Finanziato con 1,5 milioni di euro il restauro di San Lorenzo in Vineis la chiesa all’interno del cimitero di Orvieto

Sarà restaurata la chiesa di San Lorenzo in Vineis di Orvieto. L’intervento di consolidamento e restauro del complesso che si trova all’interno del cimitero monumentale di Orvieto, di proprietà del Comune, è stato infatti finanziato con 1,5 milioni di euro nell’ambito del Nuovo programma delle opere pubbliche del Commissario straordinario alla Ricostruzione sisma 2016.

Sono 416 gli interventi nelle regioni Abruzzo, Lazio e Umbria finanziate complessivamente per 381 milioni di euro dall’ordinanza firmata dal Commissario Giovanni Legnini. Il piano di rigenerazione urbana prevede il finanziamento di 149 interventi nelle tre regioni, per un totale di oltre 151 milioni di euro. Il nuovo programma per le opere pubbliche, invece, amplia la platea di opere finanziabili anche al di fuori del cratere sismico vero e proprio, nel rispetto della rilevanza strategica dell’opera (cimiteri, edifici comunali, servizi essenziali, servizi sanitari e sociali, dissesti incidenti sulla ricostruzione privata). L’elenco approvato comprende 262 interventi, per un totale di quasi 212 milioni di euro.

Nell’ambito della categoria di finanziamento riservata ai cimiteri, rispondente ai criteri dell’avviso del Commissario alla ricostruzione, il Comune di Orvieto ha partecipato con il progetto di restauro del complesso di San Lorenzo in Vineis che dopo gli ultimi danneggiamenti subiti tra il 2011 e il 2013, anche a causa di un fulmine che squarciò la parte superiore della struttura, potrà dunque essere restituito alla città.

Nello specifico, l’intervento – pari a 1,5 milioni di euro – è finalizzato al ripristino della piena agibilità dell’edificio al fine di salvaguardare il bene monumentale e il suo contenuto, in particolare l’altare e la pavimentazione in cotto cinquecenteschi e le cappelle settecentesche della chiesa. Sono previste tutte le operazioni volte al miglioramento sismico della struttura mediante consolidamenti localizzati delle lesioni nelle volte e nelle pareti, il consolidamento della cupola della chiesa, il rifacimento della copertura della sacrestia parzialmente crollata, il consolidamento dei solai e delle volte del convento. Per la chiesa è previsto inoltre il restauro di tutti gli elementi non strutturali quali cornici, stucchi, altari, affreschi e pavimentazione.

“Dopo oltre venti anni di tentativi dai primi lavori di restauro – commenta il Vicesindaco e Assessore al Patrimonio, Mario Angelo Mazzi– essere riusciti a centrare questo risultato è motivo di grande soddisfazione personale e dell’intera Amministrazione comunale ma soprattutto un grande successo per la città, per gli appassionati e gli storici dell’arte e anche per la Chiesa. Il valore che ha questo complesso, opera iniziata da Simone Mosca e terminata da Ippolito Scalza, è innegabile non solo per il pregio architettonico ma anche per quello che rappresenta per la storia orvietana. Vederlo compromesso, danneggiato e abbandonato in questi anni era una ferita che andava assolutamente sanata. Ora l’obiettivo dell’intervento di consolidamento e restauro è la riapertura al pubblico della chiesa mentre per il convento, struttura di origine duecentesca di per sé destinata all’ospitalità e già in passato adibita a deposito e laboratorio del materiale proveniente dal vicino scavo archeologico di Campo della Fiera, prevediamo l’utilizzo anche come alloggio per gli archeologi”.




Emergenza bomba, operazioni concluse alle 11,47 e macchina operativa senza intoppi. Il sindaco Tardani, “ringrazio tutti per la collaborazione”

L’emergenza del 20 novembre che ha visto l’evacuazione di oltre 2350 persone tra Orvieto Scalo e Ciconia, la mobilitazione di volontari, forze dell’ordine e militari del genio ferrovieri per il disinnesco dell’ordigno della seconda guerra mondiale è terminata alle 11,47 quando la bomba è stata fatta brillare in una cava nell’area di Bardano. Il tenente colonnello Franco Falasca ha guidato i militari del genio che hanno eseguito l’intera operazione in tempi rapidi e in piena sicurezza.

