Come mai in Umbria non si riesce a vaccinare sotto i 70 anni? Proviamo a rispondere ai dubbi del nostro lettore

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Marco Ravelli sulla campagna vaccinale e tutte le perplessità sul suo andamento in Umbria.  Dopo la riflessione abbiamo provato a trovare risposte plausibili e suffragate da numeri e percentuali, senza colorazioni politiche e speriamo, almeno, di aver soddisfatto il nostro lettore e non solo.

C’è proprio qualcosa che non va! Quando senti il Generale con la penna sul cappello che dichiara “da Lunedi 10/5/21 abbiamo aperto alle vaccinazioni degli over 50”!!!! Quando tutti sappiamo perfettamente che nel Lazio (ovvero a 15 km da noi) stanno vaccinando le classi di età 1966-1967 (sito Regione Lazio)!!! Poi apri il sito della Regione Umbria e vedi che non puoi prenotare avendo 60 anni e che la fascia di età tra i 70-79 anni dovrà prendere accordi con il proprio medico di medicina generale (se ci riflettiamo un bello “scarica barile”)…..Interpelli il tuo medico che non sa assolutamente darti una tempistica….Poi vai sul sito del Ministero della Salute e vedi che la Regione Umbria ha il 91% di inoculazioni effettuate rispetto ai vaccini consegnati, rispetto all’86% della Regione Lazio (dato al 11/05/2021).

Come diceva il buon Antonio Lubrano…… ora le domande nascono spontanee: non vengono distribuiti i vaccini in percentuale con la popolazione? Siamo una Regione esclusivamente di vecchi, caregiver, personale sanitario, forze dell’ordine insegnanti e chi più ne ha più ne metta? Oppure sono saltate le file e vaccinati i raccomandati? Bha! Aspettiamo ma con poca fiducia……….

Marco Ravelli


Caro Marco Ravelli,

effettivamente ci siamo posti molto spesso la domanda sul perché di questo iato tra Lazio e Umbria.  Abbiamo cercato delle risposte certe e alla fine ci è sembrata corretta quella derivante dalla ricerca approfondita su dati, modalità di distribuzione e demografia.  E’ vero, l’Umbria all’inizio ha avviato la campagna vaccinale in maniera prudenziale, cioè conservando una parte dei vaccini per non si è mai capito bene cosa.  Poi è patita a spron battuto.  Ma allora perché questa differenza?  L’inghippo quasi sicuramente sta nel numero di dosi distribuite per ogni Regione.  A livello nazionale hanno stabilito dei criteri a seconda del numero di abitanti e della percentuale media italiana di anziani e fragili.  Non si è tenuto minimamente conto delle specificità umbre.  Qui abbiamo un tasso di over 70 pari al 26% contro un 18% medio italiano e già con solo questo dato si potrebbe spiegare il ritardo nell’avanzare delle fasce di età vaccinabili.

C’è poi un secondo dato che riguarda il numero di dosi per abitante, anche qui l’Umbria, come la Basilicata o il Molise è fortemente penalizzata.  Due penalizzazioni fanno male anche ai grandi, se poi a subirle è una Regione piccola allora il patatrac è servito.  ascoltando alcuni team vaccinali, poi, di furbetti ce ne sono stati ma in numero assai limitato, fatta la tara sui care-giver che, all’inizio, erano senza alcun limite per ogni fragile.  Ora a livello nazionale e regionale hanno posto alcuni paletti.  Non possiamo definirli “furbetti” perché avevano tutti i loro diritti, ma se andiamo a prendere il dato dei fragili, piuttosto alto in Umbria, ecco che il rallentamento è servito.  Fin qui i dati, poi c’è il gossip e la battaglia politica, ma è tutta un’altra faccenda.  I piccoli favori ci sono, ci mancherebbe, ma sono a livello basso, laddove c’è il giudizio, la scelta determinata da addetti locali.  Chi può vaccinare, ad esclusione dei centri diretti delle USL e della Regione, deve scegliere perché ha poche dosi disponibili e molto probabilmente anche qui c’è il rischio di trovarsi di fronte a qualcuno che ha avuto accesso immediato e di chi invece ancora attende disciplinatamente il proprio turno.  La scelta dei medici di base è comune a quasi tutte le Regioni perché sta dando la possibilità di vaccinare gli estremamente fragili, chi abita in piccoli comuni lontani dai centri vaccinali e, certo, alleggerisce il carico di lavoro del centro regionale, sia esso umbro o laziale o emiliano, non è una questione di colore politico. 

