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La replica dell’assessore Luciani ai residenti di Piazza Angelo da Orvieto, “i parcheggi non sono diminuiti”

In merito alla petizione promossa dai residenti di piazza Angelo da Orvieto sul nuovo assetto dei parcheggi l’assessore alla viabilitàGianluca Luciani, precisa quanto segue: “Dispiace dover far notare ai promotori della petizione, che la premessa dalla quale partono le loro osservazioni è del tutto infondata. La nuova disposizione dei parcheggi, realizzata dopo l’importante lavoro di ripavimentazione della piazza, grazie al lavoro di questo assessorato e dell’ufficio strade ha infatti lasciato invariato il numero degli stalli a pagamento che erano e sono rimasti 44 nonostante le dimensioni degli stalli stessi siano state adeguate alle nuove normative del Codice della Strada.   Invariato anche il numero dei parcheggi liberi nello spazio compreso tra via Roma e via Arnolfo Di Cambio, 8 posti per le auto e 5 per le moto
La nuova disposizione consente una maggiore facilità nelle manovre di parcheggio, rende più fluida la viabilitàlimita la possibilità di parcheggiare nelle aree non delimitate dalle strisce come avveniva in maniera indiscriminata in precedenza e garantisce anche un migliore accesso al giardino. 
L’Amministrazione Comunale resta comunque aperta a ogni tipo di confronto costruttivo con i cittadini per migliorare la qualità di vita della nostra città”. 




Dura replica dell’associazione Andromeda al Comune sullo spostamento dell’asilo nido a Ciconia

L’Associazione Andromeda, letto il comunicato del Comune di Orvieto del 27.11.2021, prende atto che è stata trovata una soluzione temporanea per l’alloggiamento dei bambini dell’asilo nido comunale “Il Girotondo”.
Si compiace che il Comune abbia adottato la soluzione suggerita proprio da Andromeda in occasione degli incontri già tenutisi con gli uffici responsabili del Comune di Orvieto per affrontare la problematica, nonostante il comunicato non ne faccia menzione.
Rimane, tuttavia, la preoccupazione dell’Associazione, legata alla più volte ribadita temporaneità del provvedimento adottato, che lascia intendere la perseverante volontà del Comune di procedere, in ogni caso e nonostante l’appello di Andromeda, al futuro collocamento dei bambini presso i locali da essa attualmente occupati, con conseguente necessità di un suo trasloco, a discapito dell’intera comunità di soggetti disabili.
Pur consci dei disagi che in questo momento stanno subendo le famiglie dei bambini dell’asilo, alle quali va tutta la nostra solidarietà, riteniamo che nemmeno i diritti degli utenti di Andromeda debbano essere ingiustamente compromessi e, vadano, invece, egualmente salvaguardati e tutelati, considerata soprattutto la loro difficoltà, non solo di natura fisica, ad adattarsi a nuovi ambienti.
Non si comprende la necessità di spostare nuovamente i bambini tra qualche mese, e comunque quando i lavori nella “Sala Corsica” saranno ultimati, visto che, nel frattempo, i piccoli si saranno ambientati nei nuovi locali e potrebbero ritornare tranquillamente presso “Il Girotondo” quando sarà definitivamente ripristinato.
Auspichiamo che l’Amministrazione comunale, consapevole dei suoi doveri di welfare nei confronti delle categorie più svantaggiate, e che il semplice adeguamento strutturale, ammesso che sia possibile, nel caso specifico non basterebbe comunque a garantire l’adattamento dei ragazzi di Andromeda, si determini ad individuare soluzioni logistiche alternative rispetto al paventato trasferimento dell’associazione nella “Sala Corsica”, evitando ingiusti disagi e difficoltà ai suoi utenti.




Orvieto è un modello di integrazione e inclusione con la comunità di accoglienza per minori stranieri “soli”

Nell’ambito della visita di studio promossa in Italia dal programma EUPROM per gli approfondimenti sulle strutture di accoglienza per giovani rifugiati, nel pomeriggio del 16 novembre, l’assessore alle Politiche Sociali Angela Maria Sartini ha ricevuto una delegazione di esperti (magistrati, assistenti sociali, psicologi) provenienti da vari paesi della Comunità Europea che ad Orvieto hanno poi visitato il Centro di seconda accoglienza SAI MSNA (ex SPRAR) e la struttura di prosecuzione per neomaggiorenni in prosieguo amministrativo. Durante il colloquio con l’assessore Sartini gli ospiti, accompagnati dai responsabili per le problematiche dei minori stranieri presso l’Ufficio di Cittadinanza del Comune di Orvieto e dagli operatori della Cooperativa Sociale “Il Quadrifoglio”, soggetto gestore del Progetto SAI MSNA, hanno appreso le modalità di sviluppo e funzionamento delle 2 comunità presenti sul territorio, quella per minori stranieri non accompagnati XENIA, e la comunità di proseguimento per neomaggiorenni INOUSENE, mostrando un forte interesse per le dinamiche di integrazione ed inclusione che negli anni le due strutture hanno saputo costruire sul territorio.

