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Italia Viva, “a Orvieto siamo per unire i puntini”

C’è ancora un deficit di politica tra chi, a Orvieto, si propone di costruire una alternativa all’Amministrazione comunale uscente. Non bastano infatti i giudizi critici verso quest’ultima uniti a nuovi propositi programmatici e ai profili umani e professionali dei candidati finora emersi. Occorre l’umiltà e la capacità di unire in un unico progetto le istanze di cambiamento. Questa è la condizione indispensabile per una offerta elettorale che sia vincente e quindi comprensibile agli elettori orvietani.

A differenza del passato non sono i partiti politici a doversi mettere d’accordo in uno scenario dove non ci sono candidati espressione dei partiti ma solo candidati civici e indipendenti inseguiti dai partiti. Pertanto Roberta Palazzetti, Stefano Biagioli, Stefano Spagnoli, Mario Morcellini datevi appuntamento, confrontatevi tra di voi, fate una sintesi delle vostre eccellenti idee , fate squadra e scegliete chi, tra voi, sarà il candidato sindaco. I partiti vi seguiranno. La prima prova, per chi si propone di governare Orvieto, è la capacità di mediazione, il coraggio di decidere e di trovare le soluzioni.

Date prova di questa capacità e gli elettori lo capiranno e vi premieranno, diversamente prevarrà l’usato sicuro.




Orvieto, colonnine di ricarica delle auto elettriche cercasi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, pronti anche ad ospitare una risposta da parte dell’Amministrazione Comunale, un intervento da parte di, Simone Orsini, un nostro lettore, sulla questione. Le colonnine sono sicuramente un punto fondamentale pet favorire l’acquisto di auto elettriche anche a Orvieto

Da cittadino orvietano possessore di un’auto elettrica devo ahimè constatare che ad Orvieto siamo poco lungimiranti in tema di punti di ricarica per auto elettriche.  Dati alla mano, mi pare che i residenti orvietani possessori di auto elettriche siano in aumento; per non parlare poi dei tantissimi turisti che vengono a visitare la nostra bellissima Orvieto, e rimangono “leggermente spiazzati” nel constatare una situazione un po’ anomala e un po’ triste allo stesso tempo.

Agli orvietani che attraversavano una rovente Piazza della Repubblica la scorsa estate, forse non sarà passata inosservata la quotidiana scenetta dei tanti turisti che invano tentavano di ricaricare nell’unica colonnina presente sulla rupe e che per di più è puntualmente fuori servizio un giorno sì e uno no, garantendo, quando funziona, una sola ricarica alla volta (perché ha due attacchi ma uno serve solo per ricaricare i motocicli leggeri e quindi non è adatto per le automobili). L’operazione di ricarica è poi possibile sempre che l’area di sosta riservata ai veicoli elettrici non sia già occupata abusivamente da qualche auto termica, parcheggiata lì perché tanto “nessuno dice niente”, evidentemente. È consueto vedere turisti che chiamano i vari servizi di assistenza clienti delle compagnie di ricarica. Noi orvietani non ci proviamo neanche più a caricare a Piazza della Repubblica perché ormai lo sappiamo che non funziona quasi mai, e quando funziona è sempre occupata visto che è il solo punto di ricarica su tutta la rupe (tristemente insufficiente). 

Ad Orvieto ci salviamo un poco grazie al “parcheggio della Coop”, dove è presente l’unica colonnina a ricarica veloce (50KW di picco massimo). Poi un piccolo punto di ricarica a 22KW presso un distributore di benzina poco distante dalla stessa Coop. Iniziative di privati. Basta, tutto qui.

In pratica la “rivoluzione della mobilità green” non ha fatto neanche in tempo ad iniziare che nella nostra splendida città già siamo rimasti indietro di anni. Un record!  Ho seguito con attenzione una interrogazione presentata in consiglio comunale lo scorso 27 luglio, dove il consigliere Giovannini chiedeva perché il Comune di Orvieto non avesse partecipato ad un bando per poter avere (si badi, a totali spese del gestore Enel X Way) l’installazione di colonnine di ricarica, grazie ai fondi del PNRR (in quel caso era Enel X Way, ma ce ne sono già 6 o 7 che stanno investendo in tutta Italia).

Il video è disponibile su YouTube, streaming dei consigli comunali direttamente sul sito del Comune di Orvieto del 27 luglio 2023 a partire dal minuto 55.  

L’Assessore comunale Pizzo ha risposto quasi sdegnato che il Comune non aveva partecipato per i seguenti motivi:

  1. I punti dove installare le colonnine li dovremmo decidere noi come Comune e dovrebbero essere installate sia nel centro che nelle frazioni.
  2. Cedere anche un centimetro di suolo pubblico a “questa gente” che chissà quanti soldi vuole fare alle spalle degli orvietani è inconcepibile. In passato si sono fatti buchi di bilancio per colpa delle concessioni gratuite di suolo pubblico.
  3. A breve si installeranno due colonnine presso la ex-caserma Piave.
  4. “Qualcosa si farà quando ci sarà una Compagnia in grado di interloquire alla pari con il Comune”.