Il vero problema sta nel numero di dosi messe a disposizione dell’Umbria tanto che più di una volta sia la presidente Tesei che l’assessore Coletto hanno chiesto di avere circa 50 mia dosi in più in maniera stabile, ma di queste si sono perse le tracce tra Roma e Perugia…




Teatro Mancinelli, quale futuro? Interrogazione di Cristina Croce, capogruppo di “Siamo Orvieto”

 

Dal 26 aprile riparte anche la cultura, uno dei settori più penalizzati dalla Pandemia e in molti Comuni si sta già riorganizzando la programmazione nei teatri cittadini, attraverso calendari di eventi culturali che in molti casi si protrarranno per tutta l’estate nel tentativo di recuperare il tempo perso della chiusura. Cosa sta facendo il Comune di Orvieto? Aperture sporadiche a parte, come quella prossima della due giorni prevista per il meritorio evento del FAI, quale progetto ha l’amministrazione per restituire il Teatro Mancinelli alla città e ai cittadini? A quando una nuova stagione teatrale? Gestita da chi? Attraverso quali risorse? Il tempo lungo del lock down ha sicuramente consentito all’amministrazione di individuare una strategia che, ora, però, siamo impazienti di conoscere. Di seguito l’interrogazione presentata: Teatro Mancinelli: quale futuro?

Premesso:

a fine Gennaio dello scorso anno una precisa volontà politica di questa amministrazione ha determinato la chiusura e la conseguente messa in liquidazione dell’Associazione TEMA deliberando dapprima la non approvazione della stagione teatrale 2019/2020 per asserite “sopravvenute ragioni di pubblico interesse” e successivamente la revoca del contratto per l’affidamento in concessione del teatro comunale “Luigi Mancinelli” fino all’attivazione presso l’autorità competente della procedura finalizzata all’estinzione dell’Associazione stessa con il recesso dalla qualità di socio; dopo la riconsegna delle chiavi da parte della TEMA, l’amministrazione stipulava una convenzione con Sistema Museo Soc Coop per la gestione dei “servizi tecnici e strumentali al funzionamento del Teatro”; da allora il Teatro Mancinelli è rimasto chiuso salvo sporadiche aperture volte a soddisfare esigenze di natura transitoria e legate ad eventi particolari -quali ad esempio quello pur meritorio di questi giorni inerente le giornate FAI di primavera- comunque al di fuori di qualsiasi contesto di programmazione artistico-culturale; la situazione è risultata ulteriormente aggravata con le disposizioni di lock down che hanno fortemente penalizzato gli ambienti culturali in generale, tra cui teatri e cinema;

Considerato che

dal 26 aprile i DPCM emanati per il contrasto alla pandemia, hanno permesso la riapertura, tra le altre attività culturali, dei Teatri che, infatti, in molte città d’Italia stanno via via riaprendo al pubblico nel rispetto delle misure di sicurezza e contenimento anti Covid;

Ritenuto che

è di primaria importanza per Orvieto restituire il Teatro ai cittadini che per troppo tempo ne sono rimasti privi, mentre fondamentale è riprendere con la massima urgenza la programmazione delle attività culturali teatrali anche come volano di sviluppo ed opportunità di lavoro per la città che può e deve fare sicuro affidamento sugli asset strategici che se opportunamente valorizzati consentiranno, in questa particolare fase storica di crisi e al tempo stesso di “rinascita”, una forte spinta alla ripartenza con ripercussioni positive anche sul tessuto economico e sociale; il lungo periodo di chiusura intervallato da sporadiche utilizzazioni per scopi contingenti, sta causando il deterioramento di alcune parti del preziosissimo arredo del Teatro Mancinelli con rischio di danni sia in termini economici che di natura morale;

Ritenuto ancora

che Orvieto e gli orvietani hanno bisogno del Teatro e non meritano che venga tollerato un giorno in più di chiusura, esistendo le condizioni per la immediata riapertura. Quanto premesso, ritenuto e considerato

Si chiede

quali soluzioni e/o progetti ha potuto prendere in considerazione l’amministrazione durante il lungo periodo di lock down per la riapertura del Teatro e quali le determinazioni in merito; quali iniziative ha adottato (o ha intenzione di adottare) per una immediata riprogrammazione delle attività culturali del Teatro Mancinelli.




