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I musei sono viventi e non spazi vecchi, noiosi e polverosi

Orvieto, come quasi tutte le città italiane ed europee, è un museo a cielo aperto. Ma esiste un sistema per meglio valorizzare e promuovere il nostro Patrimonio?
Oltre a educare e a sensibilizzare i cittadini verso la propria identità storica, fondamentale per capire chi siamo e da dove veniamo, è necessario elaborare idee stimolanti in grado di intercettare l’interesse dei visitatori che, anche inconsapevolmente, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo, di forte, di significativo. Questa esigenza deve però fare i conti con il problema dei musei che è quello di tenersi in piedi, soprattutto in un tempo in cui i finanziamenti pubblici stanno diminuendo. Ad essi – che non hanno scopo di lucro e rientrano tra i servizi pubblici essenziali- è chiesto di aumentare la propria capacità di ‘auto-mantenersi’ per garantire il lavoro del personale, la funzionalità delle strutture, la conservazione delle collezioni, l’attività di ricerca.  A incidere negativamente sono poi i cosiddetti ‘luoghi comuni’ molto diffusi tra il grande pubblico. Un museo è molto di più che uno spazio vecchio, immobile, noioso e polveroso, comprensibile solo agli specialisti, piuttosto è un “motore del cammino dell’umanità” verso la “partecipazione alla vita democratica e alla cittadinanza attiva”.

Il museo è un organismo vivente, sempre in trasformazione e, soprattutto, sempre contemporaneo. L’interesse aumenta notevolmente quando il museo riesce a migliorare la qualità della percezione dei visitatori che andrebbero meglio ascoltati per trovare nuovi contenuti e modalità di comunicazione finalizzati a un turismo del senso. Solo allora il turista rimane colpito e ritorna, fino a farsi promotore in casa propria di ciò che ha visto e sperimentato nel suo viaggio.

Da qualche anno si stanno ormai diffondendo nei musei nuove forme di narrazione dove l’esperienza della visita viene arricchita da significati e simboli veicolati da suggestive tecnologie, dove il passato continua a parlare, a emozionare e a suscitare l’immaginazione delle persone.  Qui gli orizzonti dell’innovazione sono apertissimi! Non c’è dubbio che bisogna partire dal linguaggio e dalla comunicazione. Non va dimenticato che un museo è sempre attuale, è un antidoto alla povertà educativa, un luogo di conoscenza e di sviluppo di capacità critiche, un deposito di memoria individuale e collettiva, locale e globale. Un museo non è solo un museo, ma un moderno laboratorio per progettare, per sperimentare nuove forme di fruizione della cultura che non deve più identificarsi con una visione nozionistica e puramente accademica.

Per fare tutto questo è però necessario un impegno corale fra le varie componenti istituzionali e imprenditoriali, una sapiente ed efficace politica di reperimento di risorse umane e finanziare in cui intervengano esperti del settore culturale ed economico.


Museo Claudio Faina

Insomma bisognerebbe avviare un serio lavoro di programmazione e prima ancora d’individuazione strategica degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Dall’irriducibile “staticismo” della cultura, che non riesce a coniugare conservazione e innovazione, si deve passare a modelli di fruizione più partecipativi dove i musei, come i monumenti, acquistino la capacità di comunicare l’attualità che li eleva a ‘beni immateriali’ di grande valore culturale ed etico, come “l’educazione ai diritti umani e alla pace”. Il problema della valorizzazione dei beni culturali appare infatti sempre più attuale perché correlato alla funzione ‘umanizzatrice’ ed educativa dell’arte che -come afferma il Consiglio d’Europa e l’UNESCO- favorisce senza dubbio la crescita e lo sviluppo della personalità e della dimensione sociale per la costruzione della civiltà del futuro.

Ed ecco allora che si fa largo una proposta ‘shock’: unire la forza e la creatività del sistema privato e associativo con il mondo museale, al fine di acquisire quelle conoscenze e quelle esperienze pratiche capaci di orientare le preferenze dei fruitori verso ciò che si ritiene più desiderabile dal punto di vista sociale; in breve riuscire a dare ai visitatori proprio quello che oggi s’aspettano di trovare! Diceva Glenn Gould, pianista e compositore: “Credo che il senso dell’arte sia la combustione interna che essa accende nel cuore degli uomini e non le sue manifestazioni pubbliche superficiali, esteriorizzate. Lo scopo dell’arte non è il rilascio di una momentanea erogazione di adrenalina ma è, piuttosto, la costruzione graduale e permanente di uno stato di meraviglia e serenità”.


Museo archeologico nazionale

Spesso ci si concentra sul marketing turistico quando invece occorre riscoprire e attualizzare continuamente il nostro Patrimonio, sviluppando un modello di turismo culturale che sappia offrire forme di fruizione più adatte al nostro tempo, come la realizzazione di mostre e percorsi espositivi nei diversi luoghi cittadini per dare una visione d’insieme del nostro territorio, così da armonizzare il centro con la periferia. Ma non bisogna illudersi: uno sforzo di questo tipo ha senso soltanto se gli obiettivi dell’offerta sono chiari.

