli studenti del Corso Serale di Enogastronomia e della classe 3^C,  insieme alla creazione artistica elaborata dagli studenti della classe 5^C del Liceo Artistico, vogliono essere un riconoscimento simbolico per il grande impegno che il personale sanitario del nostro Ospedale ha profuso. Simbolicamente rappresentano un grande e sentito “Grazie”. Grazie al loro impegno tutti noi ricominciamo a vivere la normalità del presente e soprattutto possiamo avere la speranza del futuro, che soprattutto per i giovani è linfa vitale.

Un sentito grazie quindi da parte dell’Istituto di Istruzione Superiore Artistica Classica e Professionale di Orvieto, nella persona della Dirigente Scolastica, Cristiana Casaburo, insieme all’associazione Diamoci una mano, nella persona di Beatrice Casasole. Sarà presente l’assessore alle politiche sociali del Comune di Orvieto, Alda Coppola.

Lo grideranno, il 28 febbraio 2022 alle ore 15,00, presso l’area ingresso dell’Ospedale di Orvieto, gli studenti del Corso Serale di Enogastronomia IPSIA, gli studenti della classe 3^C Alberghiero Luca Coscioni e gli studenti della classe 5^C Liceo Artistico.  Tutti insieme, “poche chiacchiere” di Carnevale e un grande, grande GRAZIE.

prof.ssa Caterina Leonardi




Grazie Santa Maria della Stella, ospedale piccolo e a rischio ma capace di salvare da un ictus. Non molliamolo!

Lunedì 31 gennaio, alle 9,15 della mattina, mio padre si è sentito male in bagno poi, con i segnali di un ictus, ha perso conoscenza. L’ambulanza, chiamata col cuore in gola, ha impiegato 11 minuti per arrivare ad Orvieto centro, altrettanti per i primi soccorsi, poi per caricarlo sul telo rigido, sul lettino ed infine sul veicolo che lo ha trasportato, a sirene spiegate, all’Ospedale Santa Maria della Stella.

Un ospedale di provincia, sempre meno finanziato, sempre meno salvaguardato.

Un ospedale che per alcuni politici non dovrebbe nemmeno esistere più, per fare spazio ad un polo più grande a Terni e ad ambulatori privati. Un ospedale piccolo, con segnali di smantellamento precedenti al Covid, che il Covid sta rendendo sempre più evidenti. Eppure, nonostante questo, il piccolo ospedale di provincia e mezzo smantellato dispone, oltre che di un efficientissimo pronto soccorso, anche di una Stroke Unity, un reparto specifico per gli ictus, voluto dal suo primario, il Dottor Bracaccia, in cui medici preparati e operativi sono in grado di somministrare ai pazienti un farmaco chiamato fibrinolisi. Un farmaco che se usato entro le tre ore immediatamente successive all’ictus è in grado di salvare la vita, e la dignità della vita, alle persone colpite.

In poco più di un’ora, una dottoressa calma, lucida e precisa ci ha telefonato per chiedere l’autorizzazione a procedere con la somministrazione di questo farmaco, in grado di disciogliere il trombo che ostruisce il cervello ed evitare danni neurologici, ma anche di causare effetti collaterali indesiderati, tipo emorragie. Un rischio che si deve correre. Su nostro consenso, mio padre è stato sottoposto a fibrinolisi. Immediatamente dopo, ha ripreso conoscenza ed è stato in grado di muoversi e parlare, al 100 per cento e senza alcun problema. La sera stessa, in via del tutto eccezionale, mia madre ha avuto la possibilità di vederlo.

Mio padre si chiama Enrico, Giuseppe, Giovanni, Mario, Luigi, Antonio, Stefano. Ha cento nomi, mille, un milione. Ha il nome di tutte le persone che il Santa Maria della Stella ha salvato, salva o salverà.

Sempre che non venga finito di smantellare.

Allora, in quel caso, la fibrinolisi sarà stata una scoperta inutile. Come tutte le cure mediche che hanno bisogno di un tempismo, di una rapidità d’intervento.

