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Stefano Olimpieri, (gruppo Misto), “bilancio approvato in anticipo senza problemi, la minoranza non fa proposte concrete”

La maggioranza che sostiene il sindaco Tardani ha approvato senza nessun problema il piano triennale delle opere pubbliche e il bilancio preventivo 2021-2023. Erano anni che il Comune di Orvieto non approvava il bilancio nei primi giorni di marzo e questo, non solo permetterà all’amministrazione comunale di accantonare la zavorra dell’esercizio provvisorio, ma le darà la possibilità di procedere alla realizzazione dei molti progetti presenti nei provvedimenti approvati.

Una opposizione fragile ed inconcludente ha dimostrato invece ancora una volta i propri limiti politici e la mancanza di proposte concrete per la città.  Quali atti, emendamenti, risoluzioni o proposte concrete ha presentato? Purtroppo per la città, non ha proposto nulla. E questa assenza di proposte evidenzia la pochezza politica di una minoranza che parla di visione dopo aver mortificato per anni questa città e che non riesce ad incidere su nulla e non ha minimamente la forza di dettare l’agenda politica. In un periodo difficile e critico come quello che stiamo vivendo, l’assenza di un’opposizione propositiva e collaborativa reca un danno all’intera comunità orvietana.

 

Stefano Olimpieri (Gruppo Misto)




I consiglieri del PD, “Tardani, una distrazione che costa 160mila euro”

A gennaio​ 2021 esce il Bando rivolto alle imprese culturali e creative della Regione Umbria con scadenza ad aprile: un milione di euro di risorse da destinare a progetti finanziati per il 70% a fondo perduto dal FESR. Un’opportunità decisamente interessante per quanti si occupano di cultura, eventi, musica, beni culturali…​Questa opportunità era stata, al tempo, inserita dentro la Strategia dell’Area Interna sud-ovest Orvietano. Infatti, l’Accordo di Programma Quadro (APQ) della Strategia prevedeva per l’area interna orvietana una riserva di 200 mila euro su questi bandi. Nel 2018 esce il primo avviso e risultano finanziabili due progetti: uno di TE.MA (capofila, assieme a CSCO e Scuola di Musica) e l’altro dell’Associazione Ippocampo di Lugnano in Teverina.  Nel 2019 la TE.MA viene affondata e i 160mila euro assegnati tornano – con una determina dell’11 ottobre 2019​ – nella disponibilità della Regione Umbria (Roberta Tardani e Donatella Tesei regnanti).
​Ora, poiché un solenne impegno formale (APQ) era stato siglato stabilendo modi (POR FESR 2014-2020. Asse 3 – Obiettivo specifico 3.2 – Azione 3.2.1.), somme (200mila euro) e soggetti (imprese culturali e creative e associazioni che operano in regime di impresa dell’Area interna sud-ovest Orvietano) non si riesce a capire perché Sindaca & Friends abbiano dimenticato di rivendicare questo impegno. Una distrazione senza scuse che ha fatto perdere a queste imprese 160mila euro.​
La disattenta Tardani in consiglio ha parlato di “difficoltà interlocutoria tra i vari enti”. Una risposta imbarazzante ma coerente con uno stile che mette insieme arroganza e vaniloquio.​ A Perugia, cara Sindaca, vada per reclamare il rispetto che spetta ad Orvieto e non solo prendere ordini sul nome del vicesindaco.

Gruppo Consiliare PD di Orvieto




I consiglieri di opposizione, “è crisi politica, la maggioranza si chiude a riccio negando il futuro alla città”

Grave condotta antiistituzionale della maggioranza in consiglio comunale sul bilancio di previsione discusso e approvato il 4 marzo.  I consiglieri della Lega quasi tutti assenti. L’assessore Pizzo che presenta il bilancio come fatto puramente tecnico. In sostanza un documento che si blocca sul presente denunciando una logica di rinuncia.

Nessuna visione territoriale, nessuna proposta di un qualche spessore per la città, nessun progetto di sviluppo, nessuna ambizione di unire le forze per contare qualcosa.