“Orvieto in Fiore”, Comitato dei Quartieri e Fidapa insieme per un’edizione light, video, foto e una sola infiorata

Anche il 2021 contraddistinto dalle restrizioni della pandemia, costringe il Comitato dei Quartieri e FIDAPA Orvieto a contenere e adattare al rispetto delle norme anticontagio, la 9^ edizione di “Orvieto in Fiore”. E’ così che, parafrasando la citazione dantesca “nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria…”  (V canto dell’Inferno) per esprimere la malinconia verso le occasioni di festa che per il secondo anno vengono limitate, le due Associazioni intendono stimolare i concittadini a reagire e partecipare, ora più che mai.   Leonardo Mariani e Laura Cicognolo, presidenti rispettivamente del Comitato dei Quartieri e di FIDAPA Orvieto, esortano infatti tutti gli orvietani ad aderire al progetto di abbellire con i colori e i simboli dei quartieri le finestre e i balconi delle abitazioni e le vetrine dei negozi, a partire dalla settimana che precede la Pentecoste del 23 maggio.   Quest’anno, inoltre, le vetrine delle attività commerciali del centro storico esporranno le foto delle precedenti edizioni di “Orvieto in Fiore” per mantenerne nitida memoria. Il materiale fotografico verrà distribuito agli esercenti nei giorni precedenti l’evento. Entro la mattinata di venerdì 21 maggio le foto delle vetrine e dei balconi dovranno essere inviate tramite WhatsApp alla Presidente FIDAPA, Laura Cicognolo (348-2250423) al fine di realizzare il video “Orvieto in fiore 2021” che sarà diffuso tramite i social network.   Anche quest’anno, malgrado le tante difficoltà, gli allievi del Liceo Artistico, coordinati dagli insegnanti, hanno realizzato i disegni per le infiorate. Il Vescovo di Orvieto, Mons. Gualtiero Sigismondi sceglierà quello più rappresentativo del tema di questa edizione che è “Amici perché fratelli” tratto dall’ultima enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”, sulla fraternità e l’amicizia sociale.Alcuni rappresentanti dei quattro quartieri cittadini, infine, realizzeranno un’unica opera. Sarà anche questo un modo per condividere e mantenere vivo il significato intrinseco della tradizione per superare, insieme, tutte le difficoltà imposte dalla pandemia. 

“Un’edizione di ‘Orvieto in fiore’, dunque, ancora una volta inusuale, come la precedente – affermano Leonardo Mariani e Laura Cicognolo – ma che, proprio per questo, dovrà essere realmente sentita e partecipata. L’importante è che abbia luogo, pur con le modalità che gli eventi contingenti consigliano. Malgrado la inusitata formula, il video rimarrà come testimonianza, simbolo positivo di tenacia e di caparbia volontà di resistenza ai ‘mala tempora’. Nella speranza di tornare quanto prima “a riveder le stelle”.




Il GAL Trasimeno-Orvietano presenta il progetto “Osterie del Gusto”

Nell’ambito della misura 19 del PSR Regione Umbria 2014-2020, Il Gal Trasimeno Orvietano insieme ad altri tre Gal dell’Umbria, le associazioni di categoria del commercio regionali, è impegnato in un progetto di cooperazione interterritoriale denominato “Osterie del Gusto”. L’obiettivo principale del progetto è la promozione di un circuito innovativo che riguarda il settore della ristorazione e che valorizzi la grande tradizione culinaria e agroalimentare della nostra regione. Nella prima fase del progetto sono stati individuati il nome del circuito -Gustum- con il relativo logo e la redazione del disciplinare dedicato alle aziende interessate ad entrare e fare parte del circuito. Vista l’importanza che il settore della ristorazione riveste nei nostri territori, i 4 Gal hanno deciso di contribuire in maniera sinergica allo sviluppo di questo settore, che rimane strategico per lo sviluppo del territorio con l’avvio della seconda fase dove verranno selezionate le imprese che entreranno a fare parte del circuito. L’adesione al circuito diventa pertanto una possibilità importante che porterà dei vantaggi alle imprese, primo fra tutti la possibilità di fare parte di un circuito itinerario gastronomico che sarà successivamente promosso a livello nazionale e permetterà di instaurare rapporti commerciali con aziende del comparto agroalimentare di prodotti tipici umbri. Saranno selezionate 72 aziende della ristorazione a livello regionale di cui 18 nell’area Trasimeno – Orvietano che abbaino appartenenza e legame con le tradizioni culinarie e i prodotti del nostro territorio, che garantiscano il rispetto scrupoloso delle norme igieniche e di sicurezza alimentare oltreché qualità eticità e sostenibilità. Il progetto verrà realizzato nel triennio 2021-2023. 

