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Il Sottosegretario Vittorio Sgarbi in visita agli scavi di Campo della Fiera, fiore all’occhiello di Orvieto

Il Santuario di Campo della Fiera è protagonista assoluto a Orvieto. Il Sottosegretario di Stato alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha voluto visitare il santuario rimanendo colpito dagli straordinari ritrovamenti di questi ultimi anni. Sgarbi ha anche visitato il magazzino dello scavo dove sono conservate, tra i numerosi reperti, la maioliche recuperate nel pozzo del convento di San Pietro in Vetere e le preziose ceramiche attiche.

La visita è stata resa possibile grazie all’interessamento di Italia Nostra sezione di Orvieto insieme all’Associazione Campo della Fiera. Ma le novità non finiscono qui. Vittorio Sgarbi, durante la visita ha sottolineato la grande importanza dello scavo, molto esteso e che abbraccia circa 2 mila anni di storia dagli etruschi al Medio Evo. Proprio le ceramiche ritrovate nel pozzo medievale hanno attirato l’attenzione del Sottosegretario. Per il prossimo autunno, nel mese di ottobre, intanto, verrà allestita una Mostra con i reperti del Pozzo Medievale nei locali prestigiosi della biblioteca storica della Fondazione Marco Besso grazie alla collaborazione con l’Associazione Campo della Fiera, una bella vetrina per gli scavi orvietani nella capitale. Sgarbi ha preso impegni precisi e vuole assolutamente valorizzare gli scavi di Campo della Fiera. Nella giornata di visita ufficiale una piccola nota stonata, la mancanza di un rappresentante dell’Amministrazione Comunale ad accompagnare il Sottosegretario Sgarbi nella visita agli scavi.

 




Realizzato il collegamento con il Pozzo di San Patrizio riapre la Fortezza dell’Albornoz

Dopo lunghi lavori di restauro e la realizzazione del collegamento con il Pozzo di san patrizio riapre al pubblico e alle manifestazioni e agli eventi la Fortezza dell’Albornoz. Quindi da quest’anno c’è un rinnovato spazio a disposizione per la musica o il teatro di grande impatto e sicuramente suggestivo.

“La Fortezza Albornoz – commenta il sindaco e assessore alla Cultura, Roberta Tardani – riapre le porte agli eventi ma soprattutto viene completamente restituita alla città dopo i lavori per la realizzazione del collegamento tra la rocca e il Pozzo di San Patrizio nonché di nuovi servizi igienici a servizio del parco. Un intervento che da un lato metterà a disposizione dei turisti una nuova esperienza di visita dell’area, già molto frequentata, e dall’altro, con una nuova via di fuga, garantisce un importante adeguamento della sicurezza della fortezza che può cosi tornare a ospitare iniziative e manifestazioni”.




La sindaca Tardani replica a Barbabella, “capitale italiana della cultura, un processo inclusivo destinato a proseguire”

