Due giorni di approfondimenti sull’Arte Accessibile all’Opera del Duomo di Orvieto

Saranno due giorni intensi quelli organizzati dal MODO.  Si tratta di due approfondimenti sull’arte accessibile, realizzati grazie alla collaborazione del Museo Tattile Statale Omero MO di Ancona e al contributo del Lions Club Orvieto. Il corso, curato dal professor Andrea Socrati esperto del Museo Omero, prevede due moduli da circa 3 ore ognuno. Il primo si terrà venerdì 1° aprile ore 17.00 – 20.00 in modalità on line su piattaforma Zoom.  Gli argomenti saranno: il concetto di disabilità; la normativa relativa all’accessibilità, la “conoscenza” senza la vista, la funzione vicariante dei sensi residui, la percezione tattile, la comunicazione accessibile. Il secondo modulo si svolgerà sabato 2 aprile dalle ore 16.00 alle 19.00 in presenza presso lo spazio conferenze del Museo Emilio Greco e sarà dedicato all’accoglienza, esplorazione tattile e supporto verbale; metodi, strumenti e ausili per la realizzazione di percorsi tattili di architettura, scultura, pittura; “toccare l’arte” e i beni culturali come un arricchimento per tutti; con esercitazioni pratiche.

Il corso sarà aperto gratuitamente (fino a un massimo di 50 partecipanti) a docenti, personale dei musei e luoghi della cultura, guide autorizzate, referenti associazioni, e a tutti gli interessati che vorranno iscriversi presso il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto (MODO) all’indirizzo biglietteria@operadelduomo.it (per informazioni: 0763 343592). Potendo accogliere fino a un massimo di 50 partecipanti, essi verranno registrati in base all’ordine di iscrizione. A chi lo richiederà verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Un ringraziamento particolare va al Museo Statale Tattile Omero di Ancona che collabora con il MODO nel progetto Arte Accessibile, sin dal suo avvio. E al Lions Club Orvieto, associazione di volontariato civico che da anni offre al museo sostegno e collaborazione. Sono inoltre partners del progetto: UICI Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti; l’Associazione Pro Retinopatici ed Ipovedenti A.P.R.I. con il suo referente a Orvieto Sandra Grassini; e l’Istituto IISACP con il Liceo Artistico. Con l’auspicio che l’Umbria sia sempre più “cuore” sensibile e accessibile del nostro Paese.




“Associazione Famiglie al Museo” tra i soci anche il Museo Claudio Faina di Orvieto

Da alcuni giorni la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” di Orvieto è tra i soci dell’Associazione Famiglie al Museo che opera affinché la cultura sia alla portata di tutti e, in special modo dei bambini e dei ragazzi ed organizza, tra l’altro, la Giornata Nazionale delle Famiglie al museo, divenuta negli anni la manifestazione culturale dedicata alle famiglie con bambini più importante d’Italia. A comunicarlo è la stessa Fondazione Faina che ricorda come l’essere soci di Famiglie al museo offre numerose altre opportunità per segnalare l’attenzione verso il mondo giovanile dei singoli musei, come ad esempio, la presenza su un sito Internet dedicato.

La Fondazione sottolinea infine che l’attenzione di questa istituzione culturale orvietana per tali tematiche non si limita a questo, poiché sta realizzando negli spazi museali una serie d’interventi per ottenere l’assegnazione del marchio “Umbria Culture for Family” promosso dalla Regione Umbria. Impegno che contraddistingue l’attività del museo sin dalla sua riapertura al pubblico nel 1996.




Il MODO sempre più interattivo, protagoniste App e realtà aumentata

Al MODO, il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, accanto a due importanti opere del percorso museale, sono state posizionate le plance interattive che dalla fotocamera del cellulare permettono di far “vivere” un narratore d’eccezione: Luca Signorelli. 

Si tratta di una nuova esperienza multimediale che sta affascinando i visitatori soprattutto i più giovani, che possono così sperimentare il nuovo percorso interattivo dedicato alle opere di Signorelli: il doppio ritratto dipinto su una tegola romana in laterizio, che raffigura l’artista insieme al camerlengo Niccolò d’Agnolo Franchi, e la grande tavola della bellissima Santa Maria Maddalena. Vicino alle due opere sono state collocate delle speciali plance interattive contenenti dei QRCode che, inquadrati con la fotocamera del cellulare, permettono di scaricare Linkar, l’app per la realtà aumentata sviluppata da Skylab Studios. bL’applicazione riconosce l’opera che si sta inquadrando con lo smartphone e fa apparire dei pulsanti cliccabili che aprono inediti approfondimenti, nel caso della Maddalena, mentre da vita ai personaggi del quadro stesso, come nel caso di Luca Signorelli nel suo autoritratto.

Lo rende noto l’Opera del Duomo di Orvieto evidenziando che in questa lunga e imprevedibile fase di difficoltà per i luoghi della cultura, l’innovazione ha permesso di riscoprire musei e patrimonio artistico e di avvicinare a una fruizione coinvolgente gli amanti dell’arte e le nuove generazioni. Come dimostra il gradimento espresso dai visitatori del Museo MODO sin da quando le plance sono state installate, riscuotendo curiosità e interesse in special modo dal pubblico giovane e dalle famiglie. Il progetto “IncontrArti oltre l’immagine” – così si chiama la nuova realizzazione – è coordinato dall’associazione dei Musei Ecclesiastici Umbri (MEU) e finanziato dalla Regione Umbria. Intanto si stanno approntando altri strumenti multimediali che presto potranno rinnovare la didattica del Museo e del Duomo di Orvieto.




Il Liceo artistico festeggia i suoi primi 50 anni con una mostra d’arte

Il Liceo Artistico festeggia i suoi primi 50 anni organizzando una mostra dal titolo significativo, “50 anni per l’arte”. La scuola è nata nel 1970 come Istituto Statale d’Arte e la mostra ripercorre la lunghissima strada percorsa con le opere realizzate da ex-studenti, ex-docenti e dagli studenti di oggi. “50 Anni per l’Arte” vuole essere la testimonianza del forte legame costruito fra l’istituzione scolastica e le varie generazioni di allievi e insegnanti che l’hanno attraversata in mezzo secolo di vita, ma anche un segno del loro affetto e del bisogno di condivisione collettiva e di trasmissione della memoria storica tra passato e presente che si offre come patrimonio della città guardando al futuro.

Nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva inevitabilmente imposto la riprogrammazione degli appuntamenti pensati dal Liceo Artistico per festeggiare la ricorrenza della fondazione della scuola nata per la tutela e la diffusione del patrimonio storico e artistico della città di Orvieto. Malgrado le difficoltà, allievi e docenti di ieri insieme con studenti e insegnanti di oggi hanno voluto però condividere partecipare al compleanno della loro scuola, nella consapevolezza che cinquant’anni di attività significano una lunga schiera di studenti a cui il lavoro appassionato di molti Maestri non solo ha lasciato un’impronta nella personalità di ciascuno ma anche la motivazione per  indirizzarsi alle professioni dell’arte. Finalmente ora la reunion è possibile e, nel rispetto delle norme anti contagio e l’obbligo di Green Pass, martedì 21 dicembre si terrà l’atteso appuntamento suddiviso in due momenti: alle ore 16,30 al Palazzo del Capitano del Popolo / Sala dei Quattrocento la presentazione dell’evento a cui seguirà, alle 18,30, l’inaugurazione della mostra allestita nella sede del Liceo Artistico alla Palazzina Comando dell’ex Caserma Piave, in Piazza Cahen. Il pomeriggio di festa si concluderà con un buffet augurale offerto dall’Istituto Alberghiero “Luca Coscioni” di Orvieto e musica dal vivo. L’evento è promosso infatti dall’IISACP con il patrocinio del Comune di Orvieto. “Cinquant’anni e non sentirli!” dicono con orgoglio ed entusiasmo gli organizzatori nel presentare l’evento che conclude le celebrazioni. “In occasione del 50° – aggiungono – durante lo scorso anno scolastico, si sono già svolti vari eventi per festeggiare questa ricorrenza, ma è giusto chiudere questo anno, seppure non facile, con una mostra che raccolga cinquant’anni di storia di questa scuola. Per l’occasione verranno esposte opere di ex insegnanti, ex alunni e studenti di oggi. Attraverso dipinti, sculture, stampe, fotografie, video, progetti architettonici, si vuole ripercorre la storia di tutti coloro che hanno amato ed amano l’arte in ogni sua declinazione, e che questa scuola, fondata cinquant’anni fa, ha accolto e formato con competenza e amore. In quest’Istituto hanno transitato docenti ed alunni che poi si sono affermati nei settori più disparati, sia in campo artistico che in altri settori. Noi tutti che ne facciamo parte, siamo molto orgogliosi di essere stati di supporto anche al territorio e perciò siamo lieti di accogliere e di riproporre al visitatore un pezzo di storia di questa meravigliosa città della quale il Liceo Artistico è parte integrante”.

La mostra resterà aperta al pubblico – ingresso libero con obbligo di Green Pass – dal 22 dicembre 2021 al 5 gennaio 2022 dalle ore 11:00 alle 17:00 di tutti i giorni feriali (chiuso giorni festivi e prefestivi).




Mozione di Garbini in consiglio, “la tua arte, la mia vita”, approvata all’unanimità

Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal presidente dell’Assemblea, Umberto Garbini (Capogruppo “Fratelli d’Italia”) attraverso la quale si impegnano il Sindaco e la Giunta a: promuovere mostre temporanee; concedere agevolazioni sul costo degli spazi, per un tempo definito dall’Assessore competente di comune accordo con gli Uffici comunali, in cambio della donazione al Comune di un’opera da parte dell’artista accolto in città; raccogliere e catalogare le opere di Arte Moderna e Contemporanea nella proprietà del Comune ed esporre permanentemente la collezione ampliandola con eventuali donazioni nel corso del tempo. 

Il proponente ha fatto presente che “la nostra città ha attraversato e sta attraversando un fase difficile dovuta alla diffusione del Virus Covid-19, che ha determinato una grave crisi economica e sociale, alla quale necessariamente si affianca anche una di carattere culturale. In vista delle possibili riaperture è necessario programmare ed investire, nei limiti del possibile, per essere pronti in occasione della rinascita sociale, culturale ed economica, che si auspica. A tale scopo si ritiene utile valorizzare le tradizioni che hanno consentito alla città di poter avere un patrimonio unico e di significativo valore. Orvieto ha sempre avuto una propensione ad accogliere artisti nel corso dei Secoli e tutto ciò è dimostrato dalle molte opere di pregio che occupano musei, sale espositive e che abbelliscono monumenti e chiese. Le importanti collezioni e singole opere danno tuttora alla nostra Città un prestigio unico ed è difficile trovare una città che possa contare su un patrimonio tale da essere conosciuto in tutto il mondo. Tutto ciò che è presente nella città di Orvieto è frutto di secoli di fermento culturale, dovuto al prestigio assunto dalla città nei secoli. Dagli Etruschi all’Unità d’Italia, Orvieto è stato un punto nevralgico da più punti di vista che hanno consentito lo sviluppo di una città sempre al passo con i tempi, forse anche capace di anticipare le evoluzioni in quanto fucina di elaborazione culturale. La nostra città ha quindi coltivato nei secoli questa tradizione dimostrando di sapere essere aperta al genio artistico di pittori, scultori e maestri delle arti. Oggi si deve guardare oltre gli ostacoli della Pandemia da Covid-19, programmando un sistema che possa fare di Orvieto la città che nel centro Italia sia faro per tanti artisti emergenti o per quelli oramai affermati. La presenza di artisti in questa città porta con sé un valore aggiunto non solo dal punto di vista culturale, ma anche economico e sociale. Inoltre, l’arricchimento nella conoscenza delle arti è rivolto anche alle nuove generazioni che potranno entrare in contatto quotidianamente, o quasi, con un mondo lontano da chi vive in Provincia. Questa visione – ha concluso – non ha una finalità di breve termine, ma assume la prospettiva di costruire una collezione corposa per la città a lungo termine quindi si ritiene possibile pensare che se l’Amministrazione Comunale riesce a concedere agevolazioni sul costo degli spazi secondo la disponibilità e le possibilità, che l’Assessorato competente e gli Uffici riusciranno a delineare, l’artista ospitato possa lasciare gentilmente in dono alla città una sua opera. Attraverso la ricca collezione di arte moderna e contemporanea che è nelle proprietà del Comune di Orvieto e il progetto di ulteriore valorizzazione per incrementare la collezione civica, si ritiene che possa essere costruita un’esposizione permanente e un patrimonio artistico e culturale del nostro tempo. L’idea nasce in Belgio e visto che il nostro Comune può vantare una collezione unica composta dalle varie donazioni fatte all’Ente nel corso degli anni, perché tenere tutto separato e pensare piuttosto  a raccogliere e catalogare tutte queste opere ed esporle in modo permanente?”.