Nessun intervento dei consiglieri di maggioranza in fase di discussione generale, e quindi sottrazione ad una normale possibilità di confronto costruttivo. Solo due dichiarazioni di voto con il consigliere Olimpieri ormai interprete principale dell’animo polemico di questa maggioranza. Perfettamente indicativa della situazione l’assenza nel dibattito dello stesso Sindaco.

Evidente la crisi politica esplosa con le dimissioni del vicesindaco Ranchino, delle quali il sindaco non ha sentito il dovere di riferire al consiglio.

Le conseguenze si sono viste oggi con pesante chiarezza: blocco delle prospettive, staticità, difficoltà perfino della gestione ordinaria, ripiegamento e chiusura, futuro negato.

 

I consiglieri comunali

Franco Raimondo Barbabella – Cristina Croce – Giuseppe Germani – Federico Giovannini – Martina Mescolini




Stefano Olimpieri, gruppo Misto, “qual è la reale situazione finanziaria del CSCO ed è giusto sostenerlo”?

Il CSCO torna al centro della politica e come troppo spesso accade non per il valore delle iniziative culturali e in termini di PIL orvietano, ma per i costi e la gestione.  Il capogruppo del “gruppo Misto”, Stefano Olimpieri, ha presentato un’interrogazione che verrà discussa sicuramente nel prossimo consiglio comunale che chiede, di fatto, di valutare se è ancora utile per il Comune finanziare e sostenere il CSCO anche alla luce di alcune presunte inadempienze di cui, proprio nell’interrogazione, Olimpieri chiede conto.  Qui di seguito il testo integrale

Il sottoscritto consigliere comunale,
premesso che:
–       il nuovo contratto di comodato gratuito quinquennale con il quale l’Amministrazione Comunale concede Palazzo Negroni alla Fondazione “Centro Studi Città di Orvieto” non può e non deve  essere considerato come un fatto di normale gestione: non lo può essere soprattutto perché tutte le buone intenzioni che giustamente vengono avanzate dagli Amministratori non possono non fare i conti con la precaria situazione finanziaria in cui versa la Fondazione. Situazione finanziaria che non è addebitabile né all’attuale Amministrazione Comunale, né, tantomeno, all’attuale Consiglio di Amministrazione del Centro Studi, ma che – purtroppo – esiste e con cui occorre rapportarsi per impedire che il CSCO si incanali verso la strada della insostenibilità finanziaria e, di conseguenza, verso una impossibilità di operare secondo quanto previsto dalla Statuto e dall’Atto Costitutivo;

–       serve un cambio di passo – anche se la pandemia non aiuta – e serve, soprattutto, un costante e oculato controllo di gestione al fine di monitorare, non solo se gli obiettivi e l’offerta di servizi si realizzeranno, ma – soprattutto –  se lo stato patrimoniale ed il rendiconto di gestione saranno sostenibili. Il monitoraggio è d’obbligo per una questione fondamentale: l’Amministrazione Comunale finanzia il CSCO con i soldi della fiscalità generale e la stessa Amministrazione non può permettersi di finanziare strutture che dilapidano denaro pubblico. Negli anni i cittadini hanno avuto molti esempi di come si sono dilapidate risorse pubbliche all’interno di Aziende Speciali (Farmacia), di Associazioni (Te.Ma.), di Consorzi (Crescendo) , di Fondazioni (CSCO) e di Società per Azioni (Risorse per Orvieto);

–       queste considerazioni e queste indicazioni non sono scollegate con la realtà più recente, se è vero che nell’ultimo rendiconto di gestione del Centro Studi Città di Orvieto, quello dell’anno 2019 e riferibile al vecchio CdA, si è riscontrata una perdita di esercizio di euro di 23.281. Ma c’è di più: il vecchio Consiglio di Amministrazione – quello nominato dal Sindaco Germani – non solo non ha risanato un bel nulla, ma sembrerebbe che abbia aggravato la situazione finanziaria “dimenticandosi” di adempiere ad alcuni obblighi contrattuali, come ad esempio il pagamento delle bollette telefoniche, il pagamento di alcune rate di finanziamento, la corresponsione di alcune mensilità ai dipendenti,  l’adempimento di debiti con fornitori (2018), il pagamento di alcune rate del piano di rientro con una locale cooperativa ;

–       pertanto, se queste “dimenticanze” dovessero rispondere al vero, la situazione finanziaria ereditata dall’attuale Consiglio di Amministrazione (non dico nuovo  Consiglio di Amministrazione perché in questo CdA ci sono persone che stavano anche in quello precedente) è molto più pesante e critica della sola perdita di esercizio del 2019 e, quindi, occorre che venga portata a conoscenza la reale situazione economico-finanziaria della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto;

per quanto esposto in premessa,
chiede
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate le bollette telefoniche;
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune rate di un finanziamento;
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune mensilità ai dipendenti;
–       se è vero che negli anni passati non sono stati pagati alcuni fornitori;
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune rate del piano di rientro nei confronti di una locale cooperativa.

