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I musei sono viventi e non spazi vecchi, noiosi e polverosi

Orvieto, come quasi tutte le città italiane ed europee, è un museo a cielo aperto. Ma esiste un sistema per meglio valorizzare e promuovere il nostro Patrimonio?
Oltre a educare e a sensibilizzare i cittadini verso la propria identità storica, fondamentale per capire chi siamo e da dove veniamo, è necessario elaborare idee stimolanti in grado di intercettare l’interesse dei visitatori che, anche inconsapevolmente, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo, di forte, di significativo. Questa esigenza deve però fare i conti con il problema dei musei che è quello di tenersi in piedi, soprattutto in un tempo in cui i finanziamenti pubblici stanno diminuendo. Ad essi – che non hanno scopo di lucro e rientrano tra i servizi pubblici essenziali- è chiesto di aumentare la propria capacità di ‘auto-mantenersi’ per garantire il lavoro del personale, la funzionalità delle strutture, la conservazione delle collezioni, l’attività di ricerca.  A incidere negativamente sono poi i cosiddetti ‘luoghi comuni’ molto diffusi tra il grande pubblico. Un museo è molto di più che uno spazio vecchio, immobile, noioso e polveroso, comprensibile solo agli specialisti, piuttosto è un “motore del cammino dell’umanità” verso la “partecipazione alla vita democratica e alla cittadinanza attiva”.

Il museo è un organismo vivente, sempre in trasformazione e, soprattutto, sempre contemporaneo. L’interesse aumenta notevolmente quando il museo riesce a migliorare la qualità della percezione dei visitatori che andrebbero meglio ascoltati per trovare nuovi contenuti e modalità di comunicazione finalizzati a un turismo del senso. Solo allora il turista rimane colpito e ritorna, fino a farsi promotore in casa propria di ciò che ha visto e sperimentato nel suo viaggio.

Da qualche anno si stanno ormai diffondendo nei musei nuove forme di narrazione dove l’esperienza della visita viene arricchita da significati e simboli veicolati da suggestive tecnologie, dove il passato continua a parlare, a emozionare e a suscitare l’immaginazione delle persone.  Qui gli orizzonti dell’innovazione sono apertissimi! Non c’è dubbio che bisogna partire dal linguaggio e dalla comunicazione. Non va dimenticato che un museo è sempre attuale, è un antidoto alla povertà educativa, un luogo di conoscenza e di sviluppo di capacità critiche, un deposito di memoria individuale e collettiva, locale e globale. Un museo non è solo un museo, ma un moderno laboratorio per progettare, per sperimentare nuove forme di fruizione della cultura che non deve più identificarsi con una visione nozionistica e puramente accademica.

Per fare tutto questo è però necessario un impegno corale fra le varie componenti istituzionali e imprenditoriali, una sapiente ed efficace politica di reperimento di risorse umane e finanziare in cui intervengano esperti del settore culturale ed economico.


Museo Claudio Faina

Insomma bisognerebbe avviare un serio lavoro di programmazione e prima ancora d’individuazione strategica degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Dall’irriducibile “staticismo” della cultura, che non riesce a coniugare conservazione e innovazione, si deve passare a modelli di fruizione più partecipativi dove i musei, come i monumenti, acquistino la capacità di comunicare l’attualità che li eleva a ‘beni immateriali’ di grande valore culturale ed etico, come “l’educazione ai diritti umani e alla pace”. Il problema della valorizzazione dei beni culturali appare infatti sempre più attuale perché correlato alla funzione ‘umanizzatrice’ ed educativa dell’arte che -come afferma il Consiglio d’Europa e l’UNESCO- favorisce senza dubbio la crescita e lo sviluppo della personalità e della dimensione sociale per la costruzione della civiltà del futuro.

Ed ecco allora che si fa largo una proposta ‘shock’: unire la forza e la creatività del sistema privato e associativo con il mondo museale, al fine di acquisire quelle conoscenze e quelle esperienze pratiche capaci di orientare le preferenze dei fruitori verso ciò che si ritiene più desiderabile dal punto di vista sociale; in breve riuscire a dare ai visitatori proprio quello che oggi s’aspettano di trovare! Diceva Glenn Gould, pianista e compositore: “Credo che il senso dell’arte sia la combustione interna che essa accende nel cuore degli uomini e non le sue manifestazioni pubbliche superficiali, esteriorizzate. Lo scopo dell’arte non è il rilascio di una momentanea erogazione di adrenalina ma è, piuttosto, la costruzione graduale e permanente di uno stato di meraviglia e serenità”.


