1

Riccardo Marcelli, Cisl Umbria, “anche noi protagonisti delle politiche turistiche vogliamo partecipare a Orvieto capitale italiana della cultura 2025

Orvieto si candida a “Capitale Italiana della Cultura” per l’anno 2025 e la notizia suscita entusiasmo nella Cisl Umbria. Riccardo Marcelli, segretario regionale confederale ma anche per la Cisl coordinatore dell’area sindacale territoriale Terni – Orvieto, vede in questo un’opportunità di sviluppo. “Entro il 13 settembre – afferma il segretario – dovrà essere presentato il dossier di candidatura, che comprende il progetto culturale della durata di un anno. Sarebbe opportuno – prosegue – che anche il sindacato, oltre alle “articolazioni sociali e culturali” (invitate ad un coinvolgimento nei giorni scorsi dallo stesso sindaco Tardani) potesse essere protagonista in questa elaborazione, in quanto la cultura di un territorio – come quello orvietano – non può che rappresentare un volano di sviluppo e quindi anche di occupazione di qualità”.
Ricordando che Orvieto e i comuni dell’alto e basso orvietano fanno parte delle aree interne, Riccardo Marcelli sottolinea come il sostegno a questa candidatura debba arrivare da tutto il territorio, Provincia e Regione comprese. “Le politiche turistiche – aggiunge il sindacalista – devono basarsi sulla sinergia dell’intero comprensorio. Una sinergia che, proprio per definizione, deve essere bidirezionale: questa, infatti, si deve sviluppare dai più piccoli comuni verso Orvieto, ma anche dal comune capofila verso i pittoreschi campanili che compongono questa parte di Umbria, ricca di storia, tradizione e arte”. Marcelli ha quindi concluso affermando che “se lavoreremo tutti verso la stessa direzione comunque sarà una vittoria per il territorio. Per questo, come Cisl, non vogliamo essere solo spettatori, ma protagonisti di un cammino concertativo che abbia ad oggetto lo sviluppo dell’intero territorio orvietano, uno sviluppo che deve essere innovativo, sostenibile e di valore”.




E’ scomparso il maestro Elio Maestosi

Pianista, compositore, direttore d’orchestra, didatta, educatore fra i massimi che l’Italia abbia mai avuto: uno degli ultimi, inarrivabili esponenti di quella che è stata rispettata nel mondo come Scuola Pianistica Italiana.  L’Uomo, se possibile, era ancora più grande dell’Artista.  Ai suoi insegnamenti si è formato un numero incalcolabile di pianisti concertisti.

La sua fisicità, minuta e delicata, custodiva una straordinaria generosità d’animo che lo portava a dedicarsi completamente all’allievo che aveva di fronte. Lavorava senza risparmio di energie affinché la Musica arrivasse anche al discepolo più debole o meno dotato. Anzi, era proprio con questi che il Maestro rivelava i suoi insegnamenti più elevati.  Seppe trarre da un tragico accadimento il coraggio per rimodulare la sua vita. Venticinquenne, a due giorni dal debutto alla Carnegie Hall di New York nel terzo concerto di Beethoven sotto la bacchetta di Bernstein, subì un grave incidente che spezzò senz’appello il volo verso una meritata e luminosa carriera solistica internazionale.  Ventisei mesi di immobilità forzata e tanti dolori articolari, che lo avrebbero accompagnato per tutta l’esistenza, gli suggerirono di abbracciare convintamente la missione didattica, pur rimanendo intatto, nelle sue dita, l’inimitabile tocco: sicuro avvolgente espansivo poetico, che sarà la sua caratteristica più fulgida.

Nelle ultime lezioni, impartite sino a pochi mesi fa, ha perpetuato imperterrito il proprio credo estetico-stilistico: la coniugazione della perfezione tecnica alla suadenza della cantabilità e del respiro. I due elementi principali della stessa Vita, contrapposti ma avviluppati in un abbraccio infinito: ragione ed emozione, ordine e stravaganza, disciplina ed affetto. Per il Maestro, il secondo carattere non doveva soccombere al primo. Mai.