Dibattito:

Franco Raimondo Barbabella (Capogruppo “Prima gli orvietani”): “mi complimento per l’iniziativa molto interessante. Non sono schiavo della mia storia né di quella di altri, ma talvolta fa bene ricordare. E allora: durante le Amministrazioni che ho avuto il privilegio di dirigere, la politica era esattamente questa! Io sono quello che ha accettato la donazione Rodari, la donazione Sovena e la donazione Emilio Greco. Lo dico perché riprendere un percorso e una storia di rapporto positivo con il nostro patrimonio artistico è molto importante. Oggi abbiano il problema di rendere fruibile in modo organizzato tutto questo patrimonio che si lega inevitabilmente anche all’utilizzo dei nostri edifici storici, a partire dalla caserma Piave. A suo tempo parlavamo di Museo della Città che è un’altra cosa, ma un Museo di Opere è qualcosa che è rilevate e che richiede di stabilire il timbro conseguente. Il tema è quello della ricerca del turista mordi e fuggi, o di fare di una città qualcosa di godibile, che va presentata in modo più approfondito. La prospettiva indicata dalla mozione è il timbro buono per il futuro della città”.

Federico Giovannini (gruppo “Partito Democratico”): “accogliamo favorevolmente il contenuto della mozione che è giusta. Occorre anche ricordare che occorre una visione e una consapevolezza degli spazi che abbiamo a disposizione dimostrando una maggiore visibilità e attenzione a quella che è la storia di Orvieto. Ci sono magazzini di musei che ancora attendono una catalogazione per la fruibilità delle opere a cittadini e turisti. Quando diciamo una ‘visione di città’ intendiamo anche questo, perché l’arte è un volano di sviluppo. L’ex caserma Piave merita una attenzione che non può essere lasciata all’iniziativa di singoli o a questioni che si trascinano avanti da anni. E’ il momento di affrontare il tema una volta per tutte. Auspichiamo che anche questa mozione solleciti un cambio di passo. Favorevole”.

Stefano Olimpieri (Capogruppo “Gruppo Misto”): “la caserma Piave a mio giudizio non c’entra nulla in questa fase, la mozione ha altre priorità specifiche e che vanno affrontate in maniera stringente ed analitica. Esprimo un plauso per questa proposta e non faccio distinzione tra turisti mordi e fuggi e turisti più raffinati. L’arte e la cultura di questa città sono aperte a tutti senza esclusioni. Voto a favore auspicando che si possano vedere i primi risultati in termini di crescita e sviluppo culturale”.

Alessio Tempesta (Capogruppo “Progetto Orvieto”): “nel 2014 quando ho tentato la prima esperienza consiliare avevo individuato alcuni punti e fra questi quello di favorire una sorta di festival annuale per giovani artisti che volessero interagire con il tessuto formativo cittadino e la città nel suo insieme per creare opere che restassero in questa città e scambi artistici. Oggi mi fa piacere ritrovare parte di questa idea nella mozione che accolgo con favore”.

Sindaco con delega alla Cultura, Roberta Tardani“come Giunta abbiamo subito accolto con favore questa proposta di Garbini che ci ha consentito di fare scelte ulteriori. Il tema degli spazi è importante e fondamentale in questo ambito e negli ultimo periodo abbiamo dovuto fare i conti proprio con la questione della disponibilità di spazi adeguati. Nelle ultime settimane, al di là di quello che si pensi, Orvieto sta ricreando una sua attrattività. La mostra dell’affresco ‘Il Bambino Gesù delle Mani’ di Pinturicchio inaugurata nei giorni scorsi al Museo Faina, è stata possibile perché si è trattato di una sola opera, peraltro è frutto di un progetto ambizioso e di una storia incredibile ai quali siamo risaliti grazie ad un quadro di Papa Paolo III esposto in questo Comune. La mozione è importante quindi l’impegno dell’Amministrazione è quello di recepire le sollecitazioni per andare alla catalogazione del patrimonio artistico comunale per intervenire con le azioni conseguenti. Ci apriamo a ragionamenti più ampi”.  
Replica Garbini: “ringrazio il Vice Sindaco Mazzi perché grazie ad un colloquio avuto con lui siamo riusciti a recuperare due opere tolte da un magazzino polveroso che oggi sono state posizionate presso il Centro Studi ma che restano in proprietà al Comune. Ringrazio tutti i Consiglieri per il consenso che hanno espresso a questa mozione sperando di poter cogliere questa sfida. Orvieto in passato è stato centro nevralgico, luogo dove gli artisti che lavoravano ai cantieri del Vaticano passavano e lasciavano la loro traccia. Sono a disposizione per lavorare insieme e recuperare nuove opere d’arte da mostrare al pubblico”.

Dichiarazioni di voto, Franco Raimondo Barbabella“preciso che non è esagerato connettere i problemi anzi è salutare, perché mai si dovrebbe ritenere inappropriato il tema di dove allestire le esposizioni in presenza di beni da esporre? Quindi porre il problema delle esposizioni è naturale. Nessuno fa distinzioni sulle tipologie di turisti, mi sto preoccupando di come stanno andando le cose, non solo ad Orvieto peraltro, che qualcuno ha definito ‘città del silenzio’ e che non ha bisogno dello sbrilluccichìo. Sono convintamente favorevole alla mozione”.

Cristina Croce (Capogruppo “Siamo Orvieto”): “voto a favore della mozione degna di attenzione e di nota. Il riferimento agli artisti emergenti guarda ai giovani e richiama i giovani delle nostre scuole. Le difficoltà degli spazi espositivi è un fatto reale e va affrontato”.

Stefano Olimpieri: non c’è dicotomia tra quantità e qualità dei turisti. Partiamo dalle cose fattibili della mozione. Questa città è complessa ma è inclusiva. Più eleviamo la qualità meglio è, ma non possiamo disdegnare la quantità. Speriamo che in tempi abbastanza brevi si possa dare corso al dispositivo della delibera. Voto a favore”.




Pinturicchio “torna” a Orvieto Al Museo Faina con il “Bambin Gesù delle Mani” e la sua storia molto particolare

Dopo 500 anni dalla sua partenza, Bernardino di Betto detto Pinturicchio fa ritorno a Orvieto attraverso il capolavoro del “Bambin Gesù delle Mani” che dà il titolo alla mostra che verrà aperta al pubblico domani – Sabato 4 Dicembre 2021 – al Museo Etrusco “Claudio Faina”.La mostra, resa possibile dalla collaborazione fra la Fondazione Claudio Faina, Fondazione Guglielmo Giordano (proprietaria dell’opera) e il Comune di Orvieto, si protrarrà fino al 9 Gennaio 2022. L’opera “Bambin Gesù delle Mani” è protagonista di una storia incredibile. Infatti, il frammento smurato in mostra è parte di un affresco che raffigura Papa Alessandro VI Borgia che tiene i piedi del Bambin Gesù tenuto in grembo dalla Madonna che, secondo le ricostruzioni, avrebbe il volto di Giulia Farnese, considerata l’amante del Papa. Un dipinto che testimonierebbe l’origine del potere dei Farnese e dell’ascesa al soglio pontificio del fratello di Giulia, Alessandro, divenuto Papa Paolo III e profondamente legato alla città di Orvieto.