Museo archeologico nazionale

Spesso ci si concentra sul marketing turistico quando invece occorre riscoprire e attualizzare continuamente il nostro Patrimonio, sviluppando un modello di turismo culturale che sappia offrire forme di fruizione più adatte al nostro tempo, come la realizzazione di mostre e percorsi espositivi nei diversi luoghi cittadini per dare una visione d’insieme del nostro territorio, così da armonizzare il centro con la periferia. Ma non bisogna illudersi: uno sforzo di questo tipo ha senso soltanto se gli obiettivi dell’offerta sono chiari.

 

 

ENGLISH VERSION

THE MUSEUMS ARE ALIVE AND NOT OLD, BORING AND DUSTY SPACES

Orvieto, like almost all Italian and European cities, is an open-air museum. But is there a system to better enhance and promote our Heritage? In addition to educating and raising awareness among citizens about their historical identity—essential to understanding who we are and where we come from—it is necessary to develop stimulating ideas capable of capturing the interest of visitors who, even unknowingly, are seeking something new, powerful, and meaningful. However, this need must grapple with the museum’s problem of staying afloat, especially in a time when public funding is decreasing. Non-profit museums, which fall under essential public services, are required to increase their ability to ‘self-sustain’ to ensure the work of staff, the functionality of facilities, the preservation of collections, and research activities. Common misconceptions widely spread among the general public also negatively impact museums. A museum is much more than an old, immobile, boring, and dusty space, understandable only to specialists; rather, it is an “engine for humanity’s journey” toward “participation in democratic life and active citizenship.”

The museum is a living organism, always transforming and, above all, contemporary. Interest increases significantly when the museum improves the quality of visitors’ perception, who should be better listened to for finding new content and communication methods aimed at meaningful tourism. Only then does the tourist get impressed and return, becoming an advocate at home for what they have seen and experienced on their journey.

For some years now, new forms of storytelling have been spreading in museums where the visiting experience is enriched with meanings and symbols conveyed by suggestive technologies, allowing the past to continue speaking, captivating, and stimulating people’s imagination. The horizons of innovation are wide open here! There is no doubt that it is necessary to start with language and communication. It should not be forgotten that a museum is always relevant; it is an antidote to educational poverty, a place of knowledge and the development of critical abilities, a repository of individual and collective, local and global memory. A museum is not just a museum, but a modern laboratory to design and experiment with new forms of cultural fruition that should no longer be identified with a purely academic and informational view.

Museo Claudio Faina

To achieve all this, a collective commitment is required from various institutional and business components, a wise and effective policy for obtaining human and financial resources, involving experts from the cultural and economic sectors. In short, a serious planning effort is needed, and, even before that, a strategic identification of the objectives to be achieved. From the irreducible “staticism” of culture, which fails to combine conservation and innovation, it is necessary to move on to more participatory models of fruition where museums, like monuments, acquire the ability to communicate their relevance, elevating them to ‘intangible assets’ of great cultural and ethical value, such as “education for human rights and peace.” The issue of enhancing cultural heritage appears increasingly relevant because it is related to the ‘humanizing’ and educational function of art, which— as stated by the Council of Europe and UNESCO—undoubtedly fosters the growth and development of personality and the social dimension for building the civilization of the future.

Then comes a ‘shocking’ proposal: to unite the strength and creativity of the private and associative system with the museum world, to acquire the knowledge and practical experiences capable of guiding users’ preferences toward what is deemed more socially desirable; in short, to give visitors exactly what they expect to find today! As Glenn Gould, pianist and composer, said: “I believe that the sense of art is the internal combustion that it ignites in the hearts of men, not its superficial, externalized public manifestations. The purpose of art is not the release of a momentary adrenaline rush but, rather, the gradual and permanent construction of a state of wonder and serenity.”

Museo archeologico nazionale

Often, attention is focused on tourist marketing when instead we need to continually rediscover and update our Heritage, developing a cultural tourism model that can offer more suitable forms of fruition for our time. This includes creating exhibitions and exhibition paths in different city locations to provide an overview of our territory, harmonizing the center with the periphery. But there is no room for illusion: such an effort makes sense only if the goals of the offer are clear.

 




Le iniziative in programma ad Orvieto per la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo

Domenica 8 ottobre è la Giornata nazionale delle Famiglie al Museo. Anche quest’anno la città di Orvieto aderisce all’evento culturale dedicato ai bambini più importante in Italia, giunto alla nona edizione, organizzato dall’Associazione Famiglie al Museo con il patrocinio del Ministero della Cultura.  Circa 700 i luoghi della cultura che hanno già aderito in tutta la Penisola, a Orvieto sono sei i musei e i siti di interesse che per la giornata hanno previsto iniziative dedicate e sconti sul biglietto di ingresso per le famiglie.