 

 

ENGLISH VERSION

THE MUSEUMS ARE ALIVE AND NOT OLD, BORING AND DUSTY SPACES

Orvieto, like almost all Italian and European cities, is an open-air museum. But is there a system to better enhance and promote our Heritage? In addition to educating and raising awareness among citizens about their historical identity—essential to understanding who we are and where we come from—it is necessary to develop stimulating ideas capable of capturing the interest of visitors who, even unknowingly, are seeking something new, powerful, and meaningful. However, this need must grapple with the museum’s problem of staying afloat, especially in a time when public funding is decreasing. Non-profit museums, which fall under essential public services, are required to increase their ability to ‘self-sustain’ to ensure the work of staff, the functionality of facilities, the preservation of collections, and research activities. Common misconceptions widely spread among the general public also negatively impact museums. A museum is much more than an old, immobile, boring, and dusty space, understandable only to specialists; rather, it is an “engine for humanity’s journey” toward “participation in democratic life and active citizenship.”

The museum is a living organism, always transforming and, above all, contemporary. Interest increases significantly when the museum improves the quality of visitors’ perception, who should be better listened to for finding new content and communication methods aimed at meaningful tourism. Only then does the tourist get impressed and return, becoming an advocate at home for what they have seen and experienced on their journey.

For some years now, new forms of storytelling have been spreading in museums where the visiting experience is enriched with meanings and symbols conveyed by suggestive technologies, allowing the past to continue speaking, captivating, and stimulating people’s imagination. The horizons of innovation are wide open here! There is no doubt that it is necessary to start with language and communication. It should not be forgotten that a museum is always relevant; it is an antidote to educational poverty, a place of knowledge and the development of critical abilities, a repository of individual and collective, local and global memory. A museum is not just a museum, but a modern laboratory to design and experiment with new forms of cultural fruition that should no longer be identified with a purely academic and informational view.

Museo Claudio Faina

To achieve all this, a collective commitment is required from various institutional and business components, a wise and effective policy for obtaining human and financial resources, involving experts from the cultural and economic sectors. In short, a serious planning effort is needed, and, even before that, a strategic identification of the objectives to be achieved. From the irreducible “staticism” of culture, which fails to combine conservation and innovation, it is necessary to move on to more participatory models of fruition where museums, like monuments, acquire the ability to communicate their relevance, elevating them to ‘intangible assets’ of great cultural and ethical value, such as “education for human rights and peace.” The issue of enhancing cultural heritage appears increasingly relevant because it is related to the ‘humanizing’ and educational function of art, which— as stated by the Council of Europe and UNESCO—undoubtedly fosters the growth and development of personality and the social dimension for building the civilization of the future.

Then comes a ‘shocking’ proposal: to unite the strength and creativity of the private and associative system with the museum world, to acquire the knowledge and practical experiences capable of guiding users’ preferences toward what is deemed more socially desirable; in short, to give visitors exactly what they expect to find today! As Glenn Gould, pianist and composer, said: “I believe that the sense of art is the internal combustion that it ignites in the hearts of men, not its superficial, externalized public manifestations. The purpose of art is not the release of a momentary adrenaline rush but, rather, the gradual and permanent construction of a state of wonder and serenity.”

Museo archeologico nazionale

Often, attention is focused on tourist marketing when instead we need to continually rediscover and update our Heritage, developing a cultural tourism model that can offer more suitable forms of fruition for our time. This includes creating exhibitions and exhibition paths in different city locations to provide an overview of our territory, harmonizing the center with the periphery. But there is no room for illusion: such an effort makes sense only if the goals of the offer are clear.

 




I venditori di cultura

“L’arte serve a diventare cittadini – scrive Tomaso Montanari, storico dell’arte – a divertirci e commuoverci…a imparare un alfabeto di conoscenze ed emozioni essenziali per abitare questo nostro mondo restando umani”. È proprio questo il sentimento che ci attraversa quando volgiamo lo sguardo alla cattedrale di Orvieto.

A innalzare una così grande opera fu l’impegno spirituale, civico ed economico di un’intera popolazione, dalle famiglie di alto rango ai semplici cittadini, che grazie al loro sforzo riuscirono a superare invidie e rivalità per dare alla luce una delle “Meraviglie della città di Orvieto”.

A testimonianza di questa raggiunta unità intervenne proprio lo Statuto dell’Opera del Duomo redatto nel 1421, in cui il governo della fabbrica orvietana, come successe per altre cattedrali d’Italia, venne affidato a un’amministrazione laica piuttosto che religiosa: se lo sforzo della costruzione del duomo fu il frutto dell’ingegno e della volontà degli orvietani, la città intera doveva ritenersi, nella persona giuridica del Comune di Orvieto, la legittima proprietaria della sua meraviglia, tanto che decise di servirsi della Fabbriceria per dare prestigio alla cattedrale e “assoldare maestri qualificati ed esperti pagati a giornata, per commissionare raffinati lavori di pittura e di scultura”(Duglald McLellan).

Da allora il Duomo non racconta solo il passato, ma ha lo straordinario potere di essere in qualche modo profeta del futuro. L’arte ha sempre avuto la capacità di anticipare i tempi, di prevedere il futuro, di essere rivoluzionaria e innovativa, provocatoria ed evocativa al tempo stesso. I beni culturali rappresentano un luogo cosiddetto ‘terzo’ dove non si entra da clienti, da destinatari di un marketing, piuttosto per apprendere cose nuove, per arricchire la propria vita, per dilatare il proprio cuore e la propria mente, per aprire nuovi orizzonti allo spirito umano, insomma per costruire una società fatta da cittadini consapevoli e generosi. L’arte si trasforma così in ‘messaggio’ da portare alla gente. Sì alla gente, perché non solo ad Orvieto ma in tutta l’Italia si vende cultura!

