A San Venanzo la mostra della pittrice Giuseppina Anselmi Faina in collaborazione con la Fondazione per il Museo Claudio Faina

Il Comune di San Venanzo e la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” hanno organizzato congiuntamente, nel quadro di un accordo di collaborazione sottoscritto alcuni mesi fa, la mostra Giuseppina Anselmi Faina. Una pittrice dell’Ottocento tra Piemonte e Umbria.
L’esposizione è allestita negli spazi del secondo piano del Palazzo Comunale di San Venanzo, già una delle residenze dei Faina sul Monte Peglia, zona legata alle origini della famiglia. È stata
inaugurata ieri, sabato 15 aprile, e resterà visitabile sino al 21 maggio 2023. All’inaugurazione, aperta dagli interventi di Marsilio Marinelli (sindaco di San Venanzo), Daniele Di Loreto (presidente Fondazione per il Museo “Claudio Faina”), Luca Montecchi e Giuseppe M. Della Fina, hanno partecipato il senatore Walter Verini, la deputata Emma Pavanelli e i consiglieri regionali Simona Meloni e Michele Bettarelli. Nel corso della cerimonia sono state presentate – a sorpresa – due
nuove tele, dipinte probabilmente dalla pittrice, da parte dell’attuale proprietaria. Lungo il percorso espositivo si racconta la vita di una donna dell’Ottocento che cercò di affermare il diritto ad essere una pittrice. Sullo sfondo si snodano vicende familiari, avvenimenti significativi del Risorgimento italiano, incontri con artisti di primo piano del suo tempo.
La mostra, curata da Giuseppe M. Della Fina, è accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo, che costituisce il secondo numero della collana Letture Fainiane. Il catalogo (Intermedia Edizioni) è firmato dallo storico Luca Montecchi, autore già di una monografia sulla pittrice.

Sempre nell’ambito della mostra sono previsti altri due appuntamenti ad arricchire il calendario:

venerdì 5 maggio alle 18 al Centro Congressi “La Serra” ci terrà la presentazione del libro “Zeffirino Faina. L’attività politico-amministrativa nel Consiglio Provinciale dell’Umbria (1861-1892)” curato da Rita Rossetti e pubblicato nel 2017 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

Sabato 20 maggio, si terrà la presentazione di “Una storia di brigantaggio. Il rapimento e l’uccisione del Conte Claudio Faina”, primo volume della collana Letture Fainiane, curato da Luca Montecchi e Giuseppe Maria Della Fina che ripercorre la vicenda che, nel 1874, vide coinvolto l’esponente della nobile famiglia e il brigante David Biscarini, originario di Marsciano.




Tre eventi nel segno del Signorelli a cura di Opera del Duomo e Unitre

In occasione dei 500 anni dalla morte di Luca Signorelli, Opera del Duomo di Orvieto e Unitre – Università delle Tre Età di Orvieto proporranno, in piena sinergia e condivisione di intenti, tre appuntamenti culturali di spessore rivolti all’intera cittadinanza. Sarà la dottoressa Alessandra Cannistrà, curatore del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, ad inaugurare la serie con l’incontro “Signorelli e il Rinascimento a Orvieto”, programmato per lunedì 17 aprile alle 17 al Museo Emilio Greco. “Per l’Unitre – afferma il presidente, Riccardo Cambri – interagire con le competenze dell’Opera del Duomo di Orvieto rappresenta un grande privilegio e un arricchimento culturale che ricadrà positivamente sui nostri associati. La collaborazione oramai consolidata con l’stituzione presieduta dall’ingegnere Andrea Taddei è vitale per lo svolgimento delle nostre attività culturali, grazie alla gentile ospitalità presso il Museo Greco di una parte rilevante della nostra programmazione. Ringrazio la dottoressa Cannistrà per averci riservato un argomento signorelliano di così alto respiro”.

