Il 27 novembre a “Lo Scalo-Community Hub” L’Albero di Antonia presenta il libro “Storie di genere”

Sabato 27 novembre alle 17,30 a “Lo Scalo – Community Hub” di Orvieto Scalo, l’associazione L’Albero di Antonia presenta il volume Storie di genere, per contribuire alla conoscenza e alla riflessione sulla violenza maschile sulle donne. Il cuore pulsante del libro sono le cinque storie di violenze di genere scaturite dalla voce diretta delle sopravvissute che difficilmente riescono ad avere ascolto pubblico, prigioniere di relazioni familiari di potere imposte da uomini spesso incapaci di instaurare relazioni affettive e paritarie.   Un fenomeno sociale distruttivo, quello della violenza di genere, ancora pervicacemente diffuso all’interno delle famiglie. Le narrazioni del libro fanno emergere i fili rossi che accomunano le storie di violenze e indicano la possibilità di uscirne trovando una strada per rinascere. La voce delle donne svela anche i comportamenti ripetitivi e comuni degli uomini abusanti, solitamente nascosti o accettati dalla cultura patriarcale. L’emergenza pandemica ha drammaticamente accresciuto il fenomeno e nel libro è rimarcato il forte sbilanciamento del sistema produttivo tra i generi con conseguenze lavorative, sociali e psicologiche. Il volume propone anche utili strumenti pratici per usare un linguaggio non sessista, in modo che le donne non restino invisibili. Le tematiche sono state approfondite ed ampliate dai contributi di esperte, professioniste ed associazioni: Elena Liotta psicoterapeuta, formatrice, supervisora, Elena Borsetti educatrice e counselor AMA, Paola Polimeni insegnante e operatrice AdA, Il Filo di Eloisa associazione culturale Eloisa Manciati. Le immagini sono tratte dagli elaborati pittorici delle donne che hanno partecipato ai laboratori espressivi dell’AdA, tenuti dall’arte terapeuta Daniela Haase

Il periodo di pandemia e le limitazioni sociali derivanti hanno sollecitato l’elaborazione del libro che riprende e mette in forma di scrittura l’esperienza avuta nel gruppo di Auto Mutuo Aiuto (AMA) “la violenza riguarda tutte” organizzato da L’AdA nel 2019. I gruppi AMA sono uno dei percorsi offerti dall’associazione per rafforzare l’autostima e l’elaborazione delle violenze subite attraverso la condivisione delle esperienze e la mutualità nel gruppo. Storie di genere è il secondo volume scritto da l’AdA, edito da Umbria Volontariato Edizioni (UVE) del Cesvol – Centro Servizi Volontariato; la collana del volontariato è stata presentata a Umbria Libri a Terni, lo scorso 29 ottobre.

L’Albero di Antonia invita la cittadinanza a partecipare alla giornata internazionale contro la violenza, giovedì 25 novembre alle ore 16,30 a Piazza delle Repubblica, in un incontro musicale.




Stefano Olimpieri, “all’incontro sulla sanità ha torto chi non c’era e sul Csco, no alla chiusura ma sì alla sostenibilità”

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Stefano Olimpieri, capogruppo del “Misto” in consiglio comunale sottolinea la grande importanza dei progetti presentati durante la conferenza sulla sanità che si è svolta il 15 novembre a Orvieto. “Mi sembrano progetti di valore ma staremo sempre vigili per capire se vengono rispettati i tempi”. Una stoccata anche agli assenti, a partire dai sindacati, “gli assenti hanno sempre torto. Tutti potevano entrare per ascoltare e conoscevano la data”.

Per quanto riguarda il Centro Studi Olimpieri ha ribadito che la sua non è una battaglia contro ma per la valorizzazione del Centro Studi. “Io non voglio chiudere ma solo capire se sia sostenibile perché nel caso non lo fosse allora non si può chiedere che a pagare sia sempre il cittadino”.




