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Pasquale Trottolini, CNA, “superbonus, ha rilanciato il settore mentre sulla possibile direttiva UE prendiamola come un’opportunità”

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Superbonus e Ue con l’obbligo di rendere energeticamente efficienti leabitazioni prime dell’eventuale vendita. Sono questi due punti che hanno portato l’edilizia al centro del dibattito. Pasquale Trottolini, responsabile costruzioni di CNA Umbria, ci ha spiegato perché le aziende del settore hanno alzato la voce e richiesto un incontro con il governo per cambiare il decreto che ha di fatto, bloccato le cessioni del credito relativamente al superbonus.

Per quanto riguarda la possibile direttiva UE sul miglioramento energetico delle abitazioni sempre Trottolini ha sottolineato che “sarà un’opportunità per le aziende del settore delle costruzioni che hanno la possibilità di continuare a lavorare”, Il settore edile, infatti, dopo un decennio di crisi, grazie al superbonus è ripartito a pieno regime e la strada delle ristrutturazione e della riqualificazione è considerata “maestra” per rendere la ripresa duratura nel tempo.




Laura Dimiziani, CNA, “allarme superbonus, nel ternano sono almeno 125 le imprese a rischio fallimento”

Il blocco della cessione del credito e di conseguenza lo stop al Superbonus sta facendo sentire i propri effetti anche nella provincia di Terni. In base all’indagine condotta dalla CNA nazionale delle oltre 33.000 imprese italiane a rischio fallimento almeno 125 sono ternane.

“Nel nostro territorio – afferma Laura Dimiziani – sarebbero devastanti gli effetti negativi oltre che sul sistema delle imprese, già messo a dura prova negli anni passati, anche sul fronte occupazionale con oltre 700 posti di lavoro a rischio. In questo momento le imprese più in difficoltà – continua Dimiziani – sono quelle che hanno rilasciato ai propri clienti e committenti lo sconto in fattura per tutti i lavori eseguiti in riferimento al superbonus e a tutti gli altri bonus edilizi.”

Le imprese hanno i cassetti fiscali pieni di crediti maturati a seguito dei lavori svolti ma purtroppo le tasche vuote per l’impossibilità, sopraggiunta improvvisamente di cedere il credito alle banche e alle Poste Italiane che fino a pochi giorni fa sono stati i principali interlocutori ai quali si sono rivolte le imprese per la cessione. Ora le banche hanno comunicato ufficialmente la loro indisponibilità ad acquisire nuovi crediti e stanno rallentando le acquisizioni dei crediti già concordati tra la fine del 2021 ed i primi mesi del 2022, L’ENEA annuncia che sono terminate le risorse disponibili per il 2022 e le imprese, che rappresentano l’anello debole della catena, rischiano di fallire perché hanno creduto e scommesso su un’opportunità prevista dalle norme statali. Non si possono far fallire tutte imprese che hanno scommesso sulla ripresa, realizzato investimenti importanti e assunto nuovo personale.

Pertanto come CNA stiamo chiedendo un intervento urgente del governo che abbia come obiettivo principale quello di riattivare la cessione del credito almeno per tutti i lavori già avviati e per quelli per i quali sono stati già rilasciati i permessi a costruire. Poi dovranno essere affrontate, per evitare l’insorgere di contenziosi tra i committenti, i tecnici e le imprese, tutte quelle situazioni per le quali sono già stati stipulati contratti d’appalto o realizzati progetti di fattibilità. Solo successivamente magari in sede di discussione della nuova legge di bilancio si potrà ragionare sul futuro rispetto al quale, una volta messe in sicurezza tutte le imprese, siamo disponibili ad un ampio confronto.