E sempre che il Covid non continui ad impedire ai malati di curarsi regolarmente nei suoi reparti, troppo a lungo impegnati nella lotta al virus. E anche ad impedire ai familiari di vederli, i propri cari, andati via con l’ambulanza, in situazioni critiche, e che si risvegliano soli in un letto d’ospedale. Che impedisce di poterli visitare, anche solo per 5 minuti al giorno. Perché la legge umbra dice questo. Dice che per via del Covid in certi reparti sono vietate le visite. È una legge regionale ed è una legge assurda e sbagliata. Perché ora, che quasi tutti siamo plurivaccinati e pluritamponati, che le misure si allentano ovunque, che addirittura le discoteche riaprono, è ingiusto privare le persone malate del conforto di vedere i propri familiari.

Scrivo questa lettera per ringraziare gli operatori del Pronto Soccorso, che sin dalla telefonata d’emergenza hanno saputo fornire indicazioni chiare e precise su come soccorrere mio padre nell’attesa dell’arrivo dell’autoambulanza; per ringraziare il signore sconosciuto che stava facendo colazione al bar ed ha mollato tutto per venire ad aiutare per trasportare mio padre giù dalle scale; per ringraziare la Dottoressa Annulli, la Dottoressa Gentili e tutti i loro colleghi, che se ne sono presi cura, che ogni giorno hanno telefonato per dare notizie; per ringraziare le usciere garbate, con i loro sorrisi rassicuranti; le infermiere e gli infermieri che si sono fermati a parlare con lui, e non solo per lo stretto necessario che compete al loro ruolo. I pazienti di quella unità sono per lo più persone grandi, anziane, che dopo un incontro ravvicinato con la morte si ritrovano sole in un letto d’ospedale, magari spaesate, addolorate, ma vive. Come per miracolo. Che miracolo non è.  Perché è frutto di passi da gigante che la medicina sta facendo, un progresso che si nutre di conoscenza ed è esito di un processo, che parte dalla scuola e passa per l’Università e la ricerca. Tutte realtà su cui si è smesso di investire.

Mio padre è stato fortunato, perché non gli è successo di sentirsi male a Parigi, come a quel noto fotografo che colto da un malore si è accasciato per strada, e lì è rimasto, a terra 9 ore nell’indifferenza generale, prima che qualcuno, un clochard, lo soccorresse quando era già morto di ipotermia. È stato fortunato perché non ha fatto in tempo a chiudersi a chiave prima di perdere conoscenza, perché noi abbiamo capito cosa stava succedendo, perché l’ambulanza è arrivata in 11 minuti, perché ha trovato medici competenti che gli hanno fatto in tempo la fibrinolisi, perché ha potuto vedere mia madre ogni tanto, perché dopo nove giorni è tornato a casa sulle sue gambe, tale e quale, anzi forse un po’ meglio di prima, con una nuova occasione di vita.

Forse è stato dimesso in fretta perché ha creato un sacco di rogne, perché una volta recuperate le forze voleva scappare dall’ospedale, e ci ha anche provato, e allora mia madre ha tampinato medici ed infermieri ogni giorno, con la pretesa di entrare a parlarci anche solo 5 minuti, e convincerlo di restare dov’era. E non perché si aspettasse un’eccezione alla regola, un privilegio. Ma perché l’assistenza ai propri malati è sacrosanta e fa parte della dignità umana. Avere il conforto delle persone amate è un diritto dei malati. Di tutti i malati. E di tutti i loro familiari.

Quindi questa lettera, oltre che per ringraziare tutti i medici e gli infermieri della Stroke Unity del Santa Maria della Stella, è anche un invito a non smantellare niente, anzi a migliorare, e cambiare le regole, là dove è giusto e possibile.

Perchè anche in un mondo malato la dignità delle persone deve venire prima di tutto.

Chiara A. Ridolfi

P.S. Faccio i miei migliori auguri al papà di Chiara e con l’occasione spero che la nostra battaglia, come giornale, di dare dignità all’ospedale di Orvieto, dai farlo diventare a tutti gli effetti un luogo di cura per l’emergenza-urgenza e per le tempodipendenze, ictus e infarti in primo luogo, senza viaggi in ambulanza o in elicottero.