L’avviso pubblico è pubblicato sul sito del Gal Trasimeno Orvietano all’indirizzo www.galto.info dal 4 maggio e resterà aperto per 30 giorni per ulteriori informazioni, si rimanda al disciplinare che si trova on line oppure si può richiedere contattando gli uffici del Gal.




Il saluto e il ringraziamento della USL Umbria2 alla dottoressa Teresa Manuela Urbani

Dopo oltre quarant’anni di attività al servizio dell’azienda sanitaria e dei cittadini, la direttrice del distretto di Orvieto dottoressa Teresa Manuela Urbani lascia la Usl Umbria 2 per andare in pensione.  Medico chirurgo, specialista in ostetricia e ginecologia, psicoterapeuta, la dottoressa Urbani ha svolto un prezioso lavoro sin dagli inizi degli anni ’80 nel territorio in diversi ruoli.  Dopo aver conseguito la specializzazione e svolto attività di tirocinio volontario in diverse strutture ospedaliere e all’interno dei Consultori Familiari della Usl di Orvieto, dall’ottobre 1985 le vengono affidate mansioni di direzione e di coordinamento dell’Unità Operativa Consultorio Familiare.

Vince il concorso, nel 1991, come dirigente medico aiuto corresponsabile ospedaliero della Ulss 10 di Orvieto e nel 1997, dopo anni di lavoro e impegno professionale, viene nominata responsabile U.O. consultorio familiare alla Asl di Orvieto prima e alla Asl 4 provinciale di Terni due anni più tardi.  La dottoressa Urbani ha impresso un notevole slancio ai servizi sanitari in favore delle donne grazie anche ad una passione e ad un impegno sociale sempre presenti nel suo agire.  Nel 2012 viene nominata direttore del distretto sociosanitario di Orvieto della Asl 4 provinciale di Terni e, un anno dopo, dell’Azienda Usl Umbria 2 in seguito alla legge regionale di accorpamento delle aziende sanitarie umbre.  Il suo lavoro si è caratterizzato per l’ascolto e il confronto con il territorio, istituzioni e cittadini e per l’attività svolta sempre in prima linea.

La stimata professionista ha voluto gestire, ritardando il pensionamento, anche la lunga e difficile fase di emergenza pandemica Covid-19 con grande capacità, forza e impegno e ha messo a disposizione dell’azienda sanitaria, dei professionisti che vi operano e della popolazione, la sua esperienza, la sua dedizione, il suo attaccamento per il territorio.  Non è semplice trovare le parole giuste per salutare una figura professionale che ha accompagnato, per tanti anni, con una presenza costante, la vita dell’azienda sanitaria e il lavoro di tanti collaboratori che ne hanno apprezzato le qualità.  A nome dell’azienda, il direttore generale della Usl Umbria 2 dottor Massimo De Fino e la direzione strategica rivolgono un sentito ringraziamento e un caro ed affettuoso saluto alla dottoressa Urbani per il prezioso contributo sempre assicurato a favore della comunità, per l’esperienza e la capacità di ascolto, dialogo e gestione che rimarranno un esempio per i molti colleghi che hanno lavorato al suo fianco.

Sulla scorta degli ottimi risultati raggiunti e dell’attenzione della direzione strategica aziendale nei confronti della gestione sanitaria del territorio Orvietano, la direzione del distretto di Orvieto è stata affidata al dottor Camillo Giammartino, valido e stimato professionista ed ex direttore sanitario della Usl Umbria 2. Una figura certamente in grado di proseguire sulla strada dello sviluppo tracciata e seguita dalla dottoressa Urbani.




Massimo De Fino, dg USL Umbria2, “per ripartire a pieno regime con servizi di qualità dobbiamo sconfiggere definitivamente il covid”

Obiettivo comune: migliorare la qualità dell’assistenza attraverso la condivisione di percorsi assistenziali e la collaborazione tra professionisti della salute per offrire alla popolazione servizi di prossimità nel segno della qualità, dell’efficacia e dell’efficienza.   La strategia, in linea con le indicazioni regionali, è quella di imprimere un ulteriore slancio alle politiche di integrazione interistituzionale, in parte già realizzate, tra Azienda Usl Umbria 2 ed Azienda Ospedaliera di Terni per rispondere al meglio ai nuovi bisogni delle comunità.  Questo lo scenario e le linee programmatiche al centro dell’incontro, svoltosi nella sede centrale  della Usl 2, tra le direzioni strategiche delle due aziende sanitarie del territorio. Presenti i direttori generali dell’Azienda Usl Umbria 2 e dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni, Massimo De Fino e Pasquale Chiarelli, le direttrici sanitarie Simona Bianchi ed Alessandra Ascani e i direttori amministrativi Piero Carsili e Anna Rita Ianni.  Una riunione operativa di grande importanza per definire politiche e strategie unitarie per gestire anzitutto questa fase di emergenza pandemica, in cui si registra un confortante calo dei contagi ma che richiede sempre massima attenzione delle aziende sanitarie su prevenzione, tracciamento, cura ed assistenza, oltre alla necessaria collaborazione dei cittadini chiamati al rispetto rigoroso delle norme anticontagio. 

