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Dubbi, perplessità, incognite e mancate risposte su Casa e Ospedale di Comunità in Piazza Duomo

Torna prepotentemente di attualità la questione dell’ex-ospedale e della sua destinazione, con esclusione della parte frontale, a Casa e Ospedale di Comunità. L’occasione è stata data dall’incontro sulla sanità organizzato a Ciconia dall’associazione PrometeOrvieto.

Facciamo il punto della situazione e cerchiamo di spiegare perché la scelta, a detta di numerose associazioni, partiti e singoli, è un errore. La USl Umbria2 proprio alcuni giorni prima dell’incontro di PrometeOrvieto, con incredibile tempismo, ha spiegato che “attualmente in corso la valutazione delle offerte, la data di scadenza per la loro presentazione era fissata al 26 settembre, si stima che entro fine mese, salvo ricorsi, la commissione giudicatrice completi la procedura per consentire di entrare, anche in questo caso, nella fase esecutiva di realizzazione delle due opere il cui completamento è fissato al 30 giugno 2026”. Tutto marcia ma non secondo cronoprogramma. Secondo openpnrr di Openpolis, infatti, per il primo intervento di “recupero funzionale” di mille mq su un totale di 6,5mila mq per un totale di 3,28 milioni di euro, l’indicatore di realizzazione effettivo è del 30% contro il 60% previsto; per il secondo stralcio “intervento di recupero funzionale e arredi” per un total di 4,4 milioni l’indicatore di realizzazione effettivo è del 40% contro uno previsto del 62,5%. Permane il mistero più fitto sulla parte frontale, quella che si affaccia su Piazza Duomo, che rimane nella disponibilità del Comune. Su questa parte la sindaca aveva annunciato la presentazione di un progetto alcuni mesi fa ma ancora non si hanno notizie in merito.

Fin dall’inizio abbiamo tentato di spiegare come sia complessa la questione e ad oggi per la viabilità, ad esempio, nonostante le diverse sollecitazioni di PrometeOrvieto e dei consiglieri comunali di minoranza, dal Comune non si è avuta alcuna risposta sul piano di viabilità nonostante le rassicurazioni in merito. Già perché per raggiungere il prossimo hub della sanità che andrebbe a servire la popolazione residente e non del comprensorio orvietano, l’unica via di accesso in entrata passa parzialmente su via Maitani, frontale al Duomo in zona turistica, per poi girare su via Cerretti, piuttosto stretta per poi scendere in maniera brusca fino all’ex-ospedale. Per l’uscita presumibilmente si utilizzerà la strada che una volta era d’ingresso al Pronto Soccorso al lato del parcheggio e poi via Soliana, passando in piazza Duomo. E che succederà durante Palombella e Corpus Domini per chi dovrà utilizzare l’Ospedale di Comunità. Che succederà in concomitanza con gli eventi che spesso interessano la piazza del Duomo? Figurarsi poi per i momenti di socialità caotica (Capodanno, vincite di campionati di calcio vari, concerti) che bloccano la circolazione in orari serali, per carità, ma non solo.

C’è poi il capitolo molto più serio dei costi. Sono previsti a totale carico dei fondi PNRR 7,7 milioni di euro circa per ristrutturazione, rifunzionalizzazione e arredi di oltre mille metri quadri in pieno centro storico con sicuri vincoli piuttosto severi. Non abbiamo chiaro se nella spesa sono comprese anche tutte le apparecchiature e i macchinari necessari per avere una vera Casa e un vero Ospedale di Comunità. Lasciano perplessi anche i costi di ristrutturazione. Il costo è calcolato sul 2021 e intanto in edilizia c’è stato praticamente un raddoppio dei prezzi. Poi si lavora nel centro storico e devono essere utilizzati materiali in linea con la zona così come si prescriverebbe al privato, tinteggiatura compresa. In ultimo i tempi. La consegna, “chiavi in mano” è prevista per il 2026. Se tutto fila liscio, al netto di eventuali ricorsi, non s’inizierà alcun lavoro prima dei mesi iniziali del 2024. Da lì ci si deve augurare che non si trovino intralci sulla strada della ristrutturazione e negli impianti da rifare per metterli a norma. Poi, alla fine di tutto, si devono arredare uffici, ambulatori, sale, camerate e poi, il personale medico e paramedico che manca anche per l’attuale ospedale.

Chi sostiene l’ubicazione in Piazza Duomo ricorda le aste andate deserte sintomo del disinteresse per altre destinazioni d’uso. Ma ci teniamo a ricordare che nel 2008, giunta Mocio, fu concluso un accordo con la USL Umbria2 che acquistò con moneta sonante l’ex-mensa per destinarla a Casa della Salute, così si chiamavano allora. Non si mosse paglia per il miglioramento della sanità orvietana e coloro che hanno sgomitato sono stati i primi a mettere i bastoni tra le ruote. Oggi la USL recupera un palazzo e ne lascia cadere a pezzi un altro, acquistato con un vincolo ben preciso. E qui scatta il solito rimprovero, quali alternative? Si chiamano FIP e Invimit, due strumenti immobiliari e finanziari a totale partecipazione pubblica che prendono in carico e valorizzano gli immobili pubblici mettendo a segno un duplice obiettivo, da una parte dare ristoro agli Enti locali e dall’altra pagare debito pubblico fornendo nuovo lavoro e sistemazioni degli immobili, dismessi sempre dalla Pubblica Amministrazione.