Accanto al continuo sforzo di dare un’adeguata sicurezza, custodia e manutenzione al nostro patrimonio, si avverte l’urgenza di renderlo vivo, di animarlo e cioè restituirgli quell’anima che possiede e che col tempo è andata perduta. Come dimostra la tradizione legislativa dello Stato pontificio, l’interesse della Chiesa verso questo problema non ha mai cessato di esistere, soprattutto nel corso degli ultimi anni. Il pontefice Giovanni Paolo II ha istituito nel 1988 una Commissione pontificia con il compito di presiedere alla tutela del patrimonio storico e artistico di tutta la Chiesa (Costituzione Apostolica, Pastor bonus, art. 99), oggi sostituita dal Pontificio Consiglio della cultura, un dicastero della Chiesa che trai suoi impegni ha quello di “valorizzare il patrimonio storico- artistico della Chiesa attraverso la conoscenza e lo studio, l’animazione culturale e pastorale dei diversi beni culturali”. Su questa linea si è mosso anche papa Francesco che nella sua esortazione apostolica, intitolata Evangelii Gaudium, parla di una “via della bellezza” da promuovere e valorizzare con un “nuovo linguaggio parabolico”. Addirittura nel documento si parla anche di forme di bellezza diverse da quelle espresse dai beni culturali ecclesiastici che -ricorda il papa- “possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri”.

Amministrare un bene come il Duomo, ereditato dal passato, è dunque una vera e propria ‘missione’ dentro un mondo che sta perdendo vertiginosamente il valore e la bellezza della cultura. La sfida di oggi sta proprio nella capacità di trasformare questa bellezza in un vero “progetto culturale” che coinvolga Istituzioni e Imprese, dato che la presenza di un patrimonio da sola non basta a generare sviluppo. Ci vuole sensibilità, intelligenza, lungimiranza, preparazione e tanto, tanto coraggio perché nel nostro Paese, provincia e non, anche la semplice decisione di salire su un treno – come si suol dire – non è poi così facile.

 

ENGLISH VERSION

THE SELLERS OF CULTURE

“Art serves to become citizens – writes Tomaso Montanari, art historian – to amuse and move us… to learn an alphabet of knowledge and emotions essential to inhabit our world while remaining human.” This is precisely the feeling that crosses our minds when we turn our gaze to the cathedral of Orvieto. To raise such a great work, it took the spiritual, civic, and economic commitment of an entire population, from high-ranking families to ordinary citizens, who, thanks to their effort, managed to overcome envy and rivalry to give birth to one of the “Wonders of the city of Orvieto.”

As evidence of this achieved unity, the Statute of the Opera del Duomo, drawn up in 1421, intervened, in which the governance of the Orvieto factory, as happened for other cathedrals in Italy, was entrusted to a lay administration rather than a religious one. If the effort to build the cathedral was the result of the ingenuity and will of the people of Orvieto, the entire city, in the legal person of the Municipality of Orvieto, had to consider itself the rightful owner of its wonder. It decided to use the Fabbriceria to give prestige to the cathedral and “hire qualified and experienced masters paid by the day, to commission refined works of painting and sculpture” (Duglald McLellan).

Since then, the Cathedral does not only tell the past, but it has the extraordinary power to be somehow a prophet of the future. Art has always had the ability to anticipate times, predict the future, be revolutionary and innovative, provocative and evocative at the same time. Cultural assets represent a so-called ‘third’ place where you don’t enter as customers, as recipients of marketing, but rather to learn new things, to enrich your life, to expand your heart and mind, to open up new horizons for the human spirit, in short, to build a society made up of aware and generous citizens. Art thus transforms into a ‘message’ to bring to the people. Yes, to the people, because not only in Orvieto but throughout Italy, culture is sold!

Alongside the continuous effort to provide adequate security, custody, and maintenance of our heritage, there is an urgency to make it alive, to animate it, to return to it the soul it possesses and that has been lost over time. As the legislative tradition of the Papal State shows, the Church’s interest in this problem has never ceased to exist, especially in recent years. Pope John Paul II established in 1988 a pontifical commission with the task of overseeing the protection of the historical and artistic heritage of the entire Church (Apostolic Constitution, Pastor bonus, art. 99), now replaced by the Pontifical Council for Culture, a dicastery of the Church that, among its commitments, has that of “enhancing the historical-artistic heritage of the Church through knowledge and study, cultural and pastoral animation of different cultural assets.” Pope Francis has moved in this direction as well. In his apostolic exhortation, titled Evangelii Gaudium, he speaks of a “way of beauty” to be promoted and enhanced with a “new parabolic language.” In the document, there is even talk of forms of beauty different from those expressed by ecclesiastical cultural assets that – as the Pope reminds us – “may be of little significance for evangelizers but have become particularly attractive to others.”

Managing a treasure like the Cathedral, inherited from the past, is therefore a true ‘mission’ within a world that is losing the value and beauty of culture at a dizzying pace. Today’s challenge lies precisely in the ability to transform this beauty into a real “cultural project” that involves Institutions and Enterprises, as the presence of heritage alone is not enough to generate development. It takes sensitivity, intelligence, foresight, preparation, and a lot of courage because in our country, province and not, even the simple decision to get on a train – as they say – is not that easy.




Restauro della meridiana del Vescovo ad Acquapendente, un’eccellenza di Mariano Marziali

A pochi giorni dalla solenne restituzione alla Chiesa di San Francesco del prezioso Crocefisso ligneo del Marani, frutto delle attente cure dei restauratori del Dipartimento Dibaf dell’Università della Tuscia, un’altra opera di inestimabile valore vede la conclusione dei lavori. Il restauratore locale Mariano Marziali ha portato a termine la delicata opera di recupero della meridiana del Vescovo.

