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L’associazione PrometeOrvieto, “c’è vita al Casermone!”

Sabato scorso abbiamo assistito ad un incontro pubblico in cui un gruppo di persone, con idee e provenienze politiche e culturali diverse, si è presentato alla città per cercare di dare un contributo al suo sviluppo. Si parla da almeno 20 anni del complesso immobiliare di via Roma, sede della gloriosa Caserma Piave (“il Casermone”), praticamente abbandonato a sé stesso da quando l’Esercito lo ha lasciato. Contrariamente ad altre volte in cui si è discusso tanto, ma si è fatto poco, questo gruppo di persone ha presentato e spiegato un progetto di massima di rifunzionalizzazione della struttura. Il progetto che è stato reso pubblico appare come integrato nella vita della nostra città con un focus su Università per stranieri, formazione professionale ed istruzione superiore che ne garantiscono un equilibrio economico ed una ricaduta positiva sul Pil di Orvieto. È stata anche evidenziato che i 200 milioni di euro di investimento necessari sono reperibili da fonti di finanziamento già individuate. Le competenze di questo gruppo di lavoro appaiono ben diversificate ed in grado di soddisfare tutti gli aspetti e le problematiche inerenti: capacità progettuale e realizzativa, competenza nell’individuazione dei fondi, competenza nella formazione universitaria, competenza amministrativa nella gestione della cosa pubblica. È stato anche distribuito un questionario in cui i partecipanti all’incontro potevano esprimere un loro giudizio e suggerimenti su quanto ipotizzato.

Ovviamente, sarà la solidità del business Plan che permetterà di giudicare concretezza e fattibilità dell’iniziativa. Il Sindaco, contemporaneamente, ha annunciato che ci sono altri progetti in cantiere per “il Casermone”. Ci permettiamo di affermare che sarebbe allora opportuno che anche questi fossero presentati. I tempi, infatti, sono molto stretti poiché entro fine anno devono essere presentate le idee progettuali da consolidare entro giugno dell’anno prossimo per ottenere i fondi necessari. Ci sembra che, dopo tanti anni di sole chiacchiere, si cominci finalmente a parlare di cose concrete con metodica corretta che consenta la partecipazione della città. I tempi stringono, ma soprattutto le opportunità economiche che ci sono non vanno sprecate per correre dietro a personalismi, baruffe e beghe cittadine.

Orvieto deve dimostrare una volta per tutte di saper essere unita per concentrare le forze contro l’innegabile declino che la affligge




“Città aperta” presenta un progetto di rigenerazione della ex-Caserma Piave da 200 milioni di euro

A Palazzo Coelli sede della Fondazione CRO, l’Associazione Città Aperta ha organizzato un convegno “Progettiamo insieme il futuro” che ha messo a disposizione e donato alla cittadinanza un progetto di rigenerazione per l’ex Caserma Piave firmato dall’Ingegner Stefano Di Giacomo fondatore e Amministratore delegato della Alcotec Spa. Insieme a lui si sono confrontati Marco Margarita, presidente del Cda della Università Telematica e-Campus e Vincenzo Naso, presidente del Centro Interuniversitario per lo sviluppo sostenibile. Entrambi hanno dichiarato di essere direttamente interessati allo sfruttamento di parte della struttura che verrà rigenerata. “Un progetto che tiene conto delle esigenze di una città che non può vivere esclusivamente dei fasti di un grande passato ma ha bisogno di spazi di condivisione dentro la città stessa che siano capaci di attrarre cultura, formazione, turismo” ha dichiarato il presidente dell’Associazione Giuliano Palozzo.

 Orvieto deve vivere non solo sulla memoria di quei fasti ma dovrà essere protagonista della contemporaneità e delle opportunità che da essa scaturiscono.  Non si tratta di una utopia ma capace di sfruttare le diverse linee di finanziamento messe a disposizione dal PNRR (Piano Nazionale di resistenza e resilienza) e dalle linee di finanziamento dirette dell’EU. Un’opportunità che nasce dal dramma della pandemia ma che serve a ridare slancio, motivazione e sostenibilità ambientale, economica e sociale ai diversi territori ed in modo particolare a quelli delle aree interne. Tra i componenti dell’associazione e coloro che la sostengono, sono presenti tutte le competenze che permettono di realizzare una progettazione economica in grado di ottenere quelle linee di finanziamento.

Il progetto prevede che nella Ex Caserma Piave possano trovare casa cultura, formazione, lavoro per giovani e donn-e ricostruendo il tessuto sociale sfilacciato dalla pandemia. Un circuito “cittadino” che vuole assegnare a Orvieto, felicemente posta nella direttrice Nord Sud, nel cuore d’Italia, il ruolo di polo di attrazione culturale, formativa, digitale, turistica. Il quadro economico è chiaro. Il progetto ha un costo di 200 milioni di euro che rientrano pienamente nei fondi disponibili e nelle diverse linee di intervento previste dal PNRR e sviluppa una crescita di PIL territoriale del 3-4%, valori calcolati a breve e lungo termine.  Crescita non solo della città di Orvieto ma di tutto il territorio. Un investimento difficile da immaginare ma, in realtà, Orvieto in passato ha già ottenuto fondi essenzialmente pubblici dello Stato, per cifre ben superiori anche per il valore del tempo di allora (1800 miliardi delle vecchie lire). Oggi i fondi a disposizione sono immensamente superiori poiché extra bilancio dello Stato. L’associazione Città Aperta lancia una allerta: i tempi sono brevi, i progetti devono essere definiti e consegnati entro il 30 giugno del 2022 e questa è l’ultima possibilità su cui poter lavorare per attingere a finanziamenti anche a fondo perduto che non avremo mai più a disposizione. Anche per questo l’Associazione invierà ai componenti del consiglio comunale di Orvieto questo progetto con la convinzione che sapranno coglierne la forza e il valore per la comunità che rappresentano e per il ruolo e responsabilità istituzionale che ricoprono. Cosa compresa dai tanti amministratori presenti, sindaci del territorio e lo stesso Presidente della Provincia di Terni. La sfida più grande, a questo punto, la deve accogliere la pubblica amministrazione, come ha sottolineato lo stesso ministro Brunetta in una recente intervista, e nel caso specifico, il comune di Orvieto proprietario del bene.

La cittadinanza è stata coinvolta e lo sarà anche nei prossimi giorni, attraverso la diffusione di un questionario che chiede alla cittadinanza di farsi parte attiva e di portare i propri bisogni e le proprie idee all’interno di quel progetto. Questionario che sarà diffuso nelle scuole, tra le associazioni che animano il territorio dal punto di vista economico, sociale e culturale e anche attraverso la diffusione telematica.