Ultima annotazione, il ministro Fitto ha avviato una severa revisione dei progetti finanziabili con il PNRR e fino a dicembre si viaggia con una spada di Damocle sulla testa. Se dovesse decidere per il taaglio? Il tutto si farà con fondi propri facendo slittare l’apertura almeno al 2029.

E intanto chi ha bisogno della sanità pubblica? Può sempre prepararsi per un giro dell’Umbria oppure rivolgersi al privato, ma non in convenzione bensì pagando, chi può, gli altri posso sempre affidarsi alla buona sorte, che non è una cura però.

ENGLISH VERSION

DOUBTS, CONCERNS, UNCERTAINTIES AND UNANSWERED QUESTIONS ABOUT THE COMMUNITY HOUSE AND HOSPITAL IN PIAZZA DUOMO

The issue of the former hospital and its destination is once again at the forefront, with the exception of the front part, as a Community House and Hospital. The opportunity arose during a healthcare meeting organized in Ciconia by the PrometeOrvieto association.

Let’s take stock of the situation and try to explain why, according to numerous associations, political parties, and individuals, this choice is considered a mistake. The USL Umbria2, just a few days before the PrometeOrvieto meeting, explained that “the evaluation of offers is currently ongoing, with a deadline for their submission set for September 26. It is estimated that by the end of the month, barring any appeals, the evaluation committee will complete the procedure, allowing us to enter the execution phase of the two works, the completion of which is set for June 30, 2026.” Everything is proceeding, but not according to schedule. According to Openpolis’ openpnrr, for the first “functional recovery” intervention of a thousand square meters out of a total of 6.5 thousand square meters, with a total cost of around 3.28 million euros, the effective completion indicator is 30% compared to the expected 60%. For the second phase, “functional recovery and furnishings” with a total cost of 4.4 million euros, the effective completion indicator is 40% against an expected 62.5%. The front part, which faces Piazza Duomo and remains under the municipality’s control, remains shrouded in mystery. The mayor had announced a project presentation for this part a few months ago, but there is still no news about it. From the beginning, we have tried to explain how complex the issue is, and today, there is still no response from the municipality regarding the road plan, despite repeated requests from PrometeOrvieto and opposition municipal councilors. Because to reach the next healthcare hub serving the residents and non-residents of the Orvieto area, the only entrance road partially passes through via Maitani, facing the Duomo in a tourist area, and then turns onto via Cerretti, which is quite narrow, before descending sharply to the former hospital. For the exit, presumably, the road that was once the entrance to the Emergency Room, next to the parking lot, will be used, then via Soliana, passing through Piazza Duomo. What will happen during Palombella and Corpus Domini when people will need to use the Community Hospital? What will happen during events that often affect Piazza Duomo? And don’t forget about moments of chaotic social gatherings (New Year’s Eve, various soccer championship victories, concerts) that block traffic in the evening and at other times.

There is also the much more serious issue of costs. It is estimated that the entire renovation, re-functionalization, and furnishing of over a thousand square meters in the historic city center will cost around 7.7 million euros, all covered by PNRR funds, with significant constraints. It is not clear whether this cost includes all the equipment and machinery necessary for a real Community House and Hospital. The renovation costs are also perplexing. The cost is calculated based on 2021, and in the construction sector, prices have practically doubled. In addition, construction materials must be in line with the area’s characteristics, as one would expect from private construction, including paint. Finally, the timeline. The “turnkey” delivery is scheduled for 2026. If everything goes smoothly, without any appeals, no work will start before the beginning of 2024. From there, it is hoped that there will be no obstacles during the renovation process and in updating the systems to meet regulations. Afterward, offices, clinics, rooms, and facilities must be furnished, and medical and paramedical staff must be recruited, which is also in short supply for the current hospital.

Those who support the location in Piazza Duomo remember that previous auctions went unanswered, a sign of the lack of interest in other potential uses. However, it’s worth noting that in 2008, during Mocio’s administration, an agreement was reached with the USL Umbria2, which bought the former canteen for use as a Health House, as they were called at the time. No effort was made to improve healthcare in Orvieto, and those who jostled for the deal were the first to hinder it. Now the USL is recovering one building while leaving another to fall apart, despite having purchased it with a very specific condition. This is where the usual reproach comes in, what are the alternatives? They are called FIP and Invimit, two wholly publicly owned real estate and financial instruments that take over and enhance public properties while achieving two objectives: providing relief to local authorities and reducing public debt while creating new jobs and upgrading real estate assets no longer used by the Public Administration.

One final note: Minister Fitto has initiated a thorough review of projects eligible for PNRR funding, and until December, there is a looming threat. If he decides to cut, everything will be done with local funds, postponing the opening until at least 2029.

In the meantime, what about those who need public healthcare? They can prepare for a trip around Umbria or turn to the private sector, but not through conventions. Those who can afford it may seek private healthcare, while others can rely on their good fortune, which is not a cure, but it’s something.




Paolo Fratini, docente UniPg, “nel report CTS i dati dicono che le aziende orvietane hanno potenzialità ma non decollano”

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Paolo Fratini, docente a contratto all’Università di Perugia, commercialista e revisore legale ha partecipato al Report di Cittadinanza Territorio Sviluppo sull’andamento economico delle prime 20 aziende dell’Area Interna Sud-Ovest Orvietano.