Il programma coordinato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Orvieto, in collaborazione con Carta Unica, prevede ingresso ridotto per le famiglie a 3,50 euro (gratis fino a 6 anni) al Pozzo di San Patrizio da dove, alle 10, partirà la visita guidata “Orvieto sotto sopra. Storie e leggende nascoste nei monumenti della città” a cura di Sistema Museo. Una passeggiata che avrà una guida d’eccezione, Anna, la mascotte in realtà aumentata della città presente su tutta la segnaletica turistica pedonale e che inquadrata con lo smartphone si anima per raccontare ai più piccoli le storie e aneddoti sui luoghi più belli e importanti di Orvieto. Al Pozzo della Cava ingresso con biglietto ridotto per le famiglie (2,50 euro) che troveranno mini-guide cartacee al pozzo e ai sotterranei in italiano e inglese con i sette personaggi della Cava, al Museo Archeologico Nazionale ingresso gratuito fino a 18 anni e dalle 15 alle 18 il laboratorio di modellazione della creta A tutta Argilla, al Museo etrusco “Claudio Faina” ingresso con biglietto ridotto per le famiglie (4 euro, gratis fino a 6 anni) e un percorso gioco “Alla ricerca di animali, creature fantastiche e mostruose”. Infine ingresso con biglietto ridotto per le famiglie anche ai sotterranei di Orvieto Underground (6 euro, gratuito fino a 10 anni), e alla Torre del Moro (3 euro, gratis fino a 10 anni).

Il tema di F@Mu di quest’anno è “Apriti museo” che continua l’obiettivo del tema dell’edizione del 2022 “Diversi ma uguali” ovvero trasmettere i valori dell’accoglienza a tutti i bambini che parteciperanno alla Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo 2023. Mentre lo scorso anno ci si era soffermati sui valori dell’unicità e diversità, l’edizione 2023 vuole porre l’attenzione su un argomento di cui si sta parlando molto in questi anni, l’accessibilità museale. La Giornata nazionale delle Famiglie al Museo vuole essere un’ulteriore occasione di riflessione sull’argomento, aggiungendosi ai progetti che in questi anni si stanno attuando a livello pubblico e privato per rendere il museo più accessibile. “Il tema Apriti museo – spiega gli organizzatori – vuole raccontare una storia bellissima ai bambini, la storia di un museo aperto a tutti, non solo ai bambini, ma pure alle persone straniere, agli anziani  e alle persone (adulti, ragazzi o bambini) con disabilità”.

In questo senso a Orvieto le informazioni su tutti i principali monumenti e musei della città sono disponibili nella Lingua dei segni. Inquadrando con lo smartphone il qrcode presente sulla segnaletica turistica pedonale si accede infatti alla web app dove si trovano, oltre alle audioguide, anche videoguide Lis (disponibili anche su You Tube) su Pozzo di San Patrizio, Torre del Moro, Palazzo dei Sette, il Duomo e la Cappella di San Brizio, il Museo dell’Opera del Duomo, il Museo archeologico nazionale, il Museo etrusco “Claudio Faina”, il Pozzo della Cava, Orvieto Underground, la Necropoli del Crocefisso del Tufo, il Teatro Mancinelli e l’Anello della Rupe.

Domenica 8 ottobre, ai bambini che visiteranno i luoghi che aderiscono alla Giornata nazionale delle Famiglie al Museo, sarà inoltre regalato il taccuino F@Mu: 20 pagine di giochi e attività insieme al testimonial di F@Mu 2023 Diario di una Schiappa per trasmettere ai bambini i valori di questa edizione: tolleranza, accoglienza, unicità.

Sarà un’occasione per avvicinare i più piccoli ai tesori della città in maniera divertente e con linguaggi a loro familiari – afferma il sindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, Roberta Tardani – ma anche l’opportunità per un’importante riflessione sull’accessibilità museale che non riguarda solo l’eliminazione delle barriere fisiche, ma anche la creazione di un ambiente accogliente, informativo e coinvolgente per tutti. La cultura e l’arte sono un patrimonio comune che arricchisce la vita di ciascuno noi e dobbiamo impegnarci a rimuovere qualsiasi barriera che possa impedire a qualcuno di accedere a questa ricchezza anche sfruttando le nuove tecnologie come stiamo facendo con i progetti realizzati e quelli che abbiamo in cantiere”.  