Stefano Olimpieri,
capogruppo “Gruppo Misto”




Il j’accuse dell’ex-cda del Centro Studi guidato da Tonelli, “ecco le realtà di numeri, progetti e situazione finanziaria”

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Matteo Tonelli, Antonio Rossetti e Meri Ripalvella, componenti del consiglio di amministrazione del CSCO in carica prima dell’attuale guidato dalla presidente Liliana Grasso. 

 

Abbiamo pubblicato il comunicato congiunto del sindaco Roberta Tardani e della presidente Grasso.  Abbiamo intervistato durante il TG del 3 marzo la stessa presidente del CSCO.  Per offrire un’informazione completa e indipendente pubblichiamo ora questa replica in forma integrale, con tutti i numeri, i risultati di bilancio ottenuti durante il mandato di Tonelli e la relazione di passaggio delle consegne, in pratica, con l’attuale cda.  Lasciamo il giudizio ai lettori.  Vogliamo affermare con forza che OrvietoLife non risponde a poteri forti o deboli che siano ma solo ed esclusivamente ai suoi lettori.  Per questo spesso siamo ritenuti “scomodi”, “fuori dal coro” e, altre volte, vicini all’uno o all’altro politico di turno.  Non lo siamo stati e mai lo saremo così come ogni opinione e ogni confronto o intervista è frutto del nostro pensiero, della lettura, laddove serva, dei dati di bilancio, dei numeri, dei documenti ufficiali, anche riservati. 

Non siamo eterodiretti, mai ma cerchiamo il confronto, le conferme delle notizie e delle indiscrezioni per non dare facile credito agli inquinatori di pozzi professionisti che in città vivono e prosperano perché non si comunica troppo spesso correttamente e utilizzando coloro che per professione sono preposti a farlo, i giornali e i giornalisti, preferendo i social che si rivelano armi a doppio taglio se, anche questi, non sono gestiti da professionisti, i “social media manager”.

 

Il testo integrale della replica. I documenti li trovate nei link alla fine del testo

 

Matteo Tonelli, ex-presidente del cda del Centro Studi Città di Orvieto

In un recente scritto, la Sindaca di Orvieto e la Presidentessa del Centro Studi Città di Orvieto (CSCO) propongono al pubblico, tra l’altro, alcune riflessioni in merito alla gestione che il precedente CDA ha impresso al CSCO. Chi scrive faceva parte di tale CDA e dall’argomentare della Sindaca e della Presidentessa prende le mosse per congetturare a sua volta. Ci si consenta prima una digressione. Vi è una notevole uniformità di giudizio sull’«autonomia della arte del governo», cioè il principio che la politica non debba essere giudicata secondo criteri etici, né del normale bon-ton. Uno degli esempi più famosi, in tal senso, è rappresentato da Machiavelli che, come osservò Croce, scoprì la necessità dell’autonomia della politica “che è di là, o piuttosto di qua, dal bene e dal male morale e che ha le sue leggi a cui è vano ribellarsi”. Appunto, vano. In virtù di tale impostazione, eviteremo di sottolineare il modo (che “ancor m’offende”) commentando invece il risvolto tecnico delle critiche sollevate dal Primo Cittadino e dalla Presidentessa del CSCO.

