A Palazzo Coelli fino al 5 ottobre in mostra le opere di Rupert Kreuzer e Markus Lehrmann

L’associazione TerraMedia APS, in collaborazione con l’associazione Casa Fornovecchino degli artisti Thomas Lange e Mutsuo Hirano, presenta la doppia mostra di Rupert Kreuzer e Markus Lehrmann, a cura di Davide Sarchioni, ospitata dal 02 settembre al 05 ottobre 2022 nelle sale espositive di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. L’inaugurazione è fissata il giorno venerdì 2 settembre alle ore 11.30 con una presentazione del curatore e alla presenza degli artisti. Rupert Kreuzer (Grossarl, 1971), noto a tutti come Astei, è uno scultore austriaco la cui ricerca si radica nella tradizione culturale alpina, attingendo all’antica ed eccelsa scultura lignea gardenese, ma con tratti personali accentuatamente contemporanei e un linguaggio forte e viscerale. Markus Lehrmann (Braunschweig, 1969) è un architetto urbanista tedesco, attualmente Direttore Generale della Camera degli Architetti della Renania Settentrionale-Westfalia e della Fondazione dell’Ordine degli Architetti Tedeschi a Düsseldorf. Parallelamente si dedica alla pittura e alla fotografia da cui emerge l’interesse ad indagare indistintamente il paesaggio, l’architettura e la figura umana, filtrati dalle personali esperienze di viaggio e di vita.

Kreuzer e Lehrmann frequentano da diverso tempo i corsi d’arte estivi dell’Accademia di Bad Reichenhall (Germania), tenuti dagli artisti Thomas Lange e Mutsuo Hirano presso Casa Fornovecchino ubicata nella campagna umbro-laziale. Questo ha consentito loro non solo la reciproca conoscenza, ma anche la possibilità di esplorare il territorio orvietano con le sue bellezze storico-artistiche. Nonostante la diversità dei mezzi espressivi e dei rispettivi background di appartenenza, Rupert e Lehrmann hanno scelto di presentare a Orvieto gli esiti recenti della propria ricerca cimentandosi in questa doppia mostra personale concepita come confronto tra le proprie opere che sembrano accogliere anche le influenze e le atmosfere dei paesaggi del territorio, trovando un interessante e inaspettato dialogo sia con l’arte etrusca sia con gli affreschi di Signorelli nel Duomo di Orvieto. I lavori di entrambi si pongono così anche come testimonianza del rispettivo, personale incontro con l’Italia e con la città di Orvieto.

La mostra propone un’ampia selezione di opere disposte in senso contiguo nelle quattro sale al piano terra di Palazzo Coelli, alternativamente dedicate a Kreuzer e a Lehrmann seguendo un unico itinerario visivo che genera un incalzante momento dialettico tra due differenti personalità. Kreuzer presenta numerose sculture di diverse dimensioni e materiali: teste e torsi di spiriti, demoni o creature semiumane che sono caratterizzati da una forte espressività, Realizzate in legno pieno scolpito a mano con abilissima maestria e talvolta in fusione di bronzo, queste opere sono state concepite a partire dalla rielaborazione della tradizionale maschera di Krampus (rappresentazione mitologica-folkloristica di un demone tipica delle zone alpine di area tedesca derivata dalla cultura pagana e cristiana) e simboleggiano tuttavia la forza della natura, l’ebbrezza dionisiaca, l’amore, la vitalità. Ad esse sono accostati alcuni dipinti e una selezione di piccole sculture in bronzo e legno prese in prestito dal suo giovane figlio Rupert Elias Kreuzer (1997) che, seguendo un approccio più audace, rappresentano senzatetto, bambini o giovani soli.