I Farnese e Orvieto. La famiglia Farnese fu una delle più influenti famiglie del rinascimento Italiano; tra i suoi membri più importanti si annovera appunto Papa Paolo III, un ritratto del quale, con apposta didascalia che ricorda le origini Orvietane della famiglia Farnese, è custodito dallo stesso Comune di Orvieto. Il primo personaggio della famiglia Farnese di cui si hanno notizie storiche è un certo Pietro, che fu console di Orvieto nel 984.A partire dal 1492, in molti fanno risalire l’origine del potere della famiglia Farnese alla relazione tra il Papa Alessandro VI Borgia e Giulia Farnese, a seguito della quale, il fratello della stessa divenne cardinale ed in seguito fu nominato Papa, Paolo III. Nel 1492 Bernardino di Betto detto Pinturicchio, incaricato di lavorare al Duomo di Orvieto, fu convocato a Roma da Papa Alessandro VI per affrescare i suoi appartamenti, e fu costretto a lasciare Orvieto senza aver compiuto il lavoro. Della relazione tra Alessandro VI e Giulia Farnese sussistevano molte e ricorrenti voci, ma a darne testimonianza fu il Vasari che parlando di Pinturicchio scrisse “Nel medesimo palazzo gli fece dipingere Alessandro Sesto tutte le stanze dove abitava, e tutta la Torre Borgia… In detto palazzo ritrasse, sopra la porta d’una camera, la signora Giulia Farnese nel volto d’una Nostra Donna; e nel medesimo quadro la testa di esso papa Alessandro che l’adora”. L’opera descritta dal Vasari rappresenta uno dei casi più intriganti e avvincenti della storia dell’arte Italiana e nessuno, oggi, entrando negli appartamenti Borgia può ammirarne la bellezza poiché l’opera venne asportata e sezionata nel 1655 per volere di papa Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi, il quale volle cancellarne ogni traccia. Il frammento centrale di questa incredibile opera raffigurante il “Bambin Gesù delle Mani” è custodito dalla Fondazione Guglielmo Giordano e oggi, dopo 500 anni dalla sua partenza, si può affermare che il Pinturicchio torna a Orvieto attraverso il suo capolavoro. La mostra, infatti, vuole essere un omaggio alla città di Orvieto per essere stata privata dell’opera di Pinturicchio che, convocato a Roma da Alessandro VI, dovette abbandonare la fabbrica del Duomo per dedicarsi agli appartamenti Borgia._________________

L’evento espositivo allestito al primo piano del Museo Etrusco “Claudio Faina dove vengono presentati il “Bambin Gesù delle Mani”e dei frame didattici, è stato presentato, in un’anteprima riservata alla stampa, questo pomeriggio presso il Museo Faina, dal Sindaco e Assessore alla Cultura Comune di Orvieto, Roberta Tardani, dal Presidente della Fondazione “Claudio Faina”, Daniele Di Loreto, dal Presidente Fondazione Guglielmo Giordano Andrea Margaritelli e dal Prof. Franco Ivan Nucciarelli dell’Università di Perugia e membro del comitato scientifico della Fondazione Guglielmo Giordano.“Conclusa l’Avventura affascinante di un quadro, quello di Dante ne iniziamo un’altra – ha esordito Daniele Di Loreto, Presidente della Fondazione ‘Claudio Faina’ sottolineando l’importanza del “binomio cultura ed economia” perché “la cultura rappresenta uno strumento di sviluppo industriale e di crescita della collettività. Partnership e committenza, creano valore. Sono grato al Presidente della Fondazione Guglielmo Giordano, Andrea Margaritelli per questa importante collaborazione. Con questa mostra di prestigio valorizziamo ulteriormente il nostro piccolo exhibition center affacciato sulla Grande Bellezza della Cattedrale di Orvieto”.“Nella Sala Unità d’Italia del Comune di Orvieto c’è un affresco che raffigura Papa Paolo III con una didascalia che ricorda le origini Orvietane della famiglia Farnese – ha detto il Sindaco, Roberta Tardani – la mostra è nata da un incontro fortunato con Emanuele Ferlicca e insieme abbiamo scoperto che c’è una storia e un legame affascinante fra la storia della nostra città e quella dell’affresco. Ho chiesto di vederlo e quando mi sono recata alla Fondazione Giordano me ne sono subito innamorata. E’ un’opera che suscita emozione di qui il desiderio di condividerla con la città. Così ho subito coinvolto la Fondazione Faina partner privilegiato. Il Comune di Orvieto è orgoglioso di partecipare alla realizzazione di questo evento importante per l’arte italiana e per la storia della nostra città che si riscopre e si rinnova ogni giorno” ha aggiunto. “La storia del Pinturicchio a Orvieto nel cantiere della fabbrica del Duomo e del suo allontanamento per lavorare agli appartamenti dei Borgia è davvero singolare come pure le peripezie del destino avuto dall’opera ‘Bambin Gesù delle Mani’ che miracolosamente direi è arrivato ai giorni nostri. Restituire al pubblico, proprio a Natale, la possibilità di ammirare quest’opera è qualcosa che sicuramente lascerà un segno in questa città e credo in ciascuno di noi. La mostra costituisce quindi un arricchimento culturale importante per noi tutti e per gli estimatori dell’arte”. “Come Comune – ha concluso – abbiamo sostenuto sin da subito e con entusiasmo questo progetto a cui hanno lavorato la Fondazione per il Museo Claudio Faina e la Fondazione Guglielmo Giordano, che ringrazio, consci che si tratta di una ulteriore occasione di valorizzazione della storia e del patrimonio culturale del nostro Paese che sicuramente cela ancora tante meraviglie da scoprire, anche solo come narrazione. Tutto questo è linfa per la conoscenza dei luoghi in cui abbiamo il privilegio di vivere ed è un patrimonio notevole che, come istituzioni, siamo impegnati a valorizzare”. Dopo aver ringraziato il Presidente della Fondazione Faina e il Sindaco “per le parole autentiche” e ricambiando di cuore l’accoglienza, Andrea Margaritelli Presidente Fondazione Guglielmo Giordano ha rivelato che “la scintilla è scoccata di fronte a una città così bella. Palazzo Faina ha il privilegio di affacciarsi sul Duomo e la mostra è un momento per fruire della bellezza che gratifica chi la vede ed è un ulteriore incentivo ad investire nella cultura”. Parlando dell’opera, Margaritelli ha detto che “la storia di questo affresco è quasi un giallo rinascimentale. Una storia vera e documentata che mostra il legame tra Orvieto e la famiglia Farnese. Il Duomo ospita anche Pinturicchio nel 1492, anno che è stato spartiacque tra Medioevo e modernità. In quel periodo vede la luce l’opera del Bambin Gesù delle Mani quando Papa Borgia chiama il pittore ad affrescare le sue stanze private a Roma. L’oro dell’aureola del Bambino, secondo gli storici dell’arte, è quello portato da Colombo dall’America e l’iconografia della Madonna una delle figure più splendide del Rinascimento”. Il Prof. Franco Ivan Nucciarelli membro del comitato scientifico della Fondazione Guglielmo Giordano ha ripercorso la storia della famiglia Farnese evidenziando i legami delle truppe orvietane che, uscirono dalla provincia per affacciarsi su Roma. “Il dominio temporale dei papi – ha detto – comincia con la donazione di Sutri. La Chiesa era di fatto una monarchia assoluta ma non aveva una continuità dinastica. Per assicurarsela si crea una potentissima nobiltà che assicura alla chiesa quella continuità. Una nobiltà nera che si accorge del potere di scorporare stati e create un principato autonomo. I Farnese sono una delle famiglie di capitàni delle truppe orvietane che escono dalla provincia per affacciarsi su Roma. Oltre all’entrata nel clan della nobiltà pontificia, tutto ruota intorno alla figura di ‘Giulia la bella” che sposa Orsino Orsini. Principessa 17enne divenne amante di Alessandro VI Borgia divenuto Cardinale a 25 anni. Il Ducato dei Farnese finisce con Unità d’Italia ma le tracce proseguono tanto che nello stemma della dinastia dei Borbone sono presenti i gigli farnesiani. Non esistono ritratti ufficiali di Giulia Farnese, ma ricorrono molte immagini di dame con l’unicorno, animale che, secondo le credenze dell’epoca, può essere domato solo da una donna illibata, a insistere quindi sulla purezza di Giulia. La Madonna che nell’affresco teneva in grembo il Bambino è considerata una delle figure più belle del Rinascimento. Resta l’interrogativo se il volto della Madonna sia quello di Giulia Farnese”.