Nell’immediato per la nostra associazione le migliori soluzioni potrebbero essere rappresentate dalla possibilità di trasformare i crediti d’imposta in BTP direttamente acquisibili anche dalle imprese, oppure di allungare le tempistiche entro le quali gli intermediari finanziari possono usufruire delle detrazioni portandoli da cinque a dieci anni ampliando così i loro plafond disponibili permettendo di fatto il riavvio della cessione del credito. Quello che è certo è che la cessione del credito nei prossimi mesi costerà molto di più sia ai committenti privati che alle imprese; d’altronde l’inflazione galoppante, l’incremento degli spread e gli annunci della BCE già stanno provocando l’innalzamento dei tassi d’interesse per tutte le tipologie di finanziamento. Ad oggi le nostre continue sollecitazioni a livello nazionale e regionale hanno indotto il Senato della Repubblica ad adottare un atto di indirizzo che impegna il Governo a trovare una soluzione accettabile per tutte le parti in causa a partire dalle imprese e dalle banche, ma il tempo non è una variabile indipendente per cui è necessario fare presto. Da ultimo, ma non per ordine d’importanza, è opportuno un occhio di riguardo soprattutto nei confronti dei cittadini, a partire da quelli meno abbienti, che credendo nelle leggi dello Stato italiano si sono avventurati nella riqualificazione delle proprie abitazioni, senza avere le necessarie risorse finanziarie personali e tantomeno capienza reddituale per portare i crediti in detrazione.

Bene la lotta alle frodi – conclude Dimiziani – ma da parte del governo ora servono tutele per i più deboli: le imprese ed i cittadini, anche quelli ternani.




Il superbonus, da opportunità a trappola mortale

Più o meno due anni fa, in piena pandemia, fu istituito il “superbonus 110%” che nelle intenzioni doveva essere uno strumento formidabile proprio per dare respiro all’economia fiaccata dal Covid, puntando anche alla riqualificazione degli immobili con un impulso significativo al settore dell’edilizia.

Certamente la misura agevolativa si presentava estremamente interessante, sia per l’entità delle detrazioni (110% della spesa) sia per l’innovativo meccanismo dello “sconto in fattura” grazie al quale il committente privato non avrebbe sborsato denaro ma avrebbe potuto cedere all’impresa le sue detrazioni/credito di imposta a saldo delle fatture per la ristrutturazione, l’impresa poi avrebbe ceduto il credito di imposta ad un Istituto finanziario incassando il corrispettivo ed il cerchio si sarebbe chiuso con piena soddisfazione di tutti.

Ed effettivamente le cose sono andate proprio così per qualche tempo: i proprietari di abitazione hanno colto l’opportunità affidando ad imprese edili ed impiantisti la ristrutturazione dei loro immobili, e di conseguenza molte imprese si sono attrezzate, hanno investito e sono cresciute in dimensione vedendo in questa misura una sana opportunità di sviluppo del settore.

Oggi però leggiamo (e per esperienza diretta posso confermare) che tutte le imprese edili che si erano cimentate nella realizzazione di interventi con “sconto in fattura” sono in grave difficoltà finanziaria e che l’intero settore dell’edilizia è in sofferenza addirittura con serio rischio di default.

Che cosa è successo e come si è arrivati a questo stato di difficoltà?

Le cause che hanno trasformato una sana opportunità in un vero e proprio boomerang per le imprese derivano essenzialmente dalle modifiche normative che via via hanno reso sempre più difficile la cessione dei crediti dalle imprese alle Banche, fino alla completa e, ad oggi, definitiva chiusura di ogni possibilità di smobilizzare i crediti che le imprese hanno in pancia, perché anche alle Banche sono stati imposti dei limiti che di fatto non consentono loro di accettare altri crediti.

Semplificando è successo che dopo aver stipulato contratti di appalto con previsione dello “sconto in fattura” e soltanto dopo che i lavori erano stati eseguiti, fatturati e pagati con il credito caricato sul cassetto fiscale dell’impresa, a quella impresa è stato detto che quel credito nessuno lo avrebbe più potuto acquistare e liquidare e potrà usarlo solo in compensazione delle tasse e dei contributi ma in cinque anni oppure anche in dieci anni a seconda del tipo di intervento eseguito. 