Risultano prioritari – è stato ribadito dalle due direzioni strategiche – il massimo impegno e lo sforzo comune per accelerare sulla campagna di vaccinazione con l’obiettivo di raggiungere, in tempi ragionevoli, l’immunità di gregge, un traguardo ora possibile grazie alla maggiore disponibilità sia delle dosi che dei quattro vaccini autorizzati dall’Ema.   La guerra al Covid si combatte su più fronti. È indispensabile uno sforzo integrato delle due aziende per continuare a presidiare i territori in modo capillare attraverso la presenza di strutture, servizi e professionisti per garantire piena efficienza alle varie attività di prevenzione, protezione, contact tracing, assistenza territoriale e domiciliare, cure ospedaliere e soprattutto dare massimo impulso alla campagna vaccinale di massa, fondamentale per il ritorno alla normalità e per la definitiva ripartenza.  Si programma intanto la ripresa, a pieno regime, delle attività non Covid progettando un modello organizzativo più funzionale ed in grado di fornire ai pazienti servizi di prossimità e di vicinanza e la necessaria continuità assistenziale. La finalità è di far ripartire tutte le attività sanitarie territoriali ed ospedaliere e garantire, attraverso una organizzazione puntuale, omogeneità di prestazioni in tutto il territorio provinciale abbattendo liste e tempi di attesa ed evitando agli utenti disagi negli spostamenti in altre città e strutture sanitarie.  Dalla proficua collaborazione tra gli staff delle due aziende in atto nelle varie realtà territoriali ed ospedaliere della provincia di Terni all’ottimizzazione organizzativa ed economica dei percorsi di reclutamento del personale, “la base, sulla quale realizzare ulteriori progetti di integrazione e di sviluppo delle attività, è solida – dichiara il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Terni Pasquale Chiarelli – e interesserà anche l’anatomia patologica, i trattamenti di dialisi, le terapie oncologiche ed alcune attività chirurgiche specifiche, solo per citare alcune delle aree più delicate e strategiche”

“C’è la volontà comune delle due aziende – spiega il direttore generale della Usl Umbria 2 Massimo De Fino – di procedere insieme sulla strada della collaborazione e dell’integrazione dei servizi mettendo in campo strutture, professionalità e tecnologie che ci consentano di offrire prestazioni all’altezza delle aspettative in tutti i settori: medico, chirurgico, della diagnostica e della riabilitazione. Un percorso che stiamo definendo e costruendo giorno dopo giorno, forti dell’esperienza positiva sin qui maturata negli ospedali di Narni-Amelia e di Orvieto e consapevoli che solo in questo modo saremo in grado di assicurare efficacia degli interventi e prestazioni di qualità nei vari ambiti territoriali”.




