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Il 30 dicembre convocato l’ultimo consiglio comunale dell’anno, l’ordine del giorno dei lavori

E’ convocata per venerdì 30 dicembre, alle 15 l’ultima seduta dell’anno del consiglio comunale di Orvieto. Sono 14 i punti all’ordine del giorno e fra questi l’interrogazione sulle problematiche del Liceo Classico F.A. Gualterio, presentata da Umberto Garbini, presidente del consiglio comunale, e le mozioni che riguardano la riapertura del Tribunale a Orvieto, ma soprattutto il progetto di valorizzazione della ex-caserma Piave presentata dal consigliere Franco Raimondo Barbabella. Di seguito l’ordine del giorno dei lavori:

Question Time, Comunicazioni

INTERROGAZIONI, INTERPELLANZE

1. Interrogazione presentata dal Consigliere Barbabella avente ad oggetto: “Reagire alle decisioni della Giunta Regionale in materia di sanità che penalizzano l’area orvietana”;

2. Interrogazione presentata dai Consiglieri Croce, Germani, Mescolini e Giovannini in merito alla Questione Rupe e dissesti idrogeologici;

3. Interrogazione presentata dal Presidente del Consiglio Comunale in merito alle problematiche di edilizia scolastica del Liceo Classico “F.A. Gualterio” presso Palazzo Clementini;

4. Interrogazione presentata dal Consigliere Tempesta in merito alla destinazione dei locali ambulatoriali dell’ex canile (Loc. Bardano) a laboratorio profilattico delle patologie sui cinghiali abbattuti e dei suini a seguito di macellazione domestiche ed altre questioni;

AFFARI GENERALI E ISTITUZIONALI – Relatore Presidente

5. Presa d’atto delle deliberazioni n.ri 66, 67, 68, 69, 70, 71 e 72 della seduta consiliare ordinaria del 30/11/2022;

BILANCIO, ENTI E PARTECIPAZIONI – Relatore Assessore Pizzo

6. Ratifica della Delibera di G.M. n. 275 del 17/11/2022 avente ad oggetto: “Variazione d’urgenza al Bilancio di Previsione 2022-2024 ai sensi dell’art. 175, comma 4, D.Lgs. 267/2000”;

7. Revisione ordinaria delle partecipazioni possedute nelle Società a partecipazione pubblica – Razionalizzazione periodica ex-art.  20 D.Lgs.  n. 175 del 19 agosto 2016,   come modificato dal D.Lgs. n. 100 del 16 giugno 2017;

8. Variazione al Bilancio di Previsione 2022-2024 ai sensi dell’art. 175 comma 3 lettera A) del D.Lgs. 267/2000 e ss.mm.;

MOZIONI, ORDINI DEL GIORNO

9. Mozione presentata dalle Consigliere Croce e Mescolini in merito alla richiesta di costituzione di un Tavolo Permanente di tutte le forze politiche sul Piano Sanitario Regionale;

10. Mozione presentata dal Gruppo Consiliare “Partito Democratico” in merito alla realizzazione del Centro Polivalente per le Politiche Sociali e della Famiglia presso il fabbricato ex scuola media di Orvieto Scalo;

11. Mozione presentata dalla Consigliera Croce in merito alle iniziative volte a sollecitare la Regione Umbria a promuovere un disegno di legge/ voto per modificare la riforma del decreto legislativo 155/2012 e riaprire i Tribunali minori tra cui quello di Orvieto;

12. Ordine del Giorno presentato dal Consigliere Giovannini in merito al distributore di acqua   pubblica di Piazza Cahen;

13. Mozione presentata dai Consiglieri Croce, Germani, Giovannini e Mescolini in merito al futuro dei progetti della Regione Umbria ad Orvieto;

14. Mozione presentata dal Consigliere Barbabella in merito ad un progetto di città dell’arte per un nuovo Rinascimento in nome di Luca Signorelli.




Alessio Tempesta pronto a lasciare Progetto Orvieto e divenire osservatore critico dell’operato della giunta Tardani

Un nuovo piccolo terremoto politico sembra scuotere la lista civica “Progetto Orvieto” che ha visto il ritorno di Beatrice Casasole dopo il passaggio a Fratelli d’Italia, poi l’uscita dal gruppo guidato da Garbini e il passaggio al Misto. Mentre una consigliera tornava un altro sembra essere in uscita. Non vi è ancora l’ufficialità ma gli indizi e le indiscrezioni portano a credere che il consigliere Alessio Tempesta, dopo un periodo di auto-sospensione, abbia deciso di lasciare l’incarico di capogruppo di Progetto Orvieto e di aderire al gruppo Misto.