“Signorelli e il Rinascimento a Orvieto”
Il filo rosso che lega la cattedrale orvietana al suo museo passa per alcune opere di particolare significato per le vicende artistiche di questo luogo unico al mondo. Così, in occasione del V anniversario della morte di Luca Signorelli abbiamo la possibilità di seguire al Museo dell’Opera del Duomo alcune interessanti tappe di quel ‘tracciato rinascimentale’ che a Orvieto si sviluppò dal cantiere quattrocentesco del duomo intorno ai grandi artisti presenti nel corso del XV secolo: Gentile da Fabriano, Piermatteo d’Amelia, Antonio da Viterbo, Pinturicchio e, sulle impalcature della Cappella Nova, Beato Angelico e Luca Signorelli. Tra i momenti di maggior interesse: la grande tavola della Maddalena, dipinto di valenza civica oltre che devozionale originariamente collocato anch’esso nella Cappella Nova; la “tegola” del doppio ritratto legata alla storia della fortuna degli affreschi del Finimondo; e la Libreria Albèri, rarissimo esempio di biblioteca privata annessa a una cattedrale. (Alessandra Cannistrà)




La sindaca Tardani replica a Barbabella, “capitale italiana della cultura, un processo inclusivo destinato a proseguire”

Caro professor Barbabella,
non mi sorprende la sua nota. Le dico con un sorriso che me l’aspettavo ed esattamente nei contenuti che mi ha fornito. Voglio innanzitutto ringraziarla per aver contribuito, in distinte occasioni e con ruoli diversi, al dossier di candidatura di Orvieto a Capitale italiana della Cultura 2025. Proprio per la sua attiva partecipazione, francamente non comprendo il disagio che manifesta visto che le sue proposte e i suoi preziosi suggerimenti, come ha potuto vedere, hanno trovato spazio in un progetto che ha avuto un’ampia e convinta partecipazione della città e delle sue articolazioni. Il tutto in un processo – è bene ribadirlo – che non è certo iniziato con la candidatura ma che ha avuto in questa occasione il naturale punto di ricaduta di un lavoro che stiamo portando avanti da più di tre anni a questa parte. E di cui siamo molto orgogliosi.
Detto questo, con altrettanta serenità, condivido ben poco della sua analisi che, come spesso accade, rischia di confondere i lettori meno informati perché nelle sue considerazioni mancano premesse importanti a partire dalle finalità e dagli obiettivi del bando predisposto dal Ministero della Cultura a cui abbiamo fedelmente risposto. Perché al di la di tutto di questo si trattava. Va da se che non avendoli chiari o quantomeno esplicitati, non so se volutamente o meno, quelli che lei ritiene punti di debolezza sono in realtà per noi – e non solo per noi visti i riscontri avuti – i punti di forza della proposta progettuale. Quelli che ci hanno consentito di accedere alla selezione finale, risultato non scontato, e poter illustrare e mostrare, non solo alla commissione ma ad un ampio pubblico, il valore culturale e le potenzialità della nostra città. Migliorare l’offerta culturale, rafforzare e favorire la coesione e l’inclusione sociale, rafforzare gli attrattori culturali e destagionalizzare i flussi turistici, utilizzare le nuove tecnologie per coinvolgere le giovani generazioni e migliorare l’accessibilità, promuovere l’innovazione nei settori culturali e creativi. Questi.erano gli obiettivi con i quali ci dovevamo confrontare e con i quali ci siamo misurati.
Fatta questa doverosa e necessaria precisazione, la sua lettera tuttavia almeno su una cosa riesce finalmente a far chiarezza. Prima di tutto a lei. Pur nella rigidità di un bando e di una competizione, nel progetto abbiamo messo la nostra idea di città, quella visione che nei suoi ripetuti interventi ci accusa di non avere e che oggi suo malgrado è costretto ad ammettere che invece esiste. Quella idea di città che a questo punto, mi viene da dire, non ha semplicemente voluto vedere perché è, legittimamente, diversa dalla sua. E quello che scrive ne è la conferma.
Un’idea di una città alla quale la storia ha consegnato tesori e meraviglie, esperienze e conoscenze, ma che vuole proiettarsi nel futuro, che vuole aprirsi alla contemporaneità e alla modernità senza rinnegare il passato, che vuole abbracciare i suoi giovani affinché possano trovare nelle vocazioni di questo territorio un motivo per tornare, un motivo per rimanere, un’opportunità. Una città dove la cultura sia coinvolgente, e non appannaggio dei soliti pensatori, che possa essere raccontata con modi e linguaggi nuovi, attraverso l’innovazione e le nuove tecnologie. Una città e un modello di cultura, mi permetta, diverse da quelle impolverate, stereotipate e troppo rigidamente ancorate al passato che traspaiono dalle sue poche righe. Un passato che è sicuramente e indubbiamente un punto di forza ma che può diventare anche un limite se non si ha il coraggio di provare ad andare oltre. Di sconfinare.
Il bando della Capitale della Cultura non è un concorso di bellezza ne tantomeno una selezione per titoli. Di 10 città – tutte quante meritevoli per la storia, il patrimonio e i valori che custodiscono – ne vince una. E le variabili sono tante, le più inaspettate. Immagino non le siano sfuggite le immotivate pressioni delle ultime ore prima delle audizioni ne tantomeno come Lampedusa e i temi dell’accoglienza siano state tra le motivazioni trainanti della vittoria di Agrigento. Noi non abbiamo nascosto i nostri punti deboli, li abbiamo evidenziati e cercato di tramutarli in opportunità, non abbiamo dimenticato il contesto territoriale in cui ci troviamo e di cui siamo quotidianamente i capofila ma anzi abbiamo esaltato il ruolo centrale di crocevia e di incontro che ha sempre rappresentato la nostra città sin dai tempi degli Etruschi, siamo partiti proprio dalle solide radici della nostra storia e non le abbiamo affatto ignorate come lei vuole far credere. Sono tutte lì, nel dossier, e da quelle prendono spunto tutti i ragionamenti e le proposte. Sono però punti di partenza da cui proiettarsi e non dogmi immutabili. Proposte concrete e realizzabili, con ricadute anche oltre le scadenze temporali perché coerenti e sostenibili nel tempo. Per questo, senza retorica, ho più volte detto che avevamo già vinto nel momento in cui eravamo riusciti a costruire un progetto insieme alla città, senza steccati e divisioni. Un percorso in divenire. Per questo l’esito della competizione non è una battuta d’arresto, anzi. Il processo che si è avviato, aperto e inclusivo, non può essere fermato, vogliamo e possiamo portarlo avanti comunque con convinzione ed entusiasmo, quello che non ci è mancato e non ci mancherà in futuro e che non è affatto componente secondaria per competere in una sfida o centrare un traguardo. Quell’entusiasmo che Orvieto aveva perso da tempo e che oggi sta finalmente recuperando.
Ho avvertito il clima con cui la città ha vissuto questa avventura soprattutto nelle ultime settimane. Dopo tanto tempo si è vista una città – o almeno la stragrande maggioranza – che si ritrovava unita per un obiettivo, per costruire qualcosa e non per andare contro qualcuno o per difendersi. E mi emoziono ancora quando riascolto l’intervento conclusivo della giovane Sophia che forse avrebbe meritato un pensiero tra le sue varie riflessioni.
Quanto al Most, in attesa di essere ricevuti, le comunico che, con ogni probabilità, il ministro Sangiuliano sarà a Orvieto entro l’estate e avremmo modo anche di fargli vedere quello che spero presto potremmo rappresentargli come da mandato del consiglio comunale. E’ un progetto difficile e ambizioso, ma come tutte le proposte di rifunzionalizzazione di una parte importante della città non lasceremo nulla di intentato.