Al termine, la delegazione ha riconosciuto alle strutture orvietane un livello di lavoro eccellente nella costruzione dei rapporti e delle relazioni ritenendo le stesse un esempio nel panorama nazionale. “Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) – afferma l’assessore Angela Maria Sartini – è il servizio del Ministero dell’interno che in Italia gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale ed è stato istituito dalla legge 30 luglio 2002, n. 189. Negli anni ha cambiato denominazione, SIPROIMI (sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) continuando ad agire sul territorio, ed oggi è diventato SAI, Sistema di accoglienza e integrazione. Il modello SAI, prevede due livelli differenziati di erogazione dei servizi, un primo livello destinato ai richiedenti asilo, cui sono rivolte prestazioni di accoglienza materiale, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio; ed un secondo livello, ovvero il caso delle strutture della Zona Sociale n. 12, destinato ai titolari di protezione internazionale e finalizzato all’integrazione, che include l’orientamento al lavoro e la formazione professionale. Nella struttura Xenia, autorizzata al funzionamento per l’accoglienza di 10 minorenni e attiva dal dicembre 2017, hanno trovato accoglienza ad oggi un totale di 30 ragazzi, i quali, una volta terminato il percorso comunitario, hanno comunque deciso di restare nel nostro territorio proprio grazie all’eccellente tessuto di inclusione e integrazione costruito negli anni. Nel 2020, inoltre, il Ministero ha chiesto agli Enti la disponibilità all’ampliamento dell’accoglienza con l’apertura di una struttura per neomaggiorenni in prosieguo amministrativo, richiesta accolta favorevolmente dai Comuni della nostra Zona Sociale e nel 2021 ha preso avvio la struttura ‘Inousenè’ che al momento accoglie 4 giovani. Il feedback estremamente positivo di questo incontro – conclude – conferma la validità del lavoro svolto da tutti gli operatori che a vario titolo intervengono in questo progetto”.
Il viaggio della delegazione di esperti internazionali, attraverso le strutture di prima accoglienza in Italia, era iniziato lunedì a Catania e proseguito con la visita al Tribunale per i Minori di Roma dove si è tenuta una tavola rotonda con gli operatori del settore che ha riguardato le questioni dell’accertamento dell’età, della identificazione e procedure di regolarizzazione, la ripartizione delle competenze fra i vari operatori, il ruolo del tutor volontario, il ricollocamento dei minori dalla Grecia, ma anche i minori scomparsi, la protezione internazionale, i rimpatri assistiti, il ruolo del mediatore culturale, la presa in carico del minore e il ruolo dell’assistente sociale nella rete dei servizi.




4 novembre, onore ai caduti di tutte le guerre e al Milite Ignoto

Nella ricorrenza del 4 Novembre 2021 “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate” che quest’anno coincide con la commemorazione del Centenario della tumulazione del Milite Ignoto al Vittoriano, ad Orvieto si sono svolte le cerimonie celebrative promosse dal Comitato Misto Cittadino per onorare quanti servono in armi l’Italia a garanzia della pace, della libertà e la difesa delle Istituzioni democratiche in Italia e nel Mondo. La giornata è iniziata con il tributo e la deposizione della corona al Monumento ai Caduti al Liceo Classico “F.A. Gualterio” in piazza Ippolito Scalza, quindi il corteo cittadino al seguito del Gonfalone del Comune di Orvieto ha attraversato il centro storico per raggiungere Piazza Cahen dove, dopo la Resa degli Onori al monumento dei Sette Martiri al Belvedere e al monumento del 3° Btg Granatieri “Guardie, è stata deposta una corona d’alloro al Monumento dei Caduti alla base del quale, sotto la grande lapide che ricorda i nomi dei caduti di tutte le guerre, è stata scoperta la targa commemorativa con la quale il Comune di Orvieto conferisce la Cittadinanza Onoraria al Milite Ignoto “in onore e ricordo di tutti i caduti sconosciuti di tutte le guerre”. 