“Riccardo: ricorda, quando suoni Chopin, di cercare il pensiero segreto della sua musica.”

Chopin, la ragione della sua ricerca. La vetta sublime e spirituale della produzione pianistica di tutti i tempi.

Chopin che lui aveva frequentato nella disciplina quotidiana degli Studi Op.10 e Op.25, dolce tortura per tutti i pianisti che vogliano considerarsi tali, e nelle sublimi Ballate, giardini dell’anima da esplorare lungamente e ripetutamente, con devozione.

Chopin, che gli era stato rivelato da Alfred Cortot, il riferimento assoluto – ancora oggi – per l’interpretazione del Genio Pianistico per antonomasia.

“Cortot ha studiato con un allievo di Chopin, io ho avuto il privilegio di studiare con Cortot.”

Ed io con lei, Maestro.

Tanti aneddoti lo vedono protagonista. Quello a cui forse era più affezionato: in attesa di ricevere lezione dal mitico musicista francese (appunto Cortot), il giovane Elio si stava esercitando nell’esecuzione del Primo Studio dell’Op.25; della difficoltà tecnica di questo brano parlò ampiamente Robert Schumann sulla “Neue Zeitschrift für Musik”, ricordando con quale dolcezza di tocco lo stesso Chopin soleva eseguirlo: il pianoforte, mosso dalle sue esili eppur guizzanti dita, pareva creare suoni propri dell’arpa eolia, strumento delicato le cui corde vibrano per effetto di flussi d’aria. Non accorgendosi dell’arrivo di Cortot, Maestosi continuò imperterrito la sua ispirata esecuzione. Straordinario fu lo stupore nel sentire, al termine del lungo arpeggio finale in la bemolle maggiore, la mano del francese posarsi sulla sua spalla mentre esclamava con solenne convinzione: “Bravò!”

Come dimenticare, Maestro, il regalo della sua presenza in alcune iniziative della “nostra” Unitre orvietana, ospite dei percorsi chopiniani della classe di Ascolto Musicale. I suoi racconti, le sue note tecniche, la sua limpida competenza conquistarono velocemente la Famiglia Unitre che la elesse fra i suoi beniamini.

L’insegnamento più grande ha riguardato il cuore. Il cuore che lei ha usato di contrappeso alle correzioni. Tanto rilevava dovesse essere modificato limato migliorato, tanto metteva in evidenza gli elementi positivi. Anche nelle più emozionate ed imprecise esecuzioni, lei trovava motivi di merito e soddisfazione per i giovani allievi che si sentivano paternamente incoraggiati. Il cuore col quale lei filtrava le note melodiche dalle gragnuole armoniche, abilità veramente unica che rendeva le sue interpretazioni così amabili e riconoscibili. Il cuore per mezzo del quale superava e faceva superare le difficoltà tecniche più insormontabili; intendere, cioè, le ottave ribattute della Sesta Rapsodia Ungherese di Liszt non quale mero sfoggio virtuosistico ma come espediente pratico in grado di riprodurre convincentemente il carattere ironico-tragico che si annida nelle danze popolari magiare.

Diceva spesso che quando avrebbe varcato le porte dell’aldilà, le sarebbe tanto piaciuto incontrare Chopin, stringergli la mano, abbracciarlo con affetto e ringraziarlo di tutto cuore per la Poesia che ci ha regalato in vita. Immagino che il colloquio sia già avvenuto e che vi siate entrambi accorti che i rispettivi Spiriti già si conoscevano profondamente.

Un grande rammarico, caro Maestro: non essere riusciti a suonare insieme, a quattromani, la “Fantasia” in fa minore Op.103 di Schubert. Un proposito di cui parlava sempre quando ci incontravamo: per me sarebbe stato un grande onore, e l’opportunità di conoscere, attraverso lei, il pensiero segreto di quel capolavoro.

Quando toccherà a me, di oltrepassare il confine tra le due Vite, desidererò incontrarla ancora, per ascoltare un’altra volta il “suo” Studio Op.25 N.1, etereo e diafano come se eseguito da un’arpa eolia, e per suonare, finalmente assieme, la Fantasia in fa minore, e conoscerne, pertanto, il pensiero segreto.

