Sacripanti chiede al sindaco di conoscere la situazione del nuovo regolamento per l’arredo urbano

Durante la question time del consiglio comunale che si è svolto il 21 ottobre, il capogruppo della Lega, Andrea Sacripanti ha chiesto di conoscere lo stato dell’arte del nuovo regolamento sull’arredo urbano e l’occupazione del suolo pubblico che ancora non è approdato in consiglio per la sua approvazione. Gli operatori commerciali attendono da tempo il nuovo regolamento anche se il dibattito è aperto in città sull’intera questione. Proprio da qui è partito Sacripanti nel suo quesito rivolto al sindaco: “ci sono perplessità soprattutto per quanto riguarda possibili disequilibri tra operatori. Vorrei chiedere se fosse possibile – ha spiegato il capogruppo della lega – ampliare l’area di occupazione del suolo pubblico oltre il 50% attualmente previsto così come è avvenuto per rispondere alle esigenze degli stessi operatori dopo l’emergenza covid. Così – ha chiarito Sacripanti – si potrebbero mitigare eventuali sperequazioni di trattamento dovute proprio a vincoli e altre strettoie”. Il sindaco Roberta Tardani ha ribadito che “in settimana gli assessori competenti incontreranno le categorie produttive per partecipare il nuovo regolamento e prenderemo in considerazione la proposta della Lega sull’ampliamento della percentuale di occupazione del suolo pubblico ma per farlo si deve capire con quali modalità e soprattutto si devono rimodulare le tariffe. Puntiamo, comunque, a presentare il nuovo regolamento forse già al prossimo consiglio comunale”.

Il nuovo regolamento stabilisce, ricordiamolo, tutti i criteri per i dehors, cioè per gli spazi esterni coperti e protetti destinati ad essere occupati dai tavolini dei bar e dei ristoranti, per l’arredo, per tende e ombrelloni e altre questioni ancora sul tappeto come ad esempio l’utilizzo di sistemi di riscaldamento esterno, ad oggi quasi tutti vietati.




Note a margine sul CSCO, bene la voglia di rilancio, mancano ancora la comunicazione e i numeri completi

Il tormentone il CSCO “dovrebbe chiudere” è giunto ai titoli di coda con la sindaco Roberta Tardani che ha dichiarato ufficialmente durante la commissione dei capigruppo che “non chiuderà ed anzi stiamo pensando di farlo diventare polo unico della formazione e della cultura, e poi abbiamo iniziato i lavori per l’ultimo piano, così come ci era stato richiesto, e destinato uno spazio ampio all’archivio Maoloni per dare slancio definito al settore della grafica e del multimediale”. Una sentenza definitiva che sembra non prevedere alcun appello.

La novità rilevante che si evince dall’audizione della presidente Liliana Grasso riguarda in particolare la situazione finanziaria dell’Ente che ha archiviato il 2020 con poco più di 13 mila euro di perdite “direi che è un risultato positivo visto io totale blocco delle attività didattiche in presenza e quindi la mancanza degli studenti americani – ho sottolineato Grasso – he ci ha spinti ad esplorare strade nuove con l’attivazione di corsi a distanza e a creare una sezione del CSCO dedicata alla progettazione con i primi frutti che già sono evidenti”. La presidente ha difeso appassionatamente la Fondazione dagli attacchi di una parte politica in particolare e si è dispiaciuta per l’assenza proprio del consigliere Stefano Olimpieri, proprio di chi ripetutamente e da lungo tempo chiede che venga chiuso il Centro Studi. Da parte sua Olimpieri ha fatto sapere tramite il presidente Umberto Garbini, di essere impossibilitato a venire per problemi di lavoro. In effetti è stata un’occasione persa anche perché i consiglieri hanno il diritto di assentarsi dal lavoro in caso di appuntamenti istituzionali come i consigli comunali e relative commissioni.