Mai così isolati e inascoltati, soprattutto per colpa nostra. È ora di reagire

La storia dell’emarginazione di Orvieto, che in realtà per molti versi è autoemarginazione, è lunga. Qualche decennio fa il centralismo amministrativo e politico della regione faceva tutt’uno con il centralismo politico del PCI, con connivenza di alleati e oppositori. I rappresentanti da eleggere al Parlamento o al Consiglio regionale venivano decisi a Roma o a Perugia, al massimo con qualche spazio per Terni, e Orvieto semplicemente accettava ed eseguiva. Chi tentava di opporsi veniva emarginato e tollerato o espulso. Risultato di questa miope e violenta logica centralistica l’impoverimento della classe dirigente locale e alla fine la rinuncia ad avere rappresentanti in Parlamento e in Regione. Brutta e deprimente tradizione di marginalità, che nei decenni più recenti si è trasformata in prassi trasversale passivamente praticata e accettata come se fosse normale. Oggi siamo al punto che nemmeno ce ne preoccupiamo. Mai così rinunciatari, mai così isolati e inascoltati. Se ne è avuta ancora una volta netta percezione nel Consiglio comunale di martedì scorso nello spazio riservato alle questioni a risposta immediata.

Il collega Giovannini ha chiesto se l’Amministrazione fosse al corrente del parere positivo dato dalla Regione al progetto di parco eolico “Phobos” tra Orvieto e Castelgiorgio e perché non sono state presentate osservazioni nel periodo della riapertura dei termini. Il vicesindaco Mazzi si è detto all’oscuro di questa decisione della Regione ed ha promesso di interessarsi insieme agli amministratori di Castelgiorgio. Beh, francamente, non avere informazioni su questioni di impatto territoriale come questa del progetto Phobos, immagino senza volontà del vicesindaco, rende tristemente plastica l’estraneità di Orvieto e del territorio orvietano dal potere reale.

Per parte mia ho fatto osservare per l’ennesima volta alla sindaca che continuano i disservizi del sistema sanitario dell’Umbria che coinvolgono pesantemente anche il nostro territorio: oltre alle liste di attesa, mancanza quando di personale quando di strumentazione adeguata, personale che deve venire ad Orvieto e non viene, spostamento conseguente dei cittadini anche per operazioni normalissime e banali da Orvieto ad Amelia, a Terni, a Foligno, e per evitarlo i cittadini costretti a rivolgersi ai privati. La sindaca ovviamente si è detta informata e, oltre ad esprimere una larvata accusa di inadempienza all’assessore Coletto, se l’è presa soprattutto con il funzionamento del CUP muovendo anche accuse al personale di non fornire informazioni corrette agli utenti.

Evidentemente lontani i tempi in cui tutto andava bene e le minoranze venivano bacchettate ogni volta che sollevavano un problema reale evidente a tutti. Anche in questo caso è emersa con plastica evidenza la marginalità del potere locale rispetto a quello regionale, l’errore di aver accettato passivamente per lungo tempo le logiche centralistiche con rinuncia non solo a progettare autonomamente lo sviluppo e ad inserirsi con il coraggio della sfida nei sistemi decisionali generali, ma anche a dare battaglia perché fossero garantiti almeno i servizi essenziali. Si sono perse occasioni e possibilità importanti per accontentarsi di qualche piccola concessione e qualche finanziamento qua e là, peraltro per più di un aspetto senza nessuna garanzia di realizzabilità.

Ci sono già troppe occasioni perse. Se ne aggiungerà presto un’altra se non si sposerà decisamente un’idea progettuale capace di determinare una svolta nelle prospettive di sviluppo di questa parte dell’Umbria. L’idea progettuale c’è, è il MOST, il Museo dei Tesori Nascosti, il Museo dei Musei. La proposta è stata approvata all’unanimità sia dal Consiglio comunale che dal Consiglio regionale. Però si ha l’impressione che non sia stata presa sul serio. C’è aria di scetticismo e di rinuncia. Non va bene. Sarebbe un vero peccato, imperdonabile, se anche in questo caso si andasse avanti alla stracca, senza crederci e facendo percepire agli interlocutori che in realtà non ci si crede. Troppe volte i primi distruttori delle nostre speranze siamo stati noi stessi.