Orvieto set a cielo aperto per il film con Giallini, “Il principe di Roma”

Inizieranno la prossima settimana a Orvieto le riprese de “Il Principe di Roma”, il film prodotto da Lucky Red con Rai Cinema in collaborazione con Sky. Per una settimana Orvieto diventerà un set a cielo aperto e la magia del cinema questa volta tramuterà vicoli e piazze del nostro centro storico negli scorci della Roma dell’Ottocento.

Lucky Red è tornata a scegliere Orvieto dopo le riprese del film “La befana vien di notte 2” dello scorso aprile. Soddisfatta la sindaco, “per la nostra città sarà un’altra importante vetrina e opportunità di promozione dopo il grande successo al cinema del film ‘Carla’, che il prossimo 5 dicembre andrà in onda in prima serata su Rai1, senza considerare l’indotto economico generato dalla presenza della troupe in città che si avvarrà di manodopera e comparse locali. Chiediamo sin da ora collaborazione e pazienza da parte dei cittadini per i disagi che potrebbe causare la chiusura di alcune piazze e vie per l’allestimento del set, certi che gli uffici comunali e la Polizia locale sapranno gestire al meglio la situazione“.

Il film è liberamente ispirato al “Canto di Natale” di Charles Dickens. Il cast è di tutto rispetto con il protagonista Marco Giallini figurano anche Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini, Denise Tantucci, Andrea Sartoretti e Giuseppe Battiston. La pellicola è diretta dal regista Edoardo Falcone. Per una settimana Orvieto sarà un set a cielo aperto con il compito di interpretare la Roma dell’800, l’ambientazione della pellicola.

Tra le location scelte per gli esterni: via Lattanzi, via Malabranca, piazza Ippolito Scalza, piazza Ranieri, piazza Gualterio, vicolo Albani, piazza Febei, via Magalotti e la piazzetta tra via del Duomo e via Gualtieri. Per gli interni saranno invece utilizzati, tra gli altri: Palazzo Mocio e Palazzo Simoncelli. Circa 300 le comparse locali che saranno reclutate e utilizzate sul set.




15 novembre, il giorno della sanità orvietana. De Fino risponde “l’ospedale è stato sempre aperto e i numeri lo dimostrano”

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Il 15 novembre nel pomeriggio sono stati presentati i progetti e i lavori in fase di avvio nel territorio di Orvieto per quanto riguarda la sanità. E’ stata anche l’occasione per la presentazione della nuova TAC e per fare il punto sulla reale situazione del nosocomio orvietano. Massimo De Fino, direttore generale della USL Umbria 2, ha illustrato, alla presenza dell’assessore regionale Luca Coletto, la situazione per quanto riguarda i ricoveri, le visite specialistiche, il personale a tempo indeterminato. In realtà le cifre indicano che l’ospedale in definitiva ha tenuto botta al covid reagendo piuttosto bene nonostante la pandemia e la ormai endemica crisi del personale.

De Fino nell’analizzare i dati è partito dai filmati ormai divenuti virali delle corsie deserte per spiegare che in realtà proprio l’emergenza sanitaria ha obbligato a rimodulare tutti gli spazi e al personale e ai pazienti a rivoluzionare i propri comportamenti. Non ci sono più gli accompagnatori, fatto salvo laddove previsto, si entra in prossimità dell’orario stabilito, si attende fuori dalla struttura in caso di forte anticipo, ad esempio. Non si entra in ospedale se non si ha un appuntamento per una prestazione medica o diagnostica e poi a questo si aggiunge la carenza di personale medico in particolare. Certamente le criticità ci sono e sono evidenti, le liste di attesa sono piuttosto lunghe e il recupero indicato dai dati ufficiali non sembra così evidente. De Fino ha anche annunciato che nelle prossime domeniche gli specialisti hanno dato la loro disponibilità per lavorare durante il festivo sempre con l’obiettivo di abbattere le liste di attesa.

L’audio della relazione a tratti non è proprio chiaro ma non dipende da problemi tecnici nostri. Comunque torneremo sicuramente a discutere di sanità e di sanità pubblica in particolare. La relazione del direttore generale della USL Umbria 2, Massimo De Fino sui ricoveri, le prestazioni ambulatoriali e le nascite negli ultimi tre anni e poi i prossimi progetti in fase di realizzazione, l’impianto di cogenerazione, l’hospice che momentaneamente sarà all’interno dell’ospedale e la nuova TAC già operativa. Per l’abbattimento delle liste d’attesa sono previste tre domeniche dedicate proprio a chi attende da troppo tempo di avere risposte ed esami.