Caro professor Barbabella,
non mi sorprende la sua nota. Le dico con un sorriso che me l’aspettavo ed esattamente nei contenuti che mi ha fornito. Voglio innanzitutto ringraziarla per aver contribuito, in distinte occasioni e con ruoli diversi, al dossier di candidatura di Orvieto a Capitale italiana della Cultura 2025. Proprio per la sua attiva partecipazione, francamente non comprendo il disagio che manifesta visto che le sue proposte e i suoi preziosi suggerimenti, come ha potuto vedere, hanno trovato spazio in un progetto che ha avuto un’ampia e convinta partecipazione della città e delle sue articolazioni. Il tutto in un processo – è bene ribadirlo – che non è certo iniziato con la candidatura ma che ha avuto in questa occasione il naturale punto di ricaduta di un lavoro che stiamo portando avanti da più di tre anni a questa parte. E di cui siamo molto orgogliosi.
Detto questo, con altrettanta serenità, condivido ben poco della sua analisi che, come spesso accade, rischia di confondere i lettori meno informati perché nelle sue considerazioni mancano premesse importanti a partire dalle finalità e dagli obiettivi del bando predisposto dal Ministero della Cultura a cui abbiamo fedelmente risposto. Perché al di la di tutto di questo si trattava. Va da se che non avendoli chiari o quantomeno esplicitati, non so se volutamente o meno, quelli che lei ritiene punti di debolezza sono in realtà per noi – e non solo per noi visti i riscontri avuti – i punti di forza della proposta progettuale. Quelli che ci hanno consentito di accedere alla selezione finale, risultato non scontato, e poter illustrare e mostrare, non solo alla commissione ma ad un ampio pubblico, il valore culturale e le potenzialità della nostra città. Migliorare l’offerta culturale, rafforzare e favorire la coesione e l’inclusione sociale, rafforzare gli attrattori culturali e destagionalizzare i flussi turistici, utilizzare le nuove tecnologie per coinvolgere le giovani generazioni e migliorare l’accessibilità, promuovere l’innovazione nei settori culturali e creativi. Questi.erano gli obiettivi con i quali ci dovevamo confrontare e con i quali ci siamo misurati.
Fatta questa doverosa e necessaria precisazione, la sua lettera tuttavia almeno su una cosa riesce finalmente a far chiarezza. Prima di tutto a lei. Pur nella rigidità di un bando e di una competizione, nel progetto abbiamo messo la nostra idea di città, quella visione che nei suoi ripetuti interventi ci accusa di non avere e che oggi suo malgrado è costretto ad ammettere che invece esiste. Quella idea di città che a questo punto, mi viene da dire, non ha semplicemente voluto vedere perché è, legittimamente, diversa dalla sua. E quello che scrive ne è la conferma.
Un’idea di una città alla quale la storia ha consegnato tesori e meraviglie, esperienze e conoscenze, ma che vuole proiettarsi nel futuro, che vuole aprirsi alla contemporaneità e alla modernità senza rinnegare il passato, che vuole abbracciare i suoi giovani affinché possano trovare nelle vocazioni di questo territorio un motivo per tornare, un motivo per rimanere, un’opportunità. Una città dove la cultura sia coinvolgente, e non appannaggio dei soliti pensatori, che possa essere raccontata con modi e linguaggi nuovi, attraverso l’innovazione e le nuove tecnologie. Una città e un modello di cultura, mi permetta, diverse da quelle impolverate, stereotipate e troppo rigidamente ancorate al passato che traspaiono dalle sue poche righe. Un passato che è sicuramente e indubbiamente un punto di forza ma che può diventare anche un limite se non si ha il coraggio di provare ad andare oltre. Di sconfinare.
Il bando della Capitale della Cultura non è un concorso di bellezza ne tantomeno una selezione per titoli. Di 10 città – tutte quante meritevoli per la storia, il patrimonio e i valori che custodiscono – ne vince una. E le variabili sono tante, le più inaspettate. Immagino non le siano sfuggite le immotivate pressioni delle ultime ore prima delle audizioni ne tantomeno come Lampedusa e i temi dell’accoglienza siano state tra le motivazioni trainanti della vittoria di Agrigento. Noi non abbiamo nascosto i nostri punti deboli, li abbiamo evidenziati e cercato di tramutarli in opportunità, non abbiamo dimenticato il contesto territoriale in cui ci troviamo e di cui siamo quotidianamente i capofila ma anzi abbiamo esaltato il ruolo centrale di crocevia e di incontro che ha sempre rappresentato la nostra città sin dai tempi degli Etruschi, siamo partiti proprio dalle solide radici della nostra storia e non le abbiamo affatto ignorate come lei vuole far credere. Sono tutte lì, nel dossier, e da quelle prendono spunto tutti i ragionamenti e le proposte. Sono però punti di partenza da cui proiettarsi e non dogmi immutabili. Proposte concrete e realizzabili, con ricadute anche oltre le scadenze temporali perché coerenti e sostenibili nel tempo. Per questo, senza retorica, ho più volte detto che avevamo già vinto nel momento in cui eravamo riusciti a costruire un progetto insieme alla città, senza steccati e divisioni. Un percorso in divenire. Per questo l’esito della competizione non è una battuta d’arresto, anzi. Il processo che si è avviato, aperto e inclusivo, non può essere fermato, vogliamo e possiamo portarlo avanti comunque con convinzione ed entusiasmo, quello che non ci è mancato e non ci mancherà in futuro e che non è affatto componente secondaria per competere in una sfida o centrare un traguardo. Quell’entusiasmo che Orvieto aveva perso da tempo e che oggi sta finalmente recuperando.
Ho avvertito il clima con cui la città ha vissuto questa avventura soprattutto nelle ultime settimane. Dopo tanto tempo si è vista una città – o almeno la stragrande maggioranza – che si ritrovava unita per un obiettivo, per costruire qualcosa e non per andare contro qualcuno o per difendersi. E mi emoziono ancora quando riascolto l’intervento conclusivo della giovane Sophia che forse avrebbe meritato un pensiero tra le sue varie riflessioni.
Quanto al Most, in attesa di essere ricevuti, le comunico che, con ogni probabilità, il ministro Sangiuliano sarà a Orvieto entro l’estate e avremmo modo anche di fargli vedere quello che spero presto potremmo rappresentargli come da mandato del consiglio comunale. E’ un progetto difficile e ambizioso, ma come tutte le proposte di rifunzionalizzazione di una parte importante della città non lasceremo nulla di intentato.