Il Museo Civico Diocesano di Acquapendente nella nuova guida “Tuscia, regno dell’archeologia” edita da La Repubblica

Il direttore del Museo Civico Diocesano di Acquapendente, Andrea Alessi ha annunciato che “anche il Nostro Museo è stato inserito nella nuova guida di la Repubblica dedicata all’Archeologia.  Dopo I cammini della Tuscia, uscito nel 2021”, sottolinea,  “questa è la volta di “Tuscia, regno dell’archeologia”, utile guida alla scoperta di un territorio millenario, ricco di cultura, reperti e musei, tra cui si annovera ancora una volta il museo della città di Acquapendente. Tra i tanti approfondimenti dedicati in oltre 260 pagine, tra cui si segnala la lunga intervista a Nicola Piovani, che svela il suo rapporto con la storia della Tuscia, mentre il racconto inedito della scrittrice Laura Pugno evoca luoghi carichi di fascino come la necropoli della Banditaccia di Cerveteri. “Volti e Storie” è poi la sezione che raccoglie le interviste a 24 protagonisti a vario titolo dell’archeologia del Viterbese.

La Guida poi conduce i lettori per mano in ognuno dei siti archeologici della Tuscia attraverso un totale di 26 articoli. In primis le ‘Passeggiate a Viterbo’, che svelano i siti d’interesse che ricadono nel territorio del capoluogo, da Castel d’Asso a Norchia, da Ferento ad Acquarossa, da Bagnaccio a Musarna. A seguire, le bellezze del resto della provincia, racchiuse nelle ‘Passeggiate nelle Storia’, che spaziano da Tarquinia a Tuscania, da Bolsena a Sutri, da Vulci a Nepi, passando per l’Antica Castro, Bomarzo e Falerii Veteres e Novi, fino a Fescennium, Pianezze, San Giovenale e San Giuliano, oltre alla Selva del Lamone, a Soriano nel Cimino, a Valentano e a Vetralla. Un intero capitolo è inoltre dedicato alle decine di musei archeologici di Viterbo e provincia. Completano il volume i consigli enogastronomici, con 112 ristoranti e pizzerie; 91 luoghi del gusto; 120 dimore di charme, hotel e bed&breakfast; oltre alla sezione che passa in rassegna i migliori produttori di vino e di olio. Infine, il capitolo degli itinerari del gusto svela i segreti di 16 eccellenze alimentari del territorio.

Il volume, uscito il 30 gennaio, è in vendita a 12 euro.




Accordo tra Pozzo di San Patrizio, Narni Sotterranea e Cisterne di Amelia per promuovere l’Umbria dal profondo

Dall’epoca romana al Medioevo fino al Rinascimento, un percorso fra i sotterranei di tre città per scoprire la storia dell’Umbria nel profondo. Presentato nella Sala consiliare del Comune di Orvieto, il progetto di promozione e valorizzazione reciproca del Pozzo di San Patrizio di Orvieto, Narni Sotterranea e delle Cisterne romane di Amelia.
Presenti il sindaco di Orvieto e assessore al Turismo, Roberta Tardani, l’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Amelia, Elide Rossi, l’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Narni, Giovanni RubiniRoberto Nini e Annamaria Loretani di Narni Sotterranea, Stefano Grilli ed Elena Trippini di Sistema Museo, la società cooperativa che gestisce i servizi del Pozzo di San Patrizio di Orvieto e le Cisterne di Amelia. I tre siti sono tra i principali luoghi d’interesse turistico underground della provincia di Terni e registrano ogni anno un elevato numero di visitatori provenienti da ogni parte del Mondo per l’indiscusso interesse storico, artistico e culturale che esprimono. L’accordo intende quindi avviare un percorso di collaborazione che possa accrescerne la visibilità e mettere in rete il sistema di relazioni che ciascuno dei tre attrattori turistico-culturali ha con altre realtà del territorio umbro e non solo.