Le delicate fasi dell’ennesima emergenza legata al ritrovamento di ordigni bellici sul territorio Orvietano, sono state coordinate dal Prefetto di Terni, Giovanni Bruno e dal Viceprefetto Vicario,  Luca Iervolino, presso la Sala Operativa della Protezione Civile a Fontanelle di Bardano, alla presenza del Questore di  Terni, Bruno Failla, del sindaco, Roberta Tardani, del Coordinatore del Servizio di Protezione Civile di Orvieto, Luca Gnagnarini,del responsabile tecnico della Funzione Associata di Protezione Civile, Gian Paolo Pollini, del Dirigente della Polizia Locale, Alessandra Pirro  e di  Massimo Marchino direttore del Distretto Sanitario di Orvieto / Usl Umbria 2 e di Cesare Magistrato, delegato del Servizio 118.

Le operazioni della squadra degli artificieri del Reggimento dell’Esercito di Castel Maggiore che vanta una esperienza specialistica documentata dagli oltre 400 interventi svolti nel corso dell’ultimo anno, nella propria area di competenza (Regione Marche, Umbria e nelle province di Bologna, Forlì Cesena, Rimini e Firenze), si sono infatti concluse, e già dalle 9,15 al termine della delicata fase del despolettamento era stata riaperta la circolazione sull’Autostrada del Sole tra i caselli di Orvieto e Orte e riattivato il traffico ferroviario sulla linea “lenta” della Roma-Firenze e sulla Direttissima, bloccate precedentemente per consentire le operazioni di disinnesco e brillamento della bomba.

L’intera macchina operativa si era messa in moto fin da sabato con il trasferimento dei cittadini più fragili e poi dalle 6 del mattino di domenica 20 così come stabilito dal cronoprogramma messo a punto dal coordinamento dei rappresentanti delle varie Forze dell’Ordine, il Reggimento genio ferrovieri di Castel Maggiore, Vigili del Fuoco, Enti Locali, Regione, strutture sanitarie, Ferrovie dello Stato, Società Autostrade, Anas, Italgas.

Alle operazioni hanno partecipato 150 volontari provenienti dalla Prociv del Comune di Orvieto, dai gruppi comunali della Funzione Associata “Sud-Ovest Orvietano”, dai gruppi provenienti dal resto dell’Umbria e dall’Associazione Nazionale Carabinieri. Con loro anche gli equipaggi e i mezzi della Croce Rossa Italiana, della Misericordia, Anpas e Cisom per un totale di 20 volontari.

“Desidero esprimere un sincero ringraziamento per il brillante successo delle operazioni e per la perizia e competenza di tutti i soggetti ed Istituzioni coinvolti – commenta il Sindaco, Roberta Tardani – in primis ai genieri del Reggimento genio ferrovieri di Castel Maggiore e al loro Comandante T.C. Franco Falasca che da giorni hanno pianificato la delicata operazione monitorando la situazione dell’ordigno specie nelle ultime ore di forti piogge con interventi finalizzati a non comprometterne la posizione. Grazie al Prefetto di Terni e ai funzionari della Prefettura che hanno seguito la pianificazione dell’operazione già dall’inizia e sino alle fasi odierne. Grazie al Questore di Terni, Dott. Bruno Failla, a tutte le Forze dell’Ordine e alla Polizia Locale che hanno agevolato l’evacuazione dei concittadini di Orvieto Scalo e Ciconia residenti nel raggio dove era stato rinvenuto l’ordigno; e ancora, grazie ai tecnici del Servizio Comunale e della Funzione Associata di Protezione Civile dell’Orvietano e a tutti i volontari che hanno partecipato alle operazioni con competenza e dedizione; grazie a tutto il personale socio-sanitario e alla Croce Rossa allertati per ogni evenienza e grazie di cuore, infine, ai circa 2400 cittadini che da giorni si sono preparati ad  un ‘avvenimento’ che scombinava il loro vivere quotidiano. A partire dall’Amministrazione Comunale, ogni Istituzione, Ente ed azienda di servizi è stato fatto ogni sforzo per alleviare i loro comprensibili disagi, ma la loro collaborazione è stata determinante, matura e preziosa per affrontare insieme anche questa esperienza”.