L’orologio solare, risalente al periodo successivo al 1650, fu concepito quando Palazzo Oliva venne acquistato e adibito a episcopio. La necessità di uno strumento di misurazione si fece impellente per consentire una chiara visibilità dalle finestre del Palazzo Vescovile dell’epoca, oggi sede del Museo della Città Civico e Diocesano. Il progetto di recupero è stato magistralmente curato dagli Architetti Renzo Chiovelli e Vania Rocchi, che hanno sapientemente guidato il processo di restituzione di questo affascinante elemento storico alla sua antica gloria. La meridiana del Vescovo, oltre a fungere da strumento di misurazione temporale, riveste un ruolo di notevole importanza nel contesto storico-artistico della città di Orvieto.

Il talento e l’impegno di Mariano Marziali emergono in tutta la loro eccellenza, sottolineando il valore di professionisti locali impegnati nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. La città si arricchisce così di un’altra testimonianza della sua storia, pronta a essere apprezzata e studiata dalle generazioni presenti e future.

ENGLISH VERSION

BISHOP’S SUNDIAL RESTORATION IN ACQUAPENDENTE, A FEAT BY MARIANO MARZIALI

A Few Days After the Solemn Return of Marani’s Precious Wooden Crucifix to the Church of San Francesco, Carefully Restored by the Dibaf Department of the University of Tuscia, Another Priceless Work Concludes. Local Restorer Mariano Marziali Completes the Delicate Restoration of the Bishop’s Sundial.

The sundial, dating back to the period after 1650, was conceived when Palazzo Oliva was purchased and converted into an episcopal residence. The need for a measuring instrument became pressing to allow clear visibility from the windows of the then Episcopal Palace, now the seat of the Civic and Diocesan City Museum. The restoration project was masterfully curated by Architects Renzo Chiovelli and Vania Rocchi, who expertly guided the process of returning this fascinating historical element to its former glory. The Bishop’s Sundial, in addition to serving as a temporal measurement tool, holds significant importance in the historical and artistic context of the city of Orvieto.

Mariano Marziali’s talent and dedication shine in all their excellence, emphasizing the value of local professionals committed to the preservation and enhancement of cultural heritage. The city thus gains another testimony to its history, ready to be appreciated and studied by present and future generations.




Rinascimento Universale, il docufilm su Perugino e Signorelli in anteprima al Palzzo del Popolo

Giovedì 14 dicembre, alle 17, il Palazzo del Popolo di Orvieto ospiterà la presentazione e l’anteprima di “Luca Signorelli e Perugino: Rinascimento Universale – immagini Divine”, la docufiction prodotta dal Gal Trasimeno Orvietano nell’ambito delle iniziative promosse per il 500esimo anniversario dalla morte dei due artisti e realizzata dalla Flypix di Roma.

Il giornalista e conduttore televisivo Osvaldo Bevilacqua sarà il protagonista delle interviste impossibili a Pietro Vannucci detto il “Perugino”, impersonato da Giorgio Gobbi, l’indimenticabile Ricciotto de “Il Marchese del Grillo”, e Luca Signorelli, nelle cui vesti si è cimentato Pino Ammendola, volto noto del cinema e della televisione.

Le riprese, dirette dal regista Rosario Montesanti, si sono svolte nei mesi scorsi a Orvieto, e in particolare in Duomo, in Piazza Duomo, in via Maitani e nel chiostro di Palazzo Petrangeli, e a Città della Pieve, al Palazzo della Corgna e a Palazzo Fargna, coinvolgendo i figuranti del Corteo storico di Orvieto, del Corteo delle Dame “Nicoletta de Angelis” e quelli dell’Ente Palio di Città della Pieve.

L’iniziativa rientra nel programma di “A Natale regalati Orvieto” e l’ingresso alla proiezione è gratuito.

ENGISH VERSION

UNIVERSAL RENAISSANCE: EXCLUSIVE PREMIERE OF THE DOCUFILM ON PERUGINO AND SIGNORELLI AT PALAZZO DEL POPOLO

On Thursday, December 14th, at 5 PM, Palazzo del Popolo in Orvieto will host the presentation and exclusive premiere of “Luca Signorelli and Perugino: Universal Renaissance – Divine Images,” a docufiction produced by Gal Trasimeno Orvietano as part of the initiatives commemorating the 500th anniversary of the death of the two artists. The film was created by Flypix in Rome.

Renowned journalist and television host Osvaldo Bevilacqua will take on the role of conducting “impossible interviews” with Pietro Vannucci, known as the “Perugino,” portrayed by Giorgio Gobbi, the unforgettable Ricciotto from “Il Marchese del Grillo,” and Luca Signorelli, embodied by Pino Ammendola, a familiar face from film and television.

The film, directed by Rosario Montesanti, was shot in recent months in Orvieto, particularly in the Cathedral, Piazza Duomo, Via Maitani, and the cloister of Palazzo Petrangeli. It also includes scenes in Città della Pieve, at Palazzo della Corgna and Palazzo Fargna, involving participants from the Historical Parade of Orvieto, the Ladies’ Parade “Nicoletta de Angelis,” and those from the Palio of Città della Pieve.

This event is part of the “A Natale regalati Orvieto” program, and admission to the screening is free.