Con OrvietoLife fa il punto sulla situazione economica dell’orvietano, delle aziende che operano sul territorio. Il quadro che delinea Fratini è in chiaroscuro, con tante potenzialità che rimangono troppo spesso inespresse complici le infrastrutture ancora non in linea con la media e la questione demografica che inizia ad essere un punto cogente nelle analisi economiche non solo umbre. L’intero report può essere scaricato al seguente link: https://www.osservatoriocts.it/DWL/AreaInternaSudOvestOrvietano2021.pdf




Interrogazione in Regione di Paola Fioroni (Lega) sul futuro prossimo della CariOrvieto

“Nell’attuale processo di riorganizzazione e valorizzazione della Cassa di Risparmio di Orvieto la sfida sarà quella di massimizzare i vantaggi derivanti dall’essere parte di un grande gruppo bancario e conservare la vicinanza strategica di questa banca al territorio senza perderne l’identità”. Il consigliere regionale Paola Fioroni (responsabile regionale del Dipartimento economia della Lega, vicepresidente dell’Assemblea legislativa) annuncia di aver “depositato un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale per conoscere quali iniziative, nell’ambito delle proprie competenze e del rispetto dei ruoli previsti dal legislatore nazionale, intende assumere o abbia assunto per monitorare l’evolversi complessivo delle vicende relativa alla Cassa di Risparmio di Orvieto, tenuto anche conto della presentazione del nuovo piano industriale”.

“La struttura del sistema bancario regionale – spiega Paola Fioroni – è mutata sensibilmente negli ultimi anni sotto la spinta di dinamiche di mercato e interventi regolatori che hanno determinato una riduzione del numero di banche attive sul territorio ed alimentato fenomeni di desertificazione degli sportelli bancari, creando disservizi e disagi agli imprenditori e cittadini dei comuni più piccoli della nostra Regione, ma soprattutto alle persone fragili e agli gli anziani costretti a percorrere decine di chilometri per arrivare al più vicino sportello bancario”.

“Sebbene il modello di community bank a cui molte banche, di varia dimensione, ambiscono è un concetto strategico ancora poco definito – illustra Paola Fioroni – la redditività e l’efficienza delle banche non dipende necessariamente dalla loro dimensione, pertanto, anche le banche piccole medie di comunità possono essere efficienti e redditizie, e certamente sono in grado di valutare e conoscere meglio le esigenze creditizie delle imprese del territorio e i bisogni dei risparmiatori locali, potendo assumere una funzione centrale per lo sviluppo di un sistema imprenditoriale dinamico e resiliente. In questo percorso è auspicabile che gli stakeholders abbiano una visione chiara per il futuro e la capacità di realizzarla, anche rinunciando ad una parte della propria indipendenza”.

“In questo momento complicato per le nostre aziende ed i nostri cittadini, il nostro territorio ha necessità adesso più che mai di avere banche fatte anche di persone pronte all’ascolto – conclude Fioroni – ed in questo senso anche le BCC possono rappresentare il futuro modello vincente della banca del territorio ribadendo un ruolo del sistema bancario cooperativo come banche di territorio a mutualità prevalente, anche attraverso l’individuazione di interventi e progetti orientati a supportare e favorire la crescita e lo sviluppo sostenibile territoriale”.




L’olio “Canale” del Frantoio Ranchino miglior olio “fruttato intenso blended” per la guida internazionale Flos Olei 2023

Il Frantoio Ranchino, con l’olio “Canale” si è classificato come “Migliore Olio Extravergine di Oliva Blended – Fruttato Intenso” al concorso internazionale “Flos Olei” edizione 2023.
Il concorso si propone l’obiettivo di valorizzare la qualità dell’olio extravergine di oliva a livello internazionale, premiandone i prodotti migliori, diffondendone la conoscenza e contribuendo così a una sua corretta commercializzazione.

L’eccellenza degli Extravergine Ranchino nasce prima di tutto dalle qualità della materia prima e dalla capacità di comprenderla e di valorizzarla.
Cultura, ricerca e tecnica al servizio della materia prima: un olio extravergine di pregio nasce da questi valori. Cultura è radicamento profondo nel territorio d’origine, nelle colline orvietane, dove la famiglia Ranchino coltiva 8.700 piante di olivo e raccoglie le olive ancora verdi dagli alberi a 445 metri d’altitudine. Cultura è conoscenza delle varietà autoctone più raffinate, come Moraiolo, Frantoio, Leccino.  Lo studio stimola la ricerca, l’accostamento prudente tra diverse forme di allevamento e la contaminazione saggia tra modernità e tradizione, conservazione filologica della tipicità e innovazione. Infatti, nei terreni di famiglia sono coltivate anche l’Itrana, la Kalamata e la Picholine de Languedoc e sono state recuperate a nuova vita il Pocciolo, la Gentile di Anghiari e la Borgiona, cultivar umbre antichissime

E l’olio Canale nasce proprio dalla molitura di queste antiche Cultivar: Gentile di Anghiari 15%, Borgiona 15% insieme a Coroncina 30% e Itrana 30%. (Scheda dell’olio Canale, Olio Extravergine di Oliva – Fruttato Intenso).

La guida Flos Olei 2023 è giunta alla sua tredicesima edizione ed è considerata la più importante pubblicazione di settore a livello globale.  Flos Olei è un vero e proprio atlante olivicolo in quattro lingue, italiano, inglese, spagnolo e cinese che recensisce 500 aziende provenienti dai 5 continenti e 56 Paesi.




Orvieto piena di turisti ma loro che ne pensano e quanto costa un week-end sulla Rupe?