Grazie per ciò che mi ha insegnato,

Riccardo Cambri




Lucio Riccetti, “bene stigmatizzare l’utilizzo improprio dei monumenti che il sindaco deve salvaguardare”

Featured Video Play Icon

Questa è la seconda parte dell’intervista a Lucio Riccetti, consigliere nazionale di Italia Nostra, su Orvieto, sui monumenti “sacrificati”, sui giardini e su possibili soluzioni per la viabilità nel centro storico. Riccetti sottolinea il timore per la parola “riqualificazione” che spesso significa interventi slegati e insensati che poi non possono essere recuperati. Per il centro storico ritiene sia necessaria un’opera prima di sensibilizzazione e prevenzione contro la sosta selvaggia, gli arredi urbani, le indicazioni fuori regolamento, per poi passare, laddove necessario, alla repressione delle infrazioni perché il “turista vuole vivere la città, non vuole solo ammirare le bellezze e i monumenti, è un nuovo tipo di turismo, più consapevole e parte integrante della città”.




Importante sentenza del Consiglio di Stato “no a impianti rinnovabili se i vincoli sono già esistenti prima del progetto”

Dal Consiglio di Stato arriva una sentenza che potrebbe avere ripercussioni anche in molte aree dell’Umbria. A chiamarlo in causa è stato GIS – Gruppo Impianti Solari con alcune aziende che si erano viste bloccare due impianti solari nel viterbese proprio dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. C’era stato il via libera da parte di tutti gli enti coinvolti e superata la Valutazione di Impatto Ambientale ma questo non era bastato. Tutto fermo, 235 MW non disponibili. Le imprese non si sono fermate e hanno vinto prima al TAR e poi al Consiglio di Stato. Ovvia la soddisfazione e in un post sulla pagina Linkedin di GIS scrive, “queste sentenze segnano un momento positivo e speriamo rappresentino un vero cambiamento per il nostro Paese: la politica deve mettere da parte le contraddizioni secondo cui la transizione energetica è solo retorica volta a favorire i propri ritorni elettorali”. In estrema sintesi la sentenza indica che il Ministero della Cultura può bloccare gli impianti di energie rinnovabili solo se i progetti sono stati già approvati da altre amministrazioni possono apportare danni al patrimonio ambientale, paesaggistico o culturale e se sottoposto a specifiche misure di protezione. Se pannelli e pale eoliche sono previsti su terreni dichiarati idonei e senza vincoli già esistenti il MIC e i suoi uffici regionali, non possono intervenire bloccando l’iter e la partenza dei cantieri”.

E’ una sentenza molto chiara che potrebbe riaprire la discussione intorno a tanti progetti approvati e poi bloccati perché è stato posto un vincolo ad hoc successivo alla presentazione del progetto. La transizione energetica e lo sviluppo economico più in generale sono prioritari per evitare che una momento difficile diventi ancora più pesante. Tutto deve essere pensato e progettato senza violentare paesaggi veramente di pregio, siti archeologici e storici, parchi naturalistici. Certamente l’Italia e l’Umbria è disseminata di tesori più o meno famosi nel mondo ma anche il benessere generale, lo sviluppo economico hanno diritto di asilo e devono quindi convivere tutte le esigenze cercando, laddove possibile, punti d’incontro e la politica deve avere coraggio e guardare oltre il mero traguardo elettorale fornendo strumenti chiari e semplici per chi deve progettare, chi deve programmare e per chi deve controllare.




Firmato un accordo tra Fondazione CSCO e Università europea di Roma per la promozione del patrimonio culturale e del turismo

Continua la politica di differenziazione di offerta formativa ospitata al Centro Studi di Orvieto. E’ stato siglato in questi giorni, infatti, un accordo quadro per attività di ricerca, didattica e “terza missione” in forma congiunta tra la stessa Fondazione CSCO e l’Università Europea di Roma. Il protocollo è stato firmato da Liliana Grasso, presidente del Csco, e da padre Pedro Barrajón Muñoz, rettore di UER, alla presenza di Loredana Giani, coordinatrice del Corso di Laurea in Turismo e Valorizzazione del Territorio, il referente del progetto per la Fondazione, Stefano Talamoni e Gianluca Casagrande direttore del laboratorio di geografia applicata di UER.