La sanità pubblica sembra fermarsi a Narni-Amelia

Sanità, questa sconosciuta a Orvieto e comprensorio. Verrebbe proprio da dire che la sanità si è fermata a Narni-Amelia dove è prevista l’ultima struttura nuova della USL Umbria2. A Terni serve un nuovo ospedale a tutti i costi. Quello attuale non basta più, soprattutto perché ormai per qualsiasi operazione più complicata di un’appendicite quella è la destinazione o, in alternativa, Foligno.

La Regione ha approvato il piano delle opera e di Orvieto non vi è traccia se non tra le varie e eventuali. Sì, sappiamo di interventi di maquillage al pronto soccorso, necessari, dell’assurda decisione di investire soldi, tanti, all’ex-ospedale invece di costruire laddove stabilito con tanto di acquisto definitivo e vincolato. E poi? Tanti soldi destinati all’Umbria ma l’orvietano non è citato, neanche di striscio. Eppure ne servirebbero di infrastrutture, attrezzature e personale. Sul personale la questione è piuttosto complessa e assomiglia molto a un cane che si morde la coda; per il resto le responsabilità sono tutte in capo alla politica, solo alla politica. In consiglio regionale è stato approvato all’unanimità una mozione che obbliga la Regione a dotare di emodinamica l’ospedale di orvieto eppure di questo non si parla. Ci sono, invece, la piattaforma elicotteristica d’emergenza a Foligno, tre investimenti su eccellenze umbre riconosciute e poi un generico riferimento alla telemedicina, all’innovazione tecnologica per la medicina di territorio e poco più. Nell’ultima voce dovrebbero rientrare gli investimenti anche per l’orvietano.

Quindi chi si ammala in maniera acuta a Orvieto e dintorni sarà quasi certamente di serie B nonostante tutto, cioè l’impegno profuso dal personale ospedaliero, dai medici di base, dai professionisti che già operano tramite la tecnologia come nel caso degli ictus. Tutto il resto è lasciato alla buona sorte e al buon cuore, alla volontà dei singoli e alla velocità dei trasferimenti verso Terni, Foligno o Perugia, se non fuori Regione.

L’ultimo capitolo riguarda i “corvi” che all’interno dell’ospedale non mancano assolutamente. Piccole invidie, ripicche, dispettucci, lettere alla direzione sanitaria abbondano. Se un reparto ottiene un’attrezzatura nuova non si festeggia, ma si cerca di minimizzare, di combattere contro e non si pensa al miglioramento della struttura o a combattere per il bene comune. Capita troppo spesso. Poi ci sono i “corvi” diffusi, quelli di città che denigrano a prescindere, che vanno direttamente fuori; infine ci sono i rassegnati, quelli che non combattono e non propongono o per disciplina di partito o perché timorosi di non si capisce bene quali possibili ripicche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti ormai da decenni, dai tempi della chiusura della USL 4, quella nostrana. Nel tempo la sanità ha perso i pezzi nel silenzio o per un bene comune più alto che però non è mai passato per Orvieto. Ora la vittima sacrificale è il Distretto. tanti no, ma proposte? Già perché il solo no, generico, non basta ma serve la proposta anche per combattere meglio e tentare di convincere pur sapendo che il territorio è penalizzato da un sistema elettorale che di fatto impedisce ogni rappresentanza in Regione ma questa non può essere una scusa buona per ogni evento avverso.

Il risultato finale è che la Sanità pubblica si è fermata a Narni- Amelia con buona pace dei cittadini di un territorio vasto, con un’età media piuttosto alta, collegato malamente con il resto della regione ma che è ancora attrattivo dal punto di vista sanitario su parte della Provincia di Viterbo e Bassa Toscana. Proviamo, allora, a cambiare il titolo del libro, insieme!