Dal 30 aprile riaprono i principali musei e monumenti della città di Orvieto

 Tutti i principali monumenti e musei di Orvieto riapriranno al pubblico nel fine settimana, a partire da venerdì 30 aprile.  Dopo la Necropoli del Crocefisso del Tufo, il Museo archeologico nazionale e il pozzo della Cava che hanno già ripreso l’attività, venerdì riapriranno anche il pozzo di San Patrizio, la Torre del Moro, il Museo etrusco “Claudio Faina” e Orvieto Underground.
Da sabato 1° maggio sarà possibile visitare la Cappella di San Brizio in Duomo. Sempre da sabato si potrà anche acquistare presso la biglietteria di piazza Duomo e presso i singoli monumenti/musei la Carta Unica, il biglietto che consente l’accesso a tutte le citate attrattive della città.   Le riaperture avverranno nel pieno rispetto delle disposizioni anti Covid-19 e, nel fine settimana, le modalità di accesso saranno quelle previste nei decreti del governo: prenotazione on line o telefonica almeno 24 ore prima della visita.  Per i monumenti di proprietà del Comune di Orvieto, ovvero il pozzo di San Patrizio e la Torre del Moro, gli ingressi saranno contingentati in base alle limitazioni anti Covid-19 per consentire il rispetto del divieto di assembramenti e il distanziamento sociale.
Tutti i visitatori saranno sottoposti a un controllo della temperatura corporea tramite termoscanner. In caso di febbre superiore ai 37,5 gradi l’accesso non sarà consentito. Obbligatorio l’uso della mascherina.
Di seguito gli orari di apertura e le modalità di prenotazione:
Pozzo di San Patrizio
Orari di apertura
30 aprile 9 / 18:45 (ultimo ingresso 18:30)
Da maggio ad agosto 9 / 19:45 (ultimo ingresso 19:30)
Prenotazione e vendita on line  (senza diritto di prevendita) sul sito www.liveorvieto.com
Prenotazione via mail all’indirizzo orvieto@sistemamuseo.it
Per info telefono 0763/343768
Torre del Moro
Orari di apertura
30 aprile 10-19
Da maggio ad agosto 10-20
Prenotazione via mail all’indirizzo coopcarli.torre@tiscali.it
Prenotazione telefonica al numero 0763/344567 – 339/3027891
Per tutte le informazioni sulle altre attrazioni è possibile consultare il sito di promozione turistica www.liveorvieto.com e i siti web dei singoli monumenti/musei.
“Dopo mesi di stop forzato ci prepariamo a riaprire i gioielli della città a turisti e visitatori – afferma il sindaco e assessore al Turismo, Roberta Tardani – sapendo che il prossimo weekend del primo maggio e i giorni successivi rappresenteranno un periodo di prova per testare i sistemi di accoglienza e le procedure necessarie per garantire una visita in piena sicurezza ai nostri monumenti e musei. Ma questi giorni dovranno servire anche a noi tutti, cittadini, operatori e visitatori, per assumere comportamenti di buon senso adeguati al cruciale momento storico che stiamo vivendo. L’emergenza sanitaria, infatti, non è ancora alle spalle e la voglia di ripartenza che ci accomuna non deve lasciare spazio a un eccessivo allentamento della tensione che renderebbe vano ogni sforzo e sacrificio fatto sin qui. La situazione dei contagi nella nostra città e in Umbria, anche grazie a un’accelerazione della campagna vaccinale, sta migliorando sensibilmente e non possiamo rischiare di compromettere l’imminente stagione turistica estiva alla quale ci stiamo preparando con una nuova immagine e nuovi progetti ed eventi che ci auguriamo possano rendere ancora più attrattiva la nostra meravigliosa città”.



Dalla Sicilia a Orvieto per lavoro, se hai il diabete c’è un “dolce” calvario da affrontare per ottenere i presidi necessari

La cronaca quotidiana ci offre spesso spunto ma la storia che vi raccontiamo oggi ha dell’incredibile e ancora non è giunta a soluzione.  Giuseppe (nome di fantasia) è affetto da diabete insulinodipendente.  Vive a Orvieto ma è residente ancora in Sicilia.  Fin qui nulla di strano.  Arriva il giorno in cui si accorge che stanno per terminare gli ausili che di solito utilizza per monitorare il livello della glicemia e l’insulina con i relativi aghi.  

Inizia a porsi il problema e chiede agli uffici USL come poter usufruire dell’assistenza qui a Orvieto.  Con estrema velocità, nonostante il periodo pandemico, lo specialista dell’ospedale controlla e compila il piano terapeutico che poi il nostro Giuseppe porta agli uffici USL.  Lì scopre di aver sì diritto a tutti gli ausili ma la certificazione e la richiesta deve arrivare dalla propria USL di appartenenza cioè da Palermo.  Nonostante il covid, dunque, i progressi tecnologici e l’avanzata del digitale per il povero paziente poco cambia, se non che si può fare tutto telefonicamente.  Dopo qualche lungaggine finalmente arrivano l’agognato tesserino con il codice a barre dalla Sicilia.  “Che bello, ha pensato Giuseppe, proprio in tempo per rifornirmi di tutto il necessario!”.  Ma l’amara sorpresa è dietro l’angolo.  In farmacia non accettano il codice, non per dispetto, ma semplicemente perché quello specifico codice per quello specifico assistito vale in Sicilia.  “E ora cosa devo fare?”