Roberta Tardani




Il 24 marzo Giordano Conticelli presenta “Epifanie divine. Orvieto e il teatro sacro di maniera”

Venerdì 24 marzo alle ore 17,30, presso il Palazzo Coelli, sede della Fondazione CRO, nell’Auditorium Gioacchino Messina, Giordano Conticelli, Art History Ph.D Student (il nostro Dottorando di Ricerca) all’Università dello Stato di Washington a Seattle, presenterà una lezione dal titolo “Epifanie divine. Orvieto e il teatro sacro di maniera”. La conferenza è compresa nell’insieme delle manifestazioni che l’Istituto Storico Artistico Orvietano ha organizzato in occasione del V Centenario dalla morte di Luca Signorelli e Pietro Perugino.

La lezione di Giordano Conticelli analizzerà il complesso ruolo dell’artista nel contesto della produzione del XVI secolo, in particolare nell’epoca caratterizzata dallo stile chiamato Maniera che per molto tempo fu considerato erroneamente come il vizio che distrusse la pittura, specie dopo la presa di posizione di Giovanni Pietro Bellori. La pittura in realtà conobbe un grande momento di rivalsa sulla scultura al punto tale da diventare quasi egemone: ed in questo contesto il laboratorio orvietano conobbe una sua particolare autonomia dove pittura e scultura accompagnano di pari passo la realizzazione del nuovo Duomo controriformato. Nel secolo a cavallo tra gli affreschi del Signorelli e l’Annunciazione del Mochi, l’identità dell’artista entra in una fase di piena consapevolezza del proprio ruolo. È proprio nella Cappella Nova, all’alba del Cinquecento, che l’artista cortonese rivendicò con orgoglio un suo ruolo di creatore, così come sarà Francesco Mochi riportando la scultura sul grande palcoscenico dell’arte. Ad Orvieto, dove l’arte si confonde con il mondo reale e l’artista si immedesima in un taumaturgo che infonde miracolosamente vita alle proprie creazioni, si trovano i germogli dell’artificioso e complesso, ma innovatore, Teatro della Maniera.