Alla cerimonia, sobria ma di intenso significato in un ideale collegamento tra passato e presente, hanno partecipato autorità civili e militari, associazioni cittadine, la Filarmonica “Luigi Mancinelli” e vari cittadini. “Torniamo finalmente a celebrare insieme a voi Istituzioni militari e a tutta la cittadinanza la Giornata nazionale delle Forze Armate e dell’Unità nazionale – ha detto il sindacoRoberta Tardani – torniamo a farlo non solo con quei riti a noi cari che avevamo dovuto mettere da parte per via dell’emergenza sanitaria ma con dei gesti simbolici importanti perché densi di significato. Nell’anno del centenario dell’ultimo viaggio da Aquileia a Roma, che toccò anche la nostra città, oggi apponiamo una lapide in onore del Milite Ignoto che suggella la decisione del Consiglio Comunale del dicembre 2020, su proposta del consigliere Stefano Olimpieri, di conferire la cittadinanza onoraria proprio al Milite Ignoto. Come è stato sottolineato allora nella discussione che facemmo in aula, questo è un omaggio a coloro che hanno sacrificato la propria vita per l’Italia, un atto di profondo riconoscimento per chi più in generale ha dato e da la propria vita per un interesse superiore. Un simbolo più che mai attuale anche in questo momento storico. Ne ho avvertito il valore e l’ho toccato con mano la sera di lunedì quando tanta gente in piena notte ha voluto onorare alla stazione il passaggio del treno che rievocava il viaggio di 100 anni fa. Un momento a tratti commovente per quel sentimento di rispetto e di dolore che ancora oggi unisce le persone e il Paese. Ma allo stesso tempo anche un sentimento di speranza e di fiducia nel futuro”. L’altro atto che abbiamo compiuto – ha aggiunto – è quello di aver ripulito il Monumento ai caduti di piazza Cahen andando a recuperare e riscrivere uno per uno i nomi dei nostri concittadini caduti in Guerra. Un gesto che vuole recuperare la memoria, il ricordo, le storie di chi ha sacrificato la propria vita per la propria Patria affinché quelle lettere scolpite nella pietra siano da esempio ancora oggi per lo spirito di servizio e per l’amore per la libertà. Cento anni dopo l’ultimo viaggio del Milite Ignoto dolore e rispetto sono tornati a unire il Paese in questo ultimo periodo tra i più neri della nostra storia in cui ci siamo trovati a combattere un nemico invisibile. Ci siamo idealmente stretti l’un l’altro, aggrappati alle istituzioni e alle vostre divise. Non smetterò mai di ringraziavi per il sostegno e prezioso contributo in questo ultimo anno e mezzo, per quello che continuate a fare ogni giorno e per quello che sono certa farete per noi. Nel periodo più difficile della pandemia abbiano probabilmente riscoperto il significato dell’unità nazionale, quello che non dovremmo dimenticare ora che la scienza ci ha messo a disposizione uno strumento per vincere questa strana guerra, il vaccino, che dovrebbe unirci ancora di più anziché dividerci. Viva le forze armate. Viva la libertà. Viva l’Italia”.

La giornata celebrativa si è conclusa in Duomo con la Santa Messa in onore dei Caduti di tutte le guerre presieduta dal Vescovo di Orvieto-Todi, Mons. Gualtiero Sigismondi e conclusasi con l’Inno di Mameli eseguito all’organo dal M° Riccardo Bonci.  




Il Crescendo politico? Contraddittorio e a caro prezzo per il contribuente

La storia del Crescendo nasce lontano nel tempo e di sicuro quanto espresso, almeno in termini di aspettative a partire dal nome, non si è poi verificato nel corso dei 22 anni di vita del consorzio di sviluppo. Tanti sono infatti gli anni trascorsi dal quel 1999 quando l’allora sindaco di Orvieto, Stefano Cimicchi, insieme ad altri colleghi del territorio diedero vita a questo veicolo di spesa pubblica destinata a rivitalizzare o concepire aree produttive, con l’obiettivo di aumentare l’occupazione nel territorio orvietano e creare infrastrutture al servizio del sistema imprenditoriale. Da allora sono stati spesi non meno di 8 milioni di euro (tra debiti accumulati e capitale versato dai soci) oltre 360mila euro ogni anno dal 1999 ad oggi. I risultati di questa spesa pubblica sono certamente residuali targando questa esperienza politica con il marchio peggiore, ovvero quello dello spreco di denaro pubblico. Oggi più che mai, travolti dalla crisi del COVID, possiamo cogliere quanto 8 milioni di euro avrebbero potuto rappresentare un ottimo viatico allo sviluppo territoriale purché spesi con criterio. Invece a 22 anni di distanza l’Orvietano continua a elemosinare la banda internet e la fibra, non ha collegamenti ferroviari veloci e tanto altro. Come si dice il tempo è denaro e in questi 22 anni poco è stato fatto e molto è stato sperperato. 

La scorsa settimana il consigliere Stefano Olimpieri ha riproposto politicamente il tema Crescendo addirittura con una mozione in Consiglio comunale per decretarne il “definitivo superamento” grazie al “cambiamento” voluto dalla giunta Tardani che sta, a suo dire, così mettendo la parola fine al “sistema di potere attraverso associazioni società e consorzi strumentali ad estendere ….i tentacoli – della politica di sinistra – sulla città e sul territorio”. Difficilmente si può essere in disaccordo con il giudizio storico di Olimpieri, soprattutto perchè quella stagione di “spesa allegra” oggi non sarebbe più possibile e di certo si stenta a coglierne il risultato in termini di investimento. Tuttavia la mozione di Olimpieri, almeno per la vicenda Crescendo, appare fuori tempo massimo, ridondante e insensata