L’accordo segna il primo passo di un percorso di lavoro congiunto che entrambe le parti giudicano di importante rilievo in una fase complessa di ripresa e transizione, tanto per le comunità quanto per le istituzioni scientifiche ed educative. Fra i temi sul tavolo della collaborazione vi sono la promozione di iniziative volte alla valorizzazione del cultural heritage inteso come patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, la promozione del turismo, la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica. L’obiettivo, infatti, è quello di contribuire ad assolvere alla “terza missione” che affianca le due principali funzioni dell’università, ricerca scientifica e formazione, con il preciso mandato di diffondere saperi e trasferire i risultati della ricerca al di fuori del contesto accademico, contribuendo così alla crescita economica, sociale e culturale del territorio.

Entro la prima metà di febbraio si terrà il primo incontro per individuare un gruppo di lavoro e delineare un’agenda iniziale per le attività congiunte da avviare a Palazzo Negroni a Orvieto.




“Un museo tira l’altro”, protocollo tra Comune di San Venanzo e Fondazione per il museo Claudio Faina

Il Comune di San Venanzo e la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” hanno sottoscritto un protocollo d’intesa in merito alla possibilità di programmare e realizzare iniziative congiunte di carattere culturale e promozionale. Si vuole così ribadire gli stretti legami che univano e uniscono i Faina alla realtà di San Venanzo, di cui la famiglia è originaria. In particolare, si pensa di realizzare insieme mostre temporanee, presentazioni di libri e cicli di conferenze. Come pure di allestire spazi promozionali nelle rispettive sedi, o in altri luoghi gestiti direttamente o indirettamente, e di predisporre itinerari turistici.

Inoltre – secondo il protocollo sottoscritto denominato Un museo tira l’altro – sarà consentito l’ingresso al Museo “Claudio Faina” con il biglietto ridotto ai possessori di quello del Museo Vulcanologico di San Venanzo e viceversa. Un approccio teso a creare legami culturali sempre più forti tra i centri del comprensorio orvietano, che potrà essere replicato con altri Comuni.




Dicembre pieno di appuntamenti per Unitre di Orvieto

Anche per dicembre 2021, l’Unitre – Università delle Tre Età di Orvieto ha approntato un calendario didattico-culturale vario ed interessante.

Conclusi con ottimi riscontri i percorsi di storia antica e storia moderna, prenderà avvio il laboratorio di lettura emozionale, esperienza formativa tradizionale ed attesa del cartellone Unitre, affidato all’attore Gianluca Foresi; primo incontro: Lunedì 6 alle ore 17, presso la Sede sociale di Palazzo Simoncelli (piazza del popolo, 17).

Continua anche il corso “Conversazioni su Dante” (La saga dei Donati nelle tre cantiche della Commedia) curato dalla professoressa Fioralba Salani; la grande affluenza registrata al primo incontro ha suggerito un cambio di location per la seconda e terza lezione, in modo da garantire a tutti una sicura modalità di fruizione: l’appuntamento di mercoledì 15 (in orario 10:30-11:30) sarà pertanto al Museo Emilio Greco, in piazza Duomo.