Già poco dopo le 13 tutte le persone hanno potuto far rientro nelle loro abitazioni, compresi i più fragili e i diversamente abili, seguiti dai volontari e dal personale sanitario.




Alessio Tempesta pronto a lasciare Progetto Orvieto e divenire osservatore critico dell’operato della giunta Tardani

Un nuovo piccolo terremoto politico sembra scuotere la lista civica “Progetto Orvieto” che ha visto il ritorno di Beatrice Casasole dopo il passaggio a Fratelli d’Italia, poi l’uscita dal gruppo guidato da Garbini e il passaggio al Misto. Mentre una consigliera tornava un altro sembra essere in uscita. Non vi è ancora l’ufficialità ma gli indizi e le indiscrezioni portano a credere che il consigliere Alessio Tempesta, dopo un periodo di auto-sospensione, abbia deciso di lasciare l’incarico di capogruppo di Progetto Orvieto e di aderire al gruppo Misto.

Qualche malumore si era già visto nei mesi scorsi e anche più recentemente. Un gioco di sguardi, espressioni facciali che lasciavano trasparire un certa inquietudine da parte di Alessio Tempesta. Ora sembra che si sia giunta allo scontro finale con il consigliere che lascia il gruppo e conseguentemente la guida dello stesso, e approda nel Misto e, sempre secondo indiscrezioni, non totalmente allineato con la maggioranza ma attento osservatore libero di decidere di volta in volta.




Beatrice Casasole torna al gruppo consiliare Progetto Orvieto, “si sono ricreate le condizioni per lavorare con compattezza e concretezza”

La consigliera Beatrice Casasole fa ritorno al suo gruppo di origine dopo il passaggio a Fratelli d’Italia e la sua seguente uscita con l’ingresso nel gruppo misto. La stessa consigliera scrive, “ho comunicato al presidente del consiglio comunale Umberto Garbini la mia adesione al gruppo Progetto Orvieto, lista con la quale ero stata eletta consigliere comunale alle elezioni amministrative del 2019”.

Sempre Casasole spiega, “è una decisione presa nella convinzione che all’interno del gruppo si siano ricreate le condizioni per portare avanti con compattezza e concretezza il lavoro avviato negli anni scorsi e soprattutto con lo spirito con cui era nato il movimento civico. In questi anni non è mai mancata la fiducia e il sostegno al sindaco Roberta Tardani e alla sua giunta con cui ho collaborato proficuamente e continuerò a collaborare avendo a cuore l’esclusivo interesse dei cittadini orvietani”.




Nove mesi in forte crescita per il gruppo Labomar e per la controllata Welcare

Labomar, azienda nutraceutica italiana attiva a livello internazionale e quotata nel mercato Euronext Growth Milan, rende noti i ricavi consolidati relativi ai primi 9 mesi dell’esercizio che risultano pari a 64,5 milioni di euro.  I ricavi consolidati includono, oltre ai valori di Labomar Spa e Entreprises ImportFab Inc., il fatturato delle società acquisite lo scorso esercizio, ovvero il Gruppo Welcare e Labiotre Srl.  Rispetto ai ricavi consolidati realizzati nel pari periodo 2021, attestati a 44,6 milioni di euro, l’incremento risulta pari al 44,5%. A parità di perimetro con l’anno precedente, i ricavi del Gruppo sono pari a 56,1 milioni di euro, con un aumento del 25,6% rispetto al medesimo periodo 2021.

