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Marcello Meffi, “il covid non è stato pesante, preoccupano le spese, i rincari di beni e servizi e la mancanza di tutele”

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Marcello Meffi la scorsa settimana ha comunicato la sua positività al covid. Ha chiuso la propria attività e le dipendenti hanno iniziato il monitoraggio e a loro volta l’isolamento contumaciale. Meffi ha avuto sintomi nella norma, raffreddore, febbre e gola arrossata e ora attende il prossimo tampone il 21 gennaio per uscire dalla quarantena. I problemi riguardano i costi sopportati in questo periodo e non solo. Negozio chiuso e bollette che sono arrivate con prezzi quasi raddoppiati, in particolare per il gas.

Marcello Meffi è pronto a ricominciare ma lo preoccupano i rincari anche delle merci utilizzate che potrebbero incidere sul costo finale per il cliente.




Un manipolo di lavoratori specializzati di Vetrya, senza tfr e beffati per il mancato preavviso delle dimissioni

Un manipolo di ex-dipendenti Vetrya, oggi Vetrya in liquidazione, si è ritrovato una busta paga piuttosto pesante a dicembre.  No, niente tfr o benefit, ma addirittura con il segno “meno” davanti.  Tutto proprio in un momento particolare.  Si tratta di poco più di dieci dipendenti con mansioni tecniche specifiche che hanno lasciato l’azienda di Bardano prima del definitivo stop.  I lavoratori sono stati esclusi dall’accordo chiuso con il sindacato che riguarda i soli “licenziati” e ora si ritrovano con un sospeso ampio.  La “colpa” è della legge fallimentare che prevede il blocco di qualsiasi retribuzione accessoria, compreso il TFR, nel periodo concorsuale, o meglio fino alla definizione della procedura e al suo accoglimento o respingimento.  Il tutto viene spiegato anche in una mail che dall’amministrazione Vetrya è stata inviata a uno degli interessati ( ndr nella foto) che sintetizziamo, “Vetrya ha il divieto, ai sensi dell’art. 184 legge fallimentare, di pagare retribuzioni pregresse rispetto alla data di deposito del ricorso per pre-concordato, che saranno pagate nei modi e nei tempi individuati nel piano sotteso alla soluzione della crisi secondo il rango di legge, in corso di predisposizione; i lavoratori che vantano crediti per titolo o causa anteriori al deposito del ricorso non potranno, ai sensi del combinato disposto degli artt. 161 e 168 legge fallimentare, iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari nei confronti della Società”.  Insomma, niente ferie non godute e niente TFR, poi si vedrà.  Per quanto riguarda il trattamento di fine rapporto c’è la garanzia che verrà pagato ma con tempi che rischiano di allungarsi ben oltre qualche mese.   Ma perché al manipolo di tecnici è arrivata una busta paga in negativo?  I lavoratori hanno trovato occupazione in altre aziende del settore, con retribuzioni più alte visto che, come ci hanno confidato, erano inquadrati al minimo tabellare con il contratto dei metalmeccanici, e non hanno atteso l’intero periodo obbligatorio di preavviso, un peccato sembrerebbe mortale agli occhi dell’amministrazione Vetrya che non ha chiuso un occhio, non ha compensato, ma ha pesato con il bilancino di precisione scalando ogni minuto come previsto da contratto. 

E’ vero, il contratto prevede, a tutela delle parti, che chi non concede il giusto preavviso venga penalizzato ma in questo caso, forse si potevano effettivamente chiudere gli occhi visto che l’azienda è in liquidazione e che si sono dimessi perché oramai la situazione era ben chiara e il futuro del tutto sconosciuto.  Oltre al danno anche la beffa, dunque, ritrovarsi senza i soldi del TFR e con un “meno” sull’ultima busta paga che poi sicuramente verrà compensato con le voci attive, ma quando, con quali tempi? Quelli della giustizia e della procedura di concordato in continuità oppure, nel caso in cui il Tribunale non dovesse accettare la proposta, di fallimento. 