Roberta Tardani




Orvieto 2025 e ora? Per non rimanere solo un logo e un sogno infranto

Sono passati alcuni giorni dalla scelta della Capitale della Cultura che ha visto prevalere Agrigento sulle altre nove concorrenti, fra queste la nostra Orvieto. E’ quindi maturo il tempo per alcune riflessioni sul prossimo futuro e sulle reazioni alla decisione della giuria.

E’ stato sicuramente un successo arrivare fra le dieci città finaliste e aver visto una gran parte delle associazioni e dei cosiddetti stakeholder partecipare alla costruzione del progetto di “Orvieto Capitale della Cultura 2025. Il punto di partenza è la città di Orvieto con la sua particolare conformazione e la sua storia che parte dagli etruschi per arrivare fino ai giorni nostri, un unicum che ci deve far riflettere, tutti, sulle grandi potenzialità e sul privilegio di vivere a Orvieto. Un secondo punto forte e la presenza di due monumenti già conosciuti nei circuiti internazionali come il Duomo e il Pozzo di San Patrizio. Il racconto costruito per la gara ha ampliato la visione a 360 gradi sull’intero centro storico, sui borghi vicini, sulle aree archeologiche, sul paesaggio e sulle eccellenze orvietane. Un altro punto fondamentale è la capacità di fare squadra, di mettere in rete le realtà imprenditoriali e associazionistiche, gli enti e il terzo settore. Questo è un tesoretto che non deve ora essere disperso per la delusione della sconfitta. Non deve essere disperso anche il patrimonio di idee racchiuso nel dossier ricercando nuovi canali di finanziamento e nuove occasioni di collaborazione.

La domanda da porsi è perché si è perso? La risposta più ovvia è che contro la corazzata Agrigento-Lampedusa era difficilissimo concorrere, ma non impossibile. E allora cosa è mancato, se qualcosa è mancato e quali sono stati i punti deboli? Ecco che le risposte iniziano a essere più complesse. Essere capitale della cultura significa grande afflusso di turisti, ospitare eventi continui, offrire servizi ma soprattutto avere già dei servizi in essere. A Orvieto necessita, e su questo si deve lavorare, una rete di servizi e infrastrutture da città vera che poi ognuno può declinare come vuole, turistica, artistica, artigianale, digitale e tanto altro. La città deve attirare potenziale residenzialità soprattutto produttiva, perché se uno dei principali punti deboli è la demografia economica. Il dato è stato evidenziato nel report di Cittadinanza Territorio Sviluppo che ha registrato il trend negativo in termini di residenti e in particolare di cittadini che emigrano tra i 18 e i 50 anni. Orvieto rischia di ritrovarsi nei prossimi dieci anni sotto la soglia dei 16 mia abitanti, con una media piuttosto alta e con poche risorse umane per i settori trainanti: servizi, agricoltura e turismo che non posso fare a meno di manodopera generica e specializzata. per trattenere la popolazione attiva serve lavoro e questo si crea solo con la presenza di imprese che investono in ricerca e produzione. Alle imprese, poi, servono infrastrutture, trasporti rapidi e una città sempre accesa che poi vogliono anche i turisti.

Dopo il risultato non poteva mancare anche la stira e l’ironia. Certo’ la satira non può essere politicamente corretta, a tratti cattiva e non può essere altro. E’ altrettanto chiaro che la satira spesso arriva da chi è distante come pensiero da colui o colei che comanda, ma non può esserci soddisfazione per la sconfitta di una città che dovrebbe essere unita, invece.

Per chiudere volgiamo un occhio al futuro. Non è tutto perduto ma tutto deve essere costruito. Gli artisti contemporanei, il convinto supporto alla proposta del MOST alla Piave sparita dai radar dell’amministrazione, il coinvolgimento dei giovani nelle fasi decisionali, una cura maggiore del centro storico, nuove infrastrutture al servizio dei flussi turistici rapidi e dei residenti, un ospedale al servizio della città e dei suoi ospiti e credere fortemente nelle potenzialità di Orvieto, senza campanilismi fuori moda ma cercando di creare reti, abbattendo le distanze e trovare legami per essere pronti a rilanciare la sfida magari insieme ad altre città vicine per cultura, tradizioni e logistica.




“Il pensiero – Studium Civitatis” è la nuova associazione culturale e di impegno civile “per capire e decidere liberamente”

23 persone di diversa provenienza territoriale e di diversa esperienza professionale e orientamento culturale si sono riunite in Orvieto e hanno dato origine ad una nuova associazione con il nome non casuale de “Il Pensiero – Studium Civitatis” allo scopo di contrastare l’impoverimento culturale e contribuire alla diffusione dello spirito critico e della responsabilità civica.