Se infatti le conclusioni sulla pessima gestione politica della spesa pubblica attraverso l’articolato sistema delle partecipate concepito nel corso dell’ultimo ventennio sono condivisibili e lampanti, risulta comunque essere tardive e altresì ridondanti dato che, per il Crescendo, questa analisi fu fatta e suggellata con la messa in liquidazione dall’allora Giunta Concina ad Orvieto insieme agli altri Comuni del territorio già nel 2013. Addirittura la messa in liquidazione ad Orvieto fu firmata dal vice sindaco di quella Giunta, Roberta Tardani. Di fatto quella decisione pose fine alla fallimentare esperienza del Consorzio grazie anche ad un consenso trasversale che vide le giunte di sinistra che seguirono confermarne l’esito e soprattutto la soluzione. Allora si scelse la liquidazione per mettere un freno alla spesa, fin lì fuori controllo, e preservare il patrimonio accumulato nel Consorzio minimizzando così l’impatto futuro delle perdite sui conti dei Comuni e dei contribuenti. 

Se invece si approfondisce l’analisi dei documenti societari (statuto e bilanci) del Consorzio Crescendo, la mozione di Olimpieri è si legittima, come l’ha giustamente definita Matteo Tonelli nel suo editoriale “Crescendo, con il fallimento rischio debito e blocco attività produttive” pubblicato su questa testata lo scorso 22 agosto, ma risulta essere del tutto insensata. Si vuole infatti giustificare la richiesta di fallimento da parte del Comune di Orvieto con la necessità di terminare l’esperienza del Consorzio Crescendo perché improduttiva e soprattutto perché onerosa per le casse del Comune che nel bilancio consuntivo, appena discusso, ha dovuto accantonare 360mila euro per coprire/sanare la sua esposizione nel Consorzio.  Ciò che stona oltre che a chiedere il fallimento non sia un creditore bensì un socio e per di più debitore (il Comune di Orvieto), è che questa valutazione politica ancorché tecnico-economica sia stata già presa nel 2013 dalla Giunta Concina e dall’allora vice sindaco Roberta Tardani. Cosa è cambiato da allora ad oggi e soprattutto cosa ha fatto cambiare idea alla maggioranza che il sindaco Tardani guida con piglio solerte su un tema così ben conosciuto? 

I fatti e i numeri non aiutano certo a comprendere questo cambiamento di rotta ma, soprattutto, impongono un ulteriore quesito: Cui prodest? Di certo non conviene al contribuente e di seguito proverò a darne qualche evidenza oggettiva.

Il Comune ha accantonato circa 360mila euro a fronte di un suo debito potenziale risultante dal bilancio 2020 di circa 607mila euro. Questo perché è stata contabilizzata la compensazione tra le partite a credito e a debito del Comune nei confronti del Consorzio. Infatti dal bilancio del Comune risultano sia un credito di 288.400 euro per IMU sia un debito di 40.298 euro relativo alle quote 2019 e 2020. La compensazione di tutte queste partite dà appunto il risultato di un debito per il Comune di Orvieto pari a circa 360.000 euro. Un approccio contabile corretto se in costanza di liquidazione, nel senso che è solo con la liquidazione che può essere ipotizzata una compensazione delle partite di credito e debito. 

Con il fallimento la musica cambia e di molto. Mentre il liquidatore ha la facoltà ed i poteri statutari di transare ed accettare compensazioni di partite, il curatore fallimentare non ha questa facoltà. Il curatore fallimentare deve seguire una sequenza molto rigida nelle operazioni fallimentari, deve prima incassare tutti i crediti e liquidare tutte le attività e, solo dopo con il ricavato saldare, per intero o pro quota secondo le disponibilità, tutti i creditori. Tutto ciò comunque mai e poi mai con compensazione di partite, come proposto dall’approccio contabile del bilancio consuntivo comunale appena approvato. In caso di fallimento il debito che il curatore richiederebbe al Comune di Orvieto non sarebbe pari all’accantonamento previsto di 360mila euro, bensì sarebbe di 607.000 più 40.298, quindi poco meno di 650.000 euro.

E’ vero che con il fallimento cesserebbe l’esborso annuo della quota annuale del Comune di Orvieto quale socio del Consorzio, ma sul punto va fatta una valutazione tra costi e benefici: è vantaggioso pagare 650mila euro tutti e subito, piuttosto che accantonarne a riserva solo 360mila per risparmiarne 20.000 all’anno (valore della quota sociale del Comune di Orvieto)?