E’ stata la giornata di una prima ventata di trasparenza, invece, più volte invocata da OrvietoLife che proprio alla vigilia della commissione capigruppo ha ufficialmente richiesto di avere copia del bilancio analitico e non del solo “rendiconto di gestione” relativo al 2020. Però finalmente si ha qualche cifra ufficiale. Partiamo proprio dalle perdite che sono state pari a poco più di 13 mila euro per il 2020 ma contemporaneamente al 30 settembre del 2021 è stato abbattuto lo stock di debito storico di circa 25 mila euro e “prevediamo di arrivare a circa 50 mila per fine anno scendendo sotto la quota psicologica dei 500 mia euro”, ha spiegato e sottolineato la presidente Grasso. La presidente si è poi voluta concentrare su un anno di lavoro in tempo di pandemia che è servito per “ristrutturare l’organizzazione dell’Ente e creare una progettazione di territorio che ci ha permesso di partecipare a 7 bandi nel 2020 e a 8 nel 2021”.

I consiglieri di opposizione, con sfumature diverse, hanno continuato a chiedere maggiori informazioni relative a convenzioni, corsi, costi; lo ha spiegato Martina Mescolini, “ci fa piacere che siano programmati corsi sulla parità di genere, ad esempio, ma vorremmo conoscere i numeri in maniera più dettagliata dei corsi attivati e date certe su quelli futuri, non solo elenchi”. Andrea Sacripanti, invece, ha difeso strenuamente il CSCO e ha definito Stefano Olimpieri “consigliere vintage” per il suo tormentone “chiudiamo tutto”.

Al termine della seduta il risultato è chiarissimo, il CSCO continuerà giustamente ad esistere ma rimangono alcune note a margine che non sono state assolutamente esaminate: la conoscenza dei conti reali della Fondazione; le azioni messe in campo dal cda per ampliare l’azione imprenditoriale della Fondazione; i costi e gli iscritti per ogni corso aperto sia a distanza che in presenza. Sono note a margine importanti soprattutto se, sempre durante la commissione, proprio la presidente ha chiesto a gran voce che il consiglio agisca indicando le azioni da intraprendere e perché spinga sulla politica per accorciare i tempi d’esame dei bandi di finanziamento. Tutto giustissimo, peccato che anche da parte del CSCO manchi una comunicazione puntuale proprio sulla programmazione e sui bandi, sui benefici finanziari prospettici, sui numeri reali. Il CSCO deve continuare ad esistere e soprattutto la città lo deve sentire come istituzione fondamentale per il futuro e compartecipare alla gestione investendoci denari. E questo un vecchio problema che risale ai tempi della presidenza Peltonen quando “improvvisamente” e in alcuni casi senza neanche rispettare i tempi previsti nello statuto, alcuni soci si sono defilati senza essere mai sostituiti con il Comune che si è trovato negli anni a dover “reggere botta” senza amici e alleati. Grasso ha parlato di reputation ma se poi i primi a voler fare piazza pulita sono nella stessa amministrazione comunale, socio unico della Fondazione, è ben complicato invertire la rotta e risalire la china dei conti per riportarli in nero nel medio periodo.

Per superare insieme queste difficoltà di reputation si deve assolutamente prendere in considerazione una nota a margine, quella della trasparenza e della comunicazione puntuale; sono due punti fermi dai quali partire per chiudere con i tormentoni “vintage” e aprire al confronto di idee su formazione e cultura dentro la città anche perché la Fondazione “è della città”.




Crescendo, con il fallimento rischio debito e blocco attività produttive

Nell’ultima riunione del Consiglio Comunale del 19 agosto scorso, insieme all’approvazione del bilancio consuntivo del Comune è stata votata dal Consiglio un’altra importante decisione, comprensibilmente passata in secondo piano rispetto all’Atto centrale di quella riunione che era il bilancio consuntivo, ma non per questo meno significativa per le sue possibili implicazioni future.

Mi riferisco alla decisione di proporre su iniziativa del Comune di Orvieto l’istanza per il fallimento del Consorzio Crescendo già in liquidazione volontaria.

Senza voler entrare nel merito della decisione, trattandosi di un atto di indirizzo politico ed in quanto tale comunque legittimo e rispettabile, è opportuno chiedersi se l’auspicato fallimento del Consorzio Crescendo sia davvero la migliore soluzione possibile per arrivare alla chiusura dell’esperienza; è opportuno chiedersi soprattutto quali potrebbero essere sotto il profilo pratico le implicazioni e le conseguenze del fallimento dell’Ente, perché il fallimento è evidentemente una procedura molto diversa dalla liquidazione volontaria.