IL BAMBIN GESU’ DELLE MANI. Un inedito capolavoro del Pinturicchio svela affascinanti brani di storia rinascimentale (Fonte: Fondazione Guglielmo Giordano

Dal 2004, attraverso l’organizzazione di mostre ed eventi in tutto il mondo, la Fondazione Guglielmo Giordano promuove la conoscenza del dipinto “Bambin Gesù delle Mani” del Pinturicchio, proveniente da un affresco delle stanze vaticane poi scomparso.  La parte più preziosa dell’intera composizione – il Bambino Gesù benedicente – rientrata in Umbria dopo oltre cinque secoli e acquisita dal Gruppo Margaritelli, è stata affidata alla Fondazione affinché ne curi lo studio e la divulgazione. Quasi tutte le opere d’arte del passato, se studiate con cura nel contesto originario, sono di grande aiuto alla comprensione di alcuni dettagli della storia che spesso sfuggono alle grandi analisi, perché riposti oppure volutamente occultati. Se si volessero osservare le vicende di cui fu testimone sul palcoscenico della Storia l’affresco vaticano del Pinturicchio raffigurante la Madonna con il Bambino e papa Alessandro VI Borgia orante, ci troveremmo vorticosamente trasportati in piena epoca rinascimentale – precisamente negli anni immediatamente successivi al fatidico 1492 – e circondati da personaggi di indiscutibile fascino. Tra questi spiccherebbero alcune grandi figure e precisamente Alessandro VI Borgia, uno dei più discussi pontefici dell’intero percorso della Chiesa; Giulia Farnese, emblema della bellezza rinascimentale, malignamente soprannominata “sponsa Christi” per le sue note frequentazioni con il papa; Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, artefice dell’opera in questione e pittore attivo alla Corte vaticana sotto ben cinque papi. Cardine di tutta la vicenda è dunque un affresco, di cui, attraverso i secoli, solo rare ma significative voci restituiscono la memoria. Prima fra tutte quella di Giorgio Vasari che nelle Vite, a proposito degli impegni vaticani del Pinturicchio, ricorda: “ritrasse sopra la porta di una camera [degli Appartamenti Borgia in Vaticano] la signora Giulia Farnese per il volto di una Nostra Donna e, nel medesimo quadro la testa d’esso papa Alessandro che l’adora”. Tale era la carica trasgressiva di una simile affermazione che la testimonianza di Vasari circa l’esistenza dell’affresco – indebolita peraltro dall’oggettiva mancanza di elementi di riscontro – fu per secoli ritenuta impossibile a credersi ovvero considerata frutto di confusione con altra scena, se non semplice ripetizione di popolari maldicenze riferite a papa Borgia.

Oggi si sa invece che la testimonianza di Vasari, oltre a non risultare isolata, conta su inoppugnabili supporti documentari. Come dimostra la cronaca cinquecentesca di Stefano Infessura, e soprattutto il carteggio intrattenuto ai primi del Seicento dal duca di Mantova Francesco IV Gonzaga con il suo legato a Roma, attraverso cui si viene a conoscenza di un gustoso e singolarissimo episodio. Francesco Gonzaga, avuta notizia dell’esistenza dello scandaloso dipinto nel quale, secondo tradizione, Giulia Farnese – favorita di papa Borgia – appariva accanto a lui ritratta nelle sembianze di una Vergine Maria, trovò la cosa irresistibile occasione di scherno verso la famiglia Farnese e dunque incaricò immediatamente il pittore mantovano Pietro Facchetti di realizzarne una copia. L’intento, per nulla celato, del duca di Mantova era quello di screditare il nome dei Farnese, tramandando alla storia il ruolo, non propriamente protocollare, avuto da Giulia all’interno della corte vaticana e in particolare i grandi benefìci che tale situazione aveva apportato alla famiglia tutta. E’ infatti risaputo che fu proprio grazie all’intercessione di Giulia che suo fratello Alessandro potè essere nominato cardinale, per divenire poi memorabile papa con il nome di Paolo III. Da qui l’inizio dell’inarrestabile ascesa e affermazione del casato presso le più importanti corti europee. Il Facchetti, introdottosi quindi con uno stratagemma negli appartamenti vaticani – la cronaca ricorda per l’appunto come riuscì a corrompere un guardarobiere offrendogli “un paio di calze di seta” – si fece “svelare” il dipinto – prudentemente coperto con un “tafetà” inchiodato – e riuscì a riprodurlo in una tela, destinato a rimanere prima e unica testimonianza per i posteri dell’imbarazzante scena. Corre frattanto il tempo e si giunge al 1655, anno in cui sale al soglio pontificio Fabio Chigi assumendo il titolo di Alessandro VII. Questi è il primo pontefice che ha l’ardire di recuperare il nome già utilizzato in precedenza dal tanto discusso papa Borgia, ma proprio per questo tale atto si accompagna anche alla sua strenua determinazione a far scomparire, per quanto possibile, ogni ricordo di Alessandro VI e delle sue scelleratezze. Una delle prime vittime illustri di tale damnatio memoriae sarà proprio l’affresco “blasfemo” degli appartamenti Borgia, che, per suo volere, viene distaccato e frammentato, affinché nulla si tramandi. Il severo censore raggiunse sicuramente il suo scopo, dal momento che nei secoli successivi dell’affresco non si ebbe più notizia. Ma anche i segreti meglio custoditi sono soggetti all’imprevedibile volere del caso.