L’associazione Le note di Fra’ dona alla cardiologia dell’ospedale di Orvieto tre importanti strumenti diagnostici

L’associazione onlus, Le note di Frà, ha donato alla struttura complessa di Cardiologia dell’ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto, diretta dal dottor Raffaele De Cristofaro, importanti apparecchiature elettromedicali in ambito ecografico che renderanno possibili esami di diagnostica cardiovascolare sempre più completi ed attuabili in ogni ambiente e condizione, anche la più precaria. Le note di Fra’, grazie alla sensibilità e all’impegno della presidente Paola Tascini e di tanti volontari che operano al suo fianco, conferma, con questa nuova importante donazione, una grande attenzione per le attività del presidio ospedaliero di Orvieto essendo stata vicino, nel recente passato, sia alla Cardiologia che ad altri reparti del nosocomio. Alla cerimonia di consegna di martedì 1° febbraio, al “Santa Maria della Stella”, hanno preso parte il direttore della S.C. di Cardiologia Raffaele De Cristofaro, Margarete Tockner, direttrice del presidio ospedaliero di Orvieto, Sabrina Brizi, responsabile del servizio infermieristico SITRO, il personale sanitario del reparto, i rappresentanti dell’associazione e la presidente Paola Tascini.

L’associazione ha donato un sistema diagnostico a ultrasuoni portatile “tascabile” per esami ecografici in ogni setting ospedaliero e ambulatoriale; una sonda vascolare per l’esecuzione di ecografie vascolari, arteriose carotidee e periferiche e venose, in modo da permettere una completa valutazione diagnostica dell’apparato cardiovascolare; una stampante digitale per ecografo Vivid E90 già in dotazione al reparto.

“La sonda vascolare – spiega De Cristofaroda utilizzare con il nuovo ecocardiografo top di gamma in dotazione alla struttura complessa di Cardiologia, consentirà ai professionisti ospedalieri di effettuare completi esami colordoppler arteriosi carotidei e vascolari periferici, a completamento ed integrazione dell’esame colordoppler cardiacoIl sistema ecografo palmare VUSCAN, invece, trova la sua utilizzazione peculiare in situazioni di urgenza emergenza che possono verificarsi in ogni parte della struttura ospedaliera – prosegue il direttore della struttura complessa di Cardiologia – permettendo di individuare rapidamente importanti condizioni patologiche che necessitano di tempestivo trattamento”.

Alla presidente Paola Tascini e ai volontari dell’associazione Le Note di Frà la direzione strategica dell’Azienda Usl Umbria 2, la direzione del presidio ospedaliero “Santa Maria della Stella” di Orvieto, il primario e lo staff dei professionisti della struttura complessa di Cardiologia rivolgono un sentito ringraziamento per questa ennesima testimonianza di vicinanza al lavoro dei sanitari e di impegno sociale e civile.




Ictus, telemedicina e chance di cura, Orvieto guadagna posizioni secondo uno studio di USL Umbria2

Nuova pubblicazione scientifica di rilevo dei professionisti dell’Azienda Usl Umbria 2. L’indagine è stata realizzata dai dottori Francesco Corea, responsabile Stroke Unit ospedale di Foligno e dal suo staff composto da Monica Acciarresi, Laura Bernetti, Pierluigi Brustenghi, Anna Gidubaldi, Mariangela Maiotti, Sara Micheli, Vilma Pierini; dai dottori Giuseppe Calabrò, primario e direttore del dipartimento di Emergenza Urgenza, Alessio Gamboni e Chiara Busti del Pronto Soccorso del “San Giovanni Battista” di Foligno, dai dottori Cesare Magistrato e Gian Luca Proietti Silvestri, primari del Pronto Soccorso degli ospedali “Santa Maria della Stella” di Orvieto e “San Matteo degli Infermi” di Spoleto, dal dottor Massimo Bracaccia, direttore del dipartimento di Medicina della Usl Umbria 2, dalla dottoressa Valeria Caso, Stroke Unit “Santa Maria della Misericordia” di Perugia e dal dottor Mauro Zampolini, direttore del dipartimento di Riabilitazione nonché direttore del presidio ospedaliero di Foligno. L’utilizzo della telemedicina e delle moderne tecnologie, progetto fortemente sostenuto dalla direzione strategica dell’Azienda Usl Umbria 2, è in grado di azzerare le distanze e risulta decisiva per garantire parità di accesso alle cure, omogeneità ed efficacia del trattamento per le patologie neurologiche, ma non solo, tempo-dipendenti.