Ne sono soci fondatori: Giancarlo Armenia, Franco Raimondo Barbabella, Fausto Barberani, Maria Virginia Cinti, Maurizio Conticelli, Giuseppe De Ninno, Daniele Di Loreto, Luciano Dottarelli, Carlo Febbraro, Andrea Fora, Dante Freddi, Vincenzo Fumi, Massimo Gnagnarini, Francesco Paolo Li Donni, Silvio Manglaviti, Gian Luigi Maravalle, Fairouz Mohammedi, Stefano Moretti, Massimo Rosmini, Marco Sciarrini, Stefano Talamoni, Luciana Vergaro, Berta Zappitello.

Il nome spiega la cosa. “Il Pensiero”, perché la grande questione del tempo che viviamo non è tanto e solo il diritto alla conoscenza, il “conoscere per deliberare” einaudiano troppo spesso negato, quanto piuttosto la necessità di andare oltre l’apparenza, di sviluppare lo spirito critico, approfondire per capire e decidere liberamente.

“Studium Civitatis”, perché “studium” fin dalle origini medievali, quando designò il sapere laico e libero delle università, indica il luogo in cui la conoscenza si forma nel rapporto dialettico tra chi sa e chi vuole sapere, e “civitatis” specifica studium sia in senso soggettivo che oggettivo, cioè indica sia che il luogo ideale della riflessione è la città, sia che i protagonisti attivi della riflessione sono i cittadini.

Non una associazione dunque che ripropone ruolo e attività che altri svolgono egregiamente, ma una che invece vuole coprire spazi non coperti: la cura dei bisogni culturali di una società depredata dei saperi che servono a capire il mondo e la vita, la stimolazione del civismo attivo insieme alla competenza e alla responsabilità delle classi dirigenti.

Si rivolge particolarmente ai giovani, studenti e no, cui è affidata la futura responsabilità sociale e che oggi con tutta evidenza hanno bisogno di saperi che vanno oltre la preparazione scolastica anche quando egregiamente somministrata. Si rivolge però anche al cittadino maturo che sente di non avere strumenti culturali adeguati al mondo che cambia o semplicemente pensa che sia bene confrontarsi con le novità. Agisce fuori dagli ambienti deputati alla formazione ma ne può rappresentare un supporto e un alleato.

Si pone all’interno del terzo settore. Nasce con il più autentico spirito di servizio e di collaborazione, con le istituzioni, con il mondo della scuola, con le altre associazioni. Nasce ad Orvieto ma guarda oltre la città e il territorio, sia orvietano che regionale.

Ricoprono le cariche statutarie provvisorie: Franco Raimondo Barbabella, presidente; Stefano Talamoni, vice presidente e segretario; Carlo Febbraro, tesoriere. Ora si apre la fase delle iscrizioni, poi seguirà quella della definizione degli organismi regolarmente eletti dall’assemblea e della presentazione del programma di attività.

Speriamo di essere all’altezza degli impegni che prendiamo. Certo metteremo a disposizione le migliori competenze e tutta la nostra passione civile.




Orvieto fra le 15 candidate a Capitale della Cultura 2025. E ora “Forza Orvieto!”

Il Ministero della Cultura ha comunicato l’elenco ufficiale delle 15 le città che hanno presentato il dossier di candidatura per il titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2025 e fra queste c’è anche Orvieto.  Il titolo del dossier è “Meta Meraviglia. La cultura che sconfina”.  La sindaca Roberta Tardani spiega che “è il frutto di un processo partecipativo importante che ha coinvolto tutta la città con 4 workshop, interviste con i rappresentanti delle istituzioni culturali e 400 questionari inviati direttamente dai cittadini con proposte e contributi attraverso la piattaforma on-line attivata per dare la possibilità a tutti di contribuire alla definizione dell’idea progettuale”.

Sempre Tardani sottolinea con forza che “aver convogliato in un’unica direzione il fermento culturale della città è già un primo grande risultato centrato e rappresenta un patrimonio che segnerà un percorso nuovo per Orvieto, al di là dell’esito”.  La candidatura a Capitale italiana della cultura “è nel solco di un lavoro avviato da tre anni a questa parte, la nostra proposta punta a rinforzare e allargare l’offerta culturale – spiega la sindaca – di una città che può andare oltre le meraviglie che una storia millenaria le ha lasciato in eredità.  Come suggerisce il titolo, Orvieto guarda al futuro creando un legame con il passato e il presente, non si pone confini e punta sulle innovazioni digitali e i linguaggi artistici per sostenere un maggiore coinvolgimento delle comunità e per favorire la partecipazione e il protagonismo soprattutto dei giovani”.  Adesso i progetti presentati da tutte le città verranno sottoposti alla valutazione di una commissione di sette esperti di chiara fama nella gestione dei beni culturali. La città vincitrice, grazie anche al contributo statale di un milione di euro, potrà mettere in mostra, per il periodo di un anno, i propri caratteri originali e i fattori che ne determinano lo sviluppo culturale, inteso come motore di crescita dell’intera comunità.  L’attuale capitale è Procida, nel 2023 sarà il turno di Bergamo e Brescia mentre nel 2024 il titolo sarà della città di Pesaro.  E nel 2025?  Diciamo Forza Orvieto!