In questi giorni d’inizio agosto la città è apparentemente piena di turisti. Ristoranti da tutti esaurito e nella maggioranza delle strutture ricettive, soprattutto nei week-end. Abbiamo provato a fare i turisti cercando una camera in un hotel “4stelle” e in un B&B con servizi top sul sito Expedia, senza procedere all’usanza della telefonata post ricerca per ottenere uno sconto extra che corrisponde, poi, alla fee che si dovrebbe pagare ai portali. Abbiamo poi fatto un giro sempre online, per cercare i prezzi medi dei ristoranti. Non è un’impresa facilissima, ma ci siamo riusciti. Ultimo step il costo dei parcheggi nel centro storico, operazione riuscita.

Il risultato è che per due notti, tre pranzi e due cene, la Carta Unica per due persone, due giorni di parcheggio sulle strisce blu e un’altra mezza giornata la domenica, la coppia non scende sotto i 450 euro, calcolando qualche piccolo extra e una pausa in qualche bar del centro storico. A proposito, niente aperitivi o apericene e shopping, altrimenti si sale ulteriormente. Se si sceglie il B&B il prezzo del week-end scende a circa 320 euro. La Carta Unica incide per 50 euro (25 euro a persona) mentre una voce piuttosto corposa riguarda i parcheggi scoperti a pagamento con la stranezza della prima ora che costa meno delle successive; in totale ogni giornata intera, fino alle 20 anche se in realtà la sosta a pagamento è fino alle 22, costa 18,60 euro (1 euro la prima ora e 1,60 le successive).

Secondo l’offerta che abbiamo selezionato su Expedia in hotel 4stelle con colazione inclusa due notti costano 300 euro mentre in un B&B top si scende a 230 euro; l’imposta comunale di soggiorno pesa per 8 euro in hotel e 4 in B&B. Il B&B che abbiamo selezionato è fornito anche di parcheggio riservato gratuito, abbattendo di circa 52 euro il costo totale del soggiorno. La nostra scelta è caduta sull’offerta più alta sia per l’albergo che per la struttura extra-alberghiera; abbiamo richiesto il parcheggio e la colazione inclusa. Nella struttura alberghiera selezionata non è possibile, anche andando sul canale diretto, avere un servizio di mezza pensione cioè con un pasto incluso. Ricercando on-line gli hotel a 4 e 3 stelle presenti nel centro storico non hanno il ristorante interno ad uso dei clienti.

Sempre su Expedia abbiamo cercato location simili a San Gimignano e Assisi. I prezzi di un hotel 4stelle sono leggermente inferiori o in linea con Orvieto nella città di San Francesco mentre a San Gimignano un Relais lo avremmo potuto prenotare a 252 euro sempre con colazione inclusa.

Ma che dicono i turisti di Orvieto? In questi giorni li abbiamo intervistati, in qualche caso abbiamo origliato, in altri abbiamo approfittato della richiesta di indicazioni per scambiare veloci pareri. La città con i suoi monumenti, i suoi vicoli, i suoi tesori nascosti viene promossa a pieni voti, ma non è così per altro. Molti ritengono piuttosto alto il costo dei parcheggi e l’impossibilità di avere una tariffa giornaliera a forfait. Altra critica, e così chiudiamo con la questione auto, il pagamento anche nei giorni festivi e la mancanza in molte strutture di parcheggi riservati o la disponibilità di posti auto prenotati soprattutto nei due parcheggi insilati. Poche sono le lamentele, anzi quasi nulle, per l’imposta di soggiorno, ormai diffusa in tutta Italia. Promossa a pieni voti Carta Unica che a un costo accessibile permette di visitare gran parte dei monumenti della città senza ulteriori aggravi per il portafoglio. Grandi sono le carenze per quanto riguarda i bagni pubblici, almeno da quanto si evince dalle interviste con i turisti. Chi ha capacità di spesa ha sottolineato con disappunto la chiusura dei negozi nelle ore centrali della giornata e la sera e soprattutto troppi locali, ristoranti in particolare, chiusi per ferie, “ma come in una città turistica si chiude a luglio e agosto, non è possibile”. Altri ci hanno spiegato che “non rimaniamo a Orvieto più giorni, come avremmo voluto, perché non abbiamo trovato nel centro storico hotel che offrono la mezza pensione”; un’altra persona, tra l’altro abbiamo scoperto del settore, “in altre città chi non ha il ristorante in proprio offre delle alternative in convenzione, cosa che qui non sono riuscito a trovare”. La curiosità ci ha spinto allora a domandare perché la mezza pensione fosse così importante?Semplice, si contengono i costi e si ha la possibilità di avere già una soluzione visto che è molti difficile trovare un ristorante che ti accolga dopo le 22 a cena”.