“La parità di accesso alle cure per l’ictus e le malattie neurologiche nel territorio della Usl Umbria 2 è una sfida determinante – spiega Francesco Corea -. Fin dalla fusione tra Asl 3 ed Asl 4 e l’istituzione nel 2014 dell’Azienda Usl Umbria 2 – prosegue il neurologo dell’ospedale di Foligno – la parità di accesso nei diversi ambiti assistenziali è stata una priorità. Una svolta strategica è stata l’implementazione di una Piattaforma di Telemedicina per il teleconsulto neurologico a distanza per gli ospedali di Foligno, Spoleto, Orvieto e Norcia”

L’implementazione della piattaforma consente la valutazione in tempo reale di casi clinici neurologici tra la rete ospedaliera aziendale e l’hub di riferimento dell’ospedale “San Giovanni Battista” di Foligno. Questo per ottimizzare il percorso decisionale diagnostico e soprattutto terapeutico che vedono nelle competenze dei professionisti un nodo cruciale. I dati inerenti procedure, mortalità e volume di ricoveri nei vari presidi della Usl Umbria 2 acquisiti tramite i dati del Centro Controllo Malattie del Ministero con il Progetto Nazionale Esiti PNE permette di stimarne gli effetti a distanza di anni.

“I dati di mortalità, gli indicatori di performance pubblicati dal gruppo multidisciplinare dei medici della Usl Umbria 2 mostrano come, grazie alla telemedicina, si siano colmati i gap nell’ambito dell’ictus, molto netti nel 2016-18, tra chance di ricevere appropriate cure tempo-dipendenti a seconda di accedere in un presidio o nell’altro” – afferma il dottor Corea.

dottor Corea

Il grafico blu arancio mostra il numero di procedure effettuate negli anni dopo l’implementazione della piattaforma di telemedicina. Si osservi come crescono, ad Orvieto, le procedure effettuate fino a non esserci più differenza significativa rispetto a Foligno in rapporto al volume di ricoveri.

Il timore che le procedure effettuate con assistenza remota in telemedicina tra un ospedale e l’altro potesse esporre a maggiori rischi o mortalità vengono esclusi dall’analisi della mortalità a trenta giorni. (Grafico giallo mortalità stabile).

Il volume di ricoveri per ictus presso l’ospedale di Orvieto (Grafico arancio) si è incrementato grazie al minor ricorso al trasferimento urgente dal Pronto Soccorso. Lo sviluppo del percorso riabilitativo consensualmente implementato completa il percorso di cura. (volume ricoveri ad Orvieto per ictus che aumenta dal 2017, mentre prima era in costante calo dal 2012).

Indubbi anche i benefici in termini economici. Un ictus, per costi diretti ed indiretti, in media può gravare sul sistema sanitario e la comunità per oltre 150.000 euro a persona colpita.

Con l’utilizzo della telemedicina, si evita una grave disabilità ogni 3-4 persone trattate nella prima ora dall’esordio di un ictus (number needed to treat 3-4 ad 1). L’investimento iniziale sostenuto dall’azienda sanitaria per l’implementazione tecnologica è stato ampiamente ammortato nel primo biennio di esercizio.




Stefano Olimpieri, “all’incontro sulla sanità ha torto chi non c’era e sul Csco, no alla chiusura ma sì alla sostenibilità”

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Stefano Olimpieri, capogruppo del “Misto” in consiglio comunale sottolinea la grande importanza dei progetti presentati durante la conferenza sulla sanità che si è svolta il 15 novembre a Orvieto. “Mi sembrano progetti di valore ma staremo sempre vigili per capire se vengono rispettati i tempi”. Una stoccata anche agli assenti, a partire dai sindacati, “gli assenti hanno sempre torto. Tutti potevano entrare per ascoltare e conoscevano la data”.