A questo primo quesito la risposta sembrerebbe scontata ma di sicuro renderebbe già insensata la richiesta di fallimento da parte del Comune. Eppure l’insensatezza appare ancora più evidente e pesante per le tasche del contribuente se la valutazione dell’impatto di questo cambio di rotta politica della Giunta Tradani sul futuro del Crescendo si focalizza sull’attivo del Consorzio, ovvero sui suoi asset immobiliari. Dall’ultimo bilancio del 2020 il Consorzio dichiara all’attivo un patrimonio immobiliare da liquidare di circa 3,8 milioni di euro e altri beni per circa 800mila euro. Un tesoretto che si è via via assottigliato e che, per esempio, nel 2018 ha consentito attraverso alcune vendite di immobili e transazioni di debiti un utile di gestione del Consorzio Crescendo. In fondo dei 22 anni di spesa pubblica attraverso il Consorzio ai Comuni e, di conseguenza, ai contribuenti cosa resta se non almeno il patrimonio? Nel 2013 La politica aveva giustamente sentenziato: basta con gli sprechi e la spesa improduttiva e tuteliamo almeno il patrimonio, minimizzando le perdite. Con il fallimento questa tutela verrebbe di fatto a mancare mentre sarebbe certa una svalutazione degli asset immobiliari da aggiudicare attraverso aste pubbliche.

Se fin qui la liquidazione ha consentito cessioni a prezzi congrui, senza svalutazioni selvagge, il fallimento aprirebbe la strada ad aggiudicazioni al ribasso da parte di imprenditori che, seppur interessati, oggi si vedono aperta la strada ad una possibile aggiudicazione del patrimonio del Crescendo a prezzi di saldi di fine stagione

Se oggi i 3,8 milioni di asset immobiliari venissero liquidati il saldo negativo in quota parte a carico del Comune di Orvieto (13,4%) sarebbe ben inferiore ai 360mila accantonati, mentre è lecito pensare che la procedura fallimentare porti ad una svalutazione tra il 60 e il 70% degli asset triplicando l’esborso (ben oltre i 600mila euro) per i comuni e i contribuenti che secondo l’Art. 25 dello Statuto del Crescendo sono chiamati a coprire dette perdite. Oltre al danno di una spesa pubblica senza alcuna valore d’investimento il contribuente verrebbe così ulteriormente beffato vedendo ancora una volta “socializzate” le perdite e “privatizzati” gli utili con patrimoni ceduti al mercato a prezzi di saldi e senza oneri.

Concludo aggiungendo che se la mozione del consigliere Olimpieri è tardiva e ridondante come insensata è l’avallo della maggioranza e del sindaco Tardani, ancor più assordante è il silenzio di una minoranza che sulla questione ha marcato visita al Consiglio comunale e che sul fatto non proferisce ancora parola.

Cosa sta accadendo alla politica orvietana?




Rifiuti, con il calendario estivo l’umido ritirato tre volte alla settimana e cambio di orario per il centro raccolta di Bardano

L’Ufficio Ambiente del Comune ricorda ai cittadini che da martedì 1° giugno torna in vigore il calendario estivo del ritiro della frazione umida che avverrà tre volte alla settimana secondo i programmi di ritiro dei rifiuti pubblicati sul sito web http://www.comune.orvieto.tr.it/pagine/servizio-raccolta-differenziata

Il calendario invernale tornerà dal prossimo mese di ottobre con il ritiro della frazione organica 2 volte alla settimana.  Si ricorda che il Centro Comunale di Raccolta in località Bardano è aperto nei giorni di: martedì, venerdì e sabato dalle ore 7 alle 12 e il giovedì dalle ore 13 alle 18 fino al 30 settembre.




Nessun allarme sul bilancio consuntivo del Comune, è tutto rinviato al 31 luglio in attesa di conoscere le decisioni del governo

Abbiamo verificato quello che ha scritto l’ex-assessore Massimo Gnagnarini sul bilancio del Comune di Orvieto.  Niente commissariamento perché c’è una legge dello Stato che prevede ben altro.  Ma il pasticcio arriva da lontano, proprio dall’uscita anticipata dal pre-dissesto fortemente voluta proprio da Gnagnarini, allora assessore.  fu utilizzata una norma che permetteva, di fatto, di spalmare i debiti in circa 30 anni.  Dopo poco più di un anno dalla definitiva adozione della norma la Corte Costituzionale dichiarò la norma illegittima.  Il governo decise di intervenire nuovamente con una seconda stesura della cosiddetta “Legge salva Napoli” ma la Corte Costituzionale l’ha nuovamente bocciata e quindi più di 1800 Comuni italiani si sono ritrovati improvvisamente sull’orlo del precipizio, fra questi Napoli, Torino, Lecce e, naturalmente Orvieto.  Sempre l’esecutivo è intervenuto con una norma-tampone in attesa di riscrivere nuovamente l’intero impianto con l’articolo 52 intitolato “Misure di sostegno all’equilibrio di bilancio degli Enti Locali, proroga di termini concernenti i rendiconti e bilanci degli enti locali e fusione dei comuni”.