Importante sottolineare che tale crescita è supportata dai risultati positivi generati da tutte le società del Gruppo.  In particolare, i ricavi della sola Labomar SpA al 30 settembre 2022 sono pari a 48,7 milioni di euro, con una crescita del 26,4% rispetto allo stesso periodo 2021 e una quota di ricavi su estero pari al 35%.  A tale risultato ha contribuito un recupero delle vendite di prodotti appartenenti alle categorie probiotics e cough&cold, che avevano particolarmente sofferto nel 2021 a causa della pandemia, ma anche il lancio di numerose nuove soluzioni dedicate a sleep disorder e alle patologie gastroenterologiche.  Questi prodotti hanno permesso una sensibile crescita di fatturato dei principali Key Customers internazionali, elevando la contribuzione delle vendite realizzate nei mercati esteri.  Positivi i risultati anche della controllata canadese Entreprises ImportFab Inc. che ha da poco messo a punto il primo catalogo di ready to market solutions realizzate in collaborazione con l’R&D di Labomar Spa.  Per il Gruppo Welcare, va invece rilevata una crescita importante soprattutto nei mercati esteri e nel segmento dei prodotti da medicazione, con il lancio dei nuovi dispositivi dedicati ai pazienti oncologici.  Infine, Labiotre Srl ha realizzato ricavi per 5,1 milioni di euro, con un dato sostanzialmente in linea con l’esercizio precedente, dedicandosi prevalentemente ad una revisione del portafoglio degli estratti botanici che verrà presentato alle prossime manifestazioni fieristiche.

Tutte le Società del Gruppo Labomar saranno presenti al CPHI di Francoforte dal 1 al 3 novembre 2022, la più importante fiera di riferimento del settore. Dopo due anni di pandemia, questa sarà la prima vera occasione di incontro e dialogo con i grandi players internazionali e consentirà al Gruppo di rappresentare la completezza e le sinergie dell’offerta commerciale integrata.  “Sono orgoglioso di poter comunicare dei ricavi così fortemente in crescita per i primi nove mesi dell’anno che sono sintesi dello sforzo che il Gruppo Labomar sta compiendo in un contesto economico e socio-politico non facile” – ha spiegato l’AD e fondatore Walter Bertin Alla luce di queste performance, possiamo confermare le guidance date al mercato ed essere confidenti per l’ultimo trimestre dell’esercizio, anche in virtù degli ordini già raccolti e confermati, e guardare all’anno 2023 come ad una concreta opportunità di ulteriore crescita”.




Asia Retini, 17 anni, è la nuova coordinatrice della Lega Giovani di Orvieto

Asia Retini è la nuova coordinatrice della Lega Giovani di Orvieto. La squadra della Lega Giovani si allarga, dopo Terni ed il comprensorio Flaminia, anche l’orvietano ha un suo coordinatore giovanile, il coordinatore regionale della Lega Giovani, Alessio Silvestrelli, ha nominato infatti per questo importante ruolo, la giovane orvietana Asia Retini.

Queste le dichiarazioni congiunte di Alessio Silvestrelli e del suo vice, nonché coordinatore provinciale della Lega Giovani Terni, Alberto Maniscalco.  “Siamo estremamente soddisfatti per la nomina di Asia come coordinatrice di Orvieto. Nonostante la giovane età (17 anni a novembre) – hanno sottolineato Silvestrelli e Maniscalco- è più di un anno che si impegna per la Lega Giovani nel suo territorio e in tutta la provincia ternana, in particolar modo costante è stato il suo lavoro, durante la campagna elettorale appena finita. Le facciamo il nostro più sincero in bocca al lupo e le auguriamo buon lavoro!”

Alle parole dei due coordinatori sono seguite quelle della neo incaricata Asia Retini.  “Ringrazio in primis Alessio ed Alberto per la fiducia data – ha commentato Asia Retini- sono convinto che in politica sia importante l’impegno giovanile per poter formare una nuova classe dirigente consapevole e preparata. Continuerò ad impegnarmi, come ho fatto fino ad ora, cercando di far crescere la Lega Giovani nell’orvietano con attività sul territorio, che coinvolgano più ragazzi possibile e con l’aiuto dei nostri coordinatori. Grazie”.