Don Luca Conticelli spiega l’importanza delle nuove luci di Sant’Andrea nella liturgia

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La Chiesa di Sant’Andrea da qualche giorno ha qualcosa di diverso. Basta entrare per accorgersene. Luce, una luce intensa che illumina le volte, l’altare, le piccole imperfezioni e poi c’è quel cielo stellato che ti avvicina all’infinito. La luce ha però un significato più profondo, legato alla religione in generale e soprattutto alla liturgia. Il battesimo, la Pasqua con il passaggio dal buio alla luce…Don Luca Conticelli si spiega questi passaggi e sottolinea la grande importanza della comunità in cammino che si apre, che ospita che aiuta il prossimo, proprio il proprio vicino prima di tutto.




13 novembre, il “compleanno” del Duomo

Tutti, troppi, ce l’hanno col “fuori scala” di questo incredibile solenne monumento. Certo, è la prima cosa che salta all’occhio. Che ci fa sto popò de “ottavameravigliadelmondo” in un posto come Orvieto? Perché hanno copiato la facciata del duomo di Siena? Quesiti che rivelano una evidente carenza di Conoscenza. Della Storia e della Storia del Luogo e della costruzione della sua cattedrale. Marcel Reymond nel suo ‘L’antica facciata del duomo di Firenze’ è perentorio e lapidario nell’asseverare che il modello ispiratore originario tricuspidale (di tante facciate famose da Siena a Firenze S. Maria Novella e S. Croce, a St. Urbain a Troyes, etc.) sia proprio il nostro duomo di Orvieto: perché se è vero come è vero che a Siena avevano intrapreso l’opera una quarantina d’anni prima che ad Orvieto è altrettanto vero che quella si interruppe per varie ragioni, soprattutto finanziarie. Il duomo di Orvieto invece da quel 13 novembre del 1290 ininterrottamente fino a metà Trecento fu completato nella mirabile facciata tricuspidale prima di tutti. Ed infatti a Siena ripresero qualche secolo dopo a tirar su la facciata avendo come traccia il nostro Duomo, il Duomo di Orvieto. Perciò, rispetto a quei quesiti di cui si diceva è vero l’esatto contrario. Nessun errore. Nessuna esagerazione. Tutto creduto e voluto. No, non si sono sbagliati i nostri concittadini di sette secoli e mezzo fa a voler realizzare questa opera pazzesca che gemina dalla Rupe vulcanica e si staglia verso il Cielo, non hanno erroneamente voluto esagerare costruendo una meravigliosa mostruosità architettonica fuori scala rispetto al resto urbano che sovrasta.

Non c’è da stupirsi. Orvieto era capitale di uno Stato vasto che dalla Vald’Orcia e Valdichiana, alla Teverina e Lago di Bolsena, giungeva alle Maremme, da Corneto all’Argentario, alle Terre Aldobrandesche dall’isola del Giglio fino all’Amiata. Romea Germanica e Francigena, Micaelica e Lauretana solcavano il Contado (e alleati, amici, signori, feudatari, nobili e cavalieri, almeno centocinquanta di loro provenienti da tutto il territorio orvietano comitale e oltre, scesero col papa nelle fondamenta a benedire la pietra angolare, come riportano le cronache medievali). Papa Urbano IV (che eletto non andò mai a Roma) vi stabilì la Sede Apostolica con la Curia e da Orvieto istituì il Corpus Domini nel 1264 per l’universo cristiano, con l’officio ancora usato di Tommaso D’Aquino, anch’egli con Bonaventura da Bagnoregio, Ugone di Provenza, Alberto Magno, nello Studium orvietano, creato nel 1013 da papa Benedetto e dall’imperatore Enrico il santo. No dunque, nessuno sbaglio. Il Fuori Scala è stato proprio stabilito e realizzato. Perché Orvieto è un Altare, un’Ara Etrusca. Perché i primi esseri umani riconobbero la sacralità di questo Luogo nato dalle lave dei vulcani vulsiniesi nell’antico oceano primordiale. Sull’ara antica Luogo Celeste dei Padri Etruschi; sull’altare maggiore rupestre dei Credenti, dei Fedeli, dei Cavalieri, dei Monaci e degli Eretici, è stato fondato questo sublime immenso Tabernacolo del Duomo di Orvieto che racchiude e custodisce gelosamente un altro tabernacolo incorruttibile di marmo che ancora in sé contiene un incredibile scintillante tabernacoloreliquiario di Luce, custodia e scenografia del Mistero della Salvezza, del Dono Eucaristico, il Lino santo intriso di Sangue del Cristo e l’ostia tramutata in Carne. Il Corpo e il Sangue di Gesù. La Sindone di Orvieto. Urbisveteris Civitas Eucharistica Supra Montem Posita. Orvieto la Città del Corpus Domini.