Riportiamo qui di seguito il testo dell’articolo, “è istituito, presso il Ministero dell’interno, un fondo di 500 milioni di euro per l’anno 2021, in favore degli enti locali che hanno peggiorato il disavanzo di amministrazione al 31 dicembre 2019 rispetto all’esercizio precedente a seguito della ricostituzione del fondo anticipazioni di liquidità se il maggiore disavanzo determinato dall’incremento del fondo anticipazione di liquidità è superiore il 10 per cento delle entrate correnti accertate, risultante dal rendiconto 2019 inviato alla BDAP.  Il fondo è destinato alla riduzione del disavanzo ed è ripartito con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il MEF, d’intesa con la Conferenza Stato città ed autonomie locali, entro 30 giorni dalla data di conversione del presente decreto 3

Per gli enti locali che hanno incassato le anticipazioni di liquidità di cui al decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2013, n. 64, e successivi rifinanziamenti, è differito al 31 luglio 2021:

• il termine per la deliberazione del rendiconto di gestione relativo all’esercizio 2020 di cui all’articolo 227, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267…”.

In realtà, quindi, il Comune di Orvieto non è assolutamente in ritardo, avendo tempo per la presentazione e l’approvazione del consuntivo fino al prossimo 31 luglio.  Il bilancio non può essere completato da parte dei tecnici perché manca ancora la norma effettiva che autorizzi gli Enti Locali e proprio lo Stato ha autorizzato questi Comuni ad allungare i tempi per la presentazione del bilancio.

Altra questione è l’ammontare delle risorse messe a disposizione dal MEF, 500 milioni di euro.  Il solo Comune di Napoli ha un deficit di bilancio monstre e Torino non è messa meglio.  Orvieto nel suo piccolo potrebbe anche guadagnarci la definitiva uscita dalle sabbie mobili del deficit e soprattutto lo potrebbe fare in maniera definitiva.  Ma si deve attendere cosa decideranno il governo e in particolare il Viminale e il MEF.  Al netto della polemica politica, quindi, un punta di diritto nulla da eccepire se non che il Comune, con qualsiasi amministrazione, non riesce a comprimere le spese a fronte dell’erogazione di molti servizi e al contemporaneo calo demografico fattosi ormai preoccupante con la discesa netta sotto i 20 mila abitanti.




Massimo Gnagnarini, “i conti del Comune di Orvieto ancora in bambola”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota di Massimo Gnagnarini, ex-assessore al Bilancio del Comune di Orvieto, sulle prossime scadenze per la presentazione del consuntivo relativo al 2020.  Secondo Gnagnarini il Comune è fuori tempo massimo e ora rischia il commissariamento e i cittadini rischiano un vero e proprio salasso…ma in realtà non è proprio così e lo spieghiamo in un secondo articolo.

Dalla mezzanotte di oggi 31 maggio 2021 il Comune di Orvieto scivola di nuovo tra i Comuni cosiddetti deficitari. Pertanto da domani 1 giugno scattato sia il blocco delle assunzioni sia il blocco della spesa finanziata con l’applicazione dell’avanzo di amministrazione dell’anno precedente. Inoltre scatta pure l’obbligo di copertura al 100% dei costi dei servizi e di conseguenza l’adeguamento delle tariffe per lo smaltimento rifiuti e di tutti i servizi a domanda individuale quali mense scolastiche, trasporti, ecc..

Il motivo?  La mancata approvazione, da parte del Consiglio comunale di Orvieto, del Rendiconto della gestione finanziaria 2020 entro il termine del 30 aprile 2021 poi prorogato al 31 maggio.  I suddetti pesanti effetti permarranno fin quando questa grave irregolarità non sarà sanata.   Ma a sanare, ormai,  ci dovrà pensare il Prefetto di Terni il quale accerterà se alla data del 31 maggio almeno la Giunta abbia  predisposto o meno lo schema del bilancio consuntivo e nel caso intimerà al Consiglio, con lettera indirizzata a ogni singolo consigliere comunale, di provvedere alla Deliberazione sul Rendiconto 2020 entro i successivi venti giorni. Nel caso invece che neanche la Giunta avesse predisposto lo schema del rendiconto da deliberare in Consiglio allora il Prefetto dovrà nominare un Commissario con il compito di provvedere e, nel contempo, dare inizio alla procedura per lo scioglimento del Consiglio comunale.  Gli orvietani devono augurarsi che, seppur in “zona cesarini”, il Comune di Orvieto trovi la bussola per uscire da questa impasse confidando nella tolleranza e comprensione del Prefetto visto che i tempi supplementari per l’approvazione del Rendiconto sono assai stringenti dovendo rispettare, peraltro, i termini di trasmissione degli atti e quelli di convocazione del Consiglio fissati dal Regolamento comunale di contabilità. 

Rimane la domanda , a fronte di nessuna comunicazione resa a tutt’oggi da parte dell’Amministrazione circa il fatale ritardo accumulato,  sui motivi per i quali ci si sia (di nuovo) infilati in questa grave e imbarazzante situazione nonostante la comprovata professionalità e scrupolosità degli Uffici finanziari del Comune di Orvieto e con essi del Collegio dei Revisori.  Si può supporre delle due l’una: c’è stata trascuratezza o lassismo da parte degli Uffici nella predisposizione tecnica della documentazione necessaria per poter deliberare in tempi utili lo schema del rendiconto, oppure, più verosimilmente nella gestione del PEF 2020,  o piano delle risorse assegnate dalla Giunta a ciascun Dirigente responsabile dei vari Settori e Servizi comunali, si è verificato uno o più problemi di corretta imputazione e contabilizzazione sia delle entrate che delle spese effettuate e periodicamente trasmesse alla Ragioneria Generale del Comune tali da generare, eventualmente,  apparenti difformità che poi andrebbero accertati in forma di debiti fuori bilancio.