La motivazione per la quale è stata imposta “in corsa” una stretta così drastica alla cessione dei crediti, è stata spiegata dal legislatore con la scoperta di truffe per importi miliardari realizzate proprio con la cessione di crediti su ristrutturazioni edilizie mai realizzate o realizzate con prezzi gonfiati.  La realtà però viene raccontata solo parzialmente, perché è indubbio che molte truffe sono state realizzate, ma non sul superbonus 110% bensì per la quasi totalità sui bonus ordinari che esistevano già da anni prima che il superbonus venisse istituito.

Ma come è potuto succedere che proprio ora sia state organizzate così tante truffe su bonus edilizi che esistevano da anni?

Spesso è troppo semplice dire che la legge è stata fatta male, ma in questo caso la legge che ha previsto la possibilità dello sconto in fattura e della cessione dei crediti è stata proprio fatta male!

Quando è stato istituito il superbonus 110%, la possibilità di pagare i lavori con lo “sconto in fattura” e cedere il credito di imposta alla banca è stata estesa anche a tutti gli altri bonus edilizi preesistenti, ma mentre per il superbonus 110% erano necessarie asseverazione tecnica e visto di conformità, cioè assunzione di responsabilità di due professionisti (tecnico e commercialista) a loro volta garantite da specifica copertura assicurativa, per tutti gli altri bonus tutto questo non era necessario e bastava banalmente fare una comunicazione all’Agenzia delle Entrate per avere il credito caricato sul cassetto fiscale e di conseguenza cedibile alla banca.

E’ di tutta evidenza che questa norma così concepita ha creato una falla gigantesca nel sistema di controllo della legittimità dei crediti, ed infatti si è purtroppo verificato che sfruttando questo vuoto nella procedura sono stati caricati crediti inesistenti poi ceduti alle banche e illecitamente incassati. Ma tutto questo, bene ribadire, è avvenuto utilizzando i crediti ordinari ed in particolare il bonus facciate che dava diritto fino a tutto il 2021 ad un credito pari al 90% della spesa.

Solo a fine 2021, orami troppo tardi, l’ennesima modifica alle norme sulla cessione dei crediti da ristrutturazioni edilizie ha previsto asseverazione tecnica e visto di conformità anche per i bonus diversi dal superbonus, cercando di riparare al vuoto procedurale che aveva provocato tanti danni. Ma in quella stessa modifica sono stati posti quei limiti stringenti alla cessione di tutti i crediti, compresi quelli da superbonus, per cui le imprese (quelle che lavorano e agiscono correttamente) che avevano già acquisito crediti o che stavano eseguendo interventi a fronte della cessione del credito si sono ritrovate ad avere crediti di imposta per importi anche importanti, senza però poterli più cedere e trasformarli in liquidità, con evidenti conseguenze di serie difficoltà finanziarie.

In conclusione, per cercare di porre riparo ad una norma mal concepita che aveva causato un danno all’Erario per colpa di alcuni truffatori, si è andati a punire un intero settore di imprese che avevano visto in questa misura una sana opportunità di lavoro dopo un periodo buio e che su questa avevano anche investito e assunto lavoratori, ma che ora invece gli si è ritorta contro mettendoli in serie difficoltà finanziarie.




Ance Umbria ai parlamentari umbri, “se il governo non interviene a rischio i cantieri pubblici e privati”

Con una lettera aperta, Ance Umbria, l’associazione dei costruttori edili di Confindustria, si appella ai parlamentari umbri per sensibilizzare il governo affinché adotti già dalle prossime ore misure straordinarie che possano arginare e poi risolvere una situazione definita ormai fuori controllo. Senza congruità dei prezzi di appalto – denuncia Ance – si rischia il blocco di tutti i cantieri, pubblici e privati, non si potranno utilizzare le risorse europee per realizzare le opere previste dal PNRR e rischia di fermarsi anche la ricostruzione nelle zone del terremoto.