Inizio in grande stile per il Festival della Piana del Cavaliere al Duomo con il Coro Giovanile Italiano

Si apre il 2 settembre alle 21 il Festival della Piana del Cavaliere con il concerto che si terrà in Duomo protagonista il Coro Giovanile Italiano. Guidato da maestri d’eccezione il coro è stato apprezzato negli anni per la perizia artistica e musicale e la dinamicità nel destreggiarsi tra i repertori più disparati.

Sabato 3 settembre sempre alle 21 al Teatro Mancinelli Maud Nelissen, compositrice e pianista olandese, eseguirà la sonorizzazione dal vivo del film “Il Monello” di Chaplin. Proprio la Nelissen è l’unica che ha il permesso della famiglia Chaplin per eseguire l’arrangiamento per pianoforte delle musiche di The Kid in Europa. Ha lavorato con Eric James, l’ultimo arrangiatore di Charlie Chaplin. Da quel momento non ha mai smesso di esibirsi, da sola, all’interno di ensemble e con orchestre per festival e eventi speciali nel mondo. L’evento sarà introdotto al Ridotto del Teatro Mancinelli alle 19 da Silvia Paparelli, pianista e musicologa

Domenica 4 settembre la Sala di CittaSlow International, all’interno del Palazzo dei Sette, ospiterà alle 17 la conferenza dal titolo “Quando la memoria è il presente per Beppe Fenoglio e Pier Paolo Pasolini”. E’ un evento organizzato per ricordare i due grandi scrittori italiani nel centenario della nascita. Luigi Tassoni, critico e semiologo e Milly Curcio critica e storica della letteratura, racconteranno la pagine di Beppe Fenoglio e di Pier Paolo Pasolini, due personalità differenti ma accomunate dalla coerenza della loro narrazione. Alle 21 al Teatro Mancinelli il Trio Chagall eseguirà un concerto che prevede musiche di Haydn, Shostakovich e Beethoven. a introdurre il concerto al Ridotto del Teatro alle 19 sarà Oreste Bossini

Il 3 e il 4 settembre alle 12 si terranno i concerti della mattina, la novità di quest’anno, alla Chiesa di San Giuseppe con la Georgian Chamber Orchestra che eseguirà musica tradizionale georgiana

La biglietteria del Festival è aperta presso il Teatro Mancinelli di Corso Cavour 122 con orario continuato. Per info: 327.8690329 info@festivalpianadelcavaliere.it

La biglietteria online è sempre attiva al seguente link https://ticketitalia.com/festival-della-piana-del-cavaliere.

Quest’anno sarà anche possibile, grazie alla collaborazione con AGIS, usufruire dei vantaggi della Carta Giovani per assistere agli spettacoli della VI edizione del nostro Festival! La carta può essere utilizzata direttamente tramite l’App IO.

Inoltre, presentando presso la biglietteria del Festival i biglietti acquistati per visitare i luoghi turistici della città, sarà possibile partecipare agli spettacoli in programma con uno sconto di 3 euro sul prezzo del biglietto. Ogni biglietto acquistato per i siti turistici di Orvieto dà diritto ad un biglietto per i nostri eventi. Lo sconto verrà applicato anche sui biglietti che godono già di una riduzione.

Per la biglietteria online e il programma completo
http://www.festivalpianadelcavaliere.it/programma-2022/




I Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Perugia riconsegnano preziose pergamene all’Archivio di Stato di Orvieto

Sono state restituite nei giorni scorsi, alla sezione orvietana dell’Archivio di Stato di Terni, quattro importanti pergamene manoscritte illecitamente sottratte da quel fondo storico in epoca imprecisata, recuperate grazie all’intervento dei Carabinieri che le hanno intercettate in vendita nel web, alladirettrice Cecilia Furiani, dal Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Perugia, Tenente Colonnello Guido Barbieri. Si tratta di singole missive prodotte da: la Sacra Congregazione della Fabbrica di San Pietro datata Roma 28 luglio 1640; il Giudice auditore della Camera Apostolica Cristoforo Prospero Caffarelli datata Roma 24 luglio 1648; il Protonotario apostolico Ottaviano Raggio al Cardinale Angelo datata 20 luglio 1639; il Protonotario apostolico Cristoforo Vidman datata 02 agosto 1645.