Per l’anno signorelliano il 12 ottobre incontro con il cardinale Gianfranco Ravasi alla Cappella di San Brizio

Con l’intervento del Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, riprendono gli appuntamenti del ciclo di conferenze “E vidi un cielo nuovo e una terra nuova”, promosso dall’Opera del Duomo di Orvieto in occasione dei 500 anni dalla morte di Luca Signorelli.

La Bibbia grande codice dell’arte occidentale” sarà il tema dell’incontro tenuto dal Cardinale Ravasi che si terrà giovedì 12 ottobre 2023 alle ore 17,30 nella Cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto.

Il successivo appuntamento, che concluderà il ciclo delle conferenze dedicate a Luca Signorelli. sarà tenuto da S. Ecc. Mons. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Orvieto-Todi, il 10 novembre 2023, dal titolo “Passa la figura di questo mondo”. Gli appuntamenti del ciclo “E vidi un cielo nuovo e una terra nuova” vengono promossi con il patrocino di Rai Umbria per il valore culturale, artistico, sociale e divulgativo della manifestazione e il supporto media partner di Rai Radio 3. Le conferenze verranno pubblicate in un volume interamente dedicato alla figura del pittore di Cortona. La pubblicazione accoglierà anche un Tabula gratulatoria, a cui potranno aderire liberamente i partecipanti ai diversi incontri previsti quale omaggio a uno dei principali protagonisti dell’arte italiana.

L’ingresso alle conferenze è libero. È prevista, inoltre, la diretta dell’evento sulla pagina Facebook dell’Opera del Duomo di Orvieto.




Signorelli 10.6, Corpi giovani… occhi al cielo d’oro

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Anche se la scelta del tema dell’Apocalisse è da attribuirsi all’influenza della Chiesa di Roma, l’opera di Signorelli non potè non riflettere quella profonda trasformazione che si stava diffondendo rapidamente in tutta Europa. Del resto il pittore di Cortona, artista colto e sensibile, si era a lungo consultato con gli Amici dell’Accademia medicea, l’importante circolo di intellettuali, filosofi, artisti, letterati e matematici fondato a Firenze nella seconda metà del ‘400 da Lorenzo il Magnifico. Fu questa la culla di pensiero che permise a Luca Signorelli di realizzare nella cappella di san Brizio una delle più grandi rivoluzioni nella storia dell’arte: il primo ciclo pittorico di nudi integrali.

Nel pieno della maturità, l’artista impiegò tutto il suo talento per rappresentare un numero incredibile di corpi umani dalla prorompente fisicità che suscitò nei contemporanei un impatto senza precedenti. Servendosi di un semplice chiodo, egli incideva sull’intonaco fresco e con tratto rapido e preciso, corpi maschili e femminili, straordinariamente dettagliati, come fossero pagine di un moderno trattato di anatomia.


Resurrezione della carne, cappella nuova

Mai soddisfatto, li ritraeva in posa o in tensione, capovolti o abbracciati, non ancora composti o già perfettamente formati e vigorosi, in ginocchio o seduti, mentre escono a fatica dal suolo o in piedi, facendo della cappella Nuova il ‘tempio del nudo’. Fu così che, ad Orvieto, la Chiesa rinascimentale celebrava tutto il valore dell’essere umano che in quel tempo era posto al centro degli studi teologici, filosofici e scientifici. Grazie alla passione per l’anatomia, ereditata da Leonardo da Vinci e all’Umanesimo cristiano di Ficino, Cusano e Giovanni Pico, Signorelli riuscì a rappresentare un mondo tutto pervaso dal divino dove ogni singolo uomo aveva la capacità di determinare il proprio destino.

Nella scena della Resurrezione della carne due possenti angeli suonano le trombe del Giudizio recanti il vessillo di Cristo, mentre uomini e donne si risvegliano dalla morte uscendo non dalle tombe, ma dal suolo della sterminata pianura ultraterrena. A sottolineare la reale consistenza fisica dei risorti appaiono anche le ombre. Questo particolare anticipava la conclusione del V Concilio Lateranense del 1511 in cui la Chiesa proclamò la resurrezione individuale e integrale dell’uomo, corpo e anima. I primi a risorgere sono proprio gli eletti, completamente nudi, che si affacciano sull’eternità. A destra della scena, serrati come sulle quinte di un palcoscenico, alcuni scheletri incredibilmente animati sono in attesa di essere ricomposti nella carne; di spalle si trova ritratto un uomo ancora non completamente formato… si sta facendo!


Visione del profeta Ezechiele

Sul proscenio ne appare ancora un altro, con le mani ai fianchi, nel gesto di mostrare la sua potente muscolatura. Come i fotogrammi di un film viene descritta la ricomposizione della carne: ossa, muscoli, nervi che via via

tornano al loro posto, immagine questa che evocava la visione biblica del profeta Ezechiele al capitolo 37. Con grande senso scenografico l’artista alternò figure ben delineate ad altre più grossolane, mirando a creare un effetto d’insieme funzionale al significato dell’Apocalisse. Il vigoroso personaggio in primo piano, dai lunghi capelli e saldamente in piedi, era infatti il simbolo dell’uomo rinascimentale che, posto al centro dell’universo, si apprestava a riscoprire la bellezza di un creato riempito della presenza del Creatore: “Già il sommo Padre, l’Architetto divino –scriveva Pico della Mirandola nella ‘Orazione sulla dignità dell’uomo’ pubblicata nel 1496– aveva costruito con le leggi della sua arcana sapienza questa dimora terrena quale ci appare, tempio augustissimo della divinità che è il nostro mondo”.