“Siamo in una vera e propria difficilissima emergenza, purtroppo destinata a durare a lungo – spiega Albano Morelli, presidente di Ance Umbria – Non siamo di fronte solo a una momentanea fiammata dei prezzi delle materie prime e dei principali materiali. Riteniamo siano necessarie misure straordinarie capaci di intervenire subito per riequilibrare i contratti in essere e così evitare il rischio di fermo cantieri, contenzioso, risoluzione unilaterale dei contratti e fallimenti. Per tali ragioni ci siamo rivolti ai Parlamentari eletti in Umbria”.

Sono in atto – è scritto nella lettera – pregiudizievoli fenomeni inflattivi e difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e dei materiali, che stanno producendo straordinari incrementi dei prezzi di acquisto praticati dalle aziende fornitrici su acciaio, cemento, prodotti petroliferi, rame, materiali plastici e loro derivati. Parallelamente, si è verificato un rincaro eccezionale dei costi dell’energia elettrica, del gas e del petrolio. Si è inoltre determinato un restringimento delle importazioni delle principali materie prime dai mercati esteri di riferimento che sta causando la sostanziale irreperibilità di alcuni materiali di cruciale importanza, come i prodotti derivanti dalla lavorazione del petrolio e del ferro.

“Il risultato di tutto questo – aggiunge Morelli – si traduce in un micidiale effetto domino, tale per cui fornitori e subappaltatori stanno revocando gli impegni contrattuali a suo tempo assunti, perché non più in grado di onorarli alle condizioni stabilite, se non aumentando enormemente i preventivi. A queste condizioni le aziende del settore non tra qualche mese, ma tra qualche giorno, rischiano di abbandonare i cantieri e, immediatamente dopo, di cessare la propria attività. È in gioco, quindi, la sussistenza delle nostre imprese, e questa è certamente la nostra prima preoccupazione, ma è in gioco anche la realizzazione degli obiettivi fissati con il PNRR, il Superbonus 110% e la ricostruzione post terremoto. In questo frangente – conclude Morelli – è addirittura offensivo e ridicolo paventare una speculazione da parte del mondo delle costruzioni. Le nostre imprese sono le vittime di una situazione ormai insostenibile”.




Albano Morelli, presidente Ance Umbria, “la Regione deve adeguare i prezzi di riferimento. Il rincaro delle materie prime sta mettendo in crisi il settore”

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L’aumento dei prezzi conseguente la guerra in Ucraina è divenuto insostenibile per molti settori produttivi. In particolare la tensione è forte nell’edilizia con aumenti che, per alcuni materiali sfiora il 200%. La guerra ha accelerato un trend di rincari già piuttosto forte e secondo Albano Morelli, presidente di Ance Umbria, c’è il rischio che inizino a mancare alcune materie prime, come i bitumi, e che alcuni cantieri vengano fermati se non s’interviene rapidamente.

Con Morelli in questa intervista abbiamo affrontato anche i problemi relativi al 110% e all’ingresso di troppe imprese che spesso non rispettano le normative di sicurezza facendo concorrenza a quelle serie che sono la stragrande maggioranza.




Bonus edilizi, più controlli e maggiori costi con lo sconto in fattura

Ci sono importanti novità in tema di detrazioni per ristrutturazioni edilizie, bonus facciate e c.d. ecobonus, che questa volta non riguardano il superbonus 110% ma tutti gli altri bonus ordinari attivi ormai da anni e che consentono la detrazione dall’imposta nella dichiarazione dei redditi; si tratta di novità non proprio positive per i beneficiari delle detrazioni perché, istituendo l’obbligo della asseverazione tecnica e del visto di conformità, impongono maggiori vincoli, obblighi e controlli rafforzati da parte dell’Agenzia delle Entrate e, non da ultimo, anche maggiori costi.

Ma andiamo con ordine.