Vi è di positivo che si è ritornati a parlare del Centro Studi. Verrebbe da dire “finalmente” – visto che da parecchio tempo non se ne avevano più notizie – se non fosse che siamo costretti a parlarne per rispondere ad affermazioni non corrispondenti al vero. Com’è noto, il comunicato congiunto della Sindaca e della Presidentessa, prende spunto dal rinnovo del comodato d’uso gratuito della sede di Palazzo Negroni (atto sostanzialmente dovuto perché il precedente comodato datato 2014 aveva durata di 5 anni ed era in scadenza), ma poi vira velocemente verso una panoramica delle attività e delle strategie per il rilancio del Centro; fin qui nulla da obiettare, se non fosse che si prende a pretesto il comunicato per screditare la gestione del precedente Consiglio di Amministrazione, facendo passare l’attuale Consiglio come impegnato, dall’insediamento sino ad oggi, nel recupero e rilancio di una struttura disastrata ed asfittica.

Chi scrive non concorda con il giudizio espresso. Peraltro, alcune affermazioni sono oggettivamente lesive della nostra reputazione di professionisti, ma soprattutto a ragione del fatto che per noi parlano i numeri: è sempre stato nostro costume in tutta la durata dell’incarico al Centro Studi di portare a sostegno delle idee fatti, dati e numeri, senza mai scadere in polemiche di basso profilo.

E allora ecco i nostri fatti e documenti.

Il presente contributo si articola in tre punti che trattano gli altrettanti rilievi impliciti nel comunicato Tardani-Grasso; in primo luogo, cosa è stato conseguito dal precedente CDA nella gestione patrimoniale e reddituale del CSCO; in secondo luogo, l’informativa trasmessa a fine mandato; infine, i progetti e la connessione con il tessuto sociale della città.

In merito al primo punto, ricordando di essere partiti nel 2014 da una situazione di sostanziale default, possono parlare i dati del bilancio consuntivo 2018, l’ultimo bilancio approvato da questo CDA ed illustrato pubblicamente nell’aprile 2019, dal quale in sintesi emerge che nel periodo dal 2014 al 2018:

a) Tutti gli esercizi di nostra gestione si sono chiusi con un risultato economico positivo (utile), risultati che hanno consentito di diminuire il deficit patrimoniale portandolo dal saldo negativo di 664.802 al minor saldo negativo di 531.078 (un miglioramento di +134 mila euro)

DINAMICA DEL PATRIMONIO NETTO 2014 /2018

 

b) L’indebitamento netto, inteso come saldo tra il totale dei debiti ed il totale dei crediti è diminuito di € 121.339

Sempre a beneficio di chi volesse informarsi in maniera più approfondita, sulla lettura dei documenti anziché sui pregiudizi, in allegato è leggibile il testo integrale della relazione al bilancio dell’esercizio 2018.

Per quanto riguarda il secondo punto, merita prendere a riferimento l’informativa lasciata al nuovo CDA all’atto delle nostre dimissioni, peraltro annunciate con largo anticipo, per dare modo all’Amministrazione di provvedere alla nostra sostituzione. Una relazione dettagliata e circostanziata di aggiornamento sulla situazione complessiva del Centro Studi venne inviata al Comune, anche nella persona della Sindaca, e depositata presso il Centro Studi, all’attenzione “del nuovo Consiglio di Amministrazione”; il documento contiene dati e riflessioni sulla situazione economica e finanziaria, criticità, urgenze, oltre ad un elenco circostanziato delle attività in corso e programmate ed infine le relazioni con Istituzioni ed Enti. Per completezza di informazione e doverosa trasparenza, alleghiamo integralmente a beneficio di chi vorrà informarsi in maniera più completa quella relazione, che fu inviata tramite PEC.

Nel documento, è ben spiegato quali erano in quel momento le criticità del Centro ed il motivo per cui queste si erano acuite; ci si lasci concludere che, pertanto, la Presidentessa non è credibile quando dice che vi furono lasciate in maniera inaspettate una serie di problematicità. Così come non è credibile affermare che “ci siamo subito resi conto che il bilancio della Fondazione dipendeva in gran parte dalle entrate derivanti dalle università americane”: non era certo una novità, ma al contrario una condizione risaputa e consolidata, tanto è vero che in molte occasioni avevamo già rilevato anche pubblicamente questa criticità e avevamo iniziato un percorso di graduale affrancamento dalla completa dipendenza da queste entrate. Di tutto questo c’è riscontro documentale nelle relazioni ai bilanci della Fondazione.