La Ragioneria Generale ha il compito, insieme ai Revisori dei Conti, di verificare la congruità, la legittimità e la conformità al bilancio di tali operazioni.  In altre parole sono loro che devono assumersene la responsabilità apponendo il famoso “bollino” o parere di legittimità che dir si voglia.

Massimo Gnagnariniex assessore al Bilancio del Comune di Orvieto




L’omaggio di Orvieto al Maestro Santo Vincenzo Ciconte

Intenso ed emozionante il pomeriggio vissuto alla chiesa di San Domenico, nel ricordo affettuoso del maestro Ciconte.

Un fiore per la Città”, opera che il laboratorio di scultura dell’Unitre di Orvieto, sotto l’attenta guida di Santo, realizzò nel 2015 per “Orvieto in fiore”, è stato posizionato nella prima campata a destra della chiesa di San Domenico, per iniziativa del “Comitato Cittadino dei Quartieri” e dell’Unitre.

La breve cerimonia, di fronte ad una contingentata presenza di cittadini causa l’attuale pandemia, ha rivelato il rapporto di cuore, ancora intatto, che lega Orvieto al maestro Ciconte, il cui contributo artistico e pedagogico offerto a tutti i livelli della convivenza cittadina non è affatto dimenticato.

Le parole, sentite e commosse, del dott. Armando Fratini, vicepresidente del Comitato Cittadino dei Quartieri, e della dott.ssa Roberta Tardani, sindaco di Orvieto, sono state accompagnate da un breve omaggio musicale della Corale Sant’Andrea e della tromba di Gabriele Anselmi, che ho avuto il piacere di dirigere.

L’Unitre ha vissuto un momento toccante: il manufatto del maestro Ciconte e dei suoi Allievi ha trovato degna e definitiva collocazione. Finalmente.

Che il fiore di Santo rappresenti per tutti testimonianza di Grazia e Bellezza

Ringrazio sentitamente gli amici Leonardo Mariani ed Armando Fratini, per aver voluto riscoprire la luminosa bellezza del Fiore di Santo; don Luca Conticelli, che non ha esitato un attimo nell’accogliere l’opera all’interno della splendida Chiesa di San Domenico; la signora Roberta Tardani, per la delicatezza del suo intervento; il signor Gabriele Anselmi, che ci ha aiutato nell’allestimento generale; gli Allievi del laboratorio Unitre che nel 2015 parteciparono alla realizzazione; in maniera particolare, i familiari del maestro Ciconte, che ci hanno onorato della loro presenza. Abbraccio l’Arch. Raffaele Davanzo, alla cui sensibilità ho chiesto la stesura di una nota tecnico-estetica.

Che il Fiore di Santo rappresenti per tutti testimonianza di Grazia e Bellezza.

L’arte di Santo Ciconte: specchi di luce spirituale, di Raffaele Davanzo

Garbato, gentile, affabile; ma riservato e schivo. Sono le caratteristiche umane di Santo che tutti ricordiamo, e che sottoscrivo anch’io, dato che l’ho frequentato davvero sul campo del lavoro artistico: infatti per vent’anni il suo studio è stato sotto casa mia, ed è lì ancora, con tutti i suoi lavori iniziati, con i suoi progetti, i suoi segreti. Segreti anche di perizia tecnica che gli hanno permesso di raggiungere livelli di finitura che si addicono alla porcellana lucida. Perché lui ha sempre prediletto una realtà filtrata, asciutta e scarna nella ricerca di un’armonia e di una bellezza assolute, dove i sentimenti, le emozioni, i desideri e gli impulsi vengono da segni che, anche se in partenza pensati come tesi e dinamici, sono ricondotti ad una sorta di “pacificazione” di gusto ellenico (e infatti la Magna Grecia calabrese, quella tirrenica del Vibonese, era la sua culla culturale). Per mettere in realtà la sua poetica gli bastavano pochi piani prospettici, da cui è quasi assente il chiaroscuro: e il risultato è un etereo simbolismo, ma non certo quello “dotto” degli scultori neoclassici e neanche quello di quelli post-impressionisti, come Rodin. Il mondo invisibile di Ciconte, quello che leggiamo in filigrana dietro all’immagine nettamente espressa, è costruito su semplificazioni di forme sempre più astratte che tendono ad un’armonia quasi mistica che si esalta nell’estrema levigatezza delle superfici, in una purezza assoluta ed in un’integrità plastica che alludono alla lotta tra l’uomo corporeo e l’uomo spiritualizzato. La sua poetica ha fotografato quindi l’ascesa della forma che si libera, “ellenicamente”, dalla materia plastica per tendere alla semplicità di un geroglifico, al divenire emblematico del trascendente.