Oltre alle numerose attività che Giordano Conticelli ha svolto negli Stati Uniti, anche nel campo di organizzazioni di mostre, ricordiamo solamente due interventi, molto seguiti, che ha presentato ad Orvieto: nel 2019: a febbraio, Il Martirio di san Matteo del Caravaggio, presso l’Unitre; e ad aprile Il Corpo Umano nel Duomo di Orvieto, proprio questo stesso Istituto Storico Artistico Orvietano. E infine, oltre alle molte pubblicazioni in lingua inglese, ricordiamo solamente il suo capitolo su La Cappella del Signorelli, in Museo Civico. 50 Opere della Storia di Orvieto, a cura di Giuseppe M. Della Fina, Milano 2021.




Il 10 marzo proiezione del documentario sul restauro della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto

Venerdì 10 marzo alle17, al MODO: Museo Emilio Greco in piazza del Duomo nel corso dell’evento “Signorelli e Perugino: due pilastri del primo Rinascimento”, con l’organizzazione di Incontri con la storia e l’attualità: Signorelli 1523-2023, il Lions Club Orvieto, l’Istituto Storico-artistico orvietano e il Panathlon Club Orvieto, sarà proiettato, per la prima volta assoluta, il video-documentario ufficiale sui restauri della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto. Fu incaricato di questo lavoro il Centro di Produzione Astravox (attualmente Astravideo di Alessio Goti) che seguì tutte le operazioni dal montaggio allo smontaggio delle impalcature per seguire, ai vari livelli, il restauro dei preziosi affreschi. Operatori di ripresa Massimo Santopaolo e Alessio Goti autore anche del montaggio. Regia di Gino Goti che aveva già al suo attivo un premio internazionale per il documentario turistico e il video “Oltre il restauro verso un museo intelligente”: il restauro della Natività del Perugino da allora esposta alla Galleria Nazionale dell’Umbria cui Mino Damato dedicò un collegamento diretto nella sua trasmissione “Alla ricerca dell’Arca”.
L’appuntamento per la proiezione del video sul restauro del Signorelli alle 17.00 di venerdì
10 marzo sarà seguita da una conferenza di Claudio Strinati, notissimo storico dell’arte,
conduttore televisivo e divulgatore di storia dell’arte.




Svelato il logo di Orvieto capitale italiana della cultura 2025, tutto parte dal Pozzo di San Patrizio

Svelato sui profili social del Ministero della Cultura dedicati alle Capitali della Cultura il logo di Orvieto Capitale italiana della Cultura 2025. Il marchio prende spunto dalla sezione del Pozzo di San Patrizio, tra i luoghi simbolo della città e del dossier di candidatura “Meta Meraviglia – La cultura che sconfina”, tratta da una incisione di Della Valle del 1791 e custodita nella Biblioteca comunale “Luigi Fumi”.
La sezione del Pozzo diventa la O di Orvieto da cui si irradia l’energia culturale della città, il tratto centrale – che nella realtà rappresenta il passaggio tra la scalinata di accesso a quella di uscita, rielabora il messaggio del “purgatorio di San Patrizio” e diventa il simbolo della capacità avuta dalla città nella storia di connettere Mondi. I tagli aperti delle O nel lettering che accompagna il logo rilanciano infine il concetto della città aperta, meta e punto di partenza, e della volontà di non porsi confini.
Il colore oro che tratteggia l’esterno e l’interno del logo e sottolinea la scritta 2025 è il frutto della campionatura del colore utilizzato da Luca Signorelli per dipingere la Cappella di San Brizio in Duomo. Orvieto presenterà il dossier di candidatura nell’audizione in programma martedì 21 marzo alle 9 al Ministero della Cultura. L’audizione sarà visibile in diretta streaming sul canale You Tube del Ministero della Cultura. In corsa per il titolo 2025 altre nove città: Agrigento, Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio, Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto, Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone), Spoleto.  




Per l’anno dedicato al Signorelli più di 30 giornalisti esteri in visita all’Opera del Duomo

Oltre trenta giornalisti di testate estere hanno preso parte ad un tour che li ha portati da Roma ad Orvieto per conoscere la storia di Luca Signorelli e della Cappella di San Brizio nella Cattedrale orvietana.  Reporter e giornalisti corrispondenti di molti paesi nel mondo sono stati ospiti dell’Opera del Duomo di Orvieto venerdì scorso, nell’ambito delle iniziative di promozione dell’anno dedicato alle celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Luca Signorelli.