Infine, relativamente al terzo punto, cioè alle attività che abbiamo lasciato in eredità al nuovo Consiglio di Amministrazione, vi sono in primo luogo quelle riprese dal nuovo CDA, definite dalla Presidentessa “nuovo corso” del Centro Studi, funzionali a diversificare e aumentare le entrate; si osservi, che non si tratta in realtà di nuove attività, ma della prosecuzione di percorsi già iniziati dal precedente CDA: il percorso didattico sugli Interventi Assistiti con Animali era iniziato con il primo corso propedeutico nel luglio 2019 a completamento dell’iter iniziato mesi prima per l’accreditamento come “primo centro formativo regionale”; il DigiPASS inaugurato nell’aprile 2019 dopo l’assegnazione al Centro Studi sulla base di un progetto presentato sul Bando. Quindi nella panoramica delle “nuove attività” c’è in realtà poco di nuovo, se si considera anche che il fatto di essere “rientrati nel progetto ReStart regionale” non può essere considerato un’attività né un progetto, visto che si tratta semplicemente di un finanziamento da rimborsare a Gepafin.

Vi sono poi alcune attività progettate dal precedente CDA – dettagliate anch’esse nella relazione del settembre 2019 – delle quali non c’è nessun cenno nella programmazione annunciata dal nuovo CDA; si tratta di corsi a Catalogo Regionale per “Addetto alla Fattoria Didattica” e per “Tecnico del Marketing Turistico”; così come non c’è nessun cenno alle relazioni con Istituzioni ed Enti. Stessa latitanza nel programma della Presidentessa hanno riscosso: il laboratorio di restauro con Palazzo Spinelli di Firenze, la Scuola Dante Alighieri e il Master specialistico dell’Università di Perugia in “Salute nutrizionale unica e globale”. Cosa è accaduto di questi progetti? Si è proseguito nella interlocuzione con i partner che allora avevano manifestato interesse a collaborare con il Centro Studi mettendo a disposizione il loro know-how?  Non lo sappiamo, ma visto che questi progetti sono stati messi “sotto naftalina” è lecito suppore che forse nessuno se ne sia più interessato.

Per ultimo, la connessione con la  città. In tale ambito, era stata costruita sia una rete di stakeholders, sia il Comitato scientifico – consesso poi reietto dal nuovo CDA – costituito da un gruppo di giovani professionisti del territorio che gratuitamente analizzavano le debolezze dello stesso per comprenderle e cercare di mitigarle, un vero e proprio “hub” di professionalità in grado di portare nuove idee, in molti casi trasposte nel Bollettino economico.

In tutto ciò e in null’altro è consistita la nostra attività al servizio della Città.

Sperando di avere contribuito ad una migliore consapevolezza di tutti sui temi trattati, concordiamo con la rilevanza del Centro come leva di “conoscenza per decidere” e pertanto auguriamo buon lavoro alla Sindaca e al CDA insediato, tranquillizzando tutti che, come è noto, se si è ben operato non vi è mai da temere dal giudizio postumo, in quanto il tempo è galantuomo.

BILANCI, RELAZIONI E L’ULTIMO AGGIORNAMENTO SUL CSCO DURANTE LA GESTIONE TONELLI

Aggiornamento sullo stato della Fondazione CSCO

Bilancio analitico 8.2019 Allegato 2

Bilancio analitico 2018-allegato 1

CSCO Bilancio 2018 RELAZIONE

 

Matteo Tonelli. Antonio Rossetti, Meri Ripalvella




PrometeOrvieto, “Orvieto, la politica, le emergenze sociali, la pandemia e una visione di futuro”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera dell’associazione PrometeOrvieto.  Il dibattito sui fondi europei e il futuro del territorio lo ha aperto il sindaco di Ficulle, Gian Luigi Maravalle, qui su OrvietoLife.  La pandemia ancora morde ma si deve assolutamente guardare al futuro per farsi trovare preparati ai blocchi di partenza senza perdere quei pochi treni che ancora passano che si chiamano sviluppo, tecnologia, reti immateriali, sostenibilità, investimenti, crescita demografica, credito a famiglie e imprese, banca locale, sanità di territorio e ospedale, istruzione qualificata e attrattori culturali.