Nei dipinti di Lehrmann, tratti da diverse serie, è centrale la capacità di creare associazioni visive e di pensiero in maniera dinamica ed esplorativa, tra dettagli architettonici, forme naturali, umane e geometriche, colori e contesti differenti come il cinema, il paesaggio e la città, quale espressione di un ampio bagaglio di esperienze personali che vengono rielaborate in un tutto indistinto, ma cangiante e articolato, e riemergono nella pittura come un flusso continuo e mai casuale, in grado di cogliere la realtà in ogni sua sfumatura. Ad essi fanno da controcanto gli scatti fotografici realizzati in differenti aree e paesi del mondo disposti a dittico per creare associazioni inedite, echi e rimandi tra dettagli e visioni più ampie, tra ambienti, persone e momenti di vita quotidiana, in cui l’ordinario diventa sorprendente. La sperimentazione visiva di Lehrmann può essere definita come un ponte tra arte, architettura e urbanistica.

Durante i giorni di apertura della mostra, sarà possibile effettuare su richiesta visite guidate e consultare i cataloghi di recente pubblicazione di Kreuzer e Lehermann che contengono gli apparati fotografici con le opere in mostra e diversi testi critici.




Al Museo Claudio Faina dal 9 luglio l’arte contemporanea legata agli etruschi di Luigi Marinella

“L’arte degli Etruschi riesce a parlare ancora agli artisti – sostiene Daniele Di Loreto, presidente della Fondazione Faina – e per questo il Museo “Claudio Faina” accoglie un incontro tra un artista contemporaneo e un passato solo all’apparenza lontano”. Sabato 9 luglio alle 11 sarà inaugurata la mostra di Luigi Marinella “Quarta dimensione. L’azione creatrice del tempo“.  Il pittore, che ha trascorso la sua adolescenza ad Orvieto, ha guardato indietro nel tempo, verso gli “Etruschi di Orvieto” – che dialogavano con gli Etruschi di altre città-stato, col mondo greco e magnogreco – e si è soffermato su diverse opere conservate proprio presso il Museo Faina: la “Venere” di Cannicella, il cippo a testa di guerriero proveniente dalla necropoli di Crocifisso del Tufo, la statua in terracotta da uno dei frontoni del tempio di Belvedere, il Gorgoneoin dalla stessa area sacra, canopi, vasi figurati di produzione attica ed etrusca, buccheri.

Alcuni dei quadri esposti e realizzati meno di recente dialogano invece con soggetti e temi mitologici diversi. C’è, comunque, un filo conduttore suggestivo lungo il percorso espositivo: è la “capacità creativa del tempo”, come l’ha definita il pittore con sensibilità e acume.

Luigi Marinella è nato a Napoli nel 1955. All’età di nove anni, la madre gli regalò un cavalletto e una scatola di colori ad olio e dipingendo trascorse le estati ad Orvieto. Diplomato al Liceo Scientifico e laureatosi poi in economia e commercio, dopo aver lavorato in diverse città italiane, è andato a vivere e ad insegnare a Venezia, città nella quale risiede. Non dimenticando però la passione giovanile, gli etruschi e la Città di Orvieto, ma cercando di “tracciare una linea al giorno”. Ha al suo attivo diverse mostre in Italia e all’estero (Milano, Bologna, Venezia, Friburgo, Los Angeles, Berlino).




Alla Sala Expo dal 20 al 26 giugno Thomas Lange e Mutsuo Hirano con la mostra “la zattera della medusa”

Dal 20 al 26 giugno presso la Sala Expo del Palazzo del Popolo – orario di apertura 16 / 20 – si terrà la mostra di Thomas Lange e Mutsuo Hirano dal titolo “LA ZATTERA DELLA MEDUSA”.

La mostra, patrocinata dal Comune di Orvieto, sarà preceduta domenica 19 giugno alle ore 17 da un vernissage.  Dopo il saluto istituzionale e l’introduzione a cura del presidente del consiglio comunale, Umberto Garbini, seguirà Inno alla Gioia con le voci di Alessandro Picciolini e Thomas Lange, musica di Gabriele Tardiolo e Roberto Forlini.