Comunque saranno tempi lunghi nell’avere mentre per il dare già è stato tutto fatto così come spesso accade per i lavoratori.




La spada di Damocle della variante omicron sulle feste e i veglioni

Ci siamo. Il Natale è all’uscio e Capodanno è subito dietro l’angolo e ecco che arriva puntuale la variante covid-19, si chiama omicron. L’alfabeto greco in chi ha fatto il liceo classico evoca versioni e ore di studio, pronunce a volte improbabili, oggi indica l’orologio della pandemia. Omicron è la variante che fa paura in questo Natale 2021. A mano a mano in Europa tutti tornano a chiudere, torna a riecheggiare la parola “lockdown” che ormai sembra un lontano e drammatico ricordo e invece…Irlanda, Belgio, Gran Bretagna, Olanda e Germania uno dopo l’altro impongono restrizioni sempre maggiori. A Londra la “Premier League” è nel dramma, troppi giocatori contagiati ma il tradizionale boxing day sembrerebbe salvo, per ora. In Austria il 2022 porterà l’obbligo vaccinale e in gran parte d’Europa s’inizia a discutere dell’argomento e del lockdown “riservato” agli irriducibili no-vax. E in Italia? Fino a due settimane fa tutto sembrava filare abbastanza liscio, poi sono tornate a salire le positività, i ricoveri e le terapie intensive. Non sono numeri drammatici ma l’attenzione è alta, anzi altissima anche perché le feste tradizionalmente più da assembramenti sono alle porte. Il 23 dicembre il governo prenderà una decisione definitiva ma intanto le ripercussioni già si fanno sentire. Le indiscrezioni, poi, non aiutano il settore della ricettività ad uscire dalla crisi profonda legata alla pandemia. Lo stesso discorso vale anche per la ristorazione. Intanto post sui social ci invitano a veglioni e feste, concerti con cene, come nel caso di UJW e poi c’è il tam-tam delle feste private, dei veglioni in casolari di campagna senza alcun controllo. E il virus non attende altro che trovare un posto comodo dove potersi replicare in tutta tranquillità.

I tecnici stanno raccomandando prudenza e soprattutto una stretta, forte, proprio sui grandi eventi, sui veglioni, sugli eventi sportivi, insomma su tutto quello che raduna troppe persone in un luogo magari al chiuso e senza mascherina per ovvi motivi. Gli stessi tecnici hanno anche raccomandato un’ulteriore stretta sui resistenti al vaccino proprio per tentare di arginare questa nuova ondata guidata dalla variante “omicron”. Che il clima sia totalmente cambiato nel giro di poche settimane è chiaro. I vacanzieri convinti ora lo sono molti meno e aumenta il numero delle disdette, così come confermato dal presidente di Federalberghi Umbria, Simone Fittuccia. Il pacatissimo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto con insolita durezza stigmatizzando le televisioni che danno troppo spazio ai no-vax e alle loro teorie non supportate dalla scienza ufficiale. Nelle scuole si torna a discutere di eventuale DAD dopo le feste e di protocolli più stringenti per mettere in quarantena le classi e il sottosegretario Sileri ha aperto la strada al prolungamento delle vacanze natalizie.

La variante omicron rischia di essere il vero convitato di pietra di queste festività di fine anno. I numeri dei contagi nella piccola Umbria sono repentinamente cresciuti così come nel resto del Paese e tornano i divieti, gli obblighi, le mascherine all’aperto sempre, riaccendendo nella memoria collettiva paure e insicurezze che non fanno bene all’economia del divertimento, dello svago, del turismo, dell’enogastronomia, insomma in quei settori che ora dovrebbero tirare e che rischiano di finire nel tritacarne delle restrizioni sia nazionali che regionali. E allora non resta che attendere il 23 dicembre per conoscere le decisioni del governo sperando che venga premiato chi ha rispettato tutte le regole e ha ascoltato la scienza.