Pico della Mirandola

I risorti, infatti, si elevano dalla terra con sforzo e potenza, con grazia e meraviglia, a sottolineare che la loro vita è stata sempre alla ricerca di quel bene, visibile e invisibile, che si manifesta nella bontà del mondo. Con Signorelli, teologia e filosofia prendono allora la forma di immagini e simboli al fine di suscitare, in chi guardava, pensieri e sentimenti capaci di trasformarsi in azioni e scelte di vita. L’umanità risorta che emerge a fatica dal suolo esortava dunque lo spettatore a risollevarsi dalle “cose inferiori che sono i bruti” e, ritrovata la sua dignità e libertà, a contemplare le “cose superiori che sono divine” fino a scorgere la Bellezza in sé, da cui deriva ogni bellezza, che è “l’infinito lume dell’infinito bene” e che risplende nel cielo dorato.

E mentre il popolo della Resurrezione è proteso in alto, verso il divino, la folla dell’Anticristo ha “lo sguardo rivolto verso il basso”(Platone), e cioè verso le passioni terrene. Le due opposte realtà preannunciavano la sorte ultima degli uomini quando, alla fine del mondo, l’arcangelo Michele soppeserà tutte le anime, separando quelle leggere, che per i loro meriti saliranno in Paradiso, dalle quelle pesanti che invece precipiteranno, già in questa vita, in basso e cioè nella bestialità del mondo infernale. In cielo, e cioè in una ritrovata pace e armonia fra gli uomini, ascendono gli eletti proprio perché hanno incarnato sulla terra il Verbo divino, conoscendo la bellezza del mondo, praticando l’amore fraterno e ricercando il Bene assoluto: Dio ha creato il mondo riempiendolo della sua bellezza affinché il mondo ritorni, attraverso di essa, a Dio.


Arcangelo Michele, cappella Nuova

E se l’uomo è stato generato con una natura superiore a tutte le creature, così egli potrà in quanto animale celeste accedere alla divinità grazie al seme dell’intelletto e dell’amore che Dio ripose in ognuno per dargli la potestà di diventare un angelo e figlio di Dio. Scopo dell’Apocalisse non era quello di raccontare la fine del mondo, ma rivelare agli spettatori il senso ultimo della Storia, un futuro di speranza e di liberazione del creato da ogni forma di male e di sofferenza, fino all’avvento di “quei cieli nuovi e terra nuova”(Ap. 21,1) profetizzati nel libro dell’Apocalisse.

La scena della Resurrezione della carne diventava allora un meraviglioso inno alla nobilitazione della condizione umana che “non più costretta da nessun

limite” era pronta finalmente a raccogliersi nel centro della sua unità -corpo, anima e mente- per sottomettere tutte le forze del male, fino a plasmare il proprio destino: “Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio…perché quel posto, quell’aspetto che tu desidererai, tutto secondo il tuo volere e il tuo consiglio ottenga e conservi”.

Bibliografia:
Pico della Mirandola, “De homini dignitate”(1486), traduzione E.Garin, 1985.




Riscoprendo Signorelli

Seguendo una linea editoriale inedita che ormai la contraddistingue, la Società “Mirabilia Orvieto Edizioni” sta producendo una serie di lavori divulgativi, brevi ma molto curati, per sperimentare una lettura degli affreschi della cappella di san Brizio sintetica, trasversale e capace di dare risalto, in modo scientifico e al tempo stesso coinvolgente, al messaggio dell’Apocalisse, individuando ogni volta un diverso filo rosso di approfondimento e attualizzazione.

E’ questa una modalità adatta anche per la lettura rapida di chi solitamente scorre le pagine di un giornale d’informazione on line. A produrre i testi, spesso accompagnati da video e dalla lettura di Sophia Angelozzi, sono Fabio Massimo Del Sole e Patrizia Pelorosso, divulgatori culturali per il Turismo e l’Arte Sacra. All’iniziativa collabora Federica Pappacena, storica dell’arte, Insegnante, con specializzazione in Arte sacra e Scienze del Turismo.

La produzione, inaugurata in occasione dell’anno del Signorelli, intende aprire un nuovo spazio per la valorizzazione e promozione del Giudizio Universale di Orvieto che, oltre a rappresentare un capolavoro del Rinascimento italiano, costituisce ancora oggi un formidabile patrimonio culturale, spirituale ed etico di così grande attualità da potersi considerare un Bene Immateriale dell’umanità.

Video già usciti:

La voce dell’Apocalisse

Ecco l’Anticristo

La diabolica congiura

L’Angelo dell’Apocalisse e il ritorno degli eroi

Di prossima uscita:

L’utopia di Signorelli, dentro gli occhi dell’artista

Apocalisse d’Orvieto: la prima carta dei diritti dell’umanità

La città e il suo Giudizio.

La visione è possibile sul canale Youtube: MIRABILIA ORVIETO EDIZIONI.




Il 9 giugno via all’ottava edizione della Lunga Notte delle Chiese

Per l’ottava edizione della Lunga Notte delle Chiese del 9 giugno 2023, alla domanda Dove Sei? , la diocesi di Orvieto-Todi desidera proporre un luogo che narri di grazia e giustizia, di salvezza e condanna  per gli uomini attraverso le scene realizzate e dipinte, nel Giudizio Universale della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto, dal grande pittore cortonese Luca Signorelli, tra il 1499 e il 1504, che ispirarono Michelangelo Buonarroti per la Sistina.