D’altra parte, se la motivazione della scelta risiede nella volontà politica di chiudere l’esperienza negativa del Consorzio Crescendo, si può osservare che questa esperienza si è già conclusa nel 2013 con la decisione dei Soci di metterlo in liquidazione volontaria, quindi invocare oggi il fallimento del Consorzio per “chiudere quell’esperienza” appare fuori tempo e fuori luogo.

Tornando al tema delle conseguenze derivanti dall’apertura del fallimento, la più ovvia e la più immediata consiste nell’obbligo per i soci di ripianare le passività del Consorzio, come peraltro è ben noto al Consiglio Comunale visto che nella risoluzione che è stata votata è ben spiegato che nel conto consuntivo 2020 del Comune sono appostati circa 376.000 € al fondo accantonamento per perdite delle partecipate, “somma che rappresenta l’importo che il Comune di Orvieto dovrebbe sborsare per chiudere definitivamente la propria avventura all’interno del Crescendo”.  

In primo luogo, osservo che l’appostamento al Fondo accantonamento per perdite delle partecipate non può essere definito “un fatto politico innovativo” visto che è un preciso obbligo di Legge al quale il bilancio del Comune deve adeguarsi, ed inoltre una cosa è “accantonare al fondo per perdite” la somma di 376.000 € (forse abbondantemente sottostimata) altra e ben diversa cosa sarebbe l’obbligo di effettivo esborso della stessa cifra. In concreto, mentre oggi il Comune di Orvieto “rischia” di dover sborsare 376.000 € con la dichiarazione di fallimento dovrebbe pagare immediatamente quella cifra.

Altro effetto potenzialmente dannoso che deriverebbe dal fallimento consisterebbe nella sostanziale indisponibilità dei beni ancora di proprietà del Consorzio, che si ricorda sono formati da aree e immobili a destinazione produttiva dislocati in diversi Comuni del territorio. Infatti, mentre con la liquidazione volontaria i liquidatori hanno la facoltà di vendere i beni di proprietà senza particolari formalità, come è avvenuto in questo periodo di liquidazione durante la quale è stata venduta buona parte dei beni, il curatore fallimentare non può procedere alle vendite prima di aver inventariato e stimato il valore dell’attivo e prima di aver completato la procedura di accertamento dello stato passivo ed è tenuto a rispettare rigide e laboriose procedure per la vendita, attività che richiedono tempi tecnici certamente ultrannuali durante i quali le aree e gli immobili sono di fatto indisponibili. Questo potrebbe comportare che quei Comuni dove le aree produttive sono esclusivamente quelle di proprietà del Consorzio, si troverebbero sprovvisti di aree destinate ad attività produttive, di fatto impossibilitati ad acconsentire a qualunque ipotesi di avvio di attività imprenditoriali, con l’unica alternativa quella di individuare autonomamente altre aree con i tempi ed i costi conseguenti al loro adeguamento.

Io non so se queste valutazioni siano state fatte prima di votare la proposta di chiedere il fallimento, non so se ci sia stato un confronto con gli altri Soci del Consorzio, non so se siano stati interpellati preventivamente i Liquidatori, che ricordo sono Professionisti indipendenti di grande esperienza e comprovata competenza, per conoscere lo stato e la prevista evoluzione della liquidazione, ma se tutto ciò non fosse stato fatto e la decisione fosse stata presa solo sulla base di convinzioni e valutazioni di carattere squisitamente politico, allora ci potrebbe essere il rischio che la decisione potrebbe a posteriori rivelarsi avventata e frettolosa.

Ripeto, un atto di indirizzo politico è sempre per sua natura legittimo e rispettabile al di là delle diverse opinioni, ma deve sempre essere accompagnato e sostenuto anche da valutazioni di carattere pratico soprattutto sulle sue possibili implicazioni future, altrimenti lasciandosi trascinare dalla smania di sfoltire l’albero si corre il rischio di perdere un po’ di lucidità e segare il ramo dove si sta seduti.




Scontro tra minoranza e presidente del consiglio Garbini su invio PEC per il consiglio comunale, deciderà il Prefetto

Il consiglio comunale di 19 agosto non è cosa che avviene sempre ma bisognava approvare il bilancio e quindi non si poteva attendere. Così il 13 agosto sono partite le PEC per convocare i consiglieri comunali dalle 9 di mattina in prima convocazione.

