Lega Orvieto, “netto no all’ampliamento della discarica Le Crete”

Premesso che stiamo assistendo al “simpatico” siparietto che vede in scena il patetico attacco di esponenti locali e regionali dei Partiti di sinistra che hanno governato l’Umbria per 50 anni consecutivi, immemori della scellerata gestione dei rifiuti da loro stessi messa in atto, non possiamo non evidenziare come la delibera con cui l’attuale Giunta regionale ha disposto l’ampliamento di 1,2 metri cubi delle tre discariche umbre, tra cui la nostra seppur in via eventuale, dimostri ancora una volta come gli amministratori regionali brancolino nel buio in tema di chiusura del ciclo dei rifiuti.

Se è vero che l’Umbria paga anni di incapacità, inefficienza, di interessi più o meno diffusi e trasversali che orbitano intorno alla politica dei rifiuti, tutti ci saremmo aspettati un cambio di passo dalla nuova gestione politica che, nostro malgrado, stenta ad emergere.

Ed infatti, in attesa che l’Assessore Morroni venga ad Orvieto a spiegare ai cittadini le ragioni che hanno indotto la Giunta ad adottare una tale delibera che, sulla falsa riga di quelle adottate negli anni precedenti, altro non decide nell’immediato, se non l’ampliamento delle discariche, gli interrogativi, le obiezioni e le critiche che poniamo e su cui imposteremo future iniziative di carattere istituzionale e, se necessario, di piazza, sono i seguenti:

  • si sono persi ben due anni di legislatura prima di iniziare a parlare di piano regionale dei rifiuti;
  • questa delibera, che altro non è se non una pezza rispetto all’annosa emergenza rifiuti, si pone come un provvedimento propedeutico e strumentale alla definizione complessiva di un piano che ancora appare confuso e non ben delineato;
  • infatti, dei tre scenari riportati nel documento istruttorio che fa parte integrante della delibera, documento elaborato dagli esperti del comitato scientifico nominato da Morroni, ancora non si è deciso ufficialmente quale perseguire per raggiungere l’obiettivo di riduzione del conferimento in discarica attraverso metodi alternativi di smaltimento;
  • le tre opzioni alternative riportate nel citato documento sono da tempo conosciute e dunque il fatto che si sia deciso di nominare un comitato di esperti, ha comportato soltanto una perdita di tempo rispetto alla definizione del piano;
  • l’orizzonte temporale del 2030 per la realizzazione di una delle tre opzioni appare dilatorio ed inadeguato rispetto alle reali esigenze emergenziali tanto che è molto probabile che l’ampliamento della discarica Le Crete da “eventuale”, diventerà “inevitabile”;
  • ora che “la palla” passa alla politica, riteniamo per esperienza che l’attuazione di una misura alternativa alle discariche rischi fortemente di essere compromessa da spinte territoriali, interessi di parte e ragioni di partito che solitamente generano immobilismo e inefficienza. Si pensi alle resistenze dei vari territori qualora si dovesse optare per la realizzazione di un termovalorizzatore!.
  • Nella delibera in questione non si parla di misure compensative, aggiuntive a quelle esistenti, in favore dei Comuni sedi di discariche che per l’ennesima volta saranno costretti a fronteggiare l’emergenza rifiuti. Ormai è notorio che il solo aggio ambientale non compensa il danno ambientale e paesaggistico provocato dalla presenza delle discariche.
  • Il fatto che “sulla carta” entrino in discarica meno rifiuti grazie alla raccolta differenziata che, sempre “sulla carta” ha ridotto nel tempo la frazione indifferenziata, poi nei fatti non corrisponde alla realtà in quanto, come rilevano gli studi eseguiti proprio dall’AURI, circa il 60 % del differenziato viene poi sversato in discarica a causa delle mancanza di impianti di recupero e riciclo dei rifiuti.
  • Pertanto, le risorse corrisposte a titolo di aggio ambientale per come è attualmente disciplinato, risultano rappresentare non una misura compensativa, ma un vero e proprio “schiaffo” morale inferto ai Comuni sedi di discarica.