La convenzione triennale alla base dell’accordo – sottoscritta questa mattina da Comune di Orvieto, Associazione culturale Subterranea e Sistema Museo – si pone come obiettivo la promozione integrata e reciproca dell’offerta turistica e culturale ma soprattutto di creare percorsi turistici tematici e integrati e di favorire la permanenza dei turisti interessati a visitare città d’arte e piccoli borghi della zona sud occidentale dell’Umbria. Nel concreto, oltre alla presenza nei tre siti del materiale informativo e alla promozione condivisa sui canali web e social di iniziative ed eventi, si partirà da subito con una reciproca scontistica sui biglietti di ingresso. Con il ticket del Pozzo di San Patrizio si potrà dunque accedere a prezzo ridotto a Narni Sotterranea e alle Cisterne di Amelia e viceversa.
“Un accordo – ha affermato il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani – che va nella direzione indicata dall’assessorato regionale al Turismo di una promozione sempre più coordinata e congiunta dei territori dell’Umbria e che si inserisce nel processo di valorizzazione del Pozzo di San Patrizio e dei sotterranei di Orvieto che abbiamo portato avanti in questi ultimi tre anni. Con quasi 250mila visitatori raggiunti nel 2022, record di sempre – ha proseguito – il Pozzo di San Patrizio è uno dei siti storici e turistici più importanti dell’Umbria e d’Italia grazie a un importante lavoro che lo ha messo al centro di efficaci campagne di comunicazione ma anche di iniziative ed eventi che ne hanno rinnovato l’esperienza di visita. Quello che ora stiamo facendo anche con la Città nascosta (Orvieto Underground, Pozzo della Cava, Labirinto di Adriano, Sotterranei di Sant’Andrea e del Duomo) che oggi viene promossa congiuntamente e sarà protagonista a febbraio dell’iniziativa di San Valentino Innamorati di Orvieto. Allargando l’orizzonte ai sotterranei delle città di Narni e Amelia non solo vogliamo amplificare la promozione ma proporre Orvieto come destinazione turistica e hub da cui partire per andare alla scoperta dell’Umbria. In questo momento poi – ha concluso – abbiamo l’ambizione di diventare Capitale italiana della Cultura 2025 in un momento veramente importante e fertile per l’Umbria. Accordi come questo possono essere anche da esempio per la Regione sul fronte dell’integrazione e della valorizzazione delle bellezze dei nostri territori”.
“Questo accordo è espressione della capacità dei Comuni  e delle associazioni promotrici – ha detto l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Amelia, Elide Rossi – di fare rete per  far conoscere al meglio e in una prospettiva più ampia, i territori di questa parte dell’Umbria che da Orvieto raggiungono Narni attraversando il distretto dell’amerino e quindi la città di Amelia. Il Comune di Amelia – prosegue – nella piena consapevolezza dell’importanza di fare rete, come sostenuto dall’assessorato regionale alla Cultura e al Turismo, non può che esprimere profonda soddisfazione per la neo nata collaborazione di offerta turistica e culturale, che prevede oltre ad una promozione integrata, una reciproca scontistica sui biglietti. Amelia prevede un biglietto unico del circuito museale, che permette la visita tematica a Palazzo Petrignani, al Museo Archeologico e alla Cisterna romana. Siamo sicuri che questo sia un ulteriore passo verso una visione multicentrica, ampia e condivisa della politica turistico culturale, in grado di sviluppare una crescita virtuosa e coinvolgente dei nostri territori e quindi della Regione Umbria”.
“La contaminazione tra varie realtà diverse ma che hanno delle similitudini – ha spiegato l’assessore alla Cultura e al Turismo di Narni, Giovanni Rubini – è importante per far conoscere l’Umbria del Sud in questo percorso che abbiamo iniziato, anche in collaborazione con il Comune di Amelia, con il progetto della Terra dei Borghi Verdi. Un’iniziativa che nasce dalle associazioni che si prendono cura delle nostre bellezze e che punta ad aumentare nel tempo l’esperienza in questi territori ammirandone le bellezze culturali e assaporando le eccellenze enogastronomiche. Un primo tassello che è stato messo e che sarà utile per metterne degli altri”.
“Narni sotterranea – ha detto Roberto Nini di Narni Sotterranea –  è fondatrice dell’Associazione Italia Sotterranea che comprende i principali ipogei nazionali, ed ha voluto che questo legame si creasse anche a livello locale con Amelia e Orvieto in particolare, dove ha già una proficua collaborazione con Orvieto Underground e il Pozzo della Cava. Da sempre abbiamo creduto nella collaborazione con altre realtà, regionali prima e nazionali poi, in modo da realizzare una rete che consentisse al turista di conoscere in tempo reale mete vicine, facilmente raggiungibili, capaci di farlo sostare più giorni, per fargli scoprire anche le altre bellezze umbre e nel contempo incrementare l’economia che gravita intorno a questo settore”.
“Aver contribuito a creare un sistema di promozione reciproca fra questi tre sotterranei dell’Umbria – hanno spiegato Stefano Grilli ed Elena Trippini di Sistema Museo – è stato per noi un importante traguardo, perché crediamo che sarà la novità della prossima stagione turistica. Un modo insolito per i visitatori di conoscere la storia del nostro territorio, non con gli occhi rivolti verso il cielo, come siamo abituati, ma con lo sguardo attento verso il basso. Percorrendo le strade panoramiche di questa parte dell’Umbria, in un raggio di circa 50 chilometri di distanza, si incontrano le tre città, tutte facilmente raggiungibili per chi si sposta da Orvieto verso la Valnerina e viceversa. Sono tre tappe che faranno conoscere dal profondo la storia che va dal periodo Romano delle Cisterne di Amelia, all’età Medievale di Narni Sotterranea, fino al Rinascimento con il Pozzo di San Patrizio di Orvieto. Tre epoche storiche che emergono per i loro sorprendenti esempi di ingegneria e di strutture ipogee, caratteristiche uniche del periodo che rappresentano”.