Qualche malumore si era già visto nei mesi scorsi e anche più recentemente. Un gioco di sguardi, espressioni facciali che lasciavano trasparire un certa inquietudine da parte di Alessio Tempesta. Ora sembra che si sia giunta allo scontro finale con il consigliere che lascia il gruppo e conseguentemente la guida dello stesso, e approda nel Misto e, sempre secondo indiscrezioni, non totalmente allineato con la maggioranza ma attento osservatore libero di decidere di volta in volta.




Beatrice Casasole torna al gruppo consiliare Progetto Orvieto, “si sono ricreate le condizioni per lavorare con compattezza e concretezza”

La consigliera Beatrice Casasole fa ritorno al suo gruppo di origine dopo il passaggio a Fratelli d’Italia e la sua seguente uscita con l’ingresso nel gruppo misto. La stessa consigliera scrive, “ho comunicato al presidente del consiglio comunale Umberto Garbini la mia adesione al gruppo Progetto Orvieto, lista con la quale ero stata eletta consigliere comunale alle elezioni amministrative del 2019”.

Sempre Casasole spiega, “è una decisione presa nella convinzione che all’interno del gruppo si siano ricreate le condizioni per portare avanti con compattezza e concretezza il lavoro avviato negli anni scorsi e soprattutto con lo spirito con cui era nato il movimento civico. In questi anni non è mai mancata la fiducia e il sostegno al sindaco Roberta Tardani e alla sua giunta con cui ho collaborato proficuamente e continuerò a collaborare avendo a cuore l’esclusivo interesse dei cittadini orvietani”.




Stefano Olimpieri, “ripristinare i rintocchi delle Torri del Moro e del Maurizio mitigando i fastidi per i residenti”

In questi giorni di tradizioni e appuntamenti di grande rilievo è iniziata una raccolta di firme tra i cittadini per ripristinare i rintocchi della Torre del Moro e della Torre del Maurizio, una mancanza ormai pluriennale per le vie del centro storico.  Il consigliere Stefano Olimpieri ha presentato un’interpellanza in consiglio comunale in cui scrive, “in queste settimane Orvieto rivive tradizioni secolari che hanno contribuito a far crescere la città (…); in questo periodo dell’anno i cittadini, come non mai, si sentono parte di una comunità e vivono con senso di appartenenza queste ricorrenze”.  Olimpieri ricorda poi l’importanza storico-artistica delle due torri, “queste due torri sono parte integrante della storia della città, così come lo sono stati per secoli i loro rintocchi.  Il Moro è da sempre l’orologio degli orvietani, inizialmente di proprietà papale (si chiamava Torre del Papa) dal 1515 è passata in proprietà del Comune, mentre la Torre del Maurizio venne costruita quasi 700 anni fa per scandire il tempo degli operai che lavoravano alla fabbrica del Duomo, tra l’altro il Maurizio, statua in bronzo fuso, rappresenta il pi antico segna tempo ancora oggi esistente”.  Fin qui la storia.  Olimpieri chiede di “lavorare per ripristinare entrambi gli orologi delle Torri e intensificare la luminosità dell’orologio del Moro”.  Sollecita i proprietari, il Comune per il Moro e l’Opera del Duomo per il Maurizio a “tenere vive le tradizioni secolari, civili e religiose, della città di Orvieto”.

Se tanti cittadini spingono per il ripristino dei rintocchi “storici” altri temono, perché residenti nei dintorni e allora Olimpieri sottolinea, “è importante cercare di trovare un giusto compromesso con i residenti del centro storico che subiscono fastidi dal rumore dei rintocchi.  Diverse possono essere le soluzioni di compromesso che possano tutelare chi abita nel centro storico: dalla bassa intensità dei rintocchi, alla diminuzione del numero stesso dei rintocchi”. 

Stefano Olimpieri conclude l’interpellanza chiedendo all’amministrazione “se intende attivarsi per ripristinare la completa funzionalità della Torre del Moro, cercando di trovare anche un giusto compromesso per arrecare meno fastidio possibile a chi vi abita vicino e di sollecitare l’Opera del Duomo al fine di agire – di pari passo con lo stesso Comune – per ripristinare anche il ‘batocco’ del Maurizio”.