Ascoltando il botta e risposta tra l’Assessore Pizzo ed il Consigliere Giovannini, la riflessione che un “normale” cittadino orvietano fa è la seguente:

  1. Ma le Compagnie elettriche (come appunto Enel X Way) non chiedono proprio questo? Un piano fatto dal Comune dove si indicano i punti all’interno del comprensorio comunale ritenuti opportuni? Il problema dunque dove sta? C’è forse qualche altro aspetto di rilevanza dietro le quinte, che “non è dato conoscere al popolo?” Sinceramente credo di no; spero proprio di no. Trovo normale che le Compagnie vogliano installare le colonnine nei punti dove c’è maggior potenziale utenza, perché è semplicemente il loro business; a mio avviso l’interesse del Comune dovrebbe consistere nel poter garantire ai suoi cittadini e ai turisti (tanto cari a questa amministrazione mi pare) un servizio che ormai nel 2024 è “ovvio e scontato” in tutta Italia. Le colonnine servono ovunque, centro e periferia, ma in particolare dove ci sono più auto da ricaricare, questo mi pare chiaro, quasi banale per la sua ovvietà. Mi permetto inoltre di osservare che la maggior utenza non necessariamente va di pari passo col maggior flusso turistico, perché anche chi vive a Ciconia o a Sferracavallo, se ha un’auto elettrica ha necessità di ricaricare.

  • Ragionando un minimo, si arriva facilmente a comprendere che il 99% delle colonnine di ricarica insistono dove già sono presenti “normali” parcheggi per auto, quindi non si sottrae proprio nulla. Penso al parcheggio di Piazza Cahen, al cosiddetto “parcheggione” della stazione ferroviaria, al parcheggio di Via Roma, al Foro Boario, a Ciconia al centro commerciale dell’area Fanello, a Sferracavallo e chi più ne ha più ne metta. Tutte aree già potenzialmente adatte per una colonnina larga appena 50 centimetri. Non nego inoltre, da cittadino orvietano, la curiosità di conoscere qualche esempio di “buco di bilancio” causato per via di concessioni gratuite di suolo pubblico (parole dell’Assessore).

  • A breve (a detta dell’assessore Pizzo) si sarebbero installate due colonnine presso la ex-caserma Piave. Dunque, ciò è stato detto il 27 Luglio 2023, ora siamo a Febbraio 2024….

  • “Qualcosa si farà quando ci sarà una Compagnia in grado di interloquire alla pari con il Comune”. Ora io non posso certo sapere con quale barbaro ed arrogante approccio queste compagnie elettriche propongono i loro servizi ai Comuni, però mi domando e dico: a Porano in proporzione al numero di abitanti/utenti, hanno più punti di ricarica che a Orvieto, a Montecchio stessa cosa, a Guardea ultimamente hanno messo anche un punto di ricarica per bici elettriche, a Lubriano hanno più punti che a Orvieto, a Castiglione in Teverina, a Bagnoregio, a San Venanzo, addirittura in località Pisciarello (vicino Attigliano). Ma possibile che il Comune di Orvieto sia l’unico della zona così sfortunato, da non trovare uno straccio di Compagnia che voglia interloquire alla pari?

A Londra lo scorso Natale ho notato un ingegnoso quanto semplice metodo per avere un punto di ricarica per auto elettriche installando direttamente una “spina” sui pali della luce. Certo noi qui abbiamo ancora i pali degli anni ’90, ma ho letto che finalmente (per puro caso a brevissima distanza dalle imminenti elezioni comunali) avremo anche ad Orvieto l’illuminazione LED. In molti Comuni le luci LED sono già state installate da circa 8/9 anni; ma chissà, forse anche per i pali nuovi questa amministrazione ha avuto difficoltà a trovare una compagnia che “interloquisse alla pari”.

Simone Orsini




Tic Tac/11…Rose e spine della campagna elettorale per civici, Pd, Fratelli d’Italia e poi c’è Bandecchi

Tornano a riecheggiare su Orvieto i rintocchi dell’orologio delle elezioni e non solo. Indiscrezioni, certezze, novità, dal fronte dei candidati e dintorni.

TIC TAC...l’orologio del PD sembra aver finito di girare a vuoto…manca l’ufficialità ma il candidato è sempre di più Stefano Biagioli, presente sul corso durante lo struscio e la domenica mattina con troppa assiduità per essere solo una coincidenza.

TIC TAC…la metamorfosi di Fratelli d’Italia è in atto silenziosa. Certamente non sarà unitario e meraviglia l’immobilismo decisionale dei vertici regionali del partito visto che il coordinatore e il capogruppo in consiglio comunale hanno già esplicitato la loro indisponibilità a viaggiare insieme alla candidata Roberta Tardani verso le elezioni. Intanto a Perugia fa il suo ingresso in giunta Paola Agabiti Urbani, neo-tesserata di FDI. E a Milano durante la BIT ecco la foto che certifica la “Pace” con l’ospite Tardani. Sarà galeotta la foto di un possibile flirt della nostra sindaca con FDI? Ad oggi in giunta a Orvieto non è rappresentato Fratelli d’Italia e non lo è mai stato il partito, neanche ai tempi dell’unità d’intenti ai tempi della vittoria elettorale e l’annuncio squadra che vince non si cambia non lascia, almeno negli intenti, grandi spazi di manovra.