Giuseppe è quasi rassegnato e preoccupato perché la sue scorte stanno terminando.  Non si può contare sulle amicizie e sul proprio portafoglio perché le spese iniziano ad essere poco sostenibili e poi ne ha diritto!  All’ufficio USL spiegano che la farmacia prescelta da Giuseppe deve telefonare in Sicilia, farsi abilitare il codice e il gioco è fatto.  A parte la stranezza che nel 2021 ancora serva il telefono e non una procedura automatica e digitale, sembra cosa facile.  Giuseppe va nella sua farmacia di fiducia, spiega quello che sembra apparentemente semplice e invece qui inizia l’odissea.  Il farmacista chiama il numero della USL di Palermo indicato dall’impiegato di Orvieto.  Il numero addirittura non squilla, o meglio il trillo è quello tipico del telefono staccato.  Inizia un giro di telefonate fra uffici USL, Giuseppe, farmacista per capire il corretto iter.  Ecco scoperto l’arcano, In tutta Italia il sistema è simile e quindi non servono grandi sforzi ma per la Sicilia è diverso, la piattaforma è dedicata alla Regione.  Quindi il farmacista deve farsi accreditare dalla USL di appartenenza di Giuseppe, farsi accreditare, fornire tutti i codici per il rimborso e per la fatturazione.

Intanto viene reperito un nuovo numero per la USL di Palermo.  In verità dovrebbe rispondere una persona che poi dovrebbe a sua volta, indicare il numero dell’impiegato che prima non rispondeva al proprio telefono.  C’è il nuovo numero ma la musica non cambia, anzi, risulta inesistente.  E allora?  Giuseppe è già pronto a rimettere mano al portafoglio per pagare ciò che non dovrebbe.  Il farmacista orvietano non demorde e studia una strada tortuosa ma veloce.  “Troviamo una farmacia in Sicilia che fa spedizioni di presidi, non di medicine, e il gioco è fatto.  Noi forniamo il codice siciliano, luo prepara il pacchetto e lo invia all’indirizzo di Orvieto”.  Inizia un nuovo giro di telefonate.  Alla terza farmacia sembra che il problema possa risolversi.  Giuseppe è estremamente fiducioso.  Arriva l’ultima cocente delusione.  Il sistema sanitario siciliano è diviso rigidamente in province e quindi anche il farmacista di Messina o Agrigento, dovrebbe seguire lo stesso iter del loro collega di Orvieto, in pratica siamo tutti stranieri in Patria.

Giuseppe ha ancora qualche giorni di autonomia per i vari ausili ma rimane incredulo di fronte all’ultima trovata della burocrazia per complicare la vita a chi ha bisogno di monitorare e curare una malattia cronica e pericolosa.  Ora rimane l’ultimo tentativo, quello di trovare una farmacia a Palermo con un parente disponibile a ritirare gli ausili, impacchettarli e spedirli a Giuseppe ad Orvieto.  Qui la burocrazia non riesce a metterci lo zampino, serve solo la buona volontà.  

Una riflessione questa storia la merita sicuramente.  Il ministro Renato Brunetta, tanto odiato dalla categoria dei pubblici impiegati, ha spiegato che la nuova rivoluzione sarà quella della buona burocrazia.  Ecco ci permettiamo di suggerire al ministro di partire proprio da questa storia per partire con una riforma che, una volta almeno, parta dalle necessità dell’utenza, del cittadino, e non dalla parte esclusivamente dell’impiegato o del funzionario che oggi, troppo spesso, sembra avere diritto di vita o di morte sul privato o sulla partita IVA o sull’impresa che si presenta allo sportello.  Un primo passo potrebbe proprio essere l’uniformità del sistemi e delle piattaforme e una forte spinta verso il digitale.  Rimarrà tutto una chimera o un giorno non molto lontano sarà realtà?




Dehors, il nuovo regolamento approvato in giunta, ora la parola passa al consiglio comunale