Per un anno un 22enne non potrà entrare nel centro storico di Orvieto la sera

A seguito dei controlli finalizzati alla prevenzione ed al contrasto dei comportamenti antisociali, che si possono verificare nell’ambito delle manifestazioni per il  divertimento serale\notturno e nelle zone della movida, i Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Orvieto nel pomeriggio del 30 settembre hanno notificato un provvedimento di D.A.C.U.R. (Divieto di Accesso alle Aree Urbane) nei confronti di un giovane 22enne moldavo, residente da anni ad Orvieto, che nel tempo aveva ripetutamente evidenziato una certa pericolosità nei comportamenti, tanto da essere stato segnalato alla competente Autorità Giudiziaria per diversi reati, sia contro la persona che predatori. Il provvedimento di divieto, richiesto alla competente Autorità e firmato dal Questore di Terni, Bruno Failla, non permetterà al suo destinatario la frequentazione di tutti i locali pubblici ubicati nel centro storico di Orvieto per il periodo di un anno; nello stesso periodo, il giovane non potrà neanche stazionare nelle immediate vicinanze di tali locali.




Paolo Fratini, commercialista, “La redditività e la situazione patrimoniale delle aziende orvietane nel 2020 sono peggiorate”

Cittadinanza Territorio Sviluppo ha presentato un interessante report sulla situazione delle imprese dell’orvietano e di Orvieto.  Ne emerge un ritratto a tinte fosche soprattutto alla luce delle crisi che si è andata a innestare sulla precedente dovuta alla pandemia.  Ci ha illustrato la situazione Paolo Fratini, commercialista, docente a contratto presso il dipartimento di economia all’Università di Perugia, membro della commissione “crisi di impresa”, con numeri che non lasciano spazio a interpretazioni.  Sicuramente Orvieto non è l’eccezione negativa in un quadro comunque critico ma la struttura imprenditoriale risulta essere piuttosto fragile e indirizzata verso comparti che sono fortemente esposti alla crisi internazionale avviatasi già prima dello scoppio della guerra in Ucraina e che si è palesata in tutta la sua drammaticità in questi ultimi mesi.

Il 2020 è stato un anno terribile per l’economia italiana e non solo.  Come si è comportato il sistema imprenditoriale orvietano che avete esaminato nel vostro rapporto?

E’ sempre difficile analizzare ed interpretare dati caratterizzati ed influenzati dalla eccezionalità degli eventi che li hanno condizionati, i risultati dell’anno 2020 ove fosse necessario specificarlo hanno determinato nella loro eccezionalità la necessità di molteplici interventi di sostegno, ex post rivelatisi spesso insufficienti, oltre alla “sterilizzazione delle perdite” laddove il legislatore, ha sancito che le società di capitali possono operare con un patrimonio netto negativo proprio a fronte della eccezionalità degli eventi.   Dal punto di vista economico il dato più preoccupante è quello riferito alla redditività: sul campione, comprensivo anche delle aziende a maggiore impatto, il margine operativo lordo (MOL) rapportato al fatturato è praticamente nullo con una flessione di oltre l80%; l’analogo dato riferito alle imprese non orvietane è risulta pari al 7,8%.  Nel dettaglio il dato è in gran parte condizionato dal risultato economico di Vetrya il cui risultato, considerate le dimensioni dell’azienda, ha condizionato il dato negativo non solo dell’orvietano ma dell’intera area, trascinando addirittura in segno negativo il valore assoluto dell’utile netto.

Quindi si può affermare che le aziende orvietane hanno sofferto in maniera più marcata le problematiche legate alla pandemia?

Sicuramente la capacità delle imprese orvietane di creare margini continua a risultate significativamente peggiore di quelle delle aziende non orvietane.  I riflessi si notano anche sulla situazione patrimoniale, infatti dall’analisi svolta sul campione si evidenzia che queste hanno avuto un risultato netto negativo della complessiva gestione pari a 9 milioni a fronte di un risultato positivo del 2019 di oltre 2 milioni dell’anno precedente con una variazione negativa monstre del 438,82%.  Proprio a conferma di questo, l’indicatore di redditività aziendale che mette in rapporto il margine operativo lordo e l’attivo patrimoniale, evidenzia una variazione percentuale negativa pari al 49,50%.

Quindi le aziende, in particolare le Pmi, hanno perso valore?