Le detrazioni di imposta del 50% per ristrutturazioni edilizie, del 50 o 65% per interventi di efficientamento energetico c.d. ecobonus così come il bonus facciate al 90%, esistono ormai da anni anche se sono state via via modificate nel tempo, ma sono generalmente diffuse per la loro semplicità di applicazione; infatti, la documentazione con fattura e bonifico “parlante” delle spese sostenute consente automaticamente di detrarre la spesa in quote annuali nella dichiarazione dei redditi.

Nel 2020 con il “Decreto Rilancio” 34/2020 fu istituita, per le spese sostenute nel 2020 e 2021, una nuova ed ulteriore modalità di utilizzo delle detrazioni di imposta, consentendo ai beneficiari di scegliere in alternativa alla consueta detrazione fiscale due nuove forme di utilizzo: lo sconto sul corrispettivo dovuto o “sconto in fattura” mediante il quale l’importo della detrazione viene trasferito all’impresa esecutrice dei lavori che acquisisce il credito a parziale pagamento della fattura, oppure la conversione delle detrazioni in credito di imposta cedibile a Istituti di credito ottenendo in cambio la corrispondente liquidità. Queste diverse opzioni erano sostanzialmente mutuate dalla normativa che regolamenta il superbonus 110%, che prevede sin dalla sua istituzione queste diverse forme di utilizzo del beneficio.

All’approssimarsi della scadenza del 31 dicembre 2021 dalla quale, secondo le disposizioni del D.L. 34/2020, non sarebbe più stato possibile ottenere lo sconto in fattura né cedere il credito, il DDL di bilancio 2022 contiene la proroga fino al 2024 delle detrazioni per bonus ordinari e della possibilità di optare per lo sconto in fattura o la cessione del credito ma nel frattempo, con il D.L. 157/2021 già immediatamente in vigore, sono previsti nuovi e stringenti adempimenti per poter beneficiare delle opzioni, e precisamente l’obbligo che la comunicazione dell’opzione sia accompagnata dalla asseverazione tecnica di congruità delle spese e dal visto di conformità della documentazione fiscale.

Questi obblighi esistono già per quanto riguarda le procedure di superbonus 110% ma, con l’intento di limitare i rischi di indebito beneficio fiscale o vere e proprie frodi attuate mediante la documentazione di lavori che possono sfuggire al controllo, e non a caso il Decreto 157 è stato da subito ribattezzato “decreto antifrode”, per poter utilizzare la detrazione a pagamento delle fatture oppure per poterlo cedere ad un Istituto finanziario, sarà necessario che un tecnico abilitato asseveri la congruità dell’intervento e delle relative spese sostenute e che un intermediario abilitato – commercialista o caf certifichi con il visto di conformità la regolarità della documentazione fiscale relativa all’intervento. E’ importante sottolineare che in entrambi i casi, asseverazione tecnica e visto di conformità, intervengono professionisti a ciò abilitati che si assumono la responsabilità di quanto asseverano, e che sono per questo obbligati a produrre una adeguata copertura assicurativa a garanzia di quanto vanno ad attestare.

Ma non finiscono qui le novità del “Decreto antifrode” infatti, mentre sino ad oggi l’Agenzia delle Entrate recepiva automaticamente le comunicazioni di sconto in fattura o cessione del credito riservandosi il controllo di merito nei 5 anni successivi, da oggi, ferma comunque restando la possibilità di controllo nei 5 anni, l’Agenzia delle Entrate potrà sospendere preventivamente gli effetti della comunicazione fino a 30 giorni per la verifica di eventuali profili di rischio, termine entro il quale potrà respingere la richiesta nel caso il rischio fosse ritenuto effettivo. Questo con ogni probabilità comporterà una dilatazione dei tempi di conclusione delle pratiche di sconto in fattura e di liquidazione delle cessioni del credito, ma soprattutto comporterà una sostanziale incertezza riguardo al buon fine della pratica di sconto o di cessione, ragione per la quale gli interventi dovranno da oggi essere valutati più attentamente e tutte le procedure tecniche, amministrative e fiscali curate con la massima attenzione.