Il museo Claudio Faina ottiene il riconoscimento “Umbria Culture for Family”

Un riconoscimento importante è stato ottenuto dalla Fondazione per il Museo “Claudio Faina”: il museo ha conseguito infatti il marchio “Umbria Culture for Family” dalla Regione Umbria nell’ambito di un progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia.  Tra le molte realtà (musei, biblioteche, parchi, fondazioni e associazioni) che avevano fatto domanda, solo sedici sono state quelle che hanno ottenuto l’accreditamento in considerazione dei servizi già messi a disposizione alle famiglie.

Il museo orvietano ha ottenuto il riconoscimento dato che offre numerosi servizi che lo rendono family friendly: dai progetti per la sensibilizzazione delle famiglie, al rispetto del valore e del ruolo della cultura e del patrimonio culturale e ambientale; dall’organizzazione d’iniziative specifiche, alla collaborazione con gli Istituti scolastici; dalle tariffe scontate, alla possibilità di reingresso nell’arco di trenta giorni se la famiglia ha dovuto interrompere la visita; dai supporti alla fruizione e all’orientamento, all’indicazione sulle modalità della raccolta differenziata.  Un traguardo significativo e raggiunto nel quadro di un museo sempre più aperto verso la comunità locale e attento al turismo di qualità e alle sue esigenze.




Il Pozzo di San Patrizio entra nella rete mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco

Il Pozzo di San Patrizio di Orvieto entra nella Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco. Il capolavoro di ingegneria realizzato da Antonio Da Sangallo il Giovane è stato inserito nel Global Network of Water Museums (WAMU-NET) che attualmente comprende oltre 70 musei e istituzioni di 30 diversi paesi: dall’Italia all’Olanda, passando per Spagna, Francia, Regno Unito, Germania, Croazia, Romania, Cina, Corea del Sud, India, Turchia, Marocco, Burkina Faso, Uruguay, Messico, Stati Uniti e altri ancora. La Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua ha sede a Venezia ed è una delle 18 “iniziative faro” del Programma Idrologico Intergovernativo (IHP) dell’Unesco al Mondo, nonché l’unica a essere gestita dall’Italia. La missione, nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda 2030, è promuovere il valore dei patrimoni acquatici ereditati, sia culturali che naturali. Musei e monumenti che aderiscono sono quindi impegnati, a vario titolo, nella realizzazione di progetti educativi sul valore dell’acqua e dello sviluppo sostenibile. 

“E’ un onore per noi – spiega il direttore esecutivo della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua, Eriberto Eulisse – poter accogliere un capolavoro come il Pozzo di San Patrizio di Orvieto all’interno della Rete che punta a promuovere un uso più consapevole dell’acqua e affermare un nuovo paradigma di sviluppo che abbia a cuore l’attenzione e il rispetto verso la natura. Riqualificare, tutelare e promuovere i patrimoni dell’acqua sia naturali che culturali su scala globale è lo stimolo per riportare l’attenzione verso quei capitali di conoscenza che nei secoli hanno generato modelli lungimiranti di gestione accorta dell’acqua. Per questo nella Rete WAMU-NET giocano un ruolo di primo piano non solo i musei in senso stretto ma anche gli eco-musei e i diversi patrimoni di civiltà delle acque, in quanto naturali prolungamenti di attività espositive e didattiche che coinvolgono tutto un territorio. Prosecuzioni che includono sia parchi e riserve naturalistiche che architetture e opere monumentali costruite per la loro speciale relazione con l’acqua, come appunto il Pozzo di San Patrizio.  Tutti questi patrimoni – aggiunge – costituiscono le preziose testimonianze di come attraverso i secoli e tramite un uso accorto e lungimirante dell’elemento liquido siano stati modellati veri e propri ‘paesaggi dell’acqua’ sia in ambito urbano che rurale. Valorizzando questi patrimoni di civiltà, arte e cultura, oggi si possono affermare anche nuove visioni e nuove politiche di sviluppo, volte a stimolare attività all’aria aperta e pratiche salutari di ecoturismo centrate sulla mobilità sostenibile”. 