 

La situazione economica, sanitaria e sociale ha imposto scelte politiche di emergenza e, di fronte alla difficoltà dei partiti a offrire risposte adeguate alle esigenze del Paese, ha determinato la nascita di un governo che auspichiamo sia in grado di lavorare esclusivamente per il bene del Paese, ponendo in secondo piano i legittimi interessi dei riferimenti di parte e di partito.

La condizione di eccezionalità riguarda anche la nostra comunità locale.  L’Amministrazione comunale di Orvieto appare priva di ogni strategia che possa far immaginare un futuro per la città nel post epidemia, quando sarà necessario avere idee maturate e azioni già avviate per affrontare con energia la ripresa.  Le oggettive difficoltà imposte da uno stallo pericoloso delle attività economiche, della vita sociale e della discussione politica stanno producendo un terreno melmoso in cui si affannano maggioranza e opposizione.  La classe dirigente amministrativa, che si è candidata a governare per propria scelta, ritenendosi portatrice di idee e capacità, è impossibilitata ad esprimere elaborazioni progettuali per limitazioni oggettive causate dall’esigua vitalità dei partiti, da limiti personali, da settarismo annoso e dalla mancanza di occasioni pubbliche in cui coinvolgere le intelligenze presenti in città e nel territorio.  La solitudine e l’individualismo disegnano l’amministrazione orvietana e la sua opposizione.

Riteniamo che sia necessario trovare una pausa nell’asfittica e deleteria dinamica politica presente a Orvieto e definire quindi nuovi rapporti tra i gruppi consiliari, tra maggioranza e minoranza.  Una pausa lunga quanto sarà utile per definire un progetto comune che coinvolga tutte le intelligenze e sappia rappresentare i diversi interessi della città, del centro storico e delle frazioni, di tutte le attività e professionalità.  Una pausa che coinvolga in questo clima anche gli altri comuni del territorio, perché Orvieto da sola non può essere bastevole a porsi con efficacia come interlocutore delle diverse istituzioni, che ieri come oggi ignorano le richieste dei territori marginali e ne condizionano la vita e il futuro.  Un’esperienza simile a questa che suggeriamo è stata compiuta quando si determinò la condizione dell’”anatra zoppa”, nel 2009.

Oggi tutto è più grave e, seppure non ci sia come allora la pressante esigenza di garantire i numeri per governare la città, c’è però l’urgenza di progettare e pilotare il futuro dopo la débacle economica, culturale e sociale determinata dalla pandemia.  In un momento in cui tutto cambia con velocità straordinaria e necessita allinearsi con il flusso della prossima ripresa, non bastano energie comuni, necessita uno sforzo eccezionale e coinvolgente.  Chi non è disponibile si assumerà la responsabilità di non aver saputo cogliere l’opportunità di collaborare fattivamente al rilancio della città e del territorio, per egoismo o calcolo politico o insipienza personale.

Non sarà facile, ma è possibile e doveroso.

PROMETEORVIETO




Franco Raimondo Barbabella, “Per fare un po’ di chiarezza e alzare gli occhi dall’ombelico”

La complessa, lunga, difficile, drammatica, crisi in atto cambia tutti i riferimenti fondamentali e costringe le classi dirigenti a riorientarsi in modo rapido e radicale. Chi non lo fa è fuori. A Orvieto non lo si sta facendo. Questo il primo dato, e a conferma tre fatti.

Il primo è la mancanza di un qualsiasi cenno di riflessione e di elaborazione progettuale da parte della giunta e della maggioranza che governa la città. Vecchi e nuovi problemi stanno lì.  Il secondo è l’assenza di ogni tentativo di mettere insieme con visione e capacità progettuale le forze e le risorse territoriali. Qualche sindaco lo dice, altri lo fanno intendere ma non si capisce perché tacciono e non rispondono nemmeno agli appelli. Comunque nessun tentativo di agganciare il PNRR tramite Regione. Semplicemente assenti. Nel frattempo con accadimenti che parlano da soli il territorio va come in allegra indifferenza verso l’emarginazione.  Il terzo è che nel bel mezzo di questa situazione il vicesindaco dà le dimissioni senza renderne note le ragioni. Come se si trattasse di questione privata. La sindaco se ne esce con una dichiarazione laconica come fosse una delle tante che ci vengono comunicate tutti i giorni.