Il cahier de doléance non risparmia il decoro e la pulizia e in particolare la continua presenza di furgoni, auto, motorini e simili sul Corso e in via Duomo oltre alla scarsa attenzione nei parcheggi davanti a monumenti e Chiese interessanti come Sant’Andrea, San Giuseppe, Palazzo del Popolo e tutta l’area di piazza del Duomo compreso lo spazio antistante l’ingresso di Orvieto Underground (l’area destinata a parcheggio a pagamento ndr). Insomma molti turisti si chiedono come mai non ci sia una vera isola pedonale in piazza e via Duomo e corso Cavour, almeno nella parte con più esercizi commerciali con spazi esterni. Sempre il turista operatore del settore ricettivo ha sottolineato, “l’area dello shopping, della movida serale non può essere attraversata da mezzi a motore di continuo e a qualsiasi ora…certamente alcune aree devono essere disponibili al parcheggio, soprattutto le piazze, ma al Duomo, in due giorni, ho trovato furgoni e auto sempre, mai senza, anche in orari diversi e considero uno scempio aver riservato a parcheggio quell’area ombreggiata che ben attrezzata potrebbe divenire un punto ristoro veramente notevole”. Una coppia di americani provenienti da Boston, invece, “Orvieto è bellissima e ci è piaciuto poter vivere il vostro quotidiano, con pregi e difetti, con il mercato del sabato pieno di colori e profumi. Siamo di età un po’ avanzata e poter parcheggiare in centro è stata una bella sorpresa anche se i costi sono un pochino alti. Ma la sera qui non si fa nulla. Alle 22 iniziano a chiudere bar e ristoranti, mangiare un piatto caldo è un’impresa e tutti i negozi sono chiusi, ma proprio tutti”. Altri turisti, invece, ci hanno riportato la grande difficoltà nella mobilità pubblica, insomma la mancanza di collegamenti con lo Scalo sempre dopo le 22 sia con i bus ma soprattutto con i taxi. Allora abbiamo provato a chiamare verso le 23 in tre giorni distinti, un festivo, un feriale e un sabato il numero che appare sulla colonnina del Duomo…silenzio! In Comune ci è stato assicurato che stanno lavorando al problema dei taxi, mentre per quanto riguarda l’isola pedonale forse questa sarà la volta buona.

Tanti turisti con pochi soldi in tasca, attenti a ogni spesa e ipercritici? No, Orvieto è stata una piacevole sorpresa – riferisce una coppia originaria del Veneto – ma il turista vuole servizi e qui, c’è la cortesia, la tranquillità, la bellezza, ma sui servizi qualche falla c’è a partire dal viavai continuo di veicoli sul corso e alla difficoltà di mangiare dopo le 22 come è capitato proprio a noi di ritorno da un piccolo tour dell’Umbria”. Cosa è successo? Siamo tornati in ritardo sulla tabella di marcia e abbiamo chiamato tre ristoranti per prenotare verso le 22,15 ma tutti hanno risposto che avevano le cucine chiuse, peccato! Abbiamo scelto un altro locale con il classico tagliere ma tra giovani un po’ alticci”.

Ma voi consigliereste Orvieto come meta per un week-end o una vacanza più lunga? Quasi tutti hanno risposto che la consiglierebbero per un week-end, magari in concomitanza con qualche evento come i concerti estivi o uno spettacolo a teatro. I più entusiasti sono stati i due americani di Boston, “noi ci verremmo a vivere, si sta bene, è calma, c’è l’ospedale, abbiamo saputo, e un pensierino lo abbiamo fatto anche guardando i prezzi delle case che non sono esagerati”.




La conferenza dei servizi approva l’ampliamento della cava La Spicca. Il Comitato Amici del Botto rilancia la sfida

Il Comitato Amici del Botto di Orvieto ha appreso dell’approvazione, lo scorso 19 luglio, del progetto di ampliamento della cava La Spicca ad opera della Conferenza dei servizi. La decisione delle amministrazioni, assunta in tempi record, apre la strada al rilascio dei titoli abilitativi alle attività estrattive nell’area destinata all’espansione del giacimento. Particolarmente sorprendente la posizione del Comune di Orvieto, che si dichiara “favorevole senza condizioni”.

Sembrano così destinati a perpetuarsi lo scempio ambientale e il grave pregiudizio subito dagli abitanti delle aree circostanti per le polveri, il rumore e le vibrazioni dovute all’attività di scavo e lavorazione del materiale estratto.  Un attacco, sul piano degli interessi generali, mosso alla più preziosa delle risorse che possiede Orvieto, la sua bellezza paesaggistica e storico-artistica. Si tratta, infatti, poi di un depauperamento dell’intero territorio orvietano ed umbro, destinato a gravare sulle future generazioni, che erediteranno un territorio ferito e compromesso per decenni nelle sue potenzialità, anche economiche.

Pur risultando stralciato dal progetto di ampliamento il podere Spicca, vincolato dalla Soprintendenza, a testimonianza dell’interesse storico-paesaggistico dell’area, l’iniziativa infligge poi un gravissimo colpo a  quel gioiello storico che è il Borgo del Botto e all’aspirazione dei suoi abitanti di continuare a promuoverne lo sviluppo turistico secondo la sua naturale vocazione, in un’epoca nella quale più che mai la bellezza della nostra Regione è universalmente riconosciuta come patrimonio inestimabile.

Prendiamo atto della decisione regionale, ma non ci arrenderemo. Anzi. Ci auguriamo che un numero sempre maggiore di cittadini partecipi attivamente e consapevolmente alla nostra battaglia, nella convinzione che sia venuto il momento di dire stop all’impoverimento di un territorio che ha già pagato, per oltre un trentennio, un prezzo elevatissimo all’attività estrattiva.

Attendiamo nei prossimi mesi la decisione del Tar, che dovrà esprimersi sulla legittimità del procedimento amministrativo seguito ed in particolare sull’incomprensibile mancato esperimento della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e di qualsiasi valutazione delle conseguenze di un’ulteriore espansione territoriale e temporale delle attività estrattive sull’insieme degli interessi in gioco.