Gli antichi documenti, visionati ed espertizzati da parte dei funzionari della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Umbria sono stati dichiarati di notevole valenza storico-documentale per il loro particolare contenuto, trattandosi di atti concernenti argomenti amministrativi risalenti al periodo preunitario (metà del XVII secolo). Si tratta di scritti che risultano essere emanati dalle magistrature giudiziarie dello Stato Pontificio con il fine di regolare i rapporti di proprietà del territorio orvietano. In particolare, attraverso tali documenti venivano rese note, a tutte le cariche pontificie del territorio, le decisioni giuridiche prese dagli organi centrali sulle istanze presentate dai possidenti, fra i quali compare, in tutte le pergamene, la nobile famiglia dei Marabottini. Sul verso dei documenti è presente la dichiarazione autografa del pubblico balivo della Città di Orvieto, funzionario comunale incaricato di notificare le decisioni giuridiche. Le pergamene manoscritte, che immesse sul mercato antiquariale avrebbe fruttato circa duemila euro complessivi, sono importanti testimonianze delle vicende giuridico- amministrative che hanno riguardato il territorio orvietano dell’epoca e la loro particolare natura pubblica ne prevede la tutela ope legis rendendoli inalienabili, trovando la loro naturale collocazione presso un Archivio Pubblico, per essere studiati e consultati, e non nella disponibilità di un privato.

L’attività d’indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Firenze ha preso avvio nel 2020 attraverso il monitoraggio del mercato antiquario e delle vendite online. Gli “investigatori dell’arte” attraverso l’analisi delle inserzioni riferite al commercio dei  beni culturali, sovente svolto senza alcun tipo di autorizzazione ed eludendo i controlli amministrativi previsti dalla normativa, individuavano un utente, successivamente identificato attraverso in nickname quale titolare di una regolare attività commerciale del settore antiquario operante nella provincia fiorentina, che proponeva la vendita di antichi documenti; fra le immagini fotografiche presenti a corredo dell’annuncio, venivano estrapolate quelle relative alle quattro pergamene manoscritte immediatamente sottoposte alla valutazione dei funzionari archivistici della locale Soprintendenza. Una volta ottenuta conferma circa la loro natura pubblica, veniva inviato all’Autorità Giudiziaria un circostanziato rapporto che dava origine alla perquisizione e al sequestro operati presso l’abitazione e l’attività commerciale del venditore, in questo caso indagato per il reato di ricettazione. L’ulteriore analisi compiuta sui documenti sottoposti ad expertise, ne consentiva di ricondurne la provenienza dal territorio orvietano nonché la loro effettiva demanialità con conseguente restituzione all’Ente deputato alla loro conservazione.   

Attraverso il monitoraggio del commercio antiquario svolto dai Carabinieri TPC in stretta collaborazione con gli Uffici periferici territoriali del Ministero della Cultura quali le Soprintendenze e gli Archivi di Stato, soprattutto per quanto riguarda libri e documenti antichi (molto ricercati e ambiti da collezionisti e appassionati della materia), è molto frequente imbattersi in beni culturali di appartenenza pubblica che, nella maggior parte dei casi, si scoprono essere stati oggetto di sottrazione indebita sovente rilevata a distanza di anni. Determinanti in questi casi le ricerche effettuate attraverso la “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il database creato, gestito e alimentato dal Comando TPC, dove sono conservati milioni di informazioni concernenti immagini, descrizioni, resoconti investigativi comprese le denunce per reati commessi in danno del patrimonio culturale.

La restituzione al luogo di originaria provenienza delle due pergamene, così come già avvenuto per tante altre importanti testimonianze del passato, oltre a confermare l’impegno che da più di cinquant’anni caratterizza la peculiare attività svolta dai Carabinieri del Reparto specializzato dell’Arma nella ricerca e nel recupero di opere d’arte spesso ritenute perdute, permette alla comunità a cui appartengono di riappropriarsi di tasselli della propria storia identitaria, diffondendo nel contempo il principio di legalità alla base del rispetto e della salvaguardia del bene comune.   




S’inizia a preparare il dossier per “Orvieto capitale della cultura 2025”

Il sindaco di Orvieto e assessore alla cultura, Roberta Tardani, ha incontrato i capigruppo in Consiglio e i consiglieri comunali per illustrare le tappe e le modalità di lavoro con cui si arriverà alla presentazione del dossier di candidatura alla scadenza prevista del 13 settembre 2022. Presenti anche Cristina Da Milano e Francesca Guida di ECCOM-Centro Europeo per l’Organizzazione e il Management Culturale, la società di progettazione culturale incaricata dall’Amministrazione Comunale di elaborare la proposta di candidatura. 