In occasione dei cinquecento anni dalla morte di Luca Signorelli (1441-1523), l’Opera del Duomo di Orvieto celebra l’artista attraverso la promozione di un ciclo di conferenze ed appuntamenti culturali dal mese di Aprile 2023 a novembre 2023. Le iniziative promosse dall’Opera del Duomo di Orvieto, in collaborazione con la diocesi di Orvieto-Todi e il Capitolo Cattedrale di Orvieto, approfondiranno ed esamineranno la figura del “magister Lucas de Cortona” e il suo eccelso capolavoro realizzato nella cappella di San Brizio, nel duomo di Orvieto.

Dalle Sacre scritture, la Fabrica orvietana ha scelto di trarre ispirazione per descrivere le celebrazioni del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Luca Signorelli, come nella conferenza di venerdì 9 giugno 2023, alle ore 17.30, presso la Cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto, dove P. Jean Paul Hernandez ci illustrerà attraverso gli affreschi dell’artista cortonese con un intervento dal titolo: “La carne come compimento della salvezza in Luca Signorelli”.

A seguire dalle 19:00 alle 21:00 ci saranno delle visite, della durata di 15 minuti, all’interno della Cappella di San Brizio, grazie ai volontari dell’Associazione Pietre Vive della diocesi di Orvieto-Todi e al suo presidente, Giovanna Bandinu.

Contestualmente si potranno ammirare, presso l’archivio dell’Opera del Duomo di Orvieto, i contratti stipulati tra Luca Signorelli e la Fabbrica dell’Opera per la realizzazione del Giudizio Universale, grazie alla presenza dell’archivista dell’Ente, Noemi Grilli. Quest’ultima iniziativa rientra in un’altra proposta, sempre contemplata per il 9 di giugno, in occasione della notte degli archivi.




Torna dopo lo stop forzato per pandemia la XVII edizione del “Festival Arte e Fede” fino all’11 giugno

Torna a Orvieto il Festival Internazionale d’Arte e Fede. E torna, finalmente, al suo originale format con molteplici appuntamenti, lasciando alle spalle le ultime edizioni segnate dalla pandemia. Nel 2020, infatti, il primo lockdown aveva costretto ad una sospensione come accaduto, del resto, a tutti gli eventi culturali su scala nazionale. Nell’impossibilità di realizzare eventi in presenza, si era preferito non proporre un’edizione da remoto, considerando la presenza fisica di ospiti e pubblico un elemento fondamentale della vita stessa del Festival.
Nel 2021, il primo evento di nuovo in presenza, subito dopo il secondo lockdown, con la presentazione del romanzo “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli vincitore del Premio Strega Giovani 2020, diventato poi una delle serie tv più seguite su Netflix nel 2022. Lo scorso anno la formula scelta era stata sempre quella dell’evento unico, portando nella Cappella di San Brizio i Kantiere Kairòs, una delle band più interessanti nel panorama pop-rock della musica cristiana in Italia, che proprio nella serata del Festival hanno inciso l’album “Cantate Inni Live al Duomo di Orvieto” in co-produzione con Arte e Fede, ora disponibile sulle principali piattaforme musicali.

La manifestazione giunge quest’anno alla 17esima Edizione ed è organizzata dall’Associazione Culturale Iubilarte, in collaborazione con il Comune di Orvieto, la Diocesi di Orvieto-Todi, il Capitolo della Cattedrale, l’Opera del Duomo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, il GAL Trasimeno OrvietanoBCC Banca Centro Toscana Umbria e Vittoria Assicurazioni, con il patrocinio dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana.
Il Festival torna con un’offerta culturale mirata e coerente nelle due settimane tra le festività della Pentecoste e del Corpus Domini, nell’anno del cinquecentenario dalla morte di Luca Signorelli, proponendo incontri e testimonianze con ospiti illustri del mondo dell’arte, della cultura e della spiritualità, con un programma ricco di concerti, film e conferenze in un ideale cammino di avvicinamento al Corpus Domini, da vivere come un tempo di grazia, di preparazione e di rinnovamento. “Sembra che nella cultura di oggi tutto sia facilmente influenzabile, scrollabile e sostituibile. Ripartiamo dalla bellezza custodita nella memoria collettiva e individuale di chi ha fatto esperienza di Arte e Fede in questi anni, ma anche dalla fame e dalla sete di bellezza e di verità di chi ne è alla ricerca – afferma il direttore artistico, Alessandro Lardani. Vogliamo che il Festival d’Arte e Fede rimanga per tutti un’esperienza autentica di cultura e di spiritualità da portare nel proprio vissuto quotidiano e da vivere in questi giorni a Orvieto,“città-cattedrale-palcoscenico” che abbraccia tutti, la città sul monte che non può rimanere nascosta (Mt.5,14)”.

Dopo l’esordio del 29 maggio si continua nella Sala Eufonica della Nuova Biblioteca Pubblica “Luigi Fumi” mercoledì 31 maggio alle 16.00 si proietta “Godland” di Hlynur Pálmason e giovedì 1° giugno alle 16.00 “Chiara” di Susanna Nicchiarelli. Entrambi i film saranno introdotti dal critico cinematografico Valentino Saccà. Posti fino ad esaurimento, prenotazioni telefoniche tramite whatsapp al numero 348.7946373.

