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Gian Luigi Maravalle, sindaco di Ficulle “controlli giusti per il green pass ma con la fiera di Rimini pensiamo al futuro”

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Al Comune di Ficulle un dipendente non è in possesso di green pass e il sindaco Gian Luigi Maravalle è pronto ad adottare le misure del caso. Con il primo cittadino abbiamo affrontato anche il tema spinoso degli incidenti della manifestazione no green pass che si è svolta la scorsa settimana a Roma. “Indubbiamente questi episodi sono da condannare senza indecisioni ma la data della manifestazione di giusta solidarietà alla CGIL forse non è proprio idonea”. Per quanto riguarda la decisione del governo di lasciare il costo dei tamponi a carico dei lavoratori Maravalle ricorda l’articolo 1 della Costituzione “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro…ma il governo in un momento emergenziale ha fatto una scelta che noi siamo tenuti a rispettare”. Inevitabile una parentesi dedicata alla partecipazione dell’Orvietano alla fiera del turismo di Rimini. “E’ un primo passo avanti, con Orvieto che si è posto come capofila di un territorio così come ho personalmente sempre auspicato. Nel passato non è stato sempre così scontato mentre questa volta si è lavorato in squadra e Ficulle ha potuto presentare il nuovo portale turistico agli operatori del settore, insomma una bella sfida che siamo pronti a cogliere e una grande opportunità per tutti”.




Porano, il sindaco Marco Conticelli “via al green pass e rispettiamo le regole”

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Dal 15 ottobre diventa obbligatorio il green pass per recarsi nei luoghi di lavoro. E’ un obbligo dirimente che prevede la sospensione dal lavoro e dallo stipendio di chi viola le regole. Il sindaco di Porano, Marco Conticelli, ha sottolineato che tutti i dipendenti, i collaboratori e gli amministratori sono già in regola con la nuova normativa anti-covid riguardante il green pass. Sempre Conticelli ha ricordato cosa cambierà a partire dal 15 ottobre e che l’obbligo vale anche per tutti i lavoratori di ditte esterne che hanno in corso pallati e affidamenti da parte dell’Ente.

Rimane il problema dei tamponi, unica alternativa al vaccino che, per ora, è a completo carico del lavoratore anche se il dibattito è molto aperto in tal senso e le possibili proteste dei prossimi giorni potrebbero anche indurre il governo a rivedere la questione, anche se Mario Draghi ha ribadito con forza che i tamponi sono e saranno a carico dei lavoratori.




“Continua la campagna dell’ignoranza perciò occorre rimettere la realtà sui propri piedi”

La storia dell’uso dell’ignoranza per miseri scopi di potere personale o politico è vecchia quanto il mondo. Oggi essa però è più deleteria perché dispone di straordinari moltiplicatori. Ad essa si collegano infatti con straordinaria facilità operazioni di falsificazione programmata della realtà e manifestazioni di demagogia improvvisata o meno dei corifei, che più si fanno largo e più creano danni. Io penso che sia un dovere civico contrastare questo lavoro di falsificazione. Perciò faccio la mia pur modesta parte di informazione documentata. Solo per rimettere la realtà sui propri piedi. Oggi mi occupo dunque di quelle che qualcuno si ostina a chiamare fake news, ma che in verità non lo sono semplicemente perché non sono notizie ma solo affermazioni false in quanto del tutto arbitrarie.

1. “Il Green pass è illegittimo perché impone il vaccino in modo surrettizio”. FALSO, perché non impone nulla, semmai rende utile e vantaggioso vaccinarsi se si vuole evitare alcune legittime limitazioni stabilite per la tutela della salute pubblica. A riprova il fatto che si può avere il Green pass anche se ci si fa un tampone o se si è guariti dal Covid da non più di 6 mesi.