Nel novembre del 1940, la principessa Eleonora Chigi Albani della Rovere e suo figlio Giovanni Incisa della Rocchetta, appassionato storico dell’arte, invitati a visitare il palazzo di una famiglia patrizia mantovana, improvvisamente si trovano di fronte alla favoleggiata tela di Facchetti. Solo grazie all’irripetibile coincidenza di aver riunite in una sola persona memoria storica familiare e specifiche competenze artistiche, Giovanni Incisa della Rocchetta si ritrova improvvisamente in mano le chiavi per risolvere questo intricato giallo storico. Ai suoi occhi appare finalmente chiaro che i due dipinti raffiguranti un Gesù bambino benedicente e un volto di Madonna – da secoli in possesso della sua famiglia, ma di provenienza mai individuata – sono proprio le parti superstiti del leggendario affresco realizzato dal Pinturicchio per le stanze vaticane: la stessa scena segnalata, senza essere creduti, da Vasari ed altre fonti antiche! In seguito i due capolavori rimangono ancora per molti anni nella collezione Chigi, poi – è storia dei giorni nostri – ecco l’improvvisa comparsa del Bambin Gesù delle mani sul circuito antiquario internazionale e, da qui, il passaggio al nuovo curatore, lo stesso che oggi ha inteso far riscrivere per intero, e dunque offrire al pubblico, la storia del più misterioso capolavoro del Pinturicchio.

La mostra “Il Bambin Gesù delle Mani” si potrà visitare presso il “Museo Claudio Faina” di Orvieto con i seguenti orari di apertura al pubblico: dalle ore 09:30 alle 18:00 ad esclusione del Martedì.




Il prezioso reliquiario del Corporale in restauro nel laboratorio allestito al MODO

È stato allestito alla Libreria Albèri nel museo Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, il laboratorio temporaneo all’interno del quale si procederà al delicato restauro dell’antico Reliquiario del Corporale realizzato da Ugolino di Vieri nel 1338. Il prezioso manufatto è stato, inizialmente, sottoposto a un’accurata documentazione fotografica, a cura della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, e a una nuova approfondita campagna diagnostica con tecnica fotografica non invasiva. Il restauro del Reliquiario, su progetto dell’Istituto Centrale per il Restauro ICR approvato dalla Soprintendenza ABAP Umbria, è affidato a Mari Yanagishita, professionista e docente, selezionata per lo straordinario curriculum di formazione ed esperienza specifica dalla commissione di valutazione istituita dall’Opera del Duomo e composta da: Elvira Arianna CajanoSoprintendente ABAP Umbria; Flavia Callori di VignaleLaboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani; Stefano Ferrari ed Elisabeth HuberLaboratorio Manufatti Ceramica, Vetro, Metalli e Smalti ICR; Elisabetta GianiLaboratorio di Fisica di ICR; Gerardo De Canio – esperto consulente per la prevenzione anti-sismica del patrimonio culturale, e, per l’Opera del Duomo, dal presidente Andrea Taddei e da Alessandra Cannistrà curatore del museo.

Il Reliquiario del Corporale, realizzato da Ugolino di Vieri nel 1338, costituisce non soltanto una delle più straordinarie opere dell’oreficeria medievale ma anche il più “imponente esempio di manufatto in smalto traslucido esistente, come ricordava, Giuseppe Basile, in occasione della restituzione dopo il complesso intervento conservativo condotto da parte dell’allora Istituto Centrale per il Restauro negli anni ‘80 del secolo passato. La struttura portante dell’opera è in argento dorato, come pure le parti decorative lavorate a tutto tondo. Ad essa sono unite mediante piccoli chiodi, placche di diverse forme e dimensioni, lavorate a bulino e cesello e poi smaltate con paste vitree traslucide. Conservato nella Cappella del Corporale in Duomo all’interno della vetrina fatta realizzare da ICR e Soprintendenza dell’Umbria a fine restauro, il Reliquiario è stato trasferito nel 2014 al MODO nella Libreria Albèri in occasione del Giubileo Eucaristico, allo scopo di garantire un maggior controllo delle condizioni microclimatiche e nuove campagne di studio e diagnostica finalizzate ad arginare i processi di degrado che affliggono lo straordinario manufatto. ICR ha infatti continuato a seguire le vicende conservative del manufatto costituendo un gruppo di lavoro composto da esperti dei laboratori scientifici di Fisica e Chimica e di Restauro per il settore ceramiche, vetri e smalti, metalli e leghe. Attraverso il costante monitoraggio dell’opera e le campagne fotografiche di documentazione, ICR con Soprintendenza e Opera del Duomo hanno avviato un percorso che ha segnato importanti tappe fin dal 2019 quando è stata avviata sia la realizzazione dell’impianto di monitoraggio microclimatico nella Libreria Albèri, che si è esteso a tutte le sale dei Palazzi Papali; sia la progettazione della nuova vetrina, commissionata nel 2020 nella prospettiva di garantire la stabilizzazione del microclima, la qualità dell’aria e la protezione anti-sismica. Nel 2021, un ulteriore importante passaggio è stato l’adeguamento delle condizioni termiche della sala. Quindi, all’esito della complessa fase di ricerca e studio sul manufatto e sui processi di degrado, è stato redatto da ICR il progetto di intervento e, tra una rosa di alte professionalità del settore, è stato selezionato il restauratore alle cui competenze e cure viene ora affidato il Reliquiario, capolavoro artistico profondamente legato alla storia, alla devozione e all’identità della comunità orvietana.

“Il restauro dell’antico Reliquiario di Ugolino di Vieri – spiega il presidente dell’Opera del Duomo, Andrea Taddeiè un intervento importante di conservazione e valorizzazione di un prezioso simbolo religioso della nostra comunità. L’Opera del Duomo ha fortemente sostenuto questo intervento nell’intenzione, non solo di proseguire il percorso di conservazione come già avvenuto in questo ultimo anno per altre opere d’arte, ma soprattutto per riconsegnare alla città e alla nostra Diocesi lo splendore di un manufatto unico e straordinario nel suo genere. Siamo onorati di poter affidare le cure di questo lavoro ad una professionista che vanta riferimenti internazionali per competenze e professionalità. Il restauro che si svolgerà all’interno della Libreria Albèri è protetto da un laboratorio temporaneo che consente, comunque, di seguire lo sviluppo dei lavori”.