E qui c’è il secondo dato, questo invece senz’altro rilevante. La sindaca ha dichiarato che la decisione del vicesindaco “è stata condivisa con il suo partito di riferimento” e che nei prossimi giorni avrà “un colloquio con i vertici regionali del partito per affrontare insieme la questione”. Io non voglio fare le pulci alla sindaca, ma i significati politici e pratici non si possono ignorare.  Il sindaco è figura istituzionale e rappresenta tutti i cittadini, anche me. Per questo esercita le sue funzioni in piena indipendenza di giudizio e nella scelta della squadra di governo non dipende da nessuno. Le nomine le fa lei, sceglie a suo giudizio e si sottopone poi al giudizio dei cittadini. Le dichiarazioni della sindaca non sono perciò un errore di comunicazione. Non sono nemmeno un atto che dimostra mancanza di senso di opportunità. Sono un’uscita dal senso della funzione istituzionale.  Emerge quello che si è temuto fin dall’inizio, che la cura dei problemi della città e del territorio è in subordine alla cura dei rapporti politici, agli equilibri e all’esercizio del potere. Peraltro in dipendenza del più forte. Le dimissioni del vicesindaco, date all’improvviso, senza spiegazioni delle ragioni e con rinvio solo agli equilibri, spiegano la logica con cui si amministra.

CoviciX Orvieto lo scorso 8 febbraio fa ha fatto un appello ai sindaci dell’area orvietana, e in primo luogo al sindaco di Orvieto, perché si uniscano in uno sforzo comune per far uscire il nostro territorio dal torpore attuale con un forte rilancio progettuale coerente con la fase di ricostruzione nazionale che caratterizzerà il periodo prossimo e un non breve tempo a venire. Abbiamo fatto delle proposte. Non abbiamo ricevuto risposta.  Le minoranze, pochi giorni fa, hanno rilevato i danni che derivano da questo modo di interpretare la funzione amministrativa nella nostra città ed hanno fatto ancora proposte. La sindaca ha l’occasione di indicare un cambiamento di rotta. Accetti di confrontarsi per affrontare in spirito collaborativo i tanti problemi.

Si vada poi in Consiglio per gettare le basi di una reazione unanime della città. Una situazione straordinaria richiede decisioni straordinarie. Richiede lucidità e coraggio. L’età del politichese e degli equilibri politici a prescindere, con il governo dei problemi della città in subordine, è finita.

23 febbraio 2021

Franco Raimondo Barbabella

Consigliere comunale

Esecutivo regionale CiviciX




Il sindaco prende atto delle dimissioni di Ranchino, “ora tempi rapidi senza stravolgimenti degli equilibri”

Il sindaco di Orvieto ha preso atto delle dimissioni del vice-sindaco e assessore Angelo Ranchino, della Lega, e ha temporaneamente assunto le deleghe alle attività produttive, sviluppo economico, edilizia, urbanistica e patrimonio.
 “Ho preso atto delle dimissioni dell’avvocato Angelo Ranchino – ha commentato il sindaco, Roberta Tardani – che ringrazio per il lavoro sin qui svolto.  La decisione personale di lasciare l’incarico che gli era stata assegnato è stata condivisa con il suo partito di riferimento. Questa mattina (venerd’ 19 febbraio ndr) mi sono confrontata con i responsabili locali della Lega e nei prossimi giorni avrò un colloquio con i vertici regionali del partito per affrontare insieme la questione, fermo restando le prerogative del sindaco nella composizione della squadra di governo della città. Per quanto mi riguarda questa decisione non stravolge gli equilibri politici determinati dalle scelte degli orvietani. Il periodo storico che stiamo vivendo, il peggiore dal dopoguerra a oggi, ci impone tempi rapidi nella risoluzione di situazioni che non devono distogliere dai reali problemi e dobbiamo essere tutti quanto mai concentrati nell’affrontare l’emergenza sanitaria ancora in corso e dare risposte al tessuto economico e sociale della città duramente provato dalla crisi post Covid”.