Il famoso dipinto di Théodore Géricault è l’ispirazione della mostra La Zattera della Medusa“Il tema del naufragio – spiegano gli autori – può essere visto come un tema generale dell’umanità e quindi come un’indicazione della situazione attuale. L’esposizione di dipinti si presenta come scenografia teatrale del ‘disordine’ simulando la situazione del naufragio come simbolo dei problemi umani. Eppure la poeticizzazione del Disaster attraverso l’arte è segno di speranza”.

Nato a Berlino nel 1957, l’artista Thomas Lange focalizza la sua attenzione sulla tematica del tempo, sul confronto con il passato e sulla destinazione ultima dell’uomo. Alla fine degli anni ‘80 la sua prima opera entra a far parte della Collezione Würth, una delle più importanti collezioni private tedesche.

Mutsuo Hirano nasce nel 1952 a Hyogo (Giappone). Nel 1974 si laurea in Arte alla Tenri Daigaku University e l’anno successivo si trasferisce in Germania nella Repubblica Federale Tedesca. Studia Lingua e Cultura tedesca presso Philipps-Universität Marburg laureandosi in Storia dell’arte nel 1990; inoltre studia arte all’Istituto di Pittura e Grafica di Marburgo. Attualmente vive e lavora tra l’Italia e la Germania. Con la Galleria Nobili espone in due occasioni: RI-COSTRUZIONI (2013) a cura di Davide Sarchioni e KISU NO HI, il giorno del bacio (2017), curata da Kevin McManus.

In segno di ringraziamento alla municipalità orvietana, Thomas Lange e Mutsuo Hirano doneranno alla Città di Orvieto due loro opere.




“Sguardi del Futuro” le foto di Roberta Cotigni e Noemi Morelli in mostra

Si è tenuta il 21 novembre nell’Atrio del Palazzo dei Sette l’inaugurazione della mostra fotografica intitolata Sguardi del Futuro di Roberta Cotigni e Noemi Morelli. Patrocinata dal Comune di Orvieto, la mostra vuole essere un contributo alla riflessione su cosa ha significato, e significa, per i giovani l’esperienza della pandemia e del suo dopo. Durante il periodo di svolgimento della mostra, sino al 5 dicembre prossimo, sono previsti momenti di partecipazione di tutte le scuole del comprensorio e l’intervento di scrittori, psicologi e fotografi.

“In un momento delicato come questo in uscita da una pandemia mondiale – spiegano Roberta Cotigni e Noemi Morelli – i nostri figli hanno vissuto a pieno la paura, l’ansia, il distacco dagli amici, dai familiari. Oltre questo hanno assorbito le paure e le ansie delle famiglie aumentando così un carico di stress che hanno dovuto imparare a gestire. Nei loro sguardi c’è tutto l’universo, c’è la loro presa di coscienza di questo continuo cambiamento, legato alle diverse modalità di approcciarsi con il mondo della scuola, con le amicizie, lo sport e, in alcuni casi, con cambiamenti economici familiari importanti. Nei loro sguardi ci sono tutti i sentimenti che hanno vissuto e che si sono annidati in loro. Le differenti età dei nostri figli ed il loro carattere fanno sì che in ognuno possiamo trovare diverse emozioni racchiuse in modo chiaro nei loro occhi, dall’innocenza e l’inconsapevolezza visibili nei bimbi più piccoli, fino ad arrivare a ragazzi vicini alla maggiore età con piena consapevolezza di tutto ciò che ci circonda”. 
Lasciamoci guidare nella loro visione, proviamo a perderci negli sguardi dei nostri figli e con questo nuovo punto di vista, attraversiamo il futuro, il nostro futuro. L’intento della mostra è quello di far immergere i visitatori nelle differenti visioni dei sentimenti e delle sensazioni che emotivamente ci manifestano i nostri figli, sperando di suscitare in essi le stesse nostre impressioni”.

L’accesso alla mostra è libero nel rispetto delle norme Covid-19