TIC TAC…i civici continuano a muoversi per provare la scalata all’Everest ballottaggio con qualche prova di accordo che porterebbe sicuri vantaggi dal punto di vista elettorale, ma politicamente?

TIC TAC...è arrivato un bastimento carico carico di…Nova. I giovani impegnati ci piacciono tanto, hanno le genuinità dell’età, la tensione morale e sociale giusta per portare una ventata freschissima nell’asfittico e autoreferenziale panorama politico locale. Ma l’agguato è dietro l’angolo. Scenderanno in campo? Rimarranno distanti dall’agone elettorale? Andranno a sbattere alleandosi con i partiti pronti a fagocitarli per calcolo elettorale?

TIC TAC…notizie di Bandecchi ne abbiamo? Il canuto rappresentante orvietano si muove, parla, discute, telefona ma non trapela nulla o quasi. All’orizzonte s’intravede un possibile avvocato con esperienza politica passata. Chissà se son rose fioriranno, anche in anticipo visto il clima piuttosto caldo di questo non inverno 2023/24…




Massimo Gnagnarini, Italia Viva, “due punti fondamentali per rimettere ordine nella sanità umbra”

La mancanza di visione sulla sanità umbra sia da parte della giunta regionale sia dell’opposizione che la insegue è palese. La prima si limita a girare per i territori e promettere che saranno assicurati, in un prossimo futuro naturalmente, i servizi sotto casa, abbattute le lista di attesa e risolta ogni altra criticità nel rapporto tra sanità pubblica e sanità privata. I secondi si limitano a protestare e a promettere le stesse cose. Tuttavia entrambi fanno confusione tra il concetto di investimenti e quello di gestione. Il problema, infatti, non sono i soldi per costruire nuovi ospedali o le nuove case della salute e nemmeno i soldi per acquistare le macchine e le nuove tecnologie. 

Mancano del tutto, invece, i soldi necessari per programmare strutturalmente anno per anno la gestione corrente della sanità pubblica ovvero i soldi per i medici, il personale sanitario, e per tutti i servizi che ruotano intorno a un sistema che già così come si trova è arrivato alla canna del gas figuriamoci da rinnovare ed espandere secondo i desiderata di tutti.
Il risultato di questa ambiguità sulle politiche sanitarie in Umbria da parte sia del CDX e sia del CSX più che a calmare l’indignazione dei cittadini la amplifica a dismisura fino a generare la più totale sfiducia verso la politica e le istituzioni.
Due sono i nodi da sciogliere per rimettere sui binari giusti il futuro della sanità in Umbria: abbattere le componenti ideologiche e campanilistiche di chi vuole gli specialisti e gli ospedali sotto casa; costringere il privato convenzionato ad accettare ed erogare anche le prestazioni più onerose e meno convenienti.

Tutto il resto è fuffa, Anche se proprio con la fuffa si sono abituati a prendere voti. Purtroppo.




La campana che suona per Orvieto…

Orvieto è un’amena e amabile cittadina, che stupisce e lascia senza fiato per le sue tante ricchezze artistiche e storiche, per i suoi caratteristici vicoletti e per i suoi tanti monumenti che suscitano nei visitatori incanto e ammirazione.  Un vero e proprio museo a cielo aperto.  Eppure Orvieto da tempo è vittima di una lenta, costante, decadenza.
Offesa e oltraggiata negli anni da personaggi vari, con una visione miope e non lungimirante nel tempo per riuscire a porre un freno a questo stato di cose.  E da molto tempo “quella” campana di antica memoria la accompagna con i suoi rintocchi.  I primi rintocchi funesti per l’economia orvietana risalgono a parecchio tempo fa, ai tempi della costruzione della linea ferroviaria dell’Alta Velocità.
I politici in auge in quel periodo salutarono quell’evento promettendo agli orvietani ricchezza e benessere.  Sottolineando che l’Alta Velocità per il territorio era una manna piovuta dal cielo, che avrebbe avvicinato Orvieto alle grandi città.  Con un aumento esponenziale degli afflussi turistici, con conseguenti forti ritorni sotto forma economica, e non solo, per tutti.  Tutti sappiamo come è andata a finire.  Tante chiacchiere, tante promesse campate in aria.  Oggi ogni cinque minuti un treno Alta Velocità “sfreccia” di fronte a Orvieto.  Senza che nessuno vi si fermi.  Non solo. Anno dopo anno il servizio offerto ai cittadini è diminuito sia in termine di avvicinamento alle grandi città, sia sotto un punto di vista qualitativo.

