Mosca, ore 5,51 Putin autorizza la guerra in Ucraina

In Italia erano le 3,51 del 24 febbraio, a Mosca le 5,51 quando il presidente russo Vladimir Putin in diretta TV ha ufficializzato la guerra con un discorso durissimo. Putin ha parlato di “denazificazione” dell’Ucraina e di “Conseguenze gravissime” contro chiunque reagirà. Un avvertimento drammaticamente chiaro. Pochi minuti dopo è iniziata la guerra. La parola che si è tentato di non scrivere per giorni è ora realtà.

Sono stati colpiti obiettivi militari mentre truppe anfibie si stanno dirigendo verso Odessa. Truppe stanno entrando in Ucraina dalla Bielorussia e alle 7,20 sempre del 24 febbraio la Russia ha annunciato “le difese aeree ucraine sono state azzerate”. La reazione di Joe Biden, presidente USA, ha annunciato una riunione nelle prossime ore del G8 anticipando che saranno decise sanzioni molto dure. Si vuole isolare Mosca soprattutto dal punto di vista finanziario con il blocco del sistema di pagamento internazionale Swift. Questo potrebbe non bastare perché Putin gode dell’appoggio, almeno per ora, dei russi perché ha spinto sullo spirito nazionalista, “l’obiettivo è di riunire i territori dove si parla russo e che sono storicamente russi”. Sul terreno, intanto, l’operazione di accerchiamento di Kiev si sta completando. Il presidente ucraino Zelenski ha chiesto aiuto all’occidente dal punto di vista militare, finanziario e umanitario.

Come testata giornalistica locale abbiamo deciso comunque di seguire gli sviluppi dell’attacco russo all’Ucraina e siamo pronti a ospitare contributi da parte di cittadini e esponenti politici, docenti insomma di chiunque voglia raccontare gli stati d’animo e i timori per una guerra in Europa che nessuno avrebbe potuto immaginare fino a poche settimane fa.




Il 14 giugno 1944 “Orvieto, Città aperta” salvata dall’ufficiale tedesco Lersen

Ricorre il 14 giugno un anniversario importante per la città di Orvieto. Proprio il 14 giugno del 1944 Orvieto venne liberata dal giogo degli occupanti tedeschi “senza colpo ferire”. I timori che Orvieto venisse trattata come Montecassino erano altissimi. I tedeschi avevano dislocato l’artiglieria pesante in prossimità dell’ospedale, proprio accanto al Duomo preparandosi ad una difesa ad oltranza del fronte. A comandare i tedeschi era il tenente colonnello della Luftwaffe, Alfred Lersen. Era un uomo autoritario, a tratti freddo ma un grande amante dell’arte e della musica classica. A Orvieto aveva stretto un rapporto di amicizia con l’allora vescovo Monsignor Francesco Pieri con il quale parlava la lingua internazionale per eccellenza, il latino, e ascoltavano Bach suonato con il grande organo del Duomo.

Nei giorni immediatamente precedenti gli Alleati avevano pesantemente bombardato Viterbo e tra la popolazione stremata di Orvieto le notizie che provenivano dal fronte provocavano sentimenti misti di speranza e preoccupazione per il bene inestimabile del Duomo. Proprio Lersen diede assicurazione a Monsignor Pieri che ogni eventuale combattimento su sarebbe svolto ad almeno 20 chilometri dalla bellissima rocca di Orvieto “per rispetto dei tesori d’arte e di fede”. Insomma l’apparentemente freddo Lersen si era commosso per la grande bellezza della città. Arriviamo al 14 giugno e un primo distaccamento avanzato di carri inglesi guidato dal maggiore inglese Richard Heseltine si avvicina alla città. Arriva correndo una Volkswagen con la bandiera bianca. Un tenente tedesco in perfetto inglese porta il messaggio del comandante Lersen, “Orvieto Città aperta”. Gli inglesi trasmettono la missiva con la richiesta al comando che la accetta. Orvieto viene così liberata e salvata allo stesso tempo.

La macchina da scrivere con cui fu scritta la lettera indirizzata all’ufficiale inglese è stata donata al Comune di Orvieto dalla città tedesca di Meissen, comune dove risiedeva Lersen, e ora è conservata a memoria di quello splendido gesto, nell’ufficio del sindaco.