“Il dossier – hanno spiegato Cristina Da Milano e Francesca Guida – dovrà rispondere ai sette obiettivi principali e molto stringenti indicati dal bando del Ministero della Cultura: il miglioramento dell’offerta culturale, il rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale attraverso la partecipazione dei cittadini, il rafforzamento degli attrattori culturali finalizzato in particolare alla destagionalizzazione dei flussi turistici, l’utilizzo delle nuove tecnologie per un maggior coinvolgimento delle giovani generazioni e il miglioramento dell’accessibilità, la promozione dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi, la sostenibilità e il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu”. 

“Su questi temi – hanno aggiunto – avvieremo un processo partecipativo con la città per condividere e arricchire l’idea progettuale che porteremo nel dossier di candidatura. Il mese di luglio sarà dedicato alla fase di analisi di contesto e alla condivisione. Per consentire la più ampia partecipazione, ma allo stesso tempo canalizzare in maniera efficace risorse ed energie visti i tempi stringenti del bando, in accordo con l’amministrazione comunale sono stati individuate tre modalità di lavoro: un questionario on line aperto alla cittadinanza per avere una visione collettiva sulla città, interviste con i principali portatori di interesse e stakeholder cittadini, tre workshop laboratoriali pubblici. Il dossier dovrà contenere oltre alle linee strategiche anche le attività da sviluppare nel 2025 che potranno essere finanziate dal milione di euro che otterrà la città designata a Capitale italiana della Cultura.  Abbiamo già iniziato ad analizzare la realtà di Orvieto e prendere spunto dal lavoro fatto per la redazione del piano di marketing territoriale – hanno concluso – ma soprattutto abbiamo percepito una grande passione dietro questa candidatura che ci è stata subito trasmessa e che sarà importante nel processo di coinvolgimento della città”. 

“Sono molto soddisfatta da questo primo incontro e dall’atteggiamento estremamente positivo e costruttivo che ho riscontrato dai rappresentanti delle forze politiche in consiglio comunale che hanno già fornito indicazioni molto interessanti al qualificato team che si occuperà dell’elaborazione del dossier di candidatura”, commenta il Sindaco, Roberta Tardani

“E’ proprio questo – prosegue – lo spirito che auspicavo e che serve per affrontare questa sfida così difficile ma anche così stimolante e ambiziosa. Abbiamo davanti a noi un’opportunità fondamentale: immaginare insieme a tutta la città una strategia culturale che guardi a una visione di Orvieto al di là di questa competizione. Abbiamo la possibilità di costruire insieme un progetto culturale, sostenibile e di medio lungo termine che potrà essere migliorato nel tempo ma che non potrà che essere lo spunto di partenza per ogni ragionamento nei prossimi anni. Se riusciremo a far questo, a prescindere da steccati, divisioni e schieramenti, avremmo già vinto. Come amministratori pubblici siamo vincolati ai mandati – conclude – ma questa Amministrazione, dai piccoli grandi lavori di manutenzione fino alla progettualità più elevata, sta dimostrando che l’unica scadenza elettorale che ha a cuore è il futuro di Orvieto”.  

Sono 16 le città italiane che hanno presentato la manifestazione d’interesse al Ministero della Cultura per partecipare al titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2025. Oltre a Orvieto, Agrigento, Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Città Metropolitana di Reggio Calabria, Enna, Lanciano (Chieti), Monte Sant’Angelo (Foggia), Otranto (Lecce), Peccioli (Pisa), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone), Spoleto (Perugia), Sulmona (L’Aquila).  Entro il 15 novembre 2022 la commissione di sette esperti di chiara fama nella gestione dei beni culturali individuata dal Ministero della Cultura definirà la short list delle 10 città finaliste. La procedura di valutazione si concluderà entro il 17 gennaio 2023 quando sarà designata la Capitale italiana della Cultura 2025. 




Orvieto intitola due strade simbolo del centro storico a Lea Pacini e Marcello Conticelli

Per decenni hanno operato per la valorizzazione della memoria storica della Città di Orvieto espressi nella creatività e nell’artigianato artistico che ha interpretato la cultura, la storia, la tradizione e la fede degli orvietani per la solennità del Corpus Domini, ed oggi, alla vigilia di questa festa fortemente identitaria per questa città, in segno di gratitudine per quanto hanno realizzato nel corso della loro vita, Orvieto intitola a Lea Pacini e Marcello Conticelli due luoghi simbolo

Nello stesso giorno, venerdì 17 giugno a partire dalle ore 10 si svolgerà infatti la duplice cerimonia di apposizione delle targhe di intitolazione: della piazzetta compresa tra Corso Cavour e via de’ Montemarte (detta di Fontana Secca ma ancora priva di denominazione) a LEA PACINI ideatrice e creatrice del Corteo Storico; e del tratto di strada compreso tra via del Popolo e Piazza Cimicchi (oggi denominata Via Vivaria) a MARCELLO CONTICELLI artigiano dei metalli ed artista di grande valore.