L’osservatorio delle prime venti società di capitali dell’Area Interna presentate da “Cittadinanza Territorio Sviluppo”

L’impresa sociale Cittadinanza Territorio Sviluppo presenta il primo osservatorio delle 20 principali società di capitali dell’Area Interna Sud-Ovest Orvietano.  E’ un profilo particolareggiato delle aziende che pesano in maniera determinante sull’economia di un territorio che va dal Trasimeno alla Tuscia e legato dalla storia, dalle infrastrutture viarie e da enti come il GAL Trasimeno Orvietano che intervengono progettando un futuro in rete per le imprese che sono nate e operano all’interno di quest’area vasta.  Ha aperto i lavori il presidente della CTS, Francesco Paolo Li Donni, che ha presentato l’osservatorio, “è uno strumento utile per fare scelte consapevoli da parte di enti pubblici e imprese”.  Il panel “cristallizza – spiega sempre Li Donni – la situazione al 2019 mentre per il 2020 diamo appuntamento a febbraio del prossimo anno”.

Il rapporto parte esaminando innanzitutto le dimensioni delle aziende con 1 microimpresa, 14 piccole imprese (cioè con meno di 50 dipendenti), 4 medie imprese e una sola grande impresa con più di 250 occupati.  Questo è un primo indicatore che sottolinea la mancanza di imprese di grandi dimensioni capaci di assorbire una quota di forza lavoro alta e soprattutto di spingere verso la creazione di distretti produttivi omogenei.  Secondo Matteo Tonelli, amministratore delegato del CTS, “il campione selezionato è fortemente rappresentativo rispetto al numero degli addetti e alle dinamiche tipiche della piccole e media impresa dell’Area Interna Sud Ovest Orvietano”.

Del campione preso in esame il settore più rappresentato è quello del commercio con 9 realtà produttive pari al 45% del totale, al secondo posto troviamo il manifatturiero e le costruzioni con il 15% (3 aziende), l’agroalimentare con il 10% (2 aziende), a chiudere con il 5% ciascuno e un’azienda troviamo estrattivo, terzo settore e servizi.

Il territorio più rappresentato per ricavi nel 2019 è quello di Orvieto.  Ceprini Costruzioni srl è la prima con poco più di 80 milioni di euro.  Al secondo posto c’è Rubeca Motori, un’altra srl di Città della Pieve con poco più di 29 milioni di euro.  La prima Spa è Vetrya che si ferma sempre intorno ai 29 milioni di euro. 

Il rapporto prende in esame altri due indici, gli addetti medi e il MOL e le sorprese non mancano.

L’indice più interessante è sicuramente quello degli addetti. Nel 2019 il numero totale di lavoratori occupati nelle aziende del panel era 1.100 mentre a marzo del 2021 erano 1.112.  Sempre al 31 marzo di quest’anno il numero totale degli addetti nell’Area Interna Sud-Ovest Orvietano erano 14.683 e le aziende campione pesano per il 6,86% sul totale della forza lavoro.  Se invece si prende in esame il totale degli addetti nei cinque comuni dove hanno sede le aziende campione la percentuale tra addetti totali e addetti delle prime 20 aziende sale al 10,52% un campione significativo dal quale si può partire per analizzare, ad esempio, l’andamento delle retribuzioni medie o delle qualifiche e degli inquadramenti professionali.

Sicuramente la tabella più interessante riguarda il MOL.  L’unica società con un MOL fortemente negativo è Vetrya che nel 2019 ha registrato un valore negativo pari a 5.590 milioni di euro. La Ceprini Costruzioni conferma la sua solidità piazzandosi in questa particolare classifica, al primo posto, così come nelle altre due.  Il MOL stravolge anche i rapporti di forza tra Orvieto e il resto dell’Area Interna.  Prima di trovare un’altra azienda orvietana si deve scorrere fino al 5° posto con Basalto La Spicca che è anche la prima a scendere sotto quota un milione di euro e per la precisione 830 mila euro.  Per Antonio Rossetti, presidente del comitato scientifico del CTS, “le imprese orvietane scontano un gap di redditività rispetto al resto delle imprese dell’area che sono allineate al dato nazionale.  Abbiamo riscontrato una scarsa propensione agli investimenti – continua Rossetti – e una all’innovazione tecnologica, due elementi necessari per affrontare le sfide del futuro prossimo”.