Poi quegli acuti rintocchi di campana, non presagio di buone novità per il popolo orvietano, si sono rinvigoriti in concomitanza con la chiusura della caserma Piave.  Ulteriore, dolorosa coltellata per l’economia della città sulla rupe.
Rintocchi che hanno acquisito nuova linfa con la chiusura dell’unico ospedale cittadino.
Da sottolineare che le varie amministrazioni succedutesi non sono state in grado di rendere produttive le due strutture rimaste vuote, la caserma Piave e la sede dell’ospedale.  Arrecando danno ulteriore alla già deficitaria economia locale.  Anche in questo caso, soprattutto nei periodi vicini alle tornate elettorali, tante mirabolanti e aleatorie promesse, tante parole dette al vento.

Una Orvieto già in forte crisi di salute e in stato di forte depressione economica, ha dovuto poi subire una ulteriore, lacerante ferita, con la chiusura del Tribunale.
E anno dopo anno i rintocchi di quella campana hanno continuato a infrangere il pacato silenzio dei suoi vicoli e i vicoletti.  Con costanza lacerante le attività artigianali, i piccoli negozietti e le aziende a conduzione familiare sono sparite.  Inesorabilmente, una dopo l’altra. Nella indifferenza e incapacità di saper fronteggiare tale stato di cose da parte di chi poteva, e doveva, fare qualcosa.  Senza neanche riuscire a comprendere che
una comunità è in salute e prospera fino a quando queste attività rimangono in vita, perché ne costituiscono l’anima, l’asse portante e il cuore pulsante.

Purtroppo un agire politico cieco e dissennato non ha saputo cogliere questi segnali, non ha avvertito il suono di quei rintocchi, accecato da una corsa folle a fare di Orvieto una città di élite turistica.  I vari politici susseguitesi si sono completamente smarriti nell’inseguire un turismo forsennato e settario, smarrendo il senso della realtà quotidiana e delle problematiche e bisogni primari dei cittadini.  Politici e politicanti di bassa lega, completamente smarriti nei loro improponibili film e nei loro fantasiosi viaggi su Marte.

Senza rendersi conto, presi da questi pindarici voli, che la sanità locale stava collassando.
Liste d’attesa lunghissime abbinate a un peggioramento della qualità del servizio offerto, sempre di più hanno evidenziato carenze.  La “malattia” della sanità pubblica orvietana si e’ aggravata ogni giorno di più: la qualità dell’aspetto più importante di una comunità, l’assistenza sanitaria, ha toccato livelli sempre più bassi.

Con la funesta china pericolosa e vigliacca che ha discriminato, ed emarginato, sempre di più le categorie sociali meno facoltose, quella parte dei cittadini che non possono permettersi i consistenti esborsi necessari per avvalersi della sanità privata. Le vergognose lungaggini delle liste di attesa, che i cittadini orvietani sono costretti a subire se vogliono essere curati dal Servizio Sanitario Nazionale, si svuotano più facilmente per le fughe da esse che per la sacrosanta funzione a questo servizio demandata.

Quella campana ha continuato il suo suono nel comprensorio locale anche per la
vergognosa gestione in questi ultimi anni del centro di igiene mentale.  Con ingenti investimenti si era ristrutturata la sede storica situata sulla rupe. Per problemi non chiari era poi stata spostata a Bardano, in via dei Vasari.  Altri forti investimenti pubblici per predisporre il tutto.  Nonostante questa struttura si presentasse attrezzata e con locali all’avanguardia, dopo pochi mesi è stata dichiarata inagibile.  Il centro è stato spostato, sempre a Bardano, in una sede assolutamente non adatta e non idonea ad assolvere la sua vitale funzione per la comunità.  E nessuno dei politicanti locali ha mai riflettuto o si è posto il problema della necessità di istituire un valido collegamento con navetta, per permettere a chi abitava sulla rupe di potervi accedere.  Fatto questo ancora più vergognoso e inaccettabile, perché tale superficialità ha reso ancora più difficile e ingestibile la vita a persone già in difficoltà e in stato di forte sofferenza.
Una comunità che non permette alla parte più debole e fragile dei suoi cittadini di ricevere cure appropriate e dignitose, non è una sana comunità.  E di sicuro non sono di aiuto i soliti tanti politicanti di turno che sono fantasmi o assenti per anni, per poi riprendere linfa e vita solo in prossimità di ogni tornata elettorale.  E così facendo, continuano a tirare quella fune legata a quella campana.
Con quei cupi rintocchi che nitidamente echeggiano tra i vicoli e i vicoletti della rupe, e che ricordano, senza soluzione di continuità, la continua, lenta ma inesorabile decadenza di Orvieto.




Amministrare Orvieto, impegno o passatempo?