Don Luca Conticelli spiega l’importanza delle nuove luci di Sant’Andrea nella liturgia

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La Chiesa di Sant’Andrea da qualche giorno ha qualcosa di diverso. Basta entrare per accorgersene. Luce, una luce intensa che illumina le volte, l’altare, le piccole imperfezioni e poi c’è quel cielo stellato che ti avvicina all’infinito. La luce ha però un significato più profondo, legato alla religione in generale e soprattutto alla liturgia. Il battesimo, la Pasqua con il passaggio dal buio alla luce…Don Luca Conticelli si spiega questi passaggi e sottolinea la grande importanza della comunità in cammino che si apre, che ospita che aiuta il prossimo, proprio il proprio vicino prima di tutto.




13 novembre, il “compleanno” del Duomo

Tutti, troppi, ce l’hanno col “fuori scala” di questo incredibile solenne monumento. Certo, è la prima cosa che salta all’occhio. Che ci fa sto popò de “ottavameravigliadelmondo” in un posto come Orvieto? Perché hanno copiato la facciata del duomo di Siena? Quesiti che rivelano una evidente carenza di Conoscenza. Della Storia e della Storia del Luogo e della costruzione della sua cattedrale. Marcel Reymond nel suo ‘L’antica facciata del duomo di Firenze’ è perentorio e lapidario nell’asseverare che il modello ispiratore originario tricuspidale (di tante facciate famose da Siena a Firenze S. Maria Novella e S. Croce, a St. Urbain a Troyes, etc.) sia proprio il nostro duomo di Orvieto: perché se è vero come è vero che a Siena avevano intrapreso l’opera una quarantina d’anni prima che ad Orvieto è altrettanto vero che quella si interruppe per varie ragioni, soprattutto finanziarie. Il duomo di Orvieto invece da quel 13 novembre del 1290 ininterrottamente fino a metà Trecento fu completato nella mirabile facciata tricuspidale prima di tutti. Ed infatti a Siena ripresero qualche secolo dopo a tirar su la facciata avendo come traccia il nostro Duomo, il Duomo di Orvieto. Perciò, rispetto a quei quesiti di cui si diceva è vero l’esatto contrario. Nessun errore. Nessuna esagerazione. Tutto creduto e voluto. No, non si sono sbagliati i nostri concittadini di sette secoli e mezzo fa a voler realizzare questa opera pazzesca che gemina dalla Rupe vulcanica e si staglia verso il Cielo, non hanno erroneamente voluto esagerare costruendo una meravigliosa mostruosità architettonica fuori scala rispetto al resto urbano che sovrasta.

Non c’è da stupirsi. Orvieto era capitale di uno Stato vasto che dalla Vald’Orcia e Valdichiana, alla Teverina e Lago di Bolsena, giungeva alle Maremme, da Corneto all’Argentario, alle Terre Aldobrandesche dall’isola del Giglio fino all’Amiata. Romea Germanica e Francigena, Micaelica e Lauretana solcavano il Contado (e alleati, amici, signori, feudatari, nobili e cavalieri, almeno centocinquanta di loro provenienti da tutto il territorio orvietano comitale e oltre, scesero col papa nelle fondamenta a benedire la pietra angolare, come riportano le cronache medievali). Papa Urbano IV (che eletto non andò mai a Roma) vi stabilì la Sede Apostolica con la Curia e da Orvieto istituì il Corpus Domini nel 1264 per l’universo cristiano, con l’officio ancora usato di Tommaso D’Aquino, anch’egli con Bonaventura da Bagnoregio, Ugone di Provenza, Alberto Magno, nello Studium orvietano, creato nel 1013 da papa Benedetto e dall’imperatore Enrico il santo. No dunque, nessuno sbaglio. Il Fuori Scala è stato proprio stabilito e realizzato. Perché Orvieto è un Altare, un’Ara Etrusca. Perché i primi esseri umani riconobbero la sacralità di questo Luogo nato dalle lave dei vulcani vulsiniesi nell’antico oceano primordiale. Sull’ara antica Luogo Celeste dei Padri Etruschi; sull’altare maggiore rupestre dei Credenti, dei Fedeli, dei Cavalieri, dei Monaci e degli Eretici, è stato fondato questo sublime immenso Tabernacolo del Duomo di Orvieto che racchiude e custodisce gelosamente un altro tabernacolo incorruttibile di marmo che ancora in sé contiene un incredibile scintillante tabernacoloreliquiario di Luce, custodia e scenografia del Mistero della Salvezza, del Dono Eucaristico, il Lino santo intriso di Sangue del Cristo e l’ostia tramutata in Carne. Il Corpo e il Sangue di Gesù. La Sindone di Orvieto. Urbisveteris Civitas Eucharistica Supra Montem Posita. Orvieto la Città del Corpus Domini.

Silvio Manglaviti-Orvieto Città del Corpus Domini




Tornano le conferenze dell’ISAO dal 26 novembre al prossimo 20 maggio

Dopo quasi due anni di forzata sospensione di ogni iniziativa, l’Istituto Storico Artistico Orvietano riprende le sue tradizionali attività: e, come avveniva ogni anno in questo periodo autunnale, ha finalmente programmato il nuovo ciclo di conferenze, quelle per l’anno accademico 2021-22. Il programma di quest’anno ha come titolo, “Incontro con la storia e l’attualità” e avrà un doppio filo conduttore, conferenze di cultura generale e di storia e arte di Orvieto e dell’Umbria. .

Si comincia, il prossimo 26 novembre, con una emblematica riflessione sul Tempo e sullo Spazio. Danilo Giulietti, un orvietano che tutti conosciamo come professore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, ci guiderà nei meandri del concetto di Infinito, in tutte le accezioni possibili: nella fisica, nella filosofia, nella cosmologia. Sono gli infiniti: che, come l’infinito silenzio di Leopardi, ci fanno meditare sulla veridicità delle ininterrotte prospettive di questo mondo. I limiti ineludibili della conoscenza hanno da sempre illuminato nuove aree prima sconosciute, ed hanno man mano svelato altre incognite sempre più vaste, appunto in un processo infinito. Così, di pari passo, se la nostra società continua a basarsi su un’ipotesi di sviluppo infinito, fiduciosa del sostegno di un inarrestabile progresso tecnologico, nel frattempo la natura ci manda segnali, come il cambiamento climatico e lo squilibrio degli ecosistemi operato dalla globalizzazione, che ci fanno riflettere come la comprensione umana dell’Universo non possa essere staccata dalla comprensione del destino di questa nostra piccola Terra.