Paolo Fratini, commercialista e docente all’Università di Perugia, ha approfondito gli aspetti patrimoniali delle imprese incluse nello studio redatto dalla CTS che ha fatto emergere che “la composizione dell’attivo sia formato per più di 2/3 da attivo circolante e per la restante parte da attivo immobilizzato netto.  Quest’ultimo, per altro, cresce complessivamente nel periodo di riferimento così come il valore del patrimonio netto.  Da evidenziare, invece, come elemento di solidità patrimoniale la circostanza per cui l’indice di patrimonio netto su attivo immobilizzato assume sempre valori superiori all’unità, con ciò indicando che le immobilizzazioni sono interamente finanziate dal capitale proprio”.

Ha chiuso i lavori Francesca Caproni, direttore del GAL Trasimeno-Orvietano, che ha patrocinato l’incontro, sottolineando l’utilità dell’osservatorio soprattutto per gli enti pubblici che devono programmare il futuro del territorio. “In questo periodo post-pandemico è sempre più importante – ha sottolineato Francesca Caproni – la programmazione e il monitoraggio dell’economia, ragion per cui riteniamo prezioso il contributo della CTS con il suo Osservatorio che traccia un profilo preciso dal punto di vista non solo finanziario ma soprattutto per quanto riguarda la forza lavoro impiegata e la dimensione d’impresa nell’Area Interna”. La CTS da già appuntamento per la fine del mese di febbraio con l’aggiornamento dell’osservatorio al 2020 e la presentazione di altri due osservatori sulla demografia dell’area e sulla demografia aziendale che prende in esame tutte le altre tipologie d’impresa non rientranti nel campione delle società di capitali.




Vetrya, game over. Liquidatore sarà Katia Sagrafena e si procede per ottenere il concordato in continuità indiretta

Come annunciato nel comunicato ufficiale dello scorso 23 ottobre si è svolta in seconda convocazione il giorno 11 novembre l’assemblea straordinaria dei soci di Vetrya SpA che ha deliberato la messa in liquidazione della società. L’assemblea ha anche deciso di nominare quale liquidatore Katia Sagrafena, attuale consigliere di amministrazione.

Nel comunicato ufficiale della società è scritto che “la documentazione inerente i punti all’ordine del giorno dell’Assemblea è a disposizione del pubblico presso il sito internet della Società. Per ulteriori informazioni si rinvia al verbale assembleare che sarà pubblicato nei termini e secondo le modalità previste ai sensi di legge e di regolamento sul sito internet della Società, sezione “Investor”. Prosegue intanto l’attività di richiesta, supportata da primari professionisti e Studi Legali nazionali, di concordato preventivo con continuità indiretta attraverso società che rileveranno le Aree/Direzioni aziendali per la quale è prevista la prosecuzione”.

L’assemblea è stata dichiarata valida in seconda convocazione l’11 novembre mentre alla prima del 10 novembre non è stato raggiunto il quorum “costitutivo”




Boom di turisti ma la città merita e i cittadini avranno vantaggi?