Come al solito, numerosi gli eventi speciali:

Venerdì 3 (ore 9:15-13) – Teatro del Carmine (via Loggia dei Mercanti), Orvieto

“DECADE KANTIANA – Anno Settimo” (coordinamento Franco R. Barbabella)

Lectio magistralis “La più povera tra tutte le nostre rappresentazioni”

Relatore Prof. Francesco Valagussa (Ordinario di filosofia teoretica, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano) sarà possibile seguire l’evento in streaming, collegandosi alla pagina Facebook di “Orvieto in Philosophia”;

la manifestazione prevista per Sabato 4 al Palazzo del Popolo (presentazione del libro “Orvietani”, a cura di Guido Barlozzetti), è stata rinviata a data da destinarsi;

Sabato 11 (primo turno ore 10 – secondo turno ore 11) – Archivio Vescovile (Piazza Duomo), Orvieto

“Tesori dell’urbe – Archivio Del Capitolo Della Cattedrale”

Visita guidata a cura di DonEmanuele Frenguelli(vicedirettore) e di Luca Giuliani(archivista)15 posti disponibili per turno; prenotazioni M° Riccardo Cambri (3387323884);

Venerdì 17 (ore 16:30) – Chiesa di Sant’Andrea, Orvieto

“Il Bambino che donò al mondo il vero volto del Perdono”

Riflessioni spirituali a cura di Don Danilo Innocenzi (Direttore Ufficio Catechistico Diocesi di Orvieto-Todi);

VENERDÌ 31 (ore 11)* – Teatro del Carmine (via Loggia dei Mercanti), Orvieto (*replica 2 GENNAIO 2022 ore 11)

“Lazzaro e i suoni del vento” (storia musicale per bambini liberamente tratta dal film “Lazzaro Felice” di Alice Rohrwacher) a cura di Scuola Comunale di Musica “A. Casasole” di Orvieto – Filarmonica Luigi Mancinelli – “Compagnia della Panatella”

Nel ricordare che le attività Unitre saranno interrotte dal 24 Dicembre al 6 Gennaio compresi per le prossime festività, il Consiglio Direttivo formula i migliori Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti gli Associati, Amici e Simpatizzanti dell’Unitre di Orvieto!




Il 27 novembre a “Lo Scalo-Community Hub” L’Albero di Antonia presenta il libro “Storie di genere”

Sabato 27 novembre alle 17,30 a “Lo Scalo – Community Hub” di Orvieto Scalo, l’associazione L’Albero di Antonia presenta il volume Storie di genere, per contribuire alla conoscenza e alla riflessione sulla violenza maschile sulle donne. Il cuore pulsante del libro sono le cinque storie di violenze di genere scaturite dalla voce diretta delle sopravvissute che difficilmente riescono ad avere ascolto pubblico, prigioniere di relazioni familiari di potere imposte da uomini spesso incapaci di instaurare relazioni affettive e paritarie.   Un fenomeno sociale distruttivo, quello della violenza di genere, ancora pervicacemente diffuso all’interno delle famiglie. Le narrazioni del libro fanno emergere i fili rossi che accomunano le storie di violenze e indicano la possibilità di uscirne trovando una strada per rinascere. La voce delle donne svela anche i comportamenti ripetitivi e comuni degli uomini abusanti, solitamente nascosti o accettati dalla cultura patriarcale. L’emergenza pandemica ha drammaticamente accresciuto il fenomeno e nel libro è rimarcato il forte sbilanciamento del sistema produttivo tra i generi con conseguenze lavorative, sociali e psicologiche. Il volume propone anche utili strumenti pratici per usare un linguaggio non sessista, in modo che le donne non restino invisibili. Le tematiche sono state approfondite ed ampliate dai contributi di esperte, professioniste ed associazioni: Elena Liotta psicoterapeuta, formatrice, supervisora, Elena Borsetti educatrice e counselor AMA, Paola Polimeni insegnante e operatrice AdA, Il Filo di Eloisa associazione culturale Eloisa Manciati. Le immagini sono tratte dagli elaborati pittorici delle donne che hanno partecipato ai laboratori espressivi dell’AdA, tenuti dall’arte terapeuta Daniela Haase

Il periodo di pandemia e le limitazioni sociali derivanti hanno sollecitato l’elaborazione del libro che riprende e mette in forma di scrittura l’esperienza avuta nel gruppo di Auto Mutuo Aiuto (AMA) “la violenza riguarda tutte” organizzato da L’AdA nel 2019. I gruppi AMA sono uno dei percorsi offerti dall’associazione per rafforzare l’autostima e l’elaborazione delle violenze subite attraverso la condivisione delle esperienze e la mutualità nel gruppo. Storie di genere è il secondo volume scritto da l’AdA, edito da Umbria Volontariato Edizioni (UVE) del Cesvol – Centro Servizi Volontariato; la collana del volontariato è stata presentata a Umbria Libri a Terni, lo scorso 29 ottobre.