Fonte: Comitato Amici del Botto




“La sagrestia di Tonino. L’8 per mille non è solo una firma”, nella Chiesa di Sant’Andrea il 23 giugno alle 18

Giovedì 23 giugno alle 18, nella Chiesa di Sant’Andrea, si terrà un incontro dal titolo “La Sagrestia di Tonino. L’8xMille non è solo una firma”. All’iniziativa, organizzata dal Servizio Diocesano per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica, interverranno monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, Massimo Monzio Compagnoni, direttore nazionale dell’Ufficio Sovvenire CEI e don Luca Conticelli, parroco di Sant’Andrea. Coordinerà il giornalista Alessandro Maria Li Donni, direttore di OrvietoLife.it. 




TARI, approvate le nuove tariffe con aumenti e tre rate a luglio, settembre e dicembre

Il Consiglio Comunale ha approvato (9 favorevoli: maggioranza; 5 contrari: opposizione) le tariffe TARI per l’anno 2022 già stabilite dall’esecutivo nonché le rate di pagamento e le scadenze relative all’anno 2022 (utenze domesticheutenze non domestiche) che sono:

– prima rata: 31 luglio 2022

– seconda rata: 30 settembre 2022

– terza rata: 02 dicembre 2022

– con possibilità di versamento delle tre rate entro il 31 luglio 2022

Relatore dell’atto è stato l’assessore al bilancio e tributi, Piergiorgio Pizzo che ha spiegato: “il Consiglio Comunale è chiamato a deliberare sulla tassa rifiuti scelta da questo Comune che, finché la normativa lo permetterà, intende continuare a portare avanti la tassa in luogo della tariffa. Quest’anno non ci sono le misure del governo. Dal 2022 la redazione del Piano Economico Finanziario della Tari dovrà essere effettuata in coerenza con la Deliberazione ARERA del 2021 che ha approvato il ‘Metodo Tariffario Servizio Integrato di gestione dei rifiuti 2022/2025’, stabilendo nuovi principi per procedere all’individuazione dei costi per la determinazione delle tariffe TARI. Il Piano Economico e Finanziario per il triennio 2022-2025 evidenzia costi complessivi per 4.604.079 euro (IVA inclusa) che, per effetto delle economie di spesa risultanti dallo scostamento tra costi approvati nel PEF 2020 e costi a consuntivo approvati nel PEF 2021 pari a 184.079,00 euro, portano l’importo del PEF a 4.400.000,00 euro. L’Amministrazione ha ritenuto di ripartire i costi fissi e variabili tra utenze domestiche e non domestiche in base alla potenzialità di produzione dei rifiuti, imputando il 60% dei costi fissi e variabili a carico delle utenze domestiche, e il 40% a carico delle utenze non domestiche. Proponiamo quindi di approvare le Tariffe per l’anno 2022 secondo i prospetti delle utenze suddette. Abbiamo approvato di inviare la bollettazione in tre scadenze di pagamento relative all’anno 2022”.

Dibattito:

Martina Mescolini (Capogruppo “Partito Democratico”): “il voto del gruppo PD è contrario perché dai confronti che abbiamo fatto le tariffe sono in netto aumento sia per le famiglie che per le imprese con aumenti che in media vanno dall’8 all’11%. Abbiamo capito che ciò dipende dalla delibera ARERA ma l’Assessore ha sorvolato sul perché di questi aumenti e queste percentuali, quindi ci sembra riduttivo dire che quest’anno non ci sono state risorse Covid da utilizzare per mitigare l’impatto. L’Amministrazione non ha alcuna accessibilità finanziaria su cui intervenire e ci troviamo ingessati senza poter prevedere un contenimento degli aumenti che, ripeto, sono davvero impattanti per le imprese che stanno ripartendo lentamente. Lo scorso anno approvammo le tariffe Tari perché ci fu in intervento dell’amministrazione di abbattimento del 50% grazie alle risorse Covid. Questo stallo e questa non volontà di curarsi di trovare risorse seppure ingenti determina la nostra contrarietà”.  

Andrea Sacripanti (Capogruppo “Lega – Salvini per Orvieto”): “annuncio il voto favorevole, tuttavia esprimo un senso di frustrazione su una questione su cui per anni ci siamo scontrati in modo diretto. Queste tariffe sono l’epilogo di anni e anni di aumenti e dell’impossibilità di Comuni di incidere. Da quanto è arrivata Auri e si è inserita Arera la questione della pressione sui cittadini non cambia. Ma questo non è più tollerabile. Germani che cercava di trattare vie alternative alla fine dovette firmare la convenzione. Oggi di fatto non possiamo dire nulla. Denuncio lo scempio dell’Auri che dal 2015 doveva razionalizzare risorse ed efficientare servizi. Il gestore Cosp deve finire di dire che i mezzi di spazzamento non entrano nei vicoli quando diciamo che la città è sporca. Di positivo nella delibera c’è il ripristino delle tre scadenze di pagamento che speriamo possano almeno andare incontro alle esigenze economiche di famiglie e imprese. Il Comune ha messo 200 mila euro. Il problema è che dobbiamo garantire altri servizi. Lo scorso anno grazie ad una iniziativa di Olimpieri votammo all’unanimità una risoluzione che dava mandato all’Amministrazione Comunale di incaricare il proprio ufficio legale ad attivare uno studio finalizzato ad agire in via giudiziaria per tutelare gli interessi del Comune e dei propri cittadini, in relazione ai rapporti contrattuali stipulati con il gestore; e perché intraprendesse un confronto immediato con gli organi regionali competenti in materia, per intervenire fattivamente per superare le forti differenze in relazione al costo di smaltimento in discarica ed agire per riequilibrare e bilanciare i medesimi costi a carico dei Comuni umbri. La mia sollecitazione è finalizzata a che il mio Sindaco applichi ciò che è stato approvato”.