Silvio Manglaviti-Orvieto Città del Corpus Domini




Rapporto MediaCom043, aumentano i depositi bancari in Umbria e Orvieto ancora “comune più liquido” della Regione

Il risparmio umbro sempre più liquido, nel 2020 ulteriore crescita dei depositi bancari del 13% (+1,616 miliardi di euro), che ha portato i depositi bancari complessivi umbri a quota 14,046 miliardi di euro. E la tendenza prosegue anche nel 2021, nonostante i venti di ripresa, che dovrebbero aiutare nel dirigere una quota maggiore del risparmio verso le attività economiche: ad agosto 2021, infatti, la mole dei depositi bancari (quindi risparmio liquido o ultraliquido, che alcuni definiscono ‘ozioso’ perché almeno per una parte non marginale non si dirige a finanziare la crescita e lo sviluppo economico-sociale), comprendendo anche i dati di Cassa depositi e prestiti è arrivata a oltre 2mila miliardi di euro e a 20,923 miliardi in Umbria. È probabile che, se la ripresa economica si consoliderà, e con essa il miglioramento dei risultati economici delle aziende, una parte di questa liquidità parcheggiata nei depositi bancari si muoverà verso strumenti finanziari che portano il risparmio verso gli investimenti delle imprese, con rese più interessanti di quelle degli ultimi anni. Ma, al momento, questa svolta non c’è. O meglio c’è ma è ancora troppo debole. Nel senso che, almeno per i depositi delle imprese, che si sono gonfiati grazie ai prestiti bancari a buon mercato – visti bassissimi tassi di interesse – e per di più garantiti dallo Stato grazie ai provvedimenti presi dal Governo durante la pandemia da Covid, si nota un inizio di scongelamento di questa liquidità. Ma è ancora poco per poter parlare di vera svolta, che comunque potrebbe manifestarsi già nei prossimi mesi.

Un passaggio importante: basti pensare che, se solo il 10% dell’ammontare disponibile dei risparmi privati detenuto in depositi in Italia (al netto dei prestiti bancari siamo a circa 275 miliardi di euro) venisse investito in strumenti finanziari a favore delle Pmi si potrebbero mettere in circolo circa 27,5 miliardi di euro, mentre con la stessa percentuale del 10% in Umbria (dove al netto dei prestiti bancari il risparmio ‘ozioso’ è di circa 2,02 miliardi di euro) si potrebbero mettere in circolo oltre 200 milioni di euro. Il tutto con effetti moltiplicati sull’economia e quindi sullo sviluppo economico e sociale.

Quanto ai singoli comuni umbri, nel 2020 le crescite più elevate dei depositi bancari (in questi non è compresa Cassa depositi e prestiti) sono state registrate a Marsciano, Città di Castello, Acquasparta, Gualdo Tadino e Bastia Umbra, mentre Orvieto – nonostante una bassa crescita dei depositi nel 2020 – resta il comune umbro con il livello più elevato di depositi per abitante, quindi il comune più ‘liquido’, seguito da Perugia, Norcia, Città della Pieve e Magione.