Tariffe TARI: aumenti e disattenzioni di un’amministrazione che ignora le determinazioni del Consiglio Comunale.

Il Consiglio Comunale ha approvato con il voto contrario della minoranza le tariffe della TARI che comportano un aumento sia per le famiglie che per le imprese tra l’8 e l’11 percento senza che l’amministrazione abbia voluto muovere un dito per ammortizzare e/o mitigare l’impatto dei costi sui cittadini, nonostante gli aumenti fossero prevedibili già dallo scorso anno quando era stato possibile utilizzare le risorse provenienti dai fondi Covid.

Del tutto sottaciuto, inoltre, il “vulnus” già evidenziato in seconda commissione che riguarda i costi dello smaltimento dei rifiuti Covid di cui l’amministrazione ignora sia la procedura sia i relativi oneri che inevitabilmente ricadranno sulle spalle dei cittadini ignari, già provati in questo difficile periodo storico. 

La stessa maggioranza, approvando l’atto obtorto collo, non ha potuto fare a meno di rilevare come del tutto disattesa da parte dell’amministrazione sia rimasta la risoluzione approvata un anno fa all’unanimità dei consiglieri, che impegnava il Sindaco a dare mandato all’ ufficio legale di attivare uno studio  finalizzato ad approfondire, a tutela dei cittadini, i contratti in essere con il gestore e di intraprendere un confronto fattivo con la Regione al fine di intervenire per riequilibrare e bilanciare i costi a carico dei comuni.

Ancora una volta questa amministrazione ignora le deliberazioni del consiglio comunale, dimostrando di sapere governare solo con le chiacchiere a discapito delle azioni concrete che rimangono mera aspirazione e lettera morta.

Cristina Croce-Martina Mescolini-Federico Giovannini-Franco Raimondo Barbabella-Giuseppe Germani




Sessione di bilancio in semiclandestinità. Un grave errore di forma che si aggiunge a uno di sostanza

L’altro ieri ho fatto una riflessione sulla situazione generale, che mi appare seria, certificata ieri (il 3 febbraio per chi legge ndr) dal discorso del presidente Mattarella che più chiaro non avrebbe potuto essere. Ora la continuo con riferimento a quella locale, che mi appare ancora più seria. Lo faccio però con lo stesso spirito, non di rinuncia ma al contrario di spinta all’impegno per il cambiamento.

Andiamo alla sessione di bilancio il prossimo lunedi 7 febbraio con una proposta della Giunta sparametrata rispetto alla realtà e in semiclandestinità. Brutto segnale. Se si legge il Rapporto di “Cittadinanza Territorio Sviluppo” seguito dall’intervista rilasciata lo scorso 21 gennaio dal presidente del Comitato Scientifico di quell’impresa sociale Antonio Rossetti ad Alessandro Li Donni e dalle considerazioni dello stesso Li Donni in un intervento del 24 gennaio, e poi si leggono i documenti che compongono il bilancio, si rimane colpiti dalla distanza tra impianto di questo ed esigenze di governo della realtà.

Del modo in cui viene costruito e presentato il bilancio colpiscono infatti più aspetti. Anzitutto nessun rapporto degli investimenti con la situazione di crisi strutturale del territorio: tutto sembra dimensionato sull’ordinario, come se la crisi non mordesse e come se non ci fossero problemi esplosivi da affrontare subito e soprattutto ora per il futuro che già incalza.

Avanzano provvedimenti regionali che emarginano e rischiano addirittura di umiliare il nostro territorio e l’amministrazione si limita a ripetere cantilene di circostanza. Non si capisce che cosa si vuol fare della sanità, dell’ospedale e del distretto con riferimento al Piano Sanitario Regionale. Non si capisce che cosa si vuole fare del sistema dei rifiuti e della discarica in rapporto al documento di programmazione della giunta regionale. Non si capisce se ancora c’è un qualche interesse per un piano di utilizzo produttivo degli immobili del centro storico a partire dall’ex Piave. Non si capisce se e come si vuole giocare la partita del PNRR.