“L’inserimento del Pozzo di San Patrizio di Orvieto all’interno della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco – commenta il sindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, Roberta Tardani – oltre al prestigio di far parte di un importante circuito internazionale delle Nazioni Unite, ha una doppia valenza. Innanzitutto riporta l’incredibile opera di Sangallo, visitata ogni anno da 200mila persone, alla sua dimensione storica originale e alle funzioni per le quali venne commissionato e realizzato da Papa Clemente VII. Il messaggio che è impresso sulle mura del pozzo – quello che non aveva dato la natura lo procurò l’ingegno – dopo 500 anni oggi torna più che mai attuale e non potrà che essere amplificato dalle iniziative e dalle attività della Rete Unesco dei musei dell’acqua. Dal punto di vista della promozione, inoltre, l’adesione a WAMU-NET, la partecipazione agli eventi e alle campagne di comunicazione rappresenta un altro importante tassello di valorizzazione turistica del Pozzo di San Patrizio potendo entrare in un sistema di musei e monumenti dell’acqua su scala globale che raggiungono complessivamente un bacino di oltre 30 milioni visitatori all’anno. Entrambi gli aspetti trovano concretezza nel progetto che abbiamo recentemente presentato al Ministero della Cultura che punta da una parte ad accrescere la fruibilità del Pozzo di San Patrizio attraverso la realtà virtuale e la realtà aumentata e dall’altra, in linea con gli obiettivi del Programma Idrologico Intergovernativo dell’Unesco, a promuovere il turismo sostenibile creando percorsi esperienziali a piedi e in bici alla riscoperta delle principali ma meno conosciute testimonianze del patrimonio artistico di Orvieto collegate all’acqua e al sistema di approvvigionamento idrico della città”. 




“Associazione Famiglie al Museo” tra i soci anche il Museo Claudio Faina di Orvieto

Da alcuni giorni la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” di Orvieto è tra i soci dell’Associazione Famiglie al Museo che opera affinché la cultura sia alla portata di tutti e, in special modo dei bambini e dei ragazzi ed organizza, tra l’altro, la Giornata Nazionale delle Famiglie al museo, divenuta negli anni la manifestazione culturale dedicata alle famiglie con bambini più importante d’Italia. A comunicarlo è la stessa Fondazione Faina che ricorda come l’essere soci di Famiglie al museo offre numerose altre opportunità per segnalare l’attenzione verso il mondo giovanile dei singoli musei, come ad esempio, la presenza su un sito Internet dedicato.

La Fondazione sottolinea infine che l’attenzione di questa istituzione culturale orvietana per tali tematiche non si limita a questo, poiché sta realizzando negli spazi museali una serie d’interventi per ottenere l’assegnazione del marchio “Umbria Culture for Family” promosso dalla Regione Umbria. Impegno che contraddistingue l’attività del museo sin dalla sua riapertura al pubblico nel 1996.




Il MODO sempre più interattivo, protagoniste App e realtà aumentata

Al MODO, il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, accanto a due importanti opere del percorso museale, sono state posizionate le plance interattive che dalla fotocamera del cellulare permettono di far “vivere” un narratore d’eccezione: Luca Signorelli. 

Si tratta di una nuova esperienza multimediale che sta affascinando i visitatori soprattutto i più giovani, che possono così sperimentare il nuovo percorso interattivo dedicato alle opere di Signorelli: il doppio ritratto dipinto su una tegola romana in laterizio, che raffigura l’artista insieme al camerlengo Niccolò d’Agnolo Franchi, e la grande tavola della bellissima Santa Maria Maddalena. Vicino alle due opere sono state collocate delle speciali plance interattive contenenti dei QRCode che, inquadrati con la fotocamera del cellulare, permettono di scaricare Linkar, l’app per la realtà aumentata sviluppata da Skylab Studios. bL’applicazione riconosce l’opera che si sta inquadrando con lo smartphone e fa apparire dei pulsanti cliccabili che aprono inediti approfondimenti, nel caso della Maddalena, mentre da vita ai personaggi del quadro stesso, come nel caso di Luca Signorelli nel suo autoritratto.

Lo rende noto l’Opera del Duomo di Orvieto evidenziando che in questa lunga e imprevedibile fase di difficoltà per i luoghi della cultura, l’innovazione ha permesso di riscoprire musei e patrimonio artistico e di avvicinare a una fruizione coinvolgente gli amanti dell’arte e le nuove generazioni. Come dimostra il gradimento espresso dai visitatori del Museo MODO sin da quando le plance sono state installate, riscuotendo curiosità e interesse in special modo dal pubblico giovane e dalle famiglie. Il progetto “IncontrArti oltre l’immagine” – così si chiama la nuova realizzazione – è coordinato dall’associazione dei Musei Ecclesiastici Umbri (MEU) e finanziato dalla Regione Umbria. Intanto si stanno approntando altri strumenti multimediali che presto potranno rinnovare la didattica del Museo e del Duomo di Orvieto.