L’Albero di Antonia invita la cittadinanza a partecipare alla giornata internazionale contro la violenza, giovedì 25 novembre alle ore 16,30 a Piazza delle Repubblica, in un incontro musicale.




Il tafazzismo tipico orvietano contro il Teatro Mancinelli…perché?

Si sente un forte vento di “tafazzismo orvietano” da qualche mese in città. Il contendere riguarda la stagione teatrale, il Teatro Mancinelli e gli eventi musicali di questa estate culminati con Daniele Silvestri in Piazza del Popolo. Gli hater da tastiera questa volta quasi tacciono, sono piuttosto rari, ma si sono attivati quelli da struscio. C’è qualcosa che non torna. Prima si chiedeva una soluzione alla crisi finanziaria dell’Associazione TeMa, che non è il Teatro Mancinelli. Una situazione che ha procurato un danno d’immagine al Teatro, non siamo qui ad indagare le colpe eventuali ma a registrare la realtà dei fatti con alcune compagnie teatrali che ancora devono ricevere i compensi per gli anni passati. La giunta Tardani decide, anche in questo caso non è il momento di schierarsi, di liquidare l’associazione TeMa. Apriti cielo! Lacrime a non finire e “ora che fine farà il teatro!”. La domanda non è stata posta nei giusti termini. Il Teatro è sempre in Corso Cavour, purtroppo la chiusura dell’associazione ha disperso professionalità, o meglio ha rischiato di disperderle; ha lasciato irrisolti i problemi finanziari e in particolare i debiti nei confronti dei fornitori locali e delle banche. Poi è arrivata la pandemia e il blocco totale per 600 giorni circa.

Il 20 settembre viene presentata una stagione teatrale a ranghi ridotti ma con tanti bei nomi. Lo sforzo di Pino Strabioli è stato encomiabile. Tra ottobre e dicembre sono passati e passeranno bei nomi dello spettacolo da Marchioni a Salemme, da Sofia Ricci e Guerritore. Certamente non sono numerosi ma all’epoca si era ad una limitazione dei posti al 50%. Insomma costruire una stagione teatrale di prosa assomigliava più ad una scommessa che ad un lavoro organizzativo. Ora siamo tornati alla normalità o quasi, almeno per quanto riguarda la capienza, e per la seconda parte della stagione Strabioli ha già in mente ed ha contattato altri nomi interessanti, come ha anticipato nella conferenza stampa di settembre. Eppure i tafazzisti lamentano una bassa qualità. In realtà i nomi sono molto simili a quelli del passato e molte compagnie non hanno produzioni nuove pronte per essere allestite in tempi brevi, sempre a causa della pandemia.

Fa un certo effetto sentire un orvietano che spera di veder fallire la stagione e il Teatro…I sindaci passano mentre il teatro resta e pensare che i nomi che hanno già calcato il palcoscenico hanno avuto una platea con numeri da classe scolastica affollata, in realtà fa un po’ vergognare. Non è una questione di simpatie politiche, sia ben chiaro, ma di un’opportunità offerta ai cittadini che non viene raccolta per “ripicca” difficile da comprendere, se non ricordando il vecchio adagio un po’ crudo del marito che per far dispetto alla moglie…(il seguito lo conoscono un po’ tutti). Ecco il tafazzista tipico orvietano è molto simile al marito appena ricordato; preferisce vedere veramente chiuso il Teatro pur di vendicarsi del sindaco. La lotta politica si fa sui temi, sui progetti, sui servizi che non funzionano e non come “uccelli del malaugurio” sperando che la città sbatta su di un fallimento o su più di uno senza riflettere su ciò che andrà a perdere, un’offerta culturale diversificata.