A ciò si aggiungano palesi contraddizioni e carenze proprio nella logica degli equilibri di bilancio, che si presenta ancora come operazione puramente tecnica e di grande successo solo perché non c’è un aumento delle tariffe. Ma via! Poi però si leggono parti descrittive di programmazione altisonanti a cui corrispondono numeri che parlano un linguaggio esattamente contrario. Quando si va a vedere l’impostazione politica si trovano pagine letteralmente fotocopiate dal bilancio del 2020 e del 2021. Manco lo sforzo di una riflessione su ciò che è successo in questi due anni, se c’è qualcosa da cambiare o da aggiungere. Gli stessi revisori dei conti, che pure lo approvano, fanno due osservazioni pesanti e ben 13 inviti di attenzione che non sembrano proprio tranquillizzanti. Ci sarebbe di che discutere, in tutt’altro modo, uscendo dalle finzioni e cercando convergenze costruttive. No, invece la solita sicumèra.

Ma la cosa che colpisce ancora di più, se ce ne fosse stato bisogno, è il fatto che si andrà alla discussione con una seduta online. Una cosa francamente inaccettabile. Si dice per salvaguardare consiglieri e personale. Ma che strano, il Parlamento si riunisce in presenza in seduta congiunta di Camera e Senato con tutti i posti pieni per il giuramento del Presidente della Repubblica; il consiglio regionale funziona regolarmente; le scuole sono aperte; al festival di Sanremo pubblico fitto in tutti gli ordini di posti. Che ci sarà mai da salvaguardare, se si rispettano le regole! Cioè tutto è pieno di pubblico, solo il Consiglio comunale di Orvieto si fa da remoto, praticamente in semiclandestinità. Offensivo del buonsenso.

Ma non viene in mente che per la situazione che abbiamo bisognerebbe farlo in piazza della Repubblica, al Palazzo del popolo, al Teatro Mancinelli? Non si prevede nemmeno la diretta YouTube o Facebook. Ma non è questo il punto. Il punto è perché non si fa in presenza, anzi invitando il pubblico, i cittadini, ad essere presenti. Rappresentazione plastica di una linea politica, quella della chiusura ad ogni confronto e collaborazione. Pessimo modo di affrontare la fase difficile che stiamo vivendo. Da oggi c’è un metro di misura per valutare l’adeguatezza della funzione di governo: gli interessi dei cittadini secondo il modello proposto dal presidente Mattarella.




“Siamo Orvieto” e il bilancio di metà mandato delle giunta Tardani, “le liti interne alla maggioranza guidano le scelte e la città soffre”

“Siamo Orvieto” è una lista civica nata in occasione delle elezioni comunali del 2019.  La creammo in pochi mesi, grazie all’impegno dei candidati e al sostegno dei cittadini, ottenendo un lusinghiero risultato: la nostra capolista Cristina Croce venne eletta in consiglio comunale.  Da allora, molte cose sono cambiate e, alla luce di quello che sta accadendo, sembra davvero opportuno riprendere il filo, per guardare avanti e non più indietro.   Siamo a metà mandato dell’amministrazione Tardani.

I risultati, al netto dell’emergenza Covid che ha colpito il mondo intero e non solo Orvieto, meritano una riflessione, e prima ancora una analisi, razionale, nitida, che sarebbe stato troppo presto iniziare a condurre subito dopo le elezioni. Non si può, infatti, giudicare una giunta in maniera obiettiva dopo pochi mesi dal suo insediamento.  Si può ben farlo, invece, al “giro di boa”, dopo due anni e mezzo, per chiedere conto non solo di ciò che è stato fatto, e cosa no; bensì anche di quello che sta accadendo e di cosa questa giunta intenda fare, in una situazione di palese imbarazzo dopo la figuraccia nazionale dell’assessora ai servizi sociali (sfiduciata solo dopo che la Lega l’aveva scaricata).

Abbiamo oggi una sindaca assessora a tutto, col risultato che l’amministrazione è totalmente e definitivamente immobilizzata. Tranne sui social: ma l’abilità di coprire il nulla con il nulla non sta portando la città da nessuna parte, e sempre più cittadini se ne stanno accorgendo.   Nel frattempo, notizia di oggi: si utilizzerà la votazione del bilancio del prossimo 7 febbraio per le solite rese dei conti interne alla maggioranza.  Cioè l’atto più importante dell’anno per la città viene ridotto a una lite di condominio (politico) tra gente che non si sopporta più.  Ma siamo noi cittadini a non poterne più, francamente.