Si è dimesso il vice-sindaco di Orvieto Angelo Ranchino. Parte il toto-assessore nella Lega

La notizia era nell’aria da tempo, ora è arrivata la conferma.  Il vice-sindaco Angelo Ranchino ha rassegnato la dimissioni.  Si apre di fatto, una crisi istituzionale seria perché Ranchino ha rappresentato un punto di equilibrio tra l’ala più dura e pura e quella del dialogo del partito di Salvini. Solo lo scorso 30 gennaio sul proprio profilo FB lo stesso Ranchino postava il significato del sostantivo femminile “oligarchia”, un ulteriore segnale dello strappo che poi si è consumato il 19 febbraio nelle prime ore della mattina.

Ora la maggioranza dovrà per forza trovare una nuova quadra al suo interno e andare a sostituire non solo un assessore ma il vice-sindaco.  Nel frattempo i vari gruppi di maggioranza sono mutati nei rapporti e nei numeri.  La Lega ha perso il consigliere Stefano Olimpieri, mentre il gruppo Progetto Orvieto ha perso Beatrice Casasole passata con Fratelli d’Italia.  Il rimpasto potrebbe essere dietro l’angolo anche perché i malumori nella Lega non sono più tanto nascosti così come quelli del partito guidato da Umberto Garbini (FdI) che con due consiglieri non ha rappresentanza in giunta.

Gli attuali equilibri vedono in quota Lega gli assessori Ranchino, dimissionario, Luciani e Sartini; in quota Progetto Orvieto la sindaco Roberta Tardani e Carlo Moscatelli; in quota Forza Italia l’assessore Piergiorgio Pizzo. Ma ora?  Potrebbe non trattarsi di una sostituzione, già di per se complessa, ma addirittura di un piccolo rimpasto anche per rispettare i nuovi equilibri interni in seno alla maggioranza di consiglio.  Papabili?  Difficile definire un profilo e leggere le intenzioni del sindaco che con questo scossone potrebbe non essere più così sicura di poter decidere quasi da sola.  Certamente l’attuale capo-gruppo della Lega, Andrea Sacripanti, all’epoca della vittoria dato come sicuro vice-sindaco, potrebbe ora tornare in gioco ma non è poi così scontato.  Andare a pescare tra i non eletti? Già fatto e i malumori non sono mancati.  La soluzione potrebbe passare da una persona esterna di altissimo profilo che però vorrà sicuramente avere le mani libere almeno nelle sue deleghe, cosa difficile.  Allora urge un rimpasto vero e un nuovo patto di maggioranza per arrivare con nuovo sprint a fine legislatura e puntare ad un nuovo mandato, altrimenti si rischia un continuo clima di tensione che bene non fa alla città soprattutto dopo l’emergenza covid.

 




Il nuovo comandante dei Carabinieri di Terni, colonnello Davide Milano, incontra il sindaco che presenta il sistema di videosorveglianza

Il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, ha ricevuto in comune il nuovo comandante provinciale dei Carabinieri di Terni, colonnello Davide Milano, accompagnato dal comandante della compagnia di Orvieto, tenente Luciano Lappa.  L’incontro è stato l’occasione per consolidare i rapporti e ribadire l’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine e l’ente che ha assunto un significato concreto soprattutto in questo difficile periodo contraddistinto dall’emergenza sanitaria dove gli sforzi congiunti si sono concentrati nell’assistenza alla popolazione e nella vigilanza sul rispetto delle disposizioni per contenere i contagi da Covid-19.
“Con il colonnello Milano ci siamo trovati concordi nel ritenere Orvieto una città ancora sicura rispetto a realtà più grandi e complesse  – ha spiegato il sindaco, Roberta Tardani – ma occorre mantenere comunque alta l’attenzione su una serie di fenomeni, come l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti da parte dei minori, che sono legati anche al decoro e alla vivibilità della nostra città.  Al comandante ho parlato del progetto di videosorveglianza messo a punto dalla nostra polizia locale che sarà operativo da quest’anno e che attraverso l’installazione di 7 telecamere ci consentirà di vigilare su un’ampia area del centro storico che va da piazza della Repubblica a piazza Duomo passando per corso Cavour e piazza del Popolo, soddisfacendo l’esigenza dei cittadini di una salvaguardia efficace dei beni pubblici e privati. Sicuramente il sistema sarà anche un valido supporto al servizio della forze dell’ordine per le attività di prevenzione e contrasto dell’illegalità”.