Il week-end lungo di inizio novembre è stato sicuramente molto positivo per Orvieto. tanti turisti in strada, molti ristoranti erano al completo, i monumenti principali con lunghe file all’esterno in attesa di entrare. Un bel risultato in un ponte che non aveva, tra l’altro, appuntamenti di rilievo programmati. La conferma dei numeri piuttosto lusinghieri, anzi da vero e proprio record arrivano anche dal sindaco e assessore al turismo, Roberta Tardani, “nel lungo fine settimana del Ponte dei Morti sono state oltre 7mila le presenze al pozzo di San Patrizio e Orvieto è stata una delle mete più gettonate dell’UmbriaDal 26 novembre inizierà il ricco calendario di eventi natalizi che culminerà con il ritorno di Umbria Jazz Winter. Ci sono dunque tutte le premesse per chiudere in bellezza questo anno”. 

E la città è stata all’altezza? Il boom di turisti si è avuto per le politiche di promozione di Regione e Comune? I cittadini godranno dei maggiori introiti derivanti dalla bigliettazione del pozzo, dai parcheggi e dall’imposta di soggiorno? Sono queste le domande fondamentali per capire se il turismo che sceglie Orvieto poi incide sulla qualità della vita del territorio.

Indubbiamente la città offre una varietà di attrazioni, monumenti e eventi che sono per numero e qualità superiori alle attese. E’ anche ben chiaro che la nuova segnaletica turistica ha avuto successo. Si vedono molti turisti fermarsi, inquadrare i qr-code e continuare nel loro itinerario alla ricerca di nuove emozioni. Si vedono gruppi soffermarsi in angoli prima meno noti, meno frequentati, sconosciuti ai più. La città non è, invece ancora pronta alla rivoluzione che porta con se il turismo. I negozi hanno orari classici, una sparuta minoranza ha scelto quello continuato, con il disappunto di molti “ospiti” che si sono ritrovati a guardare vetrine senza poter misurare, toccare con mano, acquistare. Eppure basterebbe coordinarsi, altro vocabolo che soprattutto tra imprenditori non sembra essere molto conosciuto. Ognuno è geloso del suo piccolo orticello e non rende partecipe l’altro delle novità anche positive. E così il risultato è spesso sotto gli occhi dell’osservatore attento con gli ospiti lasciati soli, senza un’offerta attenta alle loro esigenze. La città non è pronta per quanto riguarda l’attenzione e il confort nelle vie dello struscio. Auto, camioncini, furgoni, spazzatrici, raccolta dei rifiuti per tutta la mattina lungo le vie centrali tra tavolini all’aperto e famiglie intente a camminare pensando di essere “al riparo” dai motori.

La promozione ha avuto un ruolo fondamentale per il boom turistico della stagione e di questo week-end? Sicuramente la presenza di Orvieto in spot, programmi, presentazioni ha avuto un ruolo fondamentale nella stagione, soprattutto dopo la riapertura tra giugno e luglio. Per questo week-end hanno giocato a favore dell’Umbria tutta la relativa vicinanza geografica con l’area metropolitana di Roma e per Orvieto, come sempre, ha giocato un ruolo importante l’essere sulla principale direttrice di traffico nord-sud. In programma non c’erano eventi di rilievo tra il 30 ottobre e il 2 novembre eppure la città era piena, a tratti stracolma. Duomo, Pozzo e territorio sono un biglietto da visita di gran classe, attraente e forse anche la vicinanza con Civita ha spinto a scegliere Orvieto come base di partenza per un week-end all’insegna del buon vivere.

E ora la domanda finale: i vantaggi per i cittadini? Questa è poi il quesito principe. Gli amministrati del sindaco sono i cittadini che chiedono servizi migliori, tariffe più vantaggiose, sanità pubblica che risponde alle esigenze della popolazione. Dall’altra parte abbiamo un Comune che per riuscire a vincere questa sfida multipla deve assolutamente avere denari a disposizione e questi possono arrivare proprio dal turismo e cioè dagli introiti dei parcheggi e dei siti culturali dei pertinenza del Comune. I cittadini devono poter avere un ritorno magari con tariffe differenziate per i parcheggi, con una pulizia più accurata di alcune strade del centro storico che non hanno la stessa cura di altre, solo per esempio. Sarà così? “Lo scopriremo solo vivendo”, recita una canzone famosissima di Battisti. Altrimenti i grandi investimenti pubblici per attirare turisti avranno l’effetto di riempire la pancia di alcuni e di lasciare gran parte della città con gli stessi problemi irrisolti pur avendo l’occasione di risolverli o almeno di provarci.