Analizzando il patrimonio netto altresì definito “capitale proprio” o “mezzi propri” sempre nello stesso arco temporale, si osserva un leggero incremento pari al 4,59% (115 milioni del 2019 contro 120 milioni del 2020), al contrario di quanto accade nelle PMI Italiane che nel corso del 2020 hanno vissuto una contrazione della loro capitalizzazione, che ha riguardato soprattutto il Centro-Italia con una variazione negativa pari a 8,3%. (Cfr. Confindustria-Cerved, “Rapporto Regionale PMI 2021”, pag. 76.). Tale incremento però deve essere lettoalla luce delle rivalutazioni delle immobilizzazioni. Inoltre come evidenziato dal margine di struttura primario e dall’indice di indipendenza finanziaria l’incrementonon permette comunque alle aziende di riuscire a coprire il proprio attivo immobilizzato (-2.45%) e avere un adeguato grado di solidità patrimoniale (-2.44%).

Ma ci sarà qualche dato che permette di guardare al futuro con un po’ di ottimismo?

Un dato positivo potrebbe essere rappresentato dall’incremento dell’attivo circolante, per un valore di 203 milioni contro i 188 dell’anno precedente, ciò nonostante tale aumento non corrisponde ad un proporzionale incremento dei ricavi, il che potrebbe indicare la possibile presenza di anomalie nell’andamento delle scorte oppure nell’incasso dei crediti, o semplicemente la “persistenza” di attivi patrimoniali ante periodo Covid.

E per quanto riguarda l’indebitamento della PMI?

Il grado d’indebitamento delle imprese del panel rimarca un valore minore per il 2020, pari a 0,71 rispetto all’anno precedente, 0,74 delineando aziende maggiormente indebitate.   I debiti consolidati a medio-lungo termine sono aumentati a 54 milioni dai 33 milioni del 2019.  Bisogna infatti sempre considerare la specificità del 2020 quando molte imprese hanno fatto ricorso ai “finanziamenti covid”, cioè quei finanziamenti con garanzia statale erogati per far fronte al periodo di inattività e al calo del fatturato.  Si tratta perciò di finanziamenti ai quali non hanno corrisposto nuovi investimenti, come è nella natura dei finanziamenti a medio-lungo termine nella ordinaria dinamica aziendale. Tuttavia il dato non sembra troppo preoccupante in quanto con poco più di due anni sia è in grado di rimborsare tale debito.  Raffrontando il dato con l’Italia e l’area geografica di competenza si evidenzia come nel 2020 ci sia stato un deciso aumento dell’indebitamento finanziario sul 2019 dell’8,6%, tendenza che continua dal 2015. Nel centro-Italia il dato è ancora più alto con un netto +10,3% mentre nell’orvietano, ricordiamolo è dell’8,90%, praticamente in linea con il dato nazionale.

Indubbiamente il 2020 è stato l’anno più pesante della pandemia e ha indebolito le aziende.  Come hanno cercato di reagire e con quali strumenti?

Effettivamente il 2020 è stato l’anno che ha rivelato la fase più acuta anche nelle conseguenze a danno delle attività economiche.  Le imprese che abbiamo esaminato, oltre alle evidenti difficoltà di redditività hanno dovuto affrontare la pandemia che la ha inesorabilmente indebolite.  Come hanno reagito?  Hanno provato a mitigare gli effetti.  Alcune imprese campione si sono servite della cosiddetta “rivalutazione d’impresa”, ossia la possibilità offerta in via straordinaria dalla norma, di incrementare il valore dei beni iscritti in bilancio. Per questo l’incremento degli investimenti lordi, e del patrimonio netto, è in buona parte solo apparente perché è il risultato di una rivalutazione contabile e non corrisponde a reali nuovi investimenti.

Può fare un esempio concreto per far comprendere meglio ai lettori?

Certamente, la rivalutazione effettuate tra le imprese che hanno sede nel Comune di Orvieto sono state pari a 10,76 milioni di euro; questo ha fatto sì che si verificasse un aumento delle immobilizzazioni senza la presenza di nuovi investimenti e un aumento del patrimonio netto senza un correlato aumento di capitale.  Quindi questo ha fatto sì che si generassero degli indici leggermente favorevoli rispetto alla situazione depurata dalle rivalutazioni che invece risulta più gravosa.  A titolo esemplificativo si può notare come il patrimonio netto cambi da una variazione positiva del 4,59%, dato dalla differenza dei valori degli anni 2019 e 2020, ad una variazione negativa pari al 4.60% dello stesso periodo al netto delle rivalutazioni.

