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La Lega interviene sul carcere di Orvieto, “serve assolutamente un dirigente a tempo pieno”

Da molto tempo il carcere di orvieto è in sofferenza per la cronica mancanza di un dirigente penitenziario a tempo pieno.  Da troppo tempo, infatti, manca una figura full-time che sia pronto a intervenire in caso di problematiche più o meno acute.  Eppure, in questi ultimi due anni momenti di tensione non sono mancati. Più volte anche il sindacato Sappe della polizia penitenziaria ha chiesto a gran voce di riempire questo vuoto. 

Ora a intervenire è la Lega, uno dei partiti principali dell’attuale maggioranza di governo. “Auspichiamo che nel più breve tempo possibile, il Ministero della Giustizia prenda atto della situazione del penitenziario di Orvieto a cui, negli ultimi anni, non è mai stato assegnato un dirigente penitenziario in pianta stabile, ma sempre e solo figure part-time che dovevano dividersi nella gestione di più istituti detentivi. E’ pertanto necessario che gli organi competenti si impegnino a risolvere tempestivamente tale problematica. Sottoscriviamo quindi l’appello del Sappe nel quale si chiede che, anche al carcere di Orvieto, venga assunto un dirigente in pianta stabile che si occupi solo delle incombenze della casa di reclusione in questione. Una figura apicale dedicata ad Orvieto e la sua conseguente presenza costante, garantirebbe una gestione più efficiente della struttura e migliorerebbe sensibilmente le condizioni di lavoro di chi opera al suo interno.

E’ quindi prioritario intervenire non ripetendo gli errori del passato, con dirigenti assegnati a più penitenziari e che trascorrevano ad Orvieto soltanto poche ore alla settimana. Il ‘nostro’ istituto ha le sue criticità e le sue esigenze, ed ha bisogno di un impegno assiduo. Basta con le figure part-time”.




Stop alle quarantene per i vaccinati con il booster. Dal 10 gennaio vita difficile per i no-vax

Il consiglio dei ministri del 29 dicembre ha approvato un nuovo decreto di contenimento che segna anche una svolta importante sulla gestione delle quarantene e dei no-vax convinti. Dopo la pubblicazione in GU, infatti entrano in vigore le nuove regole che riguardano la quarantene per i contatti diretti con un positivo e già qui si notano delle forti differenziazioni tra cittadini. Ecco cosa prevede il nuovo decreto fortemente voluto dalla Regioni e dai rappresentanti delle categorie produttive.

In caso di contatto diretto con un positivo, ad esempio un familiare, chi ha ricevuto già la terza dose o ha completato il ciclo con due dosi o è guarito dal covid da meno di 4 mesi non dovrà più sottostare alla quarantena, ma potrà uscire, andare a lavorare indossando sempre una mascherina FFP2. al termine dei dieci giorni di autosorveglianza serve un testo molecolare o antigenico per tornare alla più completa normalità Al quinto giorno dall’ultimo contatto con un positivo, se con sintomi, serve un tampone molecolare o antigenico. Per chi ha completato un ciclo vaccinale con due dosi da più di 120 giorni la quarantena passa a 5 giorni con tampone in uscita. Per chi non è vaccinato per scelta o per gravi motivi di salute rimane l’attuale regole dei 10 giorni di quarantena e tampone negativo in uscita.

Ma le novità più importanti arrivano con la seconda parte delle misure, quelle che entreranno in vigore a partire dal 10 gennaio e che sono il frutto di una mediazione tra chi voleva il green pass rafforzato per tutti i lavoratori e la vaccinazione obbligatoria per gran parte dei dipendenti e chi invece insiste su un giro di vite più blando. Al termine della riunione del consiglio di ministri è passata le linea del premier che ha cercato di accontentare tutti promettendo anche che la questione della vaccinazione obbligatoria e del super-green passa per andare a lavoro verrà riproposta ad inizio anno.

Intanto dal 10 gennaio diventa veramente difficile la vita per un non vaccinato. sarà impossibile accedere ad alberghi e strutture ricettive, entri benessere anche all’aperto, partecipare a cerimonie conseguenti a eventi civili o religiosi come matrimoni o battesimi, visitare sagre e fiere, recarsi in centri congressi, utilizzare impianti di risalita anche se ubicati in comprensori sciistici, praticare sporta di squadra o allenarsi in centri natatori o piscine. Non si potrà neanche utilizzare gli spazi all’aperto per la ristorazione, recarsi in centri culturali, sociali e ricreativi.

feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose (ad esempio matrimoni e battesimi); sagre e fiere; centri congressi; servizi di ristorazione all’aperto; impianti di risalita con finalità turistico-commerciale anche se ubicati in comprensori sciistici; piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto; centro culturali, centro sociali e ricreativi. L’esecuti ha anche deciso una nuova e più decisa stretta per i mezzi di trasporto pubblici e per gli eventi sportivi sia all’aperto che al chiuso. Infatti sempre dal prossimo 10 gennaio, in concomitanza con la riapertura ufficiale di molte scuole e delle attività lavorative in generale, si potranno utilizzare i mezzi pubblici, compresi autobus e metropolitane, solo se vaccinati o guariti, non basterà più, quindi, il tampone. Per gli eventi sportivi all’aperto il limite di occupazione dei posti sarà del 50% mentre nei palazzetti del 35% e tutti gli spettatori avranno l’obbligo di indossare mascherine FFp2.