Franco Raimondo Barbabella (Capogruppo “prima gli Orvietani”): “se Sacripanti è sconcertato figuriamo noi! Io lo sono moltissimo e ha fatto bene a ricordare i punti della risoluzione approvata un anno fa. Dopo un anno siamo preoccupati perché c’è una fase storica difficile che tutti sappiamo, c’è un costo delle attività che sta diventando insopportabile per tutti (il suolo pubblico ad esempio), con questo aumento il quadro è estremamente preoccupante per il funzionamento delle attività sociali e della sussistenza sociale. Io non ho visto una vera azione amministrativa seria né del Comune né della Regine che deve fare qualcosa sull’Auri. Questo non è un ragionamento contro la regione ma contro un modo di approcciare e gestire questi problemi e questo sistema. Voto contro”.

Stefano Olimpieri (Capogruppo “Gruppo Misto”): “condivido le considerazioni fatte dai colleghi e anche il richiamo alla risoluzione da noi approvata un anno fa. Il problema è più complesso e rimanda al ‘decreto semplificazioni’ con la gestione privatizzata di tutti i servizi locali, attraverso provvedimenti capestro messi in atto in questi anni dai governi nazionali. Giustissimo sollecitare la Regione ma il punto è il decreto semplificazioni. Il punto politico è che i Comuni sono stati completamente esautorati dalla gestione di questi servizi il che ha determinato gravi problemi per le comunità e i comuni. Oggi si deve invertire la rotta ma è un percorso in salita perché il costo non lo decide il comune ma il gestore privato con scadenze capestro. Il Comune ha messo 200 mila euro che sono in aggiunta per attenuare in parte minima il Pef. Tutti i Comuni dell’Umbria pagheranno di più. Chi è già passato da tassa a tariffa vedrà un aumento esponenziale verso i propri concittadini. La rateazione certo è una piccola cosa ma è un segnale. Ribadisco che la risoluzione approvata lo sorso anno venga attuata, peraltro ci sono già dei contenziosi in atto fra gestori e Auri. Certe operazioni vanno fatte in tempi brevi per avere la certezza che in futuro la situazione non degeneri ancora”.

Giuseppe Germani (Capogruppo “Orvieto Civica e Riformista”): “oggi apprendiamo che dopo un anno una disposizione come quella votata all’unanimità dal Consiglio Comunale non è stata attuata dal Sindaco che fa il suo piano di bilancio mettendo le mani nelle tasche dei suoi concittadini. Cosa che non ci aspettavamo dato che era paladina di famiglie, commercianti e imprese. Oggi prendiamo atto che le strade asfaltate le paghiamo con l’aumento della Tari. Questo è il risultato tecnico e politico”.

Cristina Croce (Capogruppo “Siamo Orvieto”): “annuncio il voto contrario. Mi fa piacere che anche dai banchi di maggioranza alla prova dei fatti si dica che la risoluzione di un anno fa non è stata praticata dal Sindaco. Ulteriore vulnus alla questione tariffe è quello dei costi dei kit di smaltimento dei rifiuti Covid gestiti da Cosp ma di cui ignoriamo la quantificazione dei costi che dovranno ricadere sui cittadini. A quanto ammontano questi e chi li pagherà?”.

Umberto Garbini (Capogruppo “Fratelli d’Italia”): “sulla privatizzazione prendo atto della certificazione del fallimento del sistema delle Pubbliche Amministrazioni chiamate a cedere la gestione di servizi come rifiuti e acqua ai soggetti privati. La legge supera i Comuni e questo è un dato. Non abbiamo la certezza di poter governare questi importanti comparti con la giusta serenità. Oggi, nonostante gli sforzi fatti, vediamo un aumento dei costi che non sappiamo a cosa sono dovuti in termini di investimenti e costi di esercizio. Costi mascherati perché hanno la funzione di colmare dei vuoti lasciati nel passato. Queste strutture hanno difficoltà economiche e scaricano sui cittadini questa difficoltà. Il senso di responsabilità non sta solo in capo a chi governa ai livelli locali ma soprattutto a chi governa queste grandi agenzie di servizi. Il problema è che se il sistema è ormai diventato insostenibile, chi pagherà? Questo discorso non vuole essere populista né mediocre ma di preoccupazione per il futuro e per chi pagherà questi servizi”.




Comitato Amici del Botto, “via alla raccolta di firme contro l’ampliamento della cava La Spicca”

È scattata la raccolta firme da parte del Comitato Amici del Botto di Orvieto per evitare l’ampliamento della cava di basalto denominata La Spicca. Un’operazione che sta procedendo speditamente in questa battaglia contro un ulteriore prolungarsi dell’attività della cava, che da oltre 30 anni opera sul territorio orvietano. Nel testo della petizione il Comitato fa presente il profilarsi di un nuovo scempio con un ampliamento della cava di circa 32 ettari per una durata prevista dell’attività di 20 anni. 32 ettari che se sommati a quella parte della cava già attiva danno un totale di 70 ettari di terreno sconvolto per l’estrazione del basalto.