“Cuore di Padre. La silenziosa potenza di San Giuseppe”, invece, è il titolo della pellicola che sarà in visione giovedì 1° giugno alle 21.00 all’Auditorium “Gioacchino Messina” di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Il Film sarà introdotto dai saluti del sindaco, Roberta Tardani. Moderatori dell’incontro Guido Barlozzetti (giornalista/conduttore) e Alessandra Cannistrà (storica dell’arte). Nella stessa sede, sabato 3 giugno alle 18.30, sempre ad ingresso libero, si proietta il cortometraggio già candidato all’Oscar  “Le Pupille” di Alice Rohrwacher, con l’attesa partecipazione della regista attualmente impegnata a Cannes con il nuovo film “La Chimera”.. Modererà Sergio Perugini, segretario della Commissione Film della Conferenza Episcopale Italiana.

“Sit Laus Plena, la musica di Giuseppe Pedota per il Duomo di Orvieto riscoperta dopo 200 anni” è il concerto in Cattedrale, in programma per domenica 4 giugno alle 19.00, realizzato in collaborazione con il Lions Club Orvieto dalla Corale Vox et Jubilum e dall’Orchestra Calamani. Trascrizioni dei Maestri Riccardo Bonci e Stefano Benini. Sempre in Duomo, lunedì 5 giugno alle 21.00, sarà la volta del concerto-testimonianza dei THE SUN che presenteranno il nuovo album “Qualcosa di vero”, nato da forti esperienze personali e in grado di parlare al cuore di chi vuole fare del proprio cammino una storia autentica

Martedì 6 giugno, ancora in Duomo alle 21.00, XIV edizione della Rassegna Corale di Musica Sacra a cura dell’Associazione “Vox et Jubilum” con la partecipazione de “I Madrigalisti” di Perugia diretti da Mauro Presazzi e “Glissando Vocal Ensamble” di Urbisaglia. “Storia di un violino e del suo albero”, il docufilm in proiezione alla presenza del regista Matteo Ceccarelli mercoledì 7 e giovedì 8 giugno alle 16.30 nella Sala Eufonica della Nuova Biblioteca Pubblica “Luigi Fumi”. Posti fino ad esaurimento, prenotazioni telefoniche tramite whatsapp al numero 348.7946373.

“Il Mistero dell’Eucaristia” è il titolo del concerto della Corale di Sant’Andrea diretta dal Maestro Riccardo Cambi che si terrà nella Chiesa di Sant’Andrea mercoledì 7 giugno alle 21.00 con Myungjae Kho, Gabriele Falcioni e Gabriele Anselmi. Letture di Edoardo Siravo. Evento a cura dell’Associazione “Lea Pacini” in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Andrea, con la Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole” e l’Unitre. Venerdì 9 giugno alle 17.30, l’incontro “La carne come compimento della salvezza in Luca Signorelli”, tenuto da Padre Jean Paul Hernandez SJ, docente di Arte e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e promosso dall’Opera del Duomo di Orvieto per i 500 anni dalla morte dell’artista. Introdurrà il presidente, Andrea Taddei.




Mirabilia presenta “Il Duomo di Orvieto e l’Apocalisse di Luca Signorelli” con la partecipazione di Gianluca Foresi

L’estro e la colta leggerezza di Gianluca Foresi ha condotto la presentazione del libro “Il Duomo di Orvieto e l’Apocalisse di Luca Signorelli”, edito da Mirabilia-Orvieto, che si è svolta nella sede dell’Associazione di Promozione Sociale “Estro Versi” a Canale Nuovo.  Un incontro agile, fatto di domande non programmate e risposte improntate al momento, ma che affondavano nel deposito di conoscenze ed esperienza degli autori Fabio Massimo Del Sole e Patrizia Pelorosso, e degli ospiti, fra cui il graditissimo Raffaele Davanzo. Al ritmo della regia di Foresi, tra dialoghi, immagini proiettate, letture (un grazie particolare all’attrice Sophia Angelozzi dell’Associazione APS “Io ci sono per” e video, è volata via per tutti un’ora e un quarto di cultura per così dire popolare, divulgativa ma al tempo stesso arguta, appagante, impregnata dello spessore della passione e della ricerca che ha unito i relatori e il pubblico in un inedito racconto dove si è cercato di leggere in filigrana il capolavoro di Signorelli. La domanda conclusiva: “Perché comprare questo libro?”. Innanzitutto per il piacere di sfogliarlo con le pagine ancora fresche del profumo di stampa, e poi perché è esteticamente bello, pensato con cura nelle proporzioni, nei colori, nella qualità delle immagini, nell’eleganza grafica e nello stile narrativo con cui si addentra agilmente nel significato dell’opera, rendendola al tempo stesso divulgativa e interessante.

Questo libro consegna ai lettori le chiavi di lettura per dialogare con l’Apocalisse di Orvieto, una contaminazione fra storia, arte, teologia, filosofia, spiritualità e liturgia che si addentra nel cuore stesso degli affreschi senza avere la pretesa di dire tutto, di dominare razionalmente il capolavoro di Signorelli; piuttosto ci invita a entrare in sintonia con esso, con il suo mondo, con il suo sitz im leben (ambiente vitale), come se l’opera fosse un organismo vivente da cui farsi interpellare, qui e adesso. Insomma un tuffo nell’arte, oggi più che mai attuale! Quel personaggio (Signorelli), che accanto a Beato Angelico fissa impassibile lo spettatore all’inizio delle scene, sembra essere uno di noi mentre si trova a vivere il dramma della storia umana, una storia piena di contraddizioni e d’interrogativi che però dischiude pian piano il mistero della vita…chi siamo, da dove veniamo e quale destino ci aspetta.

Questo è lo sguardo con cui viene affrontato Signorelli, un’esperienza artistica e immaginaria che Mirabilia offre a tutti coloro che penseranno di acquistare questo libro.