Nonostante tutto sembrava una giornata normale ed invece sono partite subito le bordate fra maggioranza e minoranza in consiglio. Il capogruppo della Lega, Andrea Sacripanti accede la miccia scrivendo un post in cui stigmatizza il comportamento della minoranza del tutto assente. Ed ecco la sorpresa. Cristina Croce, capogruppo di “Siamo Orvieto”, spiega piuttosto contrariata, non abbiamo ricevuto alcuna convocazione. Ho controllato la mail, niente”. Ora Croce è un fiume in piena, “il modus operandi è sempre lo stesso, non è stata convocata neanche la capigruppo. Ho saputo del consiglio comunale dalla stampa e pensavo che fosse, come sempre, di pomeriggio. Poi mi sono ritrovata il post di Sacripanti e allora insieme ad altri consiglieri di minoranza che a loro volta non hanno ricevuto la convocazione, abbiamo deciso di scrivere al Prefetto. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Martina Mescolini, capogruppo del PD in consiglio comunale, “non abbiamo ricevuto alcuna mail per la convocazione. Così è difficile fare opposizione anche perché le convocazioni vengono ufficializzate senza la capigruppo, insomma in autonomia della maggioranza. Non ci rimane che chiedere al Prefetto se tale modus operandi sia rispettoso delle regole o meno. Il problema, poi, dei rapporti tra minoranza e maggioranza è ben più ampio ma non apriamo altri fronti, per ora”.

Il presidente del consiglio comunale, Umberto Garbini, al termine del consiglio comunale ha a sua volta replicato alla accuse della minoranza, “ho avuto contezza soltanto dalla stampa delle problematiche riscontrate da alcuni consiglieri di minoranza relativamente alla convocazione del consiglio comunale che si è regolarmente svolto nella mattinata di giovedì 19 agosto. Non ho infatti ricevuto alcuna informazione nel merito da parte dei consiglieri stessi. Ho altresì ricevuto da parte di due consiglieri di minoranza la giustificazione di essere impossibilitati a partecipare alla seduta per motivi personali”. Sempre Garbini, spiega, “ho verificato la PEC della convocazione del consiglio comunale che ha numero di protocollo 0026587 del 13/08/2021, ore 18.38. Come è possibile dimostrare, la PEC della convocazione è stata inviata correttamente, secondo i termini del Regolamento Comunale, a tutti gli indirizzi mail dei consiglieri, membri della giunta e dipendenti comunali, Prefettura, Polizia, Carabinieri e revisori dei conti. Non comprendo le iniziative che i miei colleghi consiglieri vogliono intraprendere – conclude Garbini – ma spero che vadano fino in fondo. Sono consapevole di aver svolto il mio compito nella piena trasparenza e correttezza, come ho sempre fatto”.

Questa è in sintesi la cronaca di quanto avvenuto in consiglio comunale dal punto di vista formale, poi si è discusso di bilancio, salvaguardia, riconoscimento debito e tanto altro…La forma spesso è sostanza soprattutto quando si è chiamati a discutere e votare di questioni importanti per la città e i cittadini.




Torna il consiglio comunale il 19 agosto con bilancio di previsione e non solo

Il presidente Umberto Garbini ha convocato il consiglio comunale in seduta ordinaria pubblica in 1^ convocazione alle ore 9,00 e in 2^ convocazione dalle ore 10,00 del 19 agosto 2021 per la trattazione del seguente:
ORDINE DEL GIORNO