Sintesi del Rapporto

La pandemia non ha fermato la crescita – anzi l’ha spinta ulteriormente – dei depositi bancari degli umbri (famiglie e imprese), che nel 2020 sono aumentati di un altro 13%, arrivando alla cifra ‘monstre’ di 14,046 miliardi di euro (escludendo i dati di Cassa depositi e prestiti), con un incremento di 1,616 miliardi rispetto al 2019, dimostrando che famiglie e imprese della regione hanno aumentato ancora la loro preferenza per la liquidità, parcheggiando il risparmio in strumenti liquidi o facilmente liquidabili come conti correnti o comunque investimenti finanziari diretti a breve, a significare la permanenza di un clima di incertezza. E se la crescita maggiore dei depositi bancari nel 2020 in termini percentuali è avvenuta a Marsciano, Città di Castello, Acquasparta, Gualdo Tadino e Bastia Umbra, continua ad essere Orvieto il comune umbro più ‘liquido’, ossia che presenta il valore più elevato a livello di depositi bancari medi per abitante, neonati e ultracentenari inclusi. Subito dopo Orvieto, sempre per depositi bancari pro capite, ci sono Perugia, Norcia, Città della Pieve e Magione. L’incremento è stato più forte in provincia di Perugia (+13,4%) che in quella di Terni (+11,3%).

È il quadro che emerge dai dati forniti a livello comunale dalla Banca d’Italia ed elaborati dall’Agenzia Mediaco043, diretta da Giuseppe Castellini, che in sostanza evidenziano un’età dell’incertezza che spinge famiglie e imprese umbre (ma anche italiane) a tenere il risparmio fermo, ‘ozioso’, sia a scopo precauzionale sia perché il rapporto rischio/rendimenti è ritenuto troppo elevato per allocare diversamente questa mole di denaro. Il tutto facilitato da un’inflazione bassissima che non fa perdere valore reale al risparmio, benché detenuto in strumenti a breve che non rendono nulla e che, si considerano i costi di gestione, spesso danno addirittura un rendimento negativo, per quanto in forma leggera.

Un quadro di incertezza e timore dettato certamente dalla pandemia da Covid-19 (i dati della Banca d’Italia fotografano infatti la situazione al 31 dicembre 2020), ma non solo, perché anche negli anni pre-pandemia in Umbria e in Italia c’è stato un continuo incremento dei depositi bancari, frutto di un’economia stagnante quando non declinante, con il risparmio che si è rinserrato nel fortino della liquidità, invece che andare ad alimentare la crescita e lo sviluppo (in Italia siamo arrivati ad agosto 2021, ultimo dato che fornisce Banca d’Italia, a oltre 2mila 041 di euro di depositi bancari). Tanto per dare qualche numero, nel 2018 in Umbria i depositi bancari erano già al livello altissimo di 11,72 miliardi di euro, per poi passare a 12,43 miliardi nel 2019 e appunto a 14,05 miliardi di euro nel 2020.

Un’accelerazione che, almeno per quanto riguarda le imprese, è anche frutto della mole di liquidità a buon mercato (anzi, a ottimo mercato) immessa dalla Bce, che, con l’aggiunta più recentemente della garanzia statale su tali prestiti – ha spinto non poche aziende a prendere denaro in prestito visto che costa assai poco, sia per avere una scorta di liquidità con cui affrontare eventuali imprevisti, sia per essere pronti ad avere risorse immediate per investimenti qualora la ripresa economica fornisse nuove opportunità. La speranza è che, con la ripartenza post Covid, questa montagna di risparmio ‘congelato’ inizi a scongelarsi, transitando verso le attività produttive per produrre crescita e sviluppo. Ma ancora, almeno stando ai dati di agosto 2021 di Bankitalia, questo segnale non c’è. O meglio c’è ma è ancora troppo debole. Nel senso che, almeno per i depositi delle imprese, che si sono gonfiati per i motivi citati sopra, si nota un inizio di scongelamento di questa liquidità. Ma è ancora poco per poter parlare di vera svolta, che comunque potrebbe manifestarsi già nei prossimi mesi. Complessivamente, comunque, finora la liquidità detenuta nei depositi bancari nel 2021 ha continuato a crescere mese dopo mese, nonostante la marcata ripresa economica.