Vetrya, i primi timidi passi della politica locale con sindaco, Barbabella e Olimpieri

La politica locale inizia a muoversi su Vetrya dopo le sollecitazioni giunte a livello regionale e in Parlamento. I consiglieri Barbabella e Olimpieri hanno rotto gli indugi. Il primo con la richiesta della convocazione urgente della conferenza dei capigruppo; il secondo con un’interrogazione dove si chiede di conoscere la situazione e le eventuali azioni messe o da mettere in campo per mitigare le prossime difficoltà di tante famiglie orvietane che con molta probabilità si ritroveranno senza lavoro a partire dal 12 novembre. Anche il sindaco, Roberta Tardani è intervenuta comunicando di aver avuto un incontro proprio con Luca Tomassini per avere un quadro della situazione.

Si scorge una certa timidezza in tutte queste richieste. Mancano la domande sul perché si è giunti a questa situazione, perché fino ad agosto non si sapeva nulla; cosa succederà dopo l’11 novembre nel caso in cui l’assemblea degli azionisti confermasse la messa in liquidazione e la cessazione di tutti i rapporti di lavoro in Vetrya? E ancora, si sta già pensando ad una newco per gestire gli asset in bonis della Vetrya?

Barbabella nella sua richiesta di convocazione della conferenza dei capigruppo richiede anche l’audizione di Luca Tomassini, e probabilmente in quella sede verranno poste queste ed altre domande a chi ha gestito e guidato l’azienda che era ritenuta da tutti il fiore all’occhiello della città, il simbolo dell’imprenditoria attenta al benessere del personale con servizi innovativi in stile americano, come l’asilo e il centro sportivo, solo per citare i più noti.

Ora il sogno si è infranto sull’ostacolo dei numeri che non vanno mai a braccetto con le “visioni”, i “sogni” di qualsiasi imprenditore. Il bilancio è stato un brusco risveglio, per alcuni, per altri le difficoltà non erano inattese e frutto di 18 mesi in decrescita con la Borsa che di giorni in giorno lasciava intendere che il sentiment intorno a Vetrya era cambiato. I riflettori sono tutti puntati sulla doppia data del 10 e 11 novembre quando gli azionisti dovranno decidere cosa fare, se certificare la cessazione delle attività e la messa in liquidazione, o provare a rinascere ma mettendo mano al portafoglio per ricapitalizzare il gruppo.




Su Vetrya interrogazione al MiSE del deputato dem Walter Verini

Il deputato PD Walter Verini rende noto di aver depositato un’interrogazione parlamentare riguardante la vertenza aziendale che si è aperta presso la società Vetrya di Orvieto. Rivolgendosi al Ministero dello Sviluppo Economico, si intende chiarire se il ministro, sia a conoscenza del fatto che l’imminente chiusura del sito, andrebbe a determinare gravi conseguenze in termini occupazionali e sociali per la Regione Umbria e, in particolare, per l’intero territorio orvietano. In particolare, il deputato dem, chiede che venga convocato, con la massima urgenza, “un tavolo di crisi, per avviare un confronto tra i vertici della società Vetrya S.p.A, i lavoratori, le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali, affinché si possa giungere ad una soluzione che garantisca la continuità dell’attività del sito, salvaguardando i livelli occupazionali del territorio”.