Ben tre di queste conferenze sono state organizzate in collaborazione con altre associazioni. Insieme all’Associazione ASDS “E. Majorana”, parleremo dei Salti d’acqua nel territorio orvietano (10 dicembre), una ricognizione di Claudio Bizzarri tra l’escursionismo e la ricerca romantica di luoghi emozionanti. Con l’Associazione degli ex Alunni del Liceo Classico “F.A. Gualterio” di Orvieto riscopriremo, grazie a Roberta Galli (14 gennaio), Giovanni Cozza ed il suo teatro in Orvieto esemplare testimonianza degli esordi di una luminosa imprenditoria culturale; e grazie a Carlo Pagliucci, la Romanza da Salotto italiana (6 maggio), che riprende il tema delle conferenze musicali, già trattato nel 2018 dallo stesso Pagliucci con i canti della Grande Guerra.

All’arte sono dedicati nello specifico due momenti: Laura Teza, docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Perugia,  ci parlerà (4 febbraio) dei contenuti reali e simbolici che si possono intus-legere nei paesaggi del Perugino: le straordinarie ambientazioni rivelano un nuovo modo di guardare la realtà direttamente collegato non solo all’esperienza vissuta dall’artista, ma anche alla memoria degli avvenimenti politici che toccarono anche tragicamente le città umbre a fine ‘400. Ancora sul mondo dell’Arte, la neuropsichiatra infantile Maria Celeste Pierantoni con Bambini nel tempo (18 febbraio), tratteggerà la commovente nascita del sentimento dell’infanzia nell’iconografia, sia colta sia popolare, che vide la luce anche per l’esigenza di formare i nuovi eredi dei valori della società. In questo senso la storia dell’arte si intreccia con la storia della pedagogia.

In un vettorialità culturale parallela, Francesco Bufalini (8 aprile) ci parlerà del comportamenti dei cani, i nostri amici animali più cari: come interpretare i loro messaggi? come armonizzare i nostri rapporti con la loro natura?

Mirando alla storia socio-culturale del XX secolo, ricorderemo un centenario importante: il 5 marzo 2022 saranno cento anni dalla nascita di Pierpaolo Pasolini e Guido Barlozzetti, alla vigilia della ricorrenza (4 marzo), rievocherà i principali passi della vita appassionata di questa figura solitaria, oscillante tra un profondo amore per la vita e una sua quasi cosciente distruzione, attraverso gli Scritti corsari, raccolta di articoli degli anni 1973-75 che aveva pubblicato sul Corriere della Sera. Incentrati sull’analisi impietosa della società italiana con i suoi mali e le sue angosce, suscitarono molte polemiche ma sono ancora terribilmente attuali. Rimanendo al secolo scorso, Lamberto Ferranti (25 marzo) parlerà di un’Umbria generosa che accolse giovani legionari senza patria: fu infatti nella nostra regione che, verso la fine della Prima Guerra Mondiale, fu addestrata una formazione armata, la Legione Cecoslovacca. Circostanza assolutamente inusuale, perché quell’esercito nacque prima della fondazione dell’entità politica e territoriale che era chiamata a difendere, cioè il nuovo stato della Cecoslovacchia.

La storia toccherà ancora l’Umbria ma nel XV secolo: Antonio Santilli (20 maggio) approfondirà, per Orvieto, un secolo poco studiato ma in realtà assai rilevante, perché fu allora che la città venne inserita definitivamente nello Stato della Chiesa; e questo significò anche mutamenti istituzionali, economici e sociali.

Anche grazie alla collaborazione con gli altri sodalizi cittadini e all’apporto di contenuti vari e diversi, come vedete l’Isao anche quest’anno conferma il “classico” numero di dieci date. Voglio infine ricordare che sono in cantiere un nuovo numero del Bollettino dell’Istituto, una Miscellanea di saggi, ed un numero speciale di Lettera Orvietana per ricordare i cinquant’anni dall’inaugurazione dei corsi della Scuola Statale d’Arte, oggi Liceo Artistico.

Per quanto riguarda le sedi dove verranno tenute le conferenze, in considerazione ancora della situazione sanitaria ed il termine ultimo dello stato di emergenza attualmente fissato al prossimo 31 dicembre, per il momento abbiamo ipotizzato che le prime due conferenze si svolgano al Museo Greco, la cui concessione in uso abbiamo richiesto dall’Opera del Duomo, entrambe con inizio alle 17.30.

PROGRAMMA DELLE CONFERENZE ISAO

VENERDÌ 26 NOVEMBRE 2022.

Danilo Giulietti, Dipartimento di Fisica, Università di Pisa: Infinito (in matematica, fisica, cosmologia, filosofia).

VENERDÌ 10 DICEMBRE 2021

in collaborazione con l’Associazione ASDS “Ettore Majorana” Claudio Bizzarri, Archeologo, American Institute of Archaelogy: Gutta cavat lapidem. Salti d’acqua nel territorio orvietano.

VENERDÌ 14 GENNAIO 2022

in collaborazione con l’Associazione ex-Alunni del Liceo Classico F.A. Gualterio. Roberta Galli, Archivista e ricercatrice di Storia locale: Giovanni Cozza ed il suo teatro in Orvieto. “Alla cultura più che al diletto”.

VENERDÌ 4 febbraio 2022

Laura Teza, Università degli Studi di Perugia: Cultura e memorie umbre nel paesaggio di Pietro Perugino.

VENERDÌ 18 febbraio 2022

Maria Celeste Pierantoni, Neuropsichiatra infantile: Bambini nel tempo. Rappresentazioni dell’infanzia nella storia dell’arte e dell’educazione.      

VENERDÌ 4 MARZO 2022

Guido Barlozzetti, Giornalista, Scrittore, Storico del Cinema: Pasolini, l’ultimo corsaro. A cent’anni dalla nascita.

VENERDÌ 25 MARZO 2022

Lamberto Ferranti, Studioso di storia e letteratura ceco-slovacca: L’Umbria come culla della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca; la Legione ceco-slovacca del 1918.

VENERDÌ 8 APRILE 2022

Francesco Bufalini, Veterinario: Il cane ed i suoi messaggi. Cosa ci vuole comunicare e come comportarsi.  

VENERDÌ 6 MAGGIO 2022

in collaborazione con l’Associazione ex-Alunni del Liceo Classico F.A. Gualterio. Carlo Pagliucci, Musicologo: La romanza da salotto italiana. Conferenza musicale.

VENERDÌ 20 MAGGIO 2022

Antonio Santilli, Università degli Studi La Sapienza di Roma: Orvieto nel Quattrocento.