Accolta dal presidente della Fabriceria Orvietana, Andrea Taddei, dal sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, dal presidente del Gal Trasimeno-Orvietano, Gionni Moscetti e dagli altri membri del Cda dell’Opera, Giuseppe Della Fina, Giovanna Bandinu e Don Francesco Valentini, la delegazione ha potuto approfondire le proposte culturali e storiche che caratterizzeranno le iniziative del cinquecentenario.  Durante la mattinata, nella sede dell’Opera, giornalisti e report hanno preso visione del video sugli affreschi della Cappella di San Brizio, con protagonista il noto divulgatore scientifico e conduttore, Mario Tozzi. Sotto la guida di Noemi Grilli, responsabile dell’Archivio Storico dell’Opera del Duomo, hanno poi osservato da vicino i contratti che Luca Signorelli sottoscrisse con l’Opera del Duomo per il suo incarico.

La visita, alla presenza del Vescovo della Diocesi Orvieto-Todi, Monsignor Gualtiero Sigismondi, è proseguita nel pomeriggio all’interno della Cappella di San Brizio affrescata da Luca Signorelli, meraviglia del Duomo di Orvieto.  L’incontro è stata anche l’occasione per presentare il calendario definitivo delle conferenze che in questo anno celebreranno Luca Signorelli. Arte, architettura, teologia, storia e teatro, saranno gli argomenti su cui si incentrerà il percorso culturale che vedrà la partecipazione di importanti relatori: Francesco Federico Mancini e Cristina Galassi docenti dell’Università degli Studi di Perugia, Antonio Natali, storico dell’arte, già direttore della Galleria degli Uffizi e attualmente membro del consiglio di amministrazione dell’Opera di Santa Maria del Fiore, Tom Henry professore di storia dell’arte presso l’Università di Kent e direttore dell’istituto di Kent a Roma, Padre Jean Paul Hernandez docente presso la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Pontificia Università Gregoriana, S. Em. Rev. Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura e S. E. Monsignor Gualtiero Sigismondi, Vescovo della Diocesi di Orvieto – Todi.

“Altre iniziative organizzate dall’Opera del Duomo – ha dichiarato in conclusione il presidente Andrea Taddei – si aggiungeranno e segneranno l’anno signorelliano: presto ne daremo comunicazione con nostra soddisfazione e, ne sono certo, dell’intera comunità orvietana”.




La nuova vita dell’Unitre di Todi, presidente Sergio Guarente e esordio il 22 marzo con il critico d’arte Costantino D’Orazio

Nuova vita per l’Università della Terza Età di Todi, la cui attività si era andata esaurendo nel periodo dell’emergenza pandemica. Su impulso della Consigliera Nazionale e coordinatrice Unitre dell’Umbria Mara Quadraccia, con il sostegno dell’assessorato alla cultura del Comune di Todi, si è proceduto alla rifondazione della sezione di Todi, necessaria anche ai fini delle novità normative sopraggiunte a regolare il terzo settore. Nei giorni scorsi si sono tenute due assemblee che hanno portato alla ricostituzione del consiglio direttivo che sarà guidato da Sergio Guarente, già dirigente scolastico del Liceo Jacopone, il quale sarà affiancato da Sandra Proietti, che ha assunto il ruolo di direttrice dei corsi e da Maurizio Aristei nel ruolo di tesoriere; vicepresidente sarà Tiziana Menciotti e segretario Rita Perari.
“Ho apprezzato il forte pragmatismo emerso fin da primi incontri – sottolinea l’assessore alla cultura Alessia Marta – al quale l’Amministrazione comunale ha intenso rispondere mettendo a disposizione una sede stabile presso la Biblioteca comunale e i propri spazi, a partire dalla sala Vetrata, per lo svolgimento dei corsi”. L’inaugurazione dell’anno accademico è stata fissata per mercoledì 22 marzo, nella sala del Consiglio dei Palazzi Comunali, con una conferenza di Costantino D’Orazio, storico dell’arte e saggista, giornalista e conduttore televisivo in vari programmi culturali delle reti RAI. Nell’occasione sarà anche presentato il programma degli incontri che, con cadenza periodica, accompagneranno la ripresa dell’attività dell’Unitre di Todi che resta intitolata a Giuseppe Orsini.
“Il livello regionale e nazionale non farà mancare il proprio supporto, vista l’importanza di una città come Todi”, ha dichiarato Mara Quadraccia, la quale non ha escluso la presenza in futuro del presidente nazionale Piercarlo Rovera.
“La ripartenza dell’Unitre – evidenzia il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano – è un segnale positivo per la vita sociale e culturale della città: nel ringraziare e congratularmi con quanti hanno assunto l’impegno di promuoverne le attività, ritengo opportuno ribadire la massima collaborazione da parte del Comune nel favorirne le iniziative”.