Al Ministro dello sviluppo economico — Per sapere – premesso che:

il gruppo Vetrya S.p.A., con sede a Orvieto e quotata sul Mercato Alternativo del Capitale AIM Italia gestito da Borsa Italiana, è una multinazionale leader nel settore dei servizi digitali, dell’innovazione tecnologica, dello sviluppo di applicazioni e business model della rete internet e delle reti di telecomunicazioni broadband e ultra broadband;

i vertici dell’azienda – in occasione dell’ultimo Consiglio di Amministrazione tenutosi il 23 ottobre 2021 – hanno formalizzato la decisione di convocare l’Assemblea soci per lo scioglimento e la messa in liquidazione della società con cessazione delle attività e dei rami aziendali ad eccezione delle Aree e Direzioni per le quali è prevista la prosecuzione delle stesse;

in quella sede, è stata inoltre deliberata la prosecuzione delle attività finalizzate a verificare la sussistenza dei presupposti per l’accesso a procedura di concordato preventivo, nonché l’adozione “delle opportune iniziative per la riduzione del personale delle attività dismesse in ragione della rilevantissima perdita di fatturato”;

l’azienda ha motivato la cessazione dell’attività in ragione della crisi finanziaria che sta attraversando il Gruppo che, stando all’ultima relazione finanziaria semestrale consolidata, sarebbe stata innescata da una perdita netta di circa 13 milioni di euro, con una riduzione dei ricavi, delle vendite e delle prestazioni pari a 16,73 milioni di euro nel primo semestre 2021;

l’Assemblea straordinaria dei soci è stata fissata per il giorno 10 novembre 2021 in prima convocazione e, in seconda convocazione, il giorno 11 novembre;

la cessazione dell’attività dell’azienda espone i lavoratori, attualmente già in cassa integrazione, al rischio concreto di una procedura di licenziamento collettivo;

a parere dell’interrogante, la prospettiva dell’imminente chiusura del sito, andrebbe a determinare gravi conseguenze in termini occupazionali e sociali per la Regione Umbria e, in particolare, per l’intero territorio orvietano;

stando a quanto si apprende dalla testata giornalistica “Milano Finanza”, sulla società sembrerebbe pendere un’inchiesta relativa a presunti addebiti “occulti” a carico dei clienti di WindTre per la visualizzazione di alcune pagine Internet;

se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga opportuno convocare, con la massima urgenza, un tavolo di crisi, per avviare un confronto tra i vertici della società Vetrya S.p.A, i lavoratori, le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali, affinché si possa giungere ad una soluzione che garantisca la continuità dell’attività del sito, salvaguardando i livelli occupazionali del territorio.




I tedeschi Berenberg, Gossler & Co. entrano nel capitale Labomar, azionista di maggioranza di Welcare, con il 3,79%

L’investitore istituzionale Joh. Berenberg, Gossler & Co. KG, attivo a livello internazionale, entra nel capitale di Labomar (AIM Ticker: LBM) con una quota del 3,79%. Walter Bertin, fondatore e amministratore delegato di Labomar, ha infatti accolto la richiesta formalizzata dal fondo tedesco di cedere, tramite LBM Holding, 700 mila azioni (pari a circa il 3,79% delle azioni totali in circolazione), al prezzo di 12,70 euro che incorpora uno sconto di quasi il 5% sul prezzo di chiusura di venerdì 30 luglio (13,35 euro). Il controvalore della transazione è pertanto pari a circa 8,89 milioni di euro. La cessione è avvenuta in modalità BTF (Block Trade Facilities), ad esito della quale la partecipazione di Walter Bertin, tramite LBM Holding, è scesa dal 71,1% al 67,3%. Proprio la veneta Labomar lo scorso 15 luglio ha comunicato l’acquisto del 70% del gruppo, con sede a Orvieto, Welcare.

Walter Bertin, fondatore e amministratore delegato di Labomar ha commentato: “abbiamo deciso di aprire il capitale di Labomar a Berenberg dopo numerosi contatti. La presenza nel nostro azionariato di un investitore così rilevante, riconosciuto e reputato a livello globale, rappresenta un passaggio importantissimo per la nostra società.  Questa operazione corona un percorso che nell’ultimo trimestre ha visto registrare un crescente interesse per Labomar anche da parte di investitori solitamente meno interessati alle Small Caps Italiane. Un’attenzione che ci lusinga e che premia il percorso strategico intrapreso dalla nostra azienda, ma che è anche una conferma dell’eccellenza italiana nella ricerca e produzione di integratori alimentari e dispositivi medici. Sono altresì fiducioso che l’aumento del flottante così definito potrà essere apprezzato da tutti i nostri investitori”.