Tali intitolazioni fanno seguito alle mozioni approvate all’unanimità dal Consiglio Comunale, e avverranno alla presenza del Sindaco, Roberta Tardani, dei rappresentanti della Giunta e del Consiglio Comunale, dei rappresentanti dell’Associazione “Lea Pacini” e i familiari di Lea Pacini e Marcello Conticelli

Nel 1951, la Signora Lea Pacini – di cui lo scorso 19 febbraio sono stati celebrati i 30 anni dalla scomparsa – raccolse l’invito dell’allora Vescovo Mons. Francesco Pieri che le propose di ideare qualcosa che avrebbe potuto accompagnare la processione religiosa del Corpus Domini con il fine di ricreare e celebrare il Miracolo Eucaristico, facendo rivivere nella città una splendida atmosfera medievale. Fu l’inizio di un lavoro impegnativo di creazione dal nulla di un progetto grandioso, un’opera che impegnò senza sosta la Signore Pacini e i suoi collaboratori più stretti, sarte qualificate e persone di sua fiducia. Lei stessa cuciva, disegnava, dipingeva e guidava le sarte nel difficile compito di dare forma a quei meravigliosi abiti, pezzi unici realizzati rigorosamente a mano da sapienti mani artigiane. Ebbe la geniale idea di far sfilare anche cittadini illustri, conosciuti da tutti in città per il loro lavoro, per l’occupazione o per il ruolo che ricoprivano e ciò contribuì al fatto che, nel giro di poco tempo, le domande per entrare come figurante divennero numerose. Il Corteo divenne in breve un simbolo di serietà e rispettabilità. Esso rappresentava quel senso di appartenenza alla comunità cittadina che in precedenza si era perso. Di anno in anno la Signora Pacini scriveva a mano persino le convocazioni dei figuranti fino ad arrivare a 400 lettere. Seduta nella stanza alla sua scrivania, nella sala del Palazzo del Capitano del Popolo, la signora Lea sceglieva, vedendoli camminare verso di lei, i figuranti che sempre più numerosi si presentavano per il reclutamento. Ogni costume doveva essere assegnato nel modo più rigoroso possibile, ogni personaggio doveva saper interpretare l’abito che indossava e il conferimento di un costume non era mai casuale. Nel 1973 venne nominata Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e nel 1991 fu promotrice dell’istituzione di un’associazione ad hoc per la continuità e la gestione del Corteo Storico, associazione che oggi porta il suo nome.

Marcello Conticelli – artista del ferro battuto – viene intitolata la strada sulla quale insisteva la sua bottega artigiana, attualmente denominata “Via Vivaria” (tratto compreso tra Via del Popolo e Piazza Cimicchi) riconoscendogli il grande valore umano e l’ingegno dell’artista che ha lasciato alla Città di Orvieto un grande patrimonio artistico. Proprio nella sua bottega di Via Vivaria, a due passi dal Palazzo del Popolo, egli creò innumerevoli opere d’arte. Solo per il Corteo Storico realizzò i disegni degli stendardi, ma anche gli scudi, gli spadoni, le armi, i camaglio, le gorgere, gli elmi, i pugnali, uno scettro di comando, le medaglie in smalto, le collane di rame, nonché la sommità della struttura che sorregge un grande stendardo con il vecchio stemma del Comune di Orvieto. Altro manufatto pregiato da lui creato è il nuovo Reliquario del S.S. Corporale a lui affidato dall’Opera del Duomo su disegno dell’Arch. Stramaccioni che attualmente sfila nella processione del Corpus Domini. Tra le altre opere d’arte da lui realizzate vi sono anche il Calice donato a Papa Paolo VI in occasione della sua visita ad Orvieto nel 1964; il Reliquiario di Santa Cristina di Bolsena nel 1980; le armature di epoca romana per il corteo storico di Bagnoregio; un trono e un ostensorio per la tradizionale festa di Santa Rosa a Viterbo. Nel 1973, Marcello Conticelli fu nominato Cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal Capo dello Stato Giovanni Leone e nel 2011 gli fu assegnato il Premio “Il Pialletto d’Oro” come artigiano orvietano dell’anno. Egli realizzò moltissimi lavori tutt’ora presenti e visibili nella nostra città: insegne di alberghi, esercizi commerciali e addirittura dell’Istituto per Geometri di Ciconia. L’intitolazione della via che per decenni ha risuonato dei colpi di martello battuto sul ferro forgiato nella sua bottega, è il segno della riconoscenza all’uomo e alla grande eredità che ha lasciato attraverso opere che restano nel tempo e sono vanto dell’artigianato orvietano nel mondo.