Pochi piani, poco chiaroscuro, abbiamo detto: con la penombra Santo ha assolutizzato le sue forme tentando di strapparle dalla schiavitù della materia per condurle in un mondo totalmente interiore. Un’operazione di sintesi tra l’armonia e la bellezza ideali e quelle naturali, che tuttavia non può portare che ad un atteggiamento malinconico, di cosciente accettazione dell’arduo compito di un’arte che, pur in quest’ultimo secolo di astrattismo e di concettualismo, tenta sempre di contrastare la posizione di chi afferma l’inattualità della figurazione naturalistica. Ma chi lo fa o chi lo ha fatto, come appunto Santo Ciconte, ed ha affrontato con animo poetico il realismo della realtà, non può che esaltarne con la sua arte il senso del silenzio, della malinconia, della sofferenza interiore, ma sempre in una continua compenetrazione con la morbida delicatezza del lento scorrere della Vita e del Tempo.

Foto, per gentile concessione, di Paolo Maiotti




Dal 30 aprile riaprono i principali musei e monumenti della città di Orvieto

 Tutti i principali monumenti e musei di Orvieto riapriranno al pubblico nel fine settimana, a partire da venerdì 30 aprile.  Dopo la Necropoli del Crocefisso del Tufo, il Museo archeologico nazionale e il pozzo della Cava che hanno già ripreso l’attività, venerdì riapriranno anche il pozzo di San Patrizio, la Torre del Moro, il Museo etrusco “Claudio Faina” e Orvieto Underground.
Da sabato 1° maggio sarà possibile visitare la Cappella di San Brizio in Duomo. Sempre da sabato si potrà anche acquistare presso la biglietteria di piazza Duomo e presso i singoli monumenti/musei la Carta Unica, il biglietto che consente l’accesso a tutte le citate attrattive della città.   Le riaperture avverranno nel pieno rispetto delle disposizioni anti Covid-19 e, nel fine settimana, le modalità di accesso saranno quelle previste nei decreti del governo: prenotazione on line o telefonica almeno 24 ore prima della visita.  Per i monumenti di proprietà del Comune di Orvieto, ovvero il pozzo di San Patrizio e la Torre del Moro, gli ingressi saranno contingentati in base alle limitazioni anti Covid-19 per consentire il rispetto del divieto di assembramenti e il distanziamento sociale.
Tutti i visitatori saranno sottoposti a un controllo della temperatura corporea tramite termoscanner. In caso di febbre superiore ai 37,5 gradi l’accesso non sarà consentito. Obbligatorio l’uso della mascherina.
Di seguito gli orari di apertura e le modalità di prenotazione:
Pozzo di San Patrizio
Orari di apertura
30 aprile 9 / 18:45 (ultimo ingresso 18:30)
Da maggio ad agosto 9 / 19:45 (ultimo ingresso 19:30)
Prenotazione e vendita on line  (senza diritto di prevendita) sul sito www.liveorvieto.com
Prenotazione via mail all’indirizzo orvieto@sistemamuseo.it
Per info telefono 0763/343768
Torre del Moro
Orari di apertura
30 aprile 10-19
Da maggio ad agosto 10-20
Prenotazione via mail all’indirizzo coopcarli.torre@tiscali.it
Prenotazione telefonica al numero 0763/344567 – 339/3027891
Per tutte le informazioni sulle altre attrazioni è possibile consultare il sito di promozione turistica www.liveorvieto.com e i siti web dei singoli monumenti/musei.
“Dopo mesi di stop forzato ci prepariamo a riaprire i gioielli della città a turisti e visitatori – afferma il sindaco e assessore al Turismo, Roberta Tardani – sapendo che il prossimo weekend del primo maggio e i giorni successivi rappresenteranno un periodo di prova per testare i sistemi di accoglienza e le procedure necessarie per garantire una visita in piena sicurezza ai nostri monumenti e musei. Ma questi giorni dovranno servire anche a noi tutti, cittadini, operatori e visitatori, per assumere comportamenti di buon senso adeguati al cruciale momento storico che stiamo vivendo. L’emergenza sanitaria, infatti, non è ancora alle spalle e la voglia di ripartenza che ci accomuna non deve lasciare spazio a un eccessivo allentamento della tensione che renderebbe vano ogni sforzo e sacrificio fatto sin qui. La situazione dei contagi nella nostra città e in Umbria, anche grazie a un’accelerazione della campagna vaccinale, sta migliorando sensibilmente e non possiamo rischiare di compromettere l’imminente stagione turistica estiva alla quale ci stiamo preparando con una nuova immagine e nuovi progetti ed eventi che ci auguriamo possano rendere ancora più attrattiva la nostra meravigliosa città”.