2. “Il Green pass è incostituzionale perché limita la libertà di spostamento”. FALSO, perché non limita affatto la libertà di spostamento, ma vieta l’accesso a determinati servizi, esercizi e luoghi, secondo specifiche modalità per la salvaguardia della salute pubblica, che è inderogabile principio costituzionale.

3. “Il Green pass è incostituzionale perché viola l’art. 16 della Costituzione”. FALSO, perché l’articolo 16 della Costituzione così recita: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Esso, come si vede, consente di limitare la libertà di circolazione con una legge approvata dal Governo o dal Parlamento, come è nel caso del green pass.

4. “L’art. 32 della Costituzione vieta trattamenti sanitari obbligatori”. FALSO, perché innanzitutto non siamo di fronte ad un trattamento sanitario obbligatorio, nemmeno surrettizio, come già detto. Ma falso anche in quanto si vorrebbe far passare come dimostrazione di incostituzionalità una affermazione a cui si toglie l’ultima parte, che infatti così recita: “se non per disposizioni di legge”, come è il caso del green pass. Dunque doppiamente falso.

5. “Il Green pass viola la normativa sulla privacy”. FALSO, per una serie di semplici ragioni: A. le autorità, quando ricorrano motivi di salute pubblica, possono per legge disporre limitazioni alla privacy; B. la legge comunque vieta ai privati di usare e diffondere i dati dei clienti che esibiscono il green pass; C. il green pass di fatto funziona come un documento di riconoscimento personale che viene esibito a richiesta per accedere ad un servizio o ad un luogo. Non risulta che qualcuno faccia problema, se non chi immagina una società senza regole, se il titolare di un bar chiede la carta di identità ad un giovane prima di vendergli alcolici al fine di verificare se è minorenne, come è suo preciso dovere. Infine, va ricordato che l’autorità preposta alla garanzia della privacy, il GPDP (Garante per la Protezione dei Dati Personali), appunto in Garante per la privacy, ha dato parere favorevole sul DPCM di attuazione della piattaforma nazionale DGC per l’emissione, il rilascio e la verifica del Green Pass del 09.06.2021.

Tutto ciò dovrebbe bastare. Ma, ad ulteriore corredo, sarà bene ricordare alcuni principi basilari della nostra Carta costituzionale:

1. non esiste la libertà assoluta;

2. la tua libertà cessa dove inizia la mia;

3. la libertà del singolo può essere sempre limitata a favore dell’interesse collettivo;

4. l’interesse collettivo viene prima di quello del singolo;

5. nessun principio prevede la disobbedienza civile;

6. non è il cittadino a stabilire se una legge è legittima o meno ma la Corte costituzionale;

7. Facebook non è la Gazzetta Ufficiale della Repubblica.

Ovvio che tutto ciò non vuole e comunque non basterà a far cambiare opinione ai portatori di verità personali assolute o di ideologie complottiste, né a convincere i professionisti del dubbio e tantomeno a far cambiare opinione ai cultori di fake news, ma che almeno non si dica che non c’era la possibilità di leggere, informarsi, confrontarsi e contribuire a mettere la realtà sui propri piedi. Si potrebbe dire infine così: “viva i piedi, quando la testa sta andando per conto suo!”




Esordio del Green-Pass, “meno clienti, qualche dubbio ma nel complesso prova superata. Occhio ai furbetti però”

Ci siamo, è arrivato il 6 agosto con l’esordio del Green-pass per accedere ai luoghi di cultura e all’interno di bar e ristoranti, ma solo se si consuma seduti. I malumori non sono pochi in particolare tra gli operatori commerciali che ora dovranno anche controllare la documentazione presentata e accertarsi dell’identità delle persone. In molti hanno chiesto di rinviare la partenza del green-pass a settembre per “non rovinare le vacanze e non provocare uno stop per un settore vitale” ma in realtà in molti Paesi europei il pass è da tempo richiesto soprattutto per accedere nei luoghi pubblici al chiuso e sui mezzi di trasporto.