Amministrare è forse una tra le cose più difficili che esistano, soprattutto se significa metterci dentro tutto l’impegno possibile. Per saperne di più basta leggere il libro, ancora non tradotto in italiano, di Eithan Hers “Come andare oltre l’hobby politico, agire e realizzare un vero cambiamento”. Qui l’autore condanna un certo modo di pensare che, fino ad oggi, interpreta la politica come un passatempo. Una politica affidata ancora al “dilettantismo” che non riesce a impegnarsi seriamente, a progettare nuove soluzioni capaci di cambiare e trasformare la realtà di ogni giorno. Allora c’è bisogno che i cittadini si mobilitino, si mettano insieme e costruiscano con pazienza e buona volontà la loro “città ideale” e il loro Paese. Ma cosa fare per una città? Quali sono le cose più urgenti di cui occuparsi? È stato chiesto ai sindaci di misurare, in una scala da 1 a 5, l’importanza che essi attribuiscono alle diverse funzioni legate alla loro carica. In prima posizione c’è il garantire la qualità dei servizi locali, in seconda la capacità di attirare risorse pubbliche(europee, nazionali, regionali o provinciali) e private(fondazioni, imprese, ecc.); la terza è la capacità di proporre una visione di futuro per la città.

Evidentemente nasce la necessità per i sindaci di sopperire alla crescente scarsità di risorse, facendosi sempre di più mediatori e imprenditori di risorse. “È questa la forza della politica -sottolinea Eithan Hers- “alzarsi dal divano e prendere sul serio la città e il territorio in cui si vive”, incanalare le energie e metterle insieme in modo da “rafforzare i nostri valori”, anche attingendo dalle storie di quei temerari e lungimiranti cittadini che ci hanno preceduto.

E Orvieto? Dov’è andata a finire la visione di futuro di quegli orvietani che nel medioevo hanno contribuito alla costruzione della Cattedrale di Santa Maria della Stella, nel 1864 sono riusciti a fondare il Museo Faina e prima ancora, nel 1853, la Cassa di Risparmio di Orvieto che diventò una delle più produttive Casse di Risparmio d’Italia raggiungendo in pochi anni stabilità e crescita?

È impensabile che una città come la nostra, piccola ma dalle risorse strategiche importantissime, si proponga solo di affrontare i soliti problemi da sempre irrisolti, quelli delle strade, dei trasporti, del decoro urbano, degli ospedali, dello spopolamento, ecc., che la rendono sempre più povera. Mentre si racconta una città che non esiste, dove si sbandierano successi mai visti per guadagnare un po’ di visibilità e di prestigio, dove si pubblicizza la città come il luogo delle “meraviglie”, “dell’oltre” e “del di più” quando ci vogliono anni di lavoro e di collaborazione per realizzare veramente qualcosa di qualità.

La politica è visione. Per guidare una città occorre sì competenza, onestà, affidabilità, buonafede e simili, ma la dote più importante è la capacità di guardare avanti, di vedere ciò che altri non vedono, di indirizzare le scelte politiche verso un complesso di azioni che prefigurano il “domani” di una comunità, leggendo e anticipando i tempi.  Tutti quelli che si propongono di governare parlano certamente di progetti, di proposte, di programmi, più o meno realizzabili, ma occorre una visione degna di questo nome. La visione è tutto ciò che precede alla realizzazione dei progetti, praticamente è la materia prima di cui sono fatti i progetti stessi! Orvieto non è un prodotto come è facile pensare…Orvieto è prima di tutto un “bene immateriale” e come tale va considerato. La vera politica agisce oggi per costruire un futuro.

Nasce allora il profilo del Sindaco moderno, non “auto-centrato”, che come un direttore d’orchestra armonizza tutte le capacità intellettive e produttive del territorio: non è più lui a pensare a tutto e fare tutto, piuttosto si adopera per mettere in rete tutte le risorse di un territorio, il suo Genius loci, aprendo una strada verso un’azione politica nuova e più efficace.

Chi scende in campo nella politica deve perciò essere consapevole del valore delle parole che non sono chiacchiere o slogan, ma ventate di idee, una fioritura di visioni ad ampio respiro. D’altra parte che cos’è la politica se non questo? “La visione senza azione è semplicemente un sogno -afferma il futurista americano Joel Barker- e l’azione senza visione è solo un passatempo. La visione con l’azione può cambiare il mondo!”.




Le divisioni nel centro-destra vengono da lontano e sono nascoste sotto il tappeto come la polvere

La domanda che si stanno ponendo in molti è, ma il centro-destra è veramente unito e compatto?

E’ complicata la situazione che si è venuta a creare all’interno del partito di Giorgia Meloni a Orvieto.  Da una parte abbiamo i vertici provinciali e regionali che hanno fatto fuori quelli locali scegliendo la candidata Tardani, sindaca uscente.  Dall’altra abbiamo Carlo Ceci, coordinatore locale e Umberto Garbini, capogruppo in consiglio comunale, oltre che presidente dell’assise cittadina, che hanno immediatamente comunicato l’appoggio alla candidata Palazzetti.  Nel mezzo c’è un partito in preda a fibrillazioni da tempo e che ora sono esplose in tutta la loro virulenza. 