Tredici artiste in mostra per “Women in Art – XXI” a Bolsena per l’8 marzo

Tredici artiste si incontreranno a Bolsena per celebrare la festa della donna. Lo faranno l’8 marzo, alle 16,30, alla sala multimediale dell’ufficio turistico comunale, al civico 9 di piazza Matteotti, per l’inaugurazione della mostra a ingresso libero “Women in art – XXI”, curata dall’artista Paolo Berti e da Premio Centro con GalleriaViva, nell’ambito della rassegna “Rosa, Rosae…  Declinare al femminile” patrocinata dal Comune di Bolsena, dalla Pro loco Bolsena e dal Centro Sviluppo Bolsena e il Lago. Lidia Bachis, di Viterbo; Simona Benedetti e Rita Sargenti, di Nepi; Fabiana Centofanti, Maria Grazia Tata e Maria Pizzi di Soriano nel Cimino; Anna Donati Iskra, di Civitanova Marche; Benedetta Jandolo, di Bologna; Maribel Diez, Simona Gloriani, Eugenia Serafini, Teodora Ricciardi e Gabriella Tirincanti, di Roma; fino al 18 marzo, proporranno al pubblico un’esposizione con opere che spaziano dalla pittura alla fotografia, dalla ceramica alle installazioni.

“Linguaggi diversi, interpretazioni di varietà espressive, soggettive e appartenenti esclusivamente alle menti e alle personalità delle artiste – sottolinea il curatore della mostra Paolo Berti -. Il mondo dell’arte, dal 1500 in poi, ha difficilmente preso atto della grande qualità delle donne nel campo dell’arte visiva. Ricordiamo Sofonisba Anguissola, tra tardo Rinascimento e primo Barocco, e Artemisia Gentileschi nel Seicento. Poche altre sono state annotate nel grande libro della storia dell’arte, tra cui, nel Novecento, Frida Khalo e Tamara De Lempicka. Solo nella seconda metà del Ventesimo secolo, le donne diventano protagoniste sempre in tutti i campi: dalla scienza alla politica, dalla partecipazione sociale al mondo del lavoro; dalle professioni all’arte. Oggi sono tante e tutte esprimono opere di grande interesse sia culturale che artistico. Noi abbiamo pensato che “quel declinare al femminile” dovesse permettere alle artiste di portare la testimonianza del loro talento e della loro visione della realtà”.




Al Museo “Claudio Faina” dal 21 gennaio alle 17 in mostra le opere di Aurora Cela e Michele Bernardini

Lo spazio espositivo del Museo “Claudio Faina” – intitolato alla pittrice Giuseppina Anselmi Faina – ospita, subito dopo la mostra Oriente Occidente. Omaggio a Pier Paolo Pasolini con opere di Salvatore Ravo, l’esposizione Sperimentazioni curata dal prof. Stefano Ugolini (sino al 19 febbraio). Lungo il percorso espositivo si potranno osservare opere realizzate da Aurora Cela e Michele Bernardini. La ricerca di quest’ultimo, con laurea in Nuove Tecnologie dell’Arte conseguita presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, fonde una riflessione sulla natura dell’immagine contemporanea e una sperimentazione che unisce le tecniche tradizionali alle nuove tecnologie.
L’immagine è intesa come un materiale fluido in grado di migrare attraverso vari dispositivi e supporti sia digitali che analogici. Il percorso di Aurora Cela ha ugualmente, al centro dei suoi interessi, l’immagine e la sua funzione nel mondo contemporaneo. Un’attenzione che scaturisce da una conoscenza dell’arte antica, moderna e contemporanea e della filosofia e della letteratura del Novecento. Entrambi hanno partecipato già con loro opere a mostre allestite a Firenze, Perugia, Orvieto e Sarzana.
La cerimonia d’inaugurazione è prevista per sabato 21 gennaio, alle ore 17.00.