Quali sono le cause della scarsa redditività e degli scarsi investimenti?

Da quanto emerge dall’analisi si può ipotizzare che la politica gestionale maggiormente utilizzata per mantenere quote di mercato, sia quella di preferire la leva del contenimento dei prezzi di vendita rispetto a quella della redditività dei fattori di produzione. Si può ipotizzare quindi una maggiore staticità e una scarsa propensione all’innovazione dei fattori produttivi.  Altro aspetto importante, che solo una analisi più approfondita potrebbe aiutare a definire una concausa oppure un effetto della scarsa redditività, è rappresentato dalla scarsa propensione a nuovi investimenti. Questo può essere come detto una concausa della scarsa redditività, ma potrebbe anche esserne un effetto dal momento che la bassa redditività non supporterebbe adeguatamente nuovi investimenti.




Le cinque stelle d’oro della cucina di AIC vanno allo chef “orvietano” Emanuele Rengo

Prosegue la scalata “green” dal Cuore verde d’Italia. Emanuele Rengo, Chef del Vis à Vis di Orvieto, si aggiudica le “Cinque stelle d’oro della cucina” dell’Associazione Italiana Cuochi (AIC). E lo fa con una ricetta, per sua natura, 100% vegetariana. Dopo la nomina a Responsabile provinciale di Terni dell’AIC, Emanuele Rengo ha accettato un’altra sfida e risposto con l’“Unconventional Caprese”: una mozzarella e pomodoro come non l’avete mai vista. E gustata.

Si parte da uno dei piatti più sinceri della tradizione italiana e forse più identificativo della cucina tricolore all’estero. Poi, il tocco dello Chef Emanuele Rengo. Tecniche di lavorazione e cucina enfatizzano colori e consistenze e riscattano una ricetta semplice e di grandissimo valore. Così, nel piatto, suggestivo e invitante: mozzarella di Bufala soffiata con spuma di pomodoro, “terra&spugna” di basilico, macedonia di pomodori Pink Vernissage, Green Zebra e Tondo Giallo con “caviale” di Pomodoro Tomatillo. I pomodori scelti sono frutto del lavoro di Mirca Brancaleone dell’Azienda Agricola Diffusa Semetella di Nocera Umbra, sulla stessa lunghezza d’onda del Vis à Vis di Orvieto per ricerca, diversità e professionalità.

“Sono stato molto felice della proposta di partecipare alla competizione. Ancora di più di aver ottenuto questo riconoscimento – ha detto lo Chef Emanuele Rengo –. Il premio è giovane, ma ha grandi obiettivi. Primo fra tutti, valorizzare le eccellenze del nostro territorio: protagonisti e aziende”. Poi ha aggiunto: “Mi rende ancora più orgoglioso aver ottenuto il premio portando in gara un piatto che rappresenta me e il mio progetto di cucina che, con orgoglio e passione, porto avanti ormai da 6 anni insieme a mia moglie Rea Picchiarati. Spero che questa mia scelta mi renda ancor più un punto di riferimento per il territorio che rappresento, quello della provincia di Terni, in AIC”. 

Per questa competizione il piatto di ogni candidato è stata sottoposto al vaglio della commissione AIC presieduta dallo Chef Simone Falcini. La “Unconventional Caprese” farà premiare Emanuele Rengo in un evento ufficiale a Firenze il prossimo 18 ottobre.