La sanità è allo sfascio ma ci dicono che va tutto bene, anzi meglio di prima. La discarica, grazie a Roberta Tardani e alla Lega che la sostiene, è adesso ufficialmente la pattumiera dell’Umbria intera, ma per la sindaca è una cosa buona, perché “adesso c’è un piano”. E poi Il lavoro, di cui nessuno parla. I servizi sociali fino ad oggi relegati all’ordinario e alla buona volontà degli uffici, perdono opportunità in un momento particolarmente delicato in cui rilevanti sarebbero le strategie e le risorse da sfruttare al meglio per rispondere ed interpretare le nuove fragilità emergenti.

Sono solo alcuni tristi esempi.  La lista delle criticità, ma sarebbe meglio dire delle emergenze, è lunga, e purtroppo si sta sempre più allungando.   Quante promesse sono state tradite? Stiamo ormai perdendo il conto. Tuttavia, il nostro obiettivo non è criticare (che di per sé non porta a niente), bensì (ri)iniziare a costruire.  L’obiettivo è sollevare un dibattito che, per tanti motivi, non c’è più, sui temi che davvero contano. Un dibattito che comprenda e coinvolga anche l’azione dell’opposizione e tutte le forze che la rappresentano.   L’obiettivo è accogliere e aggiornare più punti di vista, senza escludere nessuno, per poi proporre possibili soluzioni – cosa che adesso è più importante di proporsi – per governare una situazione che oggettivamente è molto preoccupante.

Certo, non tutti quelli che nel 2019 furono disposti a impegnarsi con noi sono ancora in prima linea, com’è giusto che sia.  E c’è chi, come la nostra amata Nicoletta De Angelis, non può più esserci ma c’è ancora, più forte che mai, nel ricordo e nel desiderio di meritare ogni giorno il prezioso contributo che diede allora, al nostro progetto che nasceva.

Noi cercheremo di fare la nostra parte.  Con questo spirito vogliamo ripartire, augurando a noi stessi di dare un contribuito utile a tutti.

Link alla pagina Facebook: https://www.facebook.com/SiamOrvieto/




Cristina Croce, “sindaca, ma i lavori all’Albornoz quando finiscono?”

In data 28 settembre 2020 in un comunicato istituzionale l’amministrazione comunale informava la cittadinanza che, a conclusione delle relative procedure di gara, erano stati affidati i lavori riguardanti il  progetto Rupe Valle che “consentiranno tra le altre cose il collegamento tra l’Albornoz, il Pozzo di San Patrizio ed il Tempio del Belvedere, permettendo così di valorizzare ulteriormente l’area di piazza Cahen mentre, rendendo fruibile un secondo accesso alla fortezza, sarà possibile mettere a disposizione quegli spazi per iniziative e manifestazioni rispettando i protocolli di sicurezza; i lavori prevedono un importo di 376.904,96 Euro oltre Iva ed avranno una durata di 5 mesi”;

In data 17 febbraio 2021 appariva sulla stampa locale un ulteriore articolo dal titolo “Fortezza Albornoz lavori in corso”, in cui la Sindaca e l’assessore ai lavori pubblici dichiaravano che “saranno completati entro la primavera i lavori in corso alla fortezza Albornoz per metterla in collegamento con la zona del Pozzo di San Patrizio e creare in questo modo un secondo punto di accesso che è anche indispensabile per il futuro svolgimento di eventi in piena sicurezza”;

Premesso ancora che

i lavori suddetti sono stati finanziati dai fondi europei del Psr nell’ambito della Strategia delle Aree interne Sud Ovest Orvietano dopo che l’amministrazione, a luglio del 2018 con il progetto di riqualificazione dell’Anello della Rupe, cosiddetto progetto “Rupe Valle” si era aggiudicata il finanziamento sul Programma di Sviluppo Rurale per l’Umbria, 2014-2020 (Misura 7, Sottomisura 7.6, Intervento 7.6.2 Servizi di base e rinnovamento nelle zone rurali);

Considerato che

i lavori preannunciati dalla Sindaca e dall’assessore iniziarono nella primavera del 2021 ma furono interrotti subito dopo, tanto che ad oggi la Fortezza Albornoz, in particolare l’area dei giardini pubblici, nella parte dell’anfiteatro, è transennata, sede di deposito di materiale edile vario tra cui anche parti in ferro e, cosa più grave, è completamente abbandonata come dimostrano le foto riprese da tanti cittadini che in più occasioni, anche pubblicamente, hanno manifestato preoccupazione e disappunto per la perdita di un luogo da sempre punto di riferimento per tanti ragazzi e famiglie con bambini e che oggi potrebbe addirittura rappresentare motivo di rischio per l’incolumità delle persone che vi accedessero;

a seguito di una question time posta sempre dalla sottoscritta in merito al motivo del fermo lavori, l’assessore ai lavori pubblici rispondeva che “vi era un problema su una particella che è stato risolto, stiamo aspettando l’autorizzazione della Regione per poter ripartire”;

quanto premesso

si chiede alla Sindaca:

  • perchè dopo l’annuncio del completamento della procedura di affidamento dei lavori, avvenuta a settembre del 2020, gli stessi siano stati interrotti subito dopo il loro inizio;
  • perchè l’amministrazione, nonostante fossero stati già acquisiti tutti gli atti autorizzativi, pareri e/o nulla osta necessari all’ottenimento del finanziamento, non sia stata, ad oggi, in grado di ottenere le eventuali ulteriori autorizzazioni funzionali all’inizio e all’ultimazione dei lavori;

se sia intenzione dell’amministrazione adoperarsi con urgenza perché siano eliminati quanto prima dal cantiere, accessibile nonostante le transenne, i materiali edili ivi giacenti evitando che possano rappresentare un rischio per la pubblica incolumità.




Signore/i consiglieri, ma siamo proprio sicuri che Orvieto riesca a rimanere “città viva” nel prossimo futuro?

Che cosa sta accadendo alla politica orvietana? Sono più o meno dieci giorni che si accapigliano intorno alle dichiarazioni del presidente Garbini sulla distanza tra realtà civile e politica, ora altri giorni sulla questione Sartini, tra l’altro sospesa dal partito e sfiduciata dal sindaco, e la minoranza battaglia con una mozione di sfiducia che, come già successo all’epoca di Gnagnarini a parti invertite, non può essere discussa in consiglio perché non competente in materia, tanto che quella effettiva è già cosa fatta. Però si scrivono post su post sui social, eccoli di nuovo i social, quelli al centro della polemica politica di questi giorni, anzi di queste settimane, diciamolo pure di questa consiliatura e in parte della scorsa.

L’ultimo post in ordine di apparizione riguarda la domanda retorica posta da un consigliere di maggioranza sul reale perché delle strade vuote, imputando la colpa alle politiche di contrasto al covid. E’ l’ultima esternazione di una lunga serie, ma alla domanda come rispondere? Questo dovrebbe essere il ruolo della politica, ma non sembrerebbe così e allora proviamo a darla noi da cittadini: probabilmente perché non ci sono soldi a disposizione, le bollette stanno arrivando e sono cresciute e i prezzi, nonostante i saldi, sono aumentati, un mix terrificante che rischia di far sbattere il Paese tutto in recessione se la bolla, in parte speculativa, dei costi energetici e della spirale dei rialzi generalizzati non verrà nel breve periodo arrestata e almeno parzialmente compensata da un aumento degli stipendi così da riconsegnare una parte di potere d’acquisto perso in questi ultimi tre mesi. L’appello che ci sentiamo di lanciare alla politica tutta, di destra, di centro, di sinistra e civica riguarda la reale situazione di Orvieto che non può essere racchiusa semplicemente nel jingle “città viva, esperienza unica”.

Ma è chiaro che, come ben evidenziato dall’ultimo report di Cittadinanza Territorio e Sviluppo curato da Antonio Rossetti su dati di Medicom043, Bollettino Economico del CSCO e Report sulle prime 20 aziende dell’area interna sempre di CTS, che Orvieto è in pieno declino, che non c’è “voglia di futuro” che s’investe poco ma soprattutto s’innova poco? E’ chiaro che il turismo è un settore importante ma che nelle prime 20 aziende dell’Area Interna sud-ovest, e di quelle dell’orvietano, non vi è alcuna realtà del comparto e che una delle aziende principali presenti nella classifica, Vetrya, appesantiva gli indici nel 2019 e ora è in liquidazione e, comunque vada, con alcune decine di lavoratori che avranno accesso alle tutele di legge ma senza lavoro? E’ chiaro che si moltiplicano le realtà imprenditoriali in crisi che chiudono, come nel caso di Michelangeli, storica bottega orvietana, o vengono messe in liquidazione e che le attività commerciali soffrono grandemente? E’ chiaro che c’è una questione ancora aperta riguardante la banca di territorio e il suo prossimo futuro con un aumento di capitale alle viste e le continue voci su nuovi tagli e soprattutto quelle mai sopite, di una possibile fusione con conseguente scomparsa del marchio e della sede legale? E’ stato compreso che a ogni chiusura, delocalizzazione e fusione corrisponde anche una perdita fiscale per il Comune che non si ritroverà più addizionali Irpef in bilancio? E i campanelli d’allarme non finiscono qui…