Di certo c’è che abbiamo una lite tra il territorio e i tesserati, perché loro contano in qualsiasi movimento politico, che hanno chiesto di seguire le richieste locali e dall’altra, Terni e Perugia che hanno scavalcato tutto e tutti in nome di equilibri regionali o, come ha sottolineato Garbini in conferenza stampa, “hanno preferito logiche spartitorie perugine ignorando le esigenze del territorio”.  A questo punto che succederà a FDI di Orvieto? Ci sarà il commissariamento oppure si andrà avanti così? 

Questo è l’ultimo capitolo di una lunga serie di divisioni nel centro-destra.  La prima crepa risale proprio alla scelta di Roberta Tardani cinque anni fa.  All’interno di Forza Italia c’erano due correnti, una che faceva riferimento a Meffi e Fella e un’altra a Pizzo.  Vinse quest’ultimo decretando la spaccatura nel partito.  Poi è stato il turno di Fratelli d’Italia.  Mentre ancora si brindava per la vittoria, all’ombra del Palazzo comunale si consumava lo strappo tra Tardani da una parte e Pace, De Sio, Garbini dall’altra.  Il partito rimase fuori dalla giunta con il premio di consolazione della presidenza del consiglio comunale per il giovanissimo, 23 anni allora, Umberto Garbini. 

E la Lega?  Niente paura, anche per il partito di Salvini non sono mancate le tensioni.  Il primo piccolo strappo ci fu con la scelta di non far entrare in giunta Andrea Sacripanti, il più votato in assoluto a Orvieto.  Fu scelto Angelo Ranchino che però si ritrovò fuori dalla giunta in maniera piuttosto turbolenta.  In molti pensarono, è arrivato il turno di Sacripanti.  Nulla da fare.  Ci fu un lungo stallo con tanto di interlocuzioni con i vertici nazionali della Lega.  Nonostante le rassicurazioni della stessa sindaca all’epoca, “non ci saranno stravolgimenti negli equilibri”; dal cilindro uscì Mario Angelo Mazzi, un tecnico non d’area.  Passa poco meno di un anno e dopo ripetuti tentativi di harahiri, l’assessora Sartini, è riuscita nel suo intento.  Ci siamo, stavolta entra Sacripanti ma in “soccorso” di Tardani arrivano le quote rosa.  Viene scelta Alda Coppola fresca di ingresso nella Lega, almeno così si è detto.

Finiti i partiti ecco la lista civica della sindaca.  La consigliera Casasole ha fatto la “navetta veloce” tra la stessa lista, Fratelli d’Italia e viceversa.  Poi è stata la volta del capogruppo Tempesta che esce sbattendo fragorosamente la porta non condividendo più modi e metodi.  Un vero e proprio filotto di divisioni che si trascinano da tempo e che non sono risolte, anzi.

 Ma ora c’è la scadenza elettorale e tutti sono stati richiamati all’obbedienza assoluta con alcuni paletti che probabilmente peseranno come “squadra che vince non si cambia” dichiarato dalla sindaca riferendosi alla giunta.  Ma i risultati quali saranno? Gli equilibri saranno gli stessi della scorsa tornata elettorale?

Per rispondere servirebbero poteri divinatori; permangono le divisioni che sono state nascoste come la polvere sotto il tappeto che però rimane pronta a riuscire fuori quando meno te lo aspetti.

 

ENGLISH VERSION

THE DIVISION IN THE CENTER-RIGHT HAVE DEEP ROOTS AND ARE HIDDEN UNDER THE RUG LIKE DUST

The question many are asking is, is the center-right truly united and cohesive? The situation in the party of Giorgia Meloni in Orvieto has become complicated. On one side, we have the provincial and regional leaders who ousted the local ones by choosing incumbent mayor Tardani as the candidate. On the other side, we have Carlo Ceci, local coordinator, and Umberto Garbini, council group leader and president of the city council, who immediately expressed support for candidate Palazzetti. In the middle, there’s a party caught in long-standing tensions, which have now erupted in full force.

Certainly, there is a conflict between the local area and the party members, who, in any political movement, have asked to follow local requests. On the other hand, Terni and Perugia have bypassed everything and everyone in the name of regional balances or, as Garbini emphasized in a press conference, “they preferred Perugian sharing logics, ignoring the needs of the territory.”.  What will happen to Fratelli d’Italia in Orvieto now? Will there be a commissioner or will things continue this way?

This is the latest chapter in a long series of divisions within the center-right. The first crack dates back to the choice of Roberta Tardani five years ago. Within Forza Italia, there were two factions, one aligned with Meffi and Fella and another with Pizzo. The latter won, causing a split in the party. Then came the turn of Fratella d’Italia. While they were still celebrating the victory, a split occurred between Tardani on one side and Pace, De Sio, Garbini on the other, under the shadow of the town hall. The party remained out of the administration, with the consolation prize of the presidency of the city council for the very young, 23 years old at the time, Umberto Garbini. 