Abbiamo chiesto ad alcuni operatori del centro storico come è andata questa prima giornata di green-pass. Iniziamo con Francesco Notazio (Bar Montanucci e Trattoria “La Grotta”), “in questa prima giornata c’è stata molta confusione e numerosi clienti erano totalmente disinformati e non sapevano dell’entrata in vigore della normativa sul green-pass. Altri addirittura pensavano di non poter consumare al bancone. Chiaramente – continua Notazio – ci sono state alcune incomprensioni, qualche disdetta e altri sono andati via piuttosto scontenti”. Alla fine tutto è stato riportato alla “normalità” anche se, spiega sempre Notazio, “in entrambe le attività abbiamo notato una flessione delle presenze rispetto ai giorni passati. Non posso con certezza legare questo dato con l’esordio del green-pass, visto che la scorsa settimana proprio il venerdì è stata stranamente la giornata peggiore. Per poter tracciare un primo bilancio sarebbe meglio attendere almeno l’inizio della prossima settimana”. Più ottimista, anche se di poco Marco Sciarra (Il Pozzo della Cava), “giornata piuttosto tranquilla con visitatori che si sono dimostrati collaborativi e comprensivi anche se decisamente meno numerosi dei giorni scorsi, sia per i singoli che per i possessori di Carta Unica. Sicuramente non sono mancati i problemi – ha spiegato Sciarra – con l’app ufficiale VerificaC19 che non riconosce i certificati del Regno Unito, mentre per il Belgio riconosce solo i codici di chi ha una sola dose e non quelli che hanno completato il ciclo vaccinale. Sono invece praticamente illeggibili le stampe cartacee e i certificati dei cittadini statunitensi e canadesi che spesso sono compilati con la classica biro su bollini adesivi”. C’è anche chi ha rinunciato, spiega sempre Sciarra, “parecchi se ne sono andati senza poter entrare, in diversi hanno preferito mostrare i risultati dei tamponi e non le vaccinazioni mentre altri turisti erano scoraggiati per non aver trovato una farmacia disponibile ad effettuare test rapidi almeno fino al 7 agosto perché con turni completi”. Operativamente non sono mancati i problemi, “tra verifica del green-pass, documenti, prenotazione e biglietti cumulativi, pagamenti con il POS, la fila all’ingresso non sempre è stata scorrevole, nonostante abbiamo assistito ad un brusco calo di visitatori. Chiudiamo con una battuta, gli assembramenti si sono creati per i vari controlli più che all’interno delle sale, ma sicuramente ci si farà l’abitudine presto e tutto tornerà quasi alla normalità, almeno lo speriamo”. Per Tommaso Parodi di Belsito (L’Officina del Gelato), “per noi non è cambiato praticamente nulla anche se siamo pronti con l’app ufficiale visto che tutti vogliono stare fuori e molti consumano al banco, quindi senza alcun obbligo“. Per Maurizio Di Mario (Labirinto di Adriano), “in realtà non abbiamo avuto grandissimi problemi. Chi aveva il green pass ha potuto scegliere se mangiare all’esterno o all’interno, chi non l’aveva lo abbiamo fatto accomodare fuori. Il problema si pone, questo sì, soprattutto con le prenotazioni da APP dove non è specificato se il cliente ha il green pass e quindi è anche difficile organizzare con un certo anticipo la sala.

Insomma, nel complesso, la prima prova possiamo dire che è stata superata anche se con qualche difficoltà. Ora gli operatori, anche altri oltre quelli intervistati, temono che i controlli non saranno stringenti e quindi nel brevissimo periodo spuntino i soliti furbetti che operano border-line a loro vantaggio e a svantaggio, però, di chi opera nel pieno rispetto delle regole sobbarcandosi oneri che in molti contestano per quanto riguarda i controlli delegati agli operatori in maniera esclusiva e con multe piuttosto salate in caso di violazioni sia per il cliente che per il gestore.