“Un progetto di ampliamento – come è scritto  nella petizione – presentato nonostante diverse segnalazioni  fatte negli anni passati, con esposti alle autorità competenti, dagli abitanti delle Velette e del Botto per i disturbi legati all’attività della cava, dovuti sia alle vibrazioni indotte dal brillamento delle mine che mettono a repentaglio la statica delle abitazioni private, che al rumore (assordante) dell’impianto di frantumazione, del quale peraltro si vogliono aumentare le ore lavorative e soprattutto i giorni lavorativi all’anno, così che nemmeno nei giorni festivi ci sarà un po’ di pace”.

Nel testo della raccolta firme il Comitato ricorda alcuni punti di fondamentale importanza:

“Il Comune non ha ritenuto necessario procedere alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), strumento di pianificazione che a nostro avviso è più che necessario per tenere in debita considerazione le esigenze di tutela dell’ambiente e della salute umana” ed anche che “Il piano Regionale delle Attività Estrattive è fermo al 2005, dunque non è più idoneo ad interpretare i fabbisogni attuali, in un momento storico nel quale si sta andando verso un riciclo dei materiali anziché che verso un ulteriore sfruttamento delle risorse”. Il Comitato non è disposto a stare in silenzio di fronte a questa nuova e grave distruzione di un territorio vocato alle attività eno-gastronomiche di qualità, al turismo, che ha nel paesaggio uno dei maggiori suoi punti di forza; senza considerare le preoccupazioni legate alla sicurezza e alla salute delle persone. Una distruzione che non interessa solo i residenti della zona in cui insiste la cava ma tutto il territorio di Orvieto e della regione Umbria in generale.

La petizione termina con un appello a tutte le forze politiche e alle Associazioni per fermare questa nuova ferita che si profila per il territorio e chiede a tutti i cittadini, “sia a quelli residenti nella zona che a quelli residenti nel Comune di Orvieto o in altri comuni della Regione, ma anche a chiunque abbia a cuore il territorio e l’ambiente, di aderire alle iniziative che stiamo promuovendo per far sentire ancor più forte la nostra voce”.




Nove comuni dell’orvietano riuniti a Ficulle per discutere di unione per promuovere il turismo

Martedì 3 maggio 2022, nella cornice di una suggestiva sala, la Cripta del Monaco Graziano di Ficulle, i nove Comuni dell’area orvietana hanno avviato, con gli esperti del progetto Italiae, un lavoro di confronto sulla possibile costituzione di una Unione, partendo dai temi generali riguardanti le unioni dei comuni per quindi procedere all’analisi delle possibili scelte e alternative inerenti ai principali contenuti dello Statuto.

L’incontro è nel solco di un percorso avviato dai nove sindaci per valutare una possibile evoluzione delle istituzioni locali attraverso l’Unione dei Comuni, che in molte regioni italiane sono ormai realtà capaci provvedere alla riorganizzazione dei servizi, allo sviluppo di politiche territoriali e con maggiore peso politico. Le unioni sono ormai enti consolidati e strutturati nelle regioni più competitive d’Italia, che per altro si sono anche dotate di piani dedicati di “riordino territoriale”, mentre in Umbria sono attualmente solo due le unioni ad oggi realizzate, quella del “Sagrantino” e del “Trasimeno”, ma altri territori della regione sono anch’essi al lavoro sulla materia. È un percorso, quello delle unioni, che coniuga tradizione e partecipazione con la possibilità di efficientare i servizi a livello territoriale.

La collaborazione con Italiae, quindi l’avvio del percorso di approfondimento, nei mesi scorsi è stata sottoposta all’attenzione di tutti i consigli comunali nell’intenzione dei sindaci di avviare un percorso ben ponderato e che verrà condiviso con la cittadinanza tutta, ad iniziare dai consiglieri di maggioranza e di minoranza. Nell’intenzione di approfondire ogni aspetto, è anche avvenuto un primo incontro dei nove sindaci con la presidente della Regione Donatella Tesei, che è stata l’occasione di presentare quanto allo studio e per avviare un confronto sulle tematiche tecniche, istituzionali ed economiche. 

L’incontro avvenuto a Ficulle rappresenta una delle tappe del percorso di affiancamento definito dalla squadra di Italiae nel piano di lavoro e concordato con i sindaci dei comuni di Allerona, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Fabro, Parrano, Ficulle, Monteleone d’Orvieto, Porano, che hanno aderito al Progetto del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie, al fine di studiare l’eventuale costituzione di una Unione di comuni.

Il progetto dovrebbe prevedere, laddove sussistano i criteri di efficienza, efficacia ed economicità per il territorio, la costituzione di un’Unione di comuni vocata prioritariamente a supportare la realizzazione di politiche di tutela e sviluppo locale partendo dalla valorizzazione del territorio in chiave turistica, dalla programmazione territoriale e dei servizi pubblici locali in ottica intercomunale e dalle funzioni di pianificazione territoriale e progettazione delle opere pubbliche. Ad accompagnare ieri i Sindaci nell’affrontare le principali questioni riguardanti il patto associativo, un team composto dalla Prof.ssa Claudia Tubertini, docente di diritto amministrativo dell’Università di Bologna, dalla Dott.ssa Stefania Monaco esperta di associazionismo intercomunale e dal Dott. Giovanni Xilo, coordinatore tecnico della linea di intervento sul rafforzamento amministrativo e gestione associata dei servizi. Per lo staff di coordinamento centrale di Italiae, ha partecipato alle attività la Dott.ssa Claudia Avolio.