Question Time, Comunicazioni
INTERROGAZIONI, INTERPELLANZE

  1. Interrogazione presentata dalla Consigliera Casasole avente ad oggetto “Sport in fase di
    Covid-19”
    ;
  2. Interrogazione presentata dal Gruppo consiliare “Fratelli d’Italia” in merito alla viabilità e
    circolazione lungo Via del Duomo e Corso Cavour
    ;
    AFFARI GENERALI E ISTITUZIONALI – Relatore Presidente
  3. Presa d’atto delle deliberazioni n.ri 52 e 53 della seduta consiliare ordinaria del 29.07.2021;
    BILANCIO – Relatore Assessore PIZZO
  4. Esame ed approvazione del Rendiconto di Gestione dell’esercizio finanziario 2020;
  5. Riconoscimento del debito fuori bilancio ai sensi dell’art. 194, comma 1 lettera E del TUEL
    per il pagamento del Servizio di stampa e postalizzazione dei verbali per violazione del
    C.D.S.
    riferito al periodo 01.03.2017 – 31.05.2018. Creditore Tecnotraffico S.r.l. oggi ATYS
    S.r.l.;
  6. Bilancio di Previsione 2021/2023Salvaguardia degli equilibri ai sensi dell’art. 193 T.U.E.L. e
    art.50, comma 2 del Regolamento di Contabilità – Variazione di Bilancio ai sensi dell’art. 175,
    comma 2, T.U.E.L. e variazione al D.U.P.;
    MOZIONI, ORDINI DEL GIORNO
  7. Mozione presentata dal Gruppo Consiliare “Lega-Salvini per Orvieto” in merito all’istituzione
    di stalli di sosta denominati “parcheggi rosa” riservati alle donne in stato di gravidanza o con
    prole neo-natale al seguito;
  8. Mozione presentata dal Presidente Garbini avente ad oggetto “La tua Arte, la mia Vita”;
  9. Mozione presentata dalla Consigliera Croce in merito all’attivazione del servizio prevenzione
    e promozione della salute
    dedicato ai giovani in fascia di età 14/25 anni;
  10. Mozione presentata dalla Consigliera Croce in merito ad azioni ed iniziative a sostegno della
    lotta alle discriminazioni aventi natura omofobica;
  11. Mozione presentata dal Gruppo consiliare “Progetto Orvieto” in merito alla realizzazione di
    un cimitero per animali da affezione
    ;
  12. Mozione presentata dal Consigliere Barbabella in merito all’adozione di politiche ambientali
    territoriali
    come strategia di un futuro possibile;
  13. Mozione presentata dal Consigliere Barbabella avente ad oggetto “una copia della Carta
    costituzionale ai diciottenni
    ;
  14. Mozione presentata dal Consigliere Barbabella in merito ad iniziative per la diffusione della
    cultura e della pratica della sicurezza sui luoghi di lavoro
    ;
  15. Mozione presentata dal Gruppo Consiliare “Partito Democratico” in merito alla richiesta di
    liberare dai rifiuti e rendere più fruibile le aree del Lago di Corbara;
  16. Mozione presentata dal Gruppo Consiliare “Partito Democratico” in merito alla realizzazione,
    in Umbria, della piena applicazione della legge 194/78, delle Linee di indirizzo su aborto
    medico del Ministero della salute
    e contrasto alle modifiche della legge regionale 04/09/2015
    n. 11.



Il PD di Orvieto, “il bilancio dei vaccini in giunta”, è grave e senza giustificazioni

Abbiamo ricevuto venerdì riscontro alla richiesta di accesso agli atti inoltrata il 21 Aprile scorso.   Dieci giorni dopo il termine previsto dal regolamento comunale (Art. 28, comma 3), e dopo reiterati e vani tentativi di ottenere risposte, abbiamo avuto conferma di quanto segnaliamo da oltre un mese. 

Apprendiamo infatti che le deleghe a programmazione e bilancio, tributi, enti e partecipazioni, informatica, lavori pubblici, attività produttive e sviluppo economico, hanno costituito titolo per ottenere il vaccino i primi di marzo (quando l’Umbria vaccinava gli over 80 e gli estremamente fragili).

Qualcosa evidentemente non torna se lo stesso sindaco, con una nota del 20 aprile (http://www.comune.orvieto.tr.it/notizie/precisazione-amministrazione-comunale-su-vaccinazi), precisava che si erano sottoposti a vaccino i soggetti direttamente coinvolti nell’attività operativa del COC e tra questi due membri della Giunta proprio in virtù delle loro deleghe. Ora, come possono le deleghe al bilancio comportare una diretta attività nel COC?

Del resto nessuna funzione di supporto al COC è stata attivata per il titolare delle deleghe al bilancio.

Questi i fatti, gravi, rispetto ai quali è scaduto il tempo delle giustificazioni.

I consiglieri

Martina Mescolini e Federico Giovannini (Partito Democratico), Cristina Croce (Siamo Orvieto), Franco Raimondo Barbabella (Prima gli Orvietani), Giuseppe Germani (Orvieto Civica e Riformista)