Un passo indietro

Un’analisi completa della situazione dovrebbe disaggregare i depositi bancari per tipologia della clientela (imprese non finanziarie, famiglie consumatrici, famiglie produttrici e così via) e mettere a confronto i depositi con i prestiti, valutando così meglio l’entità effettiva della ‘bolla’ dei depositi ‘oziosi’, che non si trasformano in risorse per gli investimenti del settore produttivo. Ma analisi del genere comportano uno o due Rapporti a sé stante, che produrremo ma non in questa sede per non appesantire troppo l’esposizione. Su questi fronti, al momento, basti dire alcune cose per avere un quadro di riferimento:

  1. La crescita dei depositi bancari in Italia non si è fermata nel 2021, nonostante i venti di ripresa economica. In Italia i depositi bancari, al 31 agosto 2021, ammontano a oltre 2mila 041 miliardi di euro, +104,84 miliardi rispetto ad agosto 2020 (+5,4%) e +208,12 miliardi di euro (+11,4%) rispetto ad agosto 2019, mentre negli ultimi cinque anni (agosto 2021 – agosto 2016) i depositi sono cresciuti di 355,383 miliardi (+21,1%). In questo quadro, l’incremento percentuale maggiore è stato quello dei depositi delle imprese (comprese le famiglie produttrici, ossia le piccole e piccole e piccolissime imprese), a conferma dell’ipotesi che almeno una parte importante di questa crescita derivi da prestiti accesi dalle imprese con le banche – visti i bassi tassi di interesse e anche, più di recente a causa della pandemia, dalla garanzia statale su tali prestiti – e poi tenuti fermi come scorta di liquidità disponibile per investimenti futuri. Crescono comunque anche i depositi delle famiglie consumatrici.
  2. Per quanto riguarda l’Umbria, neanche nella regione la crescita economica registrata nel 2021 ha frenato l’aumento dei depositi bancari. Ad agosto 2021 questi ammontano in Umbria a 20,493 miliardi di euro, +1,687 miliardi (+9,8%) rispetto ad agosto 2020, quindi assai più della media nazionale (+5,4%). Tra il 2021 e il 2019 i depositi bancari umbri sono cresciuti di 3,248 miliardi di euro (+18,4%), anche in questo caso ben più della media nazionale. Negli ultimi 5 anni (2021-2016) la crescita dei depositi bancari in Umbria è stata di quasi 5 miliardi di euro, pari a +31,4% (media nazionale +21,1%). Anche in Umbria si nota che l’aumento percentuale maggiore spetta ai depositi delle imprese (tra 2021 e 2019 +43%), mentre quelli delle famiglie consumatrici aumentano meno rispetto alla media nazionale.

L’andamento dei depositi bancari in Umbria (totale e pro capite) comune per comune

  1. Come si può vedere dalla Tabella 1, in Umbria i depositi bancari sono aumentati tra il 2019 e il 2020 di 1,62 miliardi di euro, pari a +13%. L’incremento maggiore in provincia di Perugia (+13,4%) rispetto a quella di Terni (+11,3%). Da notare che in nessun comune umbro si evidenzia il segno meno, anche se i tassi di crescita dei depositi tra comune e comune sono molto diversificati.

A livello di singoli comuni, nel 2020 in termini di crescita percentuale dei depositi bancari rispetto al 2019 in testa sono Marsciano (+28%, +43 milioni di euro), Città di Castello (+27,8%, 174,4 milioni), Acquasparta (+23,3%, +13,9 milioni), Gualdo Tadino (+27 milioni) e Bastia Umbra (+19,8%, +70,7 milioni di euro). Seguono Foligno (+18,4%), Giano dell’Umbria (+17,9%) e Gubbio (+17,8%). La ‘top ten’ è completata da Deruta (+16,9%) e Norcia (+16,4%).