La crisi demografica che ci ha fatto scendere sotto i 20 mila è un male comune dell’Umbria ma, tra i centri più grandi, con una percentuale maggiore e rischia di scendere ancora, magari sotto i 18 mila il che significherebbe vedersi cancellare alcuni servizi ora presenti. E poi l’ospedale e la sanità di territorio con la Casa di Comunità prevista accanto al Duomo, scelta almeno discutibile, e non alla Piave, altra questione ancora scoperta, dove la USL ha un immobile di proprietà, pagato con soldi della collettività, e fermo lì a marcire. Si preferisce andare a spendere sicuramente di più, visto il pregio e i vincoli, oltre alle dimensioni e al sistema viario tutto da mettere a sistema e rendere fruibile, al Duomo invece di procedere così come a suo tempo fu definito, in un posto con parcheggi già disponibili, sistema viario già pronto, collegato con il resto della città grazie alla vicinanza della funicolare e nel centro storico…mah!

E ancora la partita dei rifiuti e del sistema viario su ferro e su gomma che ci lascia ancora isolati dal resto della Regione e ci vede testimoni passivi dell’Alta Velocità. Qualcuno ha mai provato a stendere una lista della spesa da chiedere come parziale risarcimento per l’impatto ambientale, per i danni d’immagine e per le difficoltà che ogni giorno i cittadini orvietani devono superare per raggiungere Tribunale, Regione, Provincia, Camera di Commercio, Ospedali, università e altro?

Le stesse domande le poniamo anche ai rappresentanti delle categorie produttive, ai sindacati e a chi più in generale si occupa di impresa. La politica ha un ruolo primario e il consiglio comunale non può scollarsi dalla realtà del quotidiano, intervenendo laddove ha possibilità e capacità concrete e individuando le strade per interloquire e fare pressioni sugli organi competenti quando non si ha capacità di incidere direttamente. Il teatro della politica è parte integrante del sistema ma non può essere il protagonista assoluto per gran parte del tempo, salvo alcune eccezioni. Orvieto vuole essere viva ma per farlo ha necessità di avere gli strumenti adatti e politica, impresa e sindacato, insieme possono tentare questa battaglia, anche nelle differenze, ma con l’obiettivo comune del benessere dei cittadini tutti.




Beatrice Casasole, “incompatibile con Garbini, esco da Fratelli d’Italia”

Arriva di prima mattina la notizia che in parte era attesa ma comunque che rimescola pesantemente la geografia politica della maggioranza.  In un post wp stringato la consigliera Beatrice Casasole scrive, “sono qui ad informarvi a causa di incompatibilità con il capogruppo Garbini della mia uscita dal gruppo Fratelli d’Italia di Orvieto. Continuerò a lavorare con impegno e dedizione per la mia Città, soprattutto per chi ne ha bisogno”. E’ una sorta di fulmine a ciel sereno che poi viene rafforzato sempre da Casasole, “in seguito alle inopportune dichiarazioni del presidente del consiglio comunale di Orvieto e capogruppo del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, Umberto Garbini, rilasciate nel corso della conferenza stampa e reiterate in una intervista a un sito di informazione locale, prese le distanze da tali affermazioni e preso atto dell’incompatibilità con il modo di fare politica del capogruppo Garbini comunico la mia decisione di lasciare il gruppo di Fratelli d’Italia per aderire momentaneamente al gruppo misto.   Ho affrontato il mio mandato da consigliere comunale con spirito di servizio e umiltà, nel rispetto del lavoro dell’amministrazione comunale e dei colleghi consiglieri. Non mi appartiene questo modo di fare politica distruttivo e non posso essere rappresentata da chi lo utilizza soprattutto in un momento così difficile per la nostra città e per il nostro Paese.   Dai banchi del consiglio comunale continuerò a lavorare con impegno e dedizione per la mia città e soprattutto per le persone più bisognose”.

Il gruppo di Fratelli d’Italia torna, quindi, a un solo consigliere, Umberto Garbini, mentre il gruppo misto ora con il solo Stefano Olimpieri si amplia con Beatrice Casasole; nulla cambia, chiaramente, per quanto riguarda la maggioranza.