Welcare e Labomar, insieme per crescere a Orvieto con un nuovo stabilimento e nuove assunzioni

Si presentano ufficialmente La capogruppo Labomar e Welcare Industries. La sede operativa di Welcare è a Bardano, senza fronzoli, tanta gentilezza e il rumore “silenzioso” del lavoro.   Labomar, nel corso del 2021, ha acquisito il controllo di Welcare rilevando il 70% delle azioni mentre proprio Welcare ha continuato il suo cammino di crescita nel settore dei dispositivi medici per la prevenzione e il trattamento di infezioni e per la gestione di lesioni cutanee di vario genere.  L’azienda è nata per volontà di Fulvia Lazzarotto e Franco De Bernardini nel 2000 e da allora il gruppo ha segnato una crescita costante del fatturato.  Oggi Welcare, ha spiegato la presidente Lazzarotto, “è una realtà con la sede operativa a Orvieto e quella legale a Milano, presente in 22 Paesi nel mondo e che ha continuato sempre a investire in innovazione mantenendo sempre uno stretto legame con il territorio”.  Sull’importanza del territorio concorda anche Walter Bertin, fondatore e AD di Labomar, “anche noi siamo nati e cresciuti a Istrana nel trevigiano, una realtà più piccola di Orvieto, e lì abbiamo le nostre radici e investiamo anche per il futuro.  Orvieto ha la stessa importanza per noi perché con Welcare assicura nuovi prodotti, innovazione ma soprattutto esperienza”.  Interessante la storia di Labomar.  Walter Bertini è farmacista di terza generazione e da sempre è appassionato di medicina naturale e produzioni galvaniche, “mi è sempre interessato il settore della produzione diretta di farmaci e da lì sono partito, poi ho deciso di andare oltre e così è iniziata l’avventura di Labomar che oggi è una realtà industriale internazionale con 330 dipendenti, quotata in Borsa all’Eeuronext Growth Milan (l’ex AIM della Borsa di Milano ndr) e in continua crescita”. 

La crescita è una costante per il gruppo e anche per Welcare tanto che Fulvia Lazzarotto ha annunciato che “abbiamo in programma un progetto del valore di circa 2 milioni di euro per la costruzione di un nuovo stabilimento con una seconda camera bianca e la previsione di nuove assunzioni”.  Proprio sulle assunzioni Lazzarotto ha sottolineato che “servono persone capaci di mettersi in gioco, ricche di entusiasmo e con voglia di crescere professionalmente.  Ovviamente un punto fondamentale è la conoscenza dell’inglese e a Orvieto stiamo trovando difficoltà nel trovare personale con questa caratteristica”.  Sempre la presidente di Welcare ha voluto anche stigmatizzare la Regione “carente nei confronti di questo territorio”.  Un passaggio polemico nei confronti della Regione mentre viene promosso il territorio che ha protetto e ha permesso all’azienda di crescere grazie alle persone che lavorano in Welcare con “spirito di sacrificio, tanto che n i momenti critici hanno accettato anche di lavorare su tre turni e il sabato”.  Welcare, da parte sua, “investe sulla formazione – continua Lazzarotto – perché abbiamo bisogno di farmacisti, biologi e operai specializzati che vogliamo seguire nel loro percorso professionale”. 

Per quanto riguarda i numeri è Walter Bertin che sottolinea le performance di gruppo con una semestrale che ha segnato una crescita del 36% e un fatturato intorno ai 41 milioni di euro.  “oggi abbiamo 360 dipendenti tra Istrana, Canada, Toscana e Orvieto.  Il nostro core è il B2B quindi non abbiamo brand nostri ma clienti internazionali a cui assicuriamo qualità, professionalità e puntualità”.  Su Welcare spiega, “siamo perfettamente sinergici senza sovrapposizioni ma totalmente complementari.  Con l’azienda orvietana abbiamo la possibilità di completare intere linee da offrire ai nostri clienti rimanendo praticamente in-house.  Investiamo laddove troviamo eccellenze e Welcare è questo”.  La sintonia si capisce immediatamente anche quando Fulvia Lazzarotto sorridendo ha rimarcato che “certo non abbiamo 300 dipendenti ma solo 30 ma sono sicura che nel prossimo futuro questa forbice andrà diminuendo”. 

Labomar e Welcare, dunque, scommettono sul futuro e lo fanno sui territori e le persone nonostante il periodo piuttosto difficile dal punto di vista economico-finanziario.  Entro il 2024 sarà operativo il secondo stabilimento di Welcare a Orvieto con nuove assunzioni, una decina.  Lavorare e fare impresa è difficile ma non impossibile con serietà, attenzione e tanta ricerca per non perdere il treno dello sviluppo.