Banca Mediolanum (in qualità di Nomad) e Intesa Sanpaolo – IMI Corporate & Investment Banking (in qualità di Global Coordinator), hanno concesso un waiver agli accordi di Lock Up sottoscritti con LBM Holding antecedentemente alla quotazione. L’Operazione è stata coordinata da Bmodel quale Corporate Financial Advisor della Società, con il Founder Claudio De Nadai e il Senior Partner Martina Torresan. CFO SIM ha operato in qualità di Corporate Broker.




Stefano Olimpieri, “è il momento di chiudere il Consorzio Crescendo”

Il Consorzio Crescendo deve considerarsi uno dei massimi esempi del fallimento politico e finanziario messo in campo da quel sistema di potere che, a cavallo del nuovo millennio, ha messo in ginocchio Orvieto. Un sistema che si era contraddistinto nel creare buchi di bilancio in tutte le strutture societarie, associazionistiche o consortili che costituiva e che gestiva. Non vi è stata nessuna realtà che la sinistra al potere non abbaia portato al tracollo finanziario; come dimenticare la Farmacia Comunale, R.P.O. SPA, l’Associazione Te.Ma., oltre che il Consorzio Crescendo e gli swap.  Non solo milioni di soldi pubblici “bruciati”, ma anche procedure e realtà ancora aperte a cui occorre trovare una soluzione per impedire che si continui per anni con l’accanimento terapeutico. Chi amministra ha l’obbligo di risolvere i problemi – qualunque essi siano – e non, come è sempre avvenuto quando ha governato la sinistra, di buttare tutto sotto il tappeto. Ed allora, l’Amministrazione Tardani, dopo aver con grande determinazione e lungimiranza messo in liquidazione l’Associazione Te.Ma., oggi ha messo le basi per chiudere anche la vergognosa vicenda del Consorzio Crescendo, da alcuni anni in liquidazione. Infatti, come si evince dalla relazione al bilancio consuntivo 2020, la Giunta Tardani ha incrementato il fondo di accantonamento per le perdite delle società partecipate dal Comune di Orvieto. Aver implementato il fondo per 320.000 euro (somma  attribuita al Comune sulla base della percentuale di partecipazione al capitale sociale) dimostra la volontà politica di chiudere definitivamente la ingloriosa e penosa storia del Crescendo.  Aver stanziato quella somma non ha solo un valore finanziario e procedurale, ma rappresenta un vero fatto politico: il cambiamento per primo passa attraverso il completo superamento di tutte quelle realtà costruite da un sistema di potere che usava strumentalmente i consorzi, le spa, le associazioni al solo fine di estendere i propri tentacoli sulla città e sul territorio. Di quel sistema non è rimasto in piedi nulla perché si fondava su basi politiche consunte, nonché sulla esclusiva bramosia di gestire un potere fine a se stesso.

Al contrario il sindaco Tardani in questi due anni ha plasticamente dimostrato di voler superare definitivamente quel sistema, tanto che l’implementazione del fondo accantonamenti per le perdite delle partecipate  si muove in questa direzione. La giunta ha fatto il suo, inserendo i 320.000 euro nel capitolo degli accantonamenti, sarà poi il consiglio comunale (mi farò carico di presentare una risoluzione al riguardo in consiglio) a dare l’indirizzo politico nel sollecitare la stessa giunta a compiere tutti i passaggi formali e tutti gli atti procedurali per chiedere istanza di fallimento verso il Consorzio Crescendo.

Stefano Olimpieri

(Capo gruppo Gruppo Misto)