A ben guardare, il primato della crescita dei depositi bancari avviene nel 2020 per il gruppo indistinto dei ‘comuni riservati’ (si tratta di quei comuni in cui operano meno di tre sportelli bancari), in cui i depositi aumentano del 36,6% (+268,6 milioni di euro).

In coda per crescita Castiglione del Lago (+2,5%), Orvieto (+3,3%, pari a +17,7 milioni), che comunque come vedremo mantiene il prato di municipio umbro con il livello più elevato di depositi pro capite, Nocera Umbra (+9,4%), Spoleto (+9,5%) e Fabro (+9,7%).

Sotto la media la crescita dei depositi a Perugia (+10,1%, contro +13% della media regionale), che comunque mantiene il secondo posto per quanto riguarda i depositi per abitante, mentre Terni marca +13,3%.

  • Nonostante una bassa crescita – rispetto alla media regionale (tabella 2) – dei depositi bancari per abitante nel 2020, Orvieto mantiene il primato di comune più ‘liquido’ della regione, con 27mila 352 euro di depositi per abitante, lattanti e ultracentenari inclusi. Seguono Perugia (26mila 928 euro per abitante), Norcia (25mila 2917), Città della Pieve (23mila 974) Magione (21mila 388). Completano la ‘top ten’ Panicale (21mila 274), Città di Castello (20mila 888), Giano dell’Umbria (20mila 547), Fabro (20mila 406) e Bastia Umbra (20mila 055).

Da notare che, sul fronte dei depositi bancari per abitante, il comune di Perugia (26mila 928 euro) surclassa quello di Terni (14mila 993). In sostanza, per ogni 100 euro di depositi bancari di Terni a Perugia ce ne sono 179,6.

In media, anche la provincia di Perugia è assai più ricca di liquidità rispetto a quella di Terni: 17mila 337 euro contro 13mila 046.

In coda, sempre in termini di depositi per abitante, ci sono Nocera Umbra (6mila 705), Amelia (7mila 789), Narni (9mila750), Gualdo Tadino (10mila 049), Passignano (10mila 735). I ‘comuni riservati’, nonostante la netta crescita dei depositi bancari nel 2020, si attestano a una media di depositi per abitante assai bassa: 6mila 705 euro.

Per dare un’idea delle notevoli differenze, basti fare i confronto tra la prima e l’ultima della classifica: per ogni 100 euro di depositi bancari esistenti a Nocera Umbra, a Orvieto ce ne sono 351,2.

  • La Tabella 3 riprende i dati della Tabella 2 sui depositi bancari in ciascun comune umbro e li mette a confronto con la media regionale, in modo che la graduatoria diventi ancora più chiara. Emerge, ad esempio, che nel 2020, per ogni 100 euro di depositi bancari per abitante esistenti nella media umbra, ad Orvieto ne esistono 168,4, a Perugia 165,8, a Norcia 155,3, a Città della Pieve 147,6, a Magione 131,7 e così via. Da rilevare che il comune di Terni è sotto la media regionale (una un indice di 92,3 fatta 100 la media regionale).

In coda, Nocera Umbra ha un indice di depositi per abitante di 48, quindi oltre la metà della media regionale, Amelia di 52,7, Narni di 60 e così via.

A livello provinciale, l’incide della provincia di Perugia (106,8) è sopra la media regionale, mentre quello della provincia di Terni è assai sotto (indice 80,3).




Vetrya, game over. Liquidatore sarà Katia Sagrafena e si procede per ottenere il concordato in continuità indiretta

Come annunciato nel comunicato ufficiale dello scorso 23 ottobre si è svolta in seconda convocazione il giorno 11 novembre l’assemblea straordinaria dei soci di Vetrya SpA che ha deliberato la messa in liquidazione della società. L’assemblea ha anche deciso di nominare quale liquidatore Katia Sagrafena, attuale consigliere di amministrazione.