And what about the League? Have no fear, tensions haven’t been lacking for Salvini’s party either. The first small rift occurred with the choice not to include Andrea Sacripanti, the most voted candidate in Orvieto, in

Angelo Ranchino

the administration. Angelo Ranchino was chosen instead, but he found himself outside the administration in a rather tumultuous manner. Many thought, now it’s Sacripanti’s turn. Nothing doing. There was a long standoff, including discussions with the national leadership of the League. Despite the reassurances of the mayor at the time, “there will be no upheavals in the balance,” Mario Angelo Mazzi, a non-party technician, emerged as the choice. Less than a year later, after repeated hara-kiri attempts, councillor Sartini succeeded in her intent. We made it, this time Sacripanti enters, but to “aid” Tardani, gender quotas from the League arrive. Alda Coppola, freshly entered into the League, is chosen, or so it was said.

After the parties, here comes the mayor’s civic list. Councillor Casasole has done the “fast shuttle” between the same list, Fratelli d’Italia, and vice versa. Then it was the turn of group leader Tempesta, who exited slamming the door, no longer sharing the ways and methods. A real series of divisions that have been going on for a long time and are not resolved, quite the opposite.

But now there’s the electoral deadline, and everyone has been called to absolute obedience with some guidelines that will probably weigh like “a winning team doesn’t change,” as declared by the mayor referring to the administration. But what will the results be? Will the balances be the same as the last election? To answer that, divinatory powers would be needed; the divisions remain, hidden like dust under the carpet, ready to come out when you least expect it.




La stazione, cartolina di una Orvieto “ferita”

Fino a non molti anni fa, quando il territorio del comprensorio pulsava ancora di vita e sana energia positiva, anche Orvieto aveva una stazione ferroviaria di tutto rispetto, una stazione con la “S” maiuscola. E’ acclarato che il suo stato di salute meglio di ogni altro elemento descrive e denota le qualità e vitalità di un territorio, tanto più se questo fa dell’offerta turistica uno dei suoi maggiori sostegni economici. Non per nulla la stazione ferroviaria è la prima cartolina che si presenta agli occhi dei tanti turisti che arrivano e l’ultima che rimane impressa nella mente dei turisti che ripartono.
Non tanto tempo fa la stazione di Orvieto era un luogo accogliente e vitale, come lo era il territorio che serviva. Non tanti anni fa, c’era la possibilità di lasciare un bagaglio nell’apposito luogo destinato a ciò. Come in ogni stazione ferroviaria che si rispetti, c’era al suo interno un comodo e utile sportello bancomat dove poter prelevare contanti appena scesi dal treno o prima di salirvi. C’erano le scale mobili, elemento che più di ogni altro la caratterizza e la identifica. Ovviamente c’era l’edicola, attività assolutamente necessaria e indispensabile. Con il trascorrere degli anni, nella assoluta indifferenza generale, di tutte queste cose non è rimasto più nulla. E la stazione, come il territorio circostante, anno dopo anno è andata spegnendosi.. Dopo l’abolizione della possibilità di lasciare bagagli in custodia deposito, è sparito lo sportello bancomat, sostituito da un artigianale pezzo di legno a forma quadrata di colore giallo. Non è passato che qualche mese dalla sparizione dello sportello bancomat che è sparita anche l’edicola.
Non è sparito il gabbiotto che la conteneva, con ancora in bella vista, squallidamente vuota e impolverata, la vetrata che conteneva riviste, gadget vari e quotidiani. Residui di calcinacci e di materiale cartaceo popolano la sua pavimentazione, suscitando in chi ci passa vicino ancora di più un senso di degrado e di abbandono. Sono sparite anche le scale mobili, sostituite da un ascensore che funziona solo in determinate fasce orarie.
Sempre non tanto tempo fa, per rendere meno gelate le attese dei viaggiatori o delle persone che erano in fila per acquistare titoli di viaggio o abbonamenti, c’erano, posizionati sulle varie pareti della sala di ingresso, tre o quattro elementi di riscaldamento in ghisa, che avevano il compito di rendere meno freddo e gelato l’ambiente. Spariti anche loro. Nei momenti di attesa, nelle mattinate dei periodi maggiormente freddi dell’anno, conviene aspettare i treni all’esterno della stazione, dove il freddo e senso di gelo si avverte meno che all’interno. Sono restati i binari, quelli si. E sono rimasti in vita un po’ di treni. Sempre in numero più esiguo, sempre maggiormente scomodi da usare e sempre più affollati e lenti nel percorrere le tratte loro assegnate.

Simile alla stazione ferroviaria la sorte della città sulla rupe. Chi si trova a passeggiare nelle ore dei giorni feriali lungo Corso Cavour o nelle sue viuzze laterali, non può non avvertire un assordante senso di silenzio e solitudine . Sempre pochissime le persone in giro, eccezione fatta per le giornate festive o con eventi particolari. Negozi e negozietti semi vuoti. Tantissime le saracinesche abbassate e tantissime le attività commerciali dismesse. Agonia testimoniata anche dagli impietosi i numeri che riguardano la tendenza del numero degli iscritti che frequentano le scuole del territorio orvietano, con un calo annuo di iscrizioni che doppia tranquillamente il calo medio regionale e nazionale. Numeri che mettono a rischio la sopravvivenza nel tempo degli istituti scolastici storici del territorio. Vistoso e preoccupante il calo dell’offerta dei servizi offerti in generale, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo .Sempre più carenti e al ribasso gli investimenti in tutti i settori vitali per la sopravvivenza di una comunità, eccezion fatta per la voce “turismo”.
Ma questa voce, se non accompagnata da sostentamento e investimenti in tutti gli altri settori, non può mettere fine a questa lenta, costante, irreversibile agonia.
Città sulla rupe e stazione ferroviaria che sembrano quasi accomunate in questo loro “morente” destino.