Come anticipato nei giorni scorsi, la giunta ha approvato la proposta di modifica al regolamento per l’arredo e il decoro dell’ambiente urbano (già approvato con atti di Consiglio n.ri 93/2006 e 27/2009) che prossimamente verrà sottoposta all’esame del consiglio comunale per l’approvazione definitiva.  La nuova proposta mantiene la struttura dell’attuale regolamento, tuttavia definisce ulteriormente le tipologie e gli elementi genericamente definiti “arredo urbano” che concorrono ad articolare lo spazio pubblico e spesso si connotano come l’espressione più immediata dell’immagine della città.  La principale novità riguarda gli articoli 49 e 50 che definiscono in maniera puntuale i cosiddetti “dehors” e stabiliscono regole codificate che ne garantiscano la compatibilità con i luoghi ed il decoro pubblico, in conformità ai principi generali di riqualificazione e valorizzazione dell’ambiente urbano nella consapevolezza  della funzione positiva,  in termini di miglioramento dell’offerta di servizi ai cittadini ed ai turisti, di aggregazione sociale, di rivitalizzazione della città.
Per “dehors” – si legge nel regolamento – si intende l’insieme degli elementi mobili, smontabili o facilmente removibili, posti in modo funzionale ed armonico su area pubblica o privata gravata da servitù di uso pubblico, ovvero su area privata visibile da strade e piazze pubbliche, che costituisce, delimita ed arreda uno spazio esterno annesso ad un pubblico esercizio di somministrazione o laboratorio artigianale con somministrazione.  Più precisamente, in base alle attrezzature impiegate e all’impatto sullo spazio pubblico il “dehors” potrà essere differenziato secondo tre tipologie:
Tipo A – allestimento con arredi di base (sedie e tavolini), con o senza ombrelloni o tende a sbraccio (tipo aperto);
Tipo B – allestimento con arredi di base, ombrelloni, pedane e delimitazioni (tipo semichiuso – chiuso);
Tipo C – allestimento con arredi di base, pedane, delimitazioni e struttura di copertura (tipo chiuso).
Viene definito “dehors” semichiuso o chiuso lo spazio occupato con delimitazioni fisiche laterali, frontali e/o di copertura che determinino un ambiente circoscritto.  In relazione alla temporalità, il dehors può essere: stagionale (Tipo A) o permanente ( Tipo B e Tipo C).  Il periodo temporale per l’occupazione stagionale o permanente è stabilito dal Regolamento comunale per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche.
Nello specifico invece l’articolo 50 descrive gli elementi costituenti i dehors suddivisi in arredi di base, elementi complementari e accessori ed elementi di copertura (sedie, tavoli, vasi e fioriere, pedane, ombrelloni, elementi di perimetrazione, di illuminazione e di riscaldamento) che devono rigorosamente rispondere all’esigenza di salvaguardare i valori architettonici ed ambientali della città.  Nel regolamento sono presenti norme di tutela speciale.   In particolare è stata individuata una metodologia che contempla la predisposizione di puntuali e specifici progetti per i luoghi più significativi della città e per la regolamentazione dei manufatti e degli arredi urbani, da sottoporre alla approvazione della giunta comunale.   Ai fini della tutela dello spazio pubblico e dell’unitarietà degli interventi, il regolamento stabilisce di sviluppare, fra gli ambiti storico-monumentali, l’asse Via Maitani – Piazza Duomo – Via del Duomo, con specifiche prescrizioni di riassetto formale e di decoro urbano. Il contesto ambientale e architettonico è caratterizzato da complessi edilizi di grande importanza storica. La percorrenza di Via del Duomo e di Via Maitani porta alla visuale del monumento storico, immagine della città.
Attraverso il regolamento si intende rimettere in valore le valenze architettoniche e le visuali con nuovi criteri di intervento per l’arredo commerciale al fine di dare valenza secondaria a quest’ultimo, rispetto ai valori architettonici propri del luogo tutelato.   Ogni nuovo intervento sulla fascia commerciale ricadente nei suddetti ambiti storico-monumentali è soggetto all’approvazione preventiva di uno specifico progetto e, relativamente a Piazza Duomo, al preliminare Nulla-Osta della Soprintendenza dell’Umbria.



I Carabinieri della compagnia di Orvieto a Pasqua hanno controllato 149 auto e multato 4 persone per irregolarità

L’impegno dei Carabinieri del Comando Compagnia di Orvieto durante le ultime festività pasquali è stato massimo e proiettato ad un serrato ed articolato controllo del territorio, sia per evitare la commissione di reati – soprattutto di quelli predatori – sia per far rispettare la normativa volta a contenere il contagio da covid-19.

Nel corso delle sole giornate del 3, 4 e 5 aprile scorsi i carabinieri, dei comandi stazione sparsi sul territorio e del nucleo radiomobile del comando compagnia, hanno impiegato 114 militari in 57 servizi esterni di pattuglia nella giurisdizione che abbraccia i comuni di Orvieto, Fabro, Montegabbione, San Venanzo, Monteleone d’Orvieto, Ficulle, Baschi, Porano, Castelgiorgio, Castelviscardo ed Allerona. Le pattuglie in totale hanno eseguito 119 posti di controllo, che hanno consentito la verifica di ben 149 vetture ed accertamenti su 198 persone.   Nel corso dei servizi non sono mancate le ispezioni ai negozi aperti, ben 29 sono stati infatti gli esercizi commerciali controllati ed, in totale, 4 sono state le persone sanzionate amministrativamente per irregolarità e\o inottemperanze alla normativa sul covid-19, tutte nei confronti di soggetti che circolavano oltre le 22 senza un giustificato motivo.