Nel comunicato ufficiale della società è scritto che “la documentazione inerente i punti all’ordine del giorno dell’Assemblea è a disposizione del pubblico presso il sito internet della Società. Per ulteriori informazioni si rinvia al verbale assembleare che sarà pubblicato nei termini e secondo le modalità previste ai sensi di legge e di regolamento sul sito internet della Società, sezione “Investor”. Prosegue intanto l’attività di richiesta, supportata da primari professionisti e Studi Legali nazionali, di concordato preventivo con continuità indiretta attraverso società che rileveranno le Aree/Direzioni aziendali per la quale è prevista la prosecuzione”.

L’assemblea è stata dichiarata valida in seconda convocazione l’11 novembre mentre alla prima del 10 novembre non è stato raggiunto il quorum “costitutivo”




Le socie Fidapa Centro Italia riunite a Orvieto con la presidente Anna Maria Turchetti

Domenica 7 novembre è stata una giornata ricca di momenti emozionanti per le socie della FIDAPA BPW Italy del Distretto Centro.   Ad Orvieto, infatti, si sono date appuntamento numerose fidapine giunte da quattro regioni: Umbria, Lazio, Toscana e Marche. Ha dato vita a questa occasione la prima riunione del Consiglio Distrettuale a guida Anna Maria Turchetti. Nella sala dei quattrocento del Palazzo del Capitano del Popolo si è svolto l’incontro con le neoelette presidenti di sezione, occasione preziosa per intrecciare relazioni e stabili rapporti di conoscenza. Le presidenti hanno illustrato i loro programmi, molti dei quali incentrati sul 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne. In questa parte iniziale sono emerse molte occasioni di confronto, idee e progetti interessanti.

Anna Maria Turchetti ha condotto la regia dell’evento ed ha presentato il suo programma mettendo in evidenza le linee guida del biennio 2021-23: l’importanza del lavoro di squadra, la necessità della condivisione e del confronto sinergico senza prevaricazioni. Questi principi sono stati ribaditi anche dalla presidente nazionale Fiammetta Perrone che nel suo discorso ha sottolineato anche il rilievo assunto dagli strumenti informatici e dalla rete, specialmente dopo il difficile biennio appena trascorso, nel quale le piattaforme e gli incontri on-line hanno costituito una irrinunciabile risorsa. Nella parte aperta al pubblico la sindaco Roberta Tardani ha sottolineato il successo che la città di Orvieto ha ottenuto quest’anno come attrattiva turistica ed ha anticipato la kermesse di eventi che avranno luogo per le festività natalizie.  A fare gli “onori di casa” la presidente della sezione di Orvieto Francesca Compagnucci, che ha ringraziato Anna Maria Turchetti per aver scelto la nostra città come sede per l’evento distrettuale e le presenti per gli stimoli che hanno saputo suscitare e la coesione manifestata.

Infine, il passaggio della campana tra Sandra Boldrini, presidente uscente, e Anna Maria Turchetti, presidente del Distretto Centro per il biennio 2021-23. Prima di concludere la cerimonia sono stati consegnati gli attestati di merito alle socie che si sono distinte nella vita associativa.  Momento particolarmente suggestivo ed emozionante: la visione di due video contro la violenza sulle donne, tema imprescindibile per un’associazione come FIDAPA. Nel corso della mattinata sono stati consegnati due riconoscimenti alle Past Presidenti nazionali Pia Petrucci e Pinella Bombaci – già coordinatrice BPW Europe – e Rossella Poce, rappresentante Fidapa in Lef Italia, per il loro impegno, le brillanti capacità e la grande disponibilità dimostrata durante tutto il loro percorso.




Movimento per la Vita si presenta agli orvietani on-line il 9 novembre alle 21

Il Movimento per la Vita/Centro di Aiuto alla Vita è nato lo scorso 13 aprile ad Orvieto ricevendo l’augurio del Vescovo Gualtiero Sigismondi e del vicario episcopale per la carità, don marco Gasparri. Dopo alcuni mesi parte il 9 novembre il primo appuntamento online per conoscere le attività capire e confrontarsi con il dottor Alberto Virgolino.

Il Movimento per la Vita aiuta ed accompagna le mamme in attesa di un figlio ed ha come obiettivo la formazione, la sensibilizzazione e responsabilizzazione delle coscienze sui temi del riconoscimento della dignità umana e del rispetto assoluto della vita.