TIC TAC/10: si apre la campagna elettorale piena, piena, piena di…veleni, macho-man e ricerche spasmodiche

Archiviate le feste si torna alla politica parlata, alle discussioni e, a quanto sembra, anche alle liti con tanto di minacce di querela.  Obiettivo, arrivare alle elezioni con pochi danni.

TIC TAC: IL PD ALLA RICERCA DEL CANDIDATO PERDUTO

“Caro candidato ti scrivo così cerco di convincerti un po’…”.  Rimane il dilemma con una novità di questi ultimi giorni.  Il dottore continua nel farsi desiderare nonostante i responsabili del PD abbiamo steso tappeti rossi.  Lo stesso discorso pare che stiano facendo con l’altro candidato possibile, la novità.  Sta crescendo l’ipotesi di una candidatura più “tecnica” di area laico-socialista, già provato in passato dalla politica e dall’amministrazione. 

TIC TAC: A DESTRA PARENTI SERPENTI

Più che Fratelli d’Italia verrebbe da dire Fratellastri d’Italia.  Ormai vivono da separati in casa con tanto di opposizione locale nascente, di destra-destra.  E così anche l’unico partito che era rimasto scevro da liti interne a Orvieto è caduto nella fitta ragnatela.  Prima Forza Italia ai tempi della candidatura Tardani, poi la Lega con i due rimpasti e la mancata sostituzione con altri rappresentanti del partito di Salvini e ora Fratelli d’Italia…Bingo!

TIC TAC: “NON DISTURBARE IL MACCHINISTA”

Se si scrive in maniera critica, se si utilizza la parola “visione”, se si utilizza la parola “declino”, se si scrive “mancano servizi” non sei una persona che ha un’opinione, magari diversa, non sei critico ma un disfattista, nemico da abbattere.  Mala tempora currunt!

TIC TAC: LE BANDECCHIADI CONTINUANO

L’ultima uscita del sindaco di Terni è stata veramente squallida, quella sule donne e gli uomini “normali”.  E’ credibile chi ritiene “normale” un uomo, forse sarebbe meglio scrivere maschio “alfa”, è giusto che guardi il c..o delle donne?  E’ credibile, o meglio è eleggibile?  E a Orvieto chi è pronto a raccogliere l’eredità da “uomo-maschio normale”?




Italia Viva prende le distanze dal dibattito cittadino, “ci sono troppi déjà vu”

Basta parlare di cultura, economia e amministrazione per distinguersi dal solito gioco destra-sinistra, campo largo, ripicche interne, e chi più ne ha e più si allontana dal reale. Dicevamo le note che servono per fare un salto di qualità sono: cultura in quanto  da sempre presente in città ma mai intrecciata con schemi nazionali di riferimento in modo da diventare un bene patrimoniale di tutti. I nostri asset culturali debbono aprirci la strada per una nuova idea di città capace di eventi e fucina di cultura. Presa d’atto della situazione economica dell’area in modo da allargare la ricchezza collettiva e l’offerta, attraverso l’orientamento, la collaborazione con le istituzioni . Aprire altresì una concertazione con gli imprenditori aprendo la funzione pubblica con forme di sostegno e nuove politiche di solidarietà ed economia circolare. Costruzione di sistemi di attenzione a tutti i livelli verso i portatori di interesse economico. Fare una politica in Comune con associazioni, volontariato, giovani semplificando i livelli decisionali. Attivare nuove forme di sviluppo sociale coinvolgendo tutte le generazioni animando l’ascolto, l’impegno sociale, facendo respirare aria nuova a tutta la comunità.

L’ispirazione deve essere il mantra di queste forme di espressione di una comunità come la nostra cosi ricca di storia , di personalità famose, di luoghi eccellenti.La premessa è il cambiamento  attraverso l’ispirazione.Quindi città delle politiche sociali, delle generazioni, della vita alla pari, della salute, verde e pulita, sicura, sostenibile e accessibile, città aperta al mondo. Attenzionare la realtà prendendo le distanze dalla finzione animando una politica comune attraverso un mappa di impegni prioritari con metodo e innovazione.Le note sinora risonanti in città non rappresentano un possibile programma politico e amministrativo, il nostro impegno è di stimolare un progetto collettivo utilizzando parole e azioni che finora sono mancate nella campagna elettorale che appunto ad oggi rivela ancora apatia, disaffezione.

Oltre a fare una prima proposta-valutazione, vogliamo cambiare lessico alla contesa elettorale attraverso questo comunicato ai fini di un rilancio culturale e amministrativo.