Per quanto riguarda il Centro Studi Olimpieri ha ribadito che la sua non è una battaglia contro ma per la valorizzazione del Centro Studi. “Io non voglio chiudere ma solo capire se sia sostenibile perché nel caso non lo fosse allora non si può chiedere che a pagare sia sempre il cittadino”.




15 novembre, il giorno della sanità orvietana. De Fino risponde “l’ospedale è stato sempre aperto e i numeri lo dimostrano”

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Il 15 novembre nel pomeriggio sono stati presentati i progetti e i lavori in fase di avvio nel territorio di Orvieto per quanto riguarda la sanità. E’ stata anche l’occasione per la presentazione della nuova TAC e per fare il punto sulla reale situazione del nosocomio orvietano. Massimo De Fino, direttore generale della USL Umbria 2, ha illustrato, alla presenza dell’assessore regionale Luca Coletto, la situazione per quanto riguarda i ricoveri, le visite specialistiche, il personale a tempo indeterminato. In realtà le cifre indicano che l’ospedale in definitiva ha tenuto botta al covid reagendo piuttosto bene nonostante la pandemia e la ormai endemica crisi del personale.

De Fino nell’analizzare i dati è partito dai filmati ormai divenuti virali delle corsie deserte per spiegare che in realtà proprio l’emergenza sanitaria ha obbligato a rimodulare tutti gli spazi e al personale e ai pazienti a rivoluzionare i propri comportamenti. Non ci sono più gli accompagnatori, fatto salvo laddove previsto, si entra in prossimità dell’orario stabilito, si attende fuori dalla struttura in caso di forte anticipo, ad esempio. Non si entra in ospedale se non si ha un appuntamento per una prestazione medica o diagnostica e poi a questo si aggiunge la carenza di personale medico in particolare. Certamente le criticità ci sono e sono evidenti, le liste di attesa sono piuttosto lunghe e il recupero indicato dai dati ufficiali non sembra così evidente. De Fino ha anche annunciato che nelle prossime domeniche gli specialisti hanno dato la loro disponibilità per lavorare durante il festivo sempre con l’obiettivo di abbattere le liste di attesa.

L’audio della relazione a tratti non è proprio chiaro ma non dipende da problemi tecnici nostri. Comunque torneremo sicuramente a discutere di sanità e di sanità pubblica in particolare. La relazione del direttore generale della USL Umbria 2, Massimo De Fino sui ricoveri, le prestazioni ambulatoriali e le nascite negli ultimi tre anni e poi i prossimi progetti in fase di realizzazione, l’impianto di cogenerazione, l’hospice che momentaneamente sarà all’interno dell’ospedale e la nuova TAC già operativa. Per l’abbattimento delle liste d’attesa sono previste tre domeniche dedicate proprio a chi attende da troppo tempo di avere risposte ed esami.




Grave perdita per il Santa Maria della Stella, addio alla puericultrice Fernanda Sellani

Un grave lutto ha colpito l’Azienda Usl Umbria 2 e il personale dell’ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto. È venuta a mancare, nella serata del 24 ottobre, la puericultrice Fernanda Sellani, una vera e propria istituzione nella città. Nel corso della sua lunga carriera professionale è stata accanto a centinaia di mamme aiutandole ad allattare e le ha guidate insegnando loro come rapportarsi con i loro bambini.

La direzione strategica aziendale – il direttore generale Massimo De Fino, la direttrice sanitaria Simona Bianchi, il direttore amministrativo Piero Carsili -, insieme alla direttrice del presidio ospedaliero di Orvieto Margarete Tockner, alla responsabile dell’Unità Operativa di Pediatria, Elena Neri, al responsabile dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia, Patrizio Angelozzi e a decine di colleghi dei due reparti esprime ai familiari la più sentita vicinanza e profondo cordoglio per la scomparsa della professionista: “Il suo sorriso e la sua disponibilità nei confronti di utenti e colleghi rimarranno un ricordo e un esempio indelebili per la struttura ospedaliera di Orvieto e per l’azienda sanitaria”.