Alla luce delle perplessità esposte, chiediamo alla Presidente Tesei e all’Assessore Morroni di assumersi la responsabilità in tempi brevissimi di optare per una delle tre soluzioni contenute nel documento istruttorio al fine di realizzare ben prima del 2030 un impianto di smaltimento dei rifiuti alternativo alle discariche.

Di prevedere la realizzazione in tempi celeri di impianti di recupero e riciclo dei rifiuti affinché non si ricorra alle discariche per lo smaltimento delle frazioni differenziate ed il rifiuto rappresenti non più un problema, ma una risorsa come accade in molte realtà italiane ed europee.

Riteniamo doveroso, infine, prevedere risorse aggiuntive rispetto all’attuale aggio ambientale in favore di quei territori che, per l’ennesima volta, dovranno subìre ulteriori sacrifici dovuti all’incapacità di chi li amministra.

Ribadiamo, pertanto, la nostra netta contrarietà all’ipotesi di ampliamento della nostra discarica e, come abbiamo sempre fatto, saremo in prima linea, nelle sedi istituzionali e non, per scongiurare questa sciagurata eventualità

Andrea Sacripanti, Capogruppo Lega- Salvini per Orvieto

Davide Melone, referente Lega comprensorio orvietano




Amici della Terra, “il rinvio è la politica dei rifiuti della Regione a guida leghista”

Si scrive ‘profilatura’ si legge ampliamento. Dopo anni di battaglie, cortei, manifestazioni, prese di posizione contro qualsiasi ulteriore aumento dell’estensione della discarica de Le Crete, il governo regionale a guida  Lega Umbra, Forza Italia e Fratelli d’Italia- che da sempre hanno sposato la battaglia contro la discarica orvietana – hanno mostrato il suo vero volto. E così, finite le feste con l’Epifania, gli umbri si ritrovano una calza piena di monnezza.

Dei tre scenari analizzati dal Comitato tecnico scientifico nominato un anno fa, ha prevalso lo scenario “del faremo”.  Faremo e costruiremo un nuovo inceneritore entro il 2030, con una capacità di circa 130mila tonnellate e faremo più raccolta differenziata e faremo più riciclo e, nel frattempo, per scongiurare l’emergenza che si protrae da anni, amplieremo le discariche di Belladanza, Borgogiglione e Le Crete. Una politica, questa del governo dell’Umbria, che rinvia i problemi nel futuro, una politica da furbetti. ”Dopo aver condotto per anni una campagna contro l’ipotesi di ampliamento della discarica Le Crete, tentata a più ripresa e comunque parzialmente varate dalle precedenti Giunte regionali, questo governo della regione Umbria ha deciso di fare esattamente il contrario di quanto sempre condannato. Una bella prova di coerenza senza dubbio. Cambiamo i governanti, ma ciò che rimane immutata è la concezione servile che si ha di Orvieto e dei suoi abitanti da parte di chi governa l’Umbria” afferma Taira Bocchino, presidente della sezione orvietana Amici della Terra. Saranno, come sempre, i cittadini, gli orvietani in particolare, a pagare il prezzo più alto di scelte scellerate che affondano le radici nella mancanza di visione politica che le giunte regionali precedenti, nonché quella attuale, hanno dimostrato. Da mesi si celebra la bellezza di Orvieto e del suo territorio in servizi televisivi, immagini mozzafiato trasmesse in Italia e all’estero per attrarre flussi turistici e visitatori in tutti i periodi dell’anno. Dovremo dire anche questo, però, ai turisti che vengono a visitare la nostra città o agli stranieri che decidono di investire in questo territorio e di acquistare una casa. Orvieto è bellezza, storia, cultura e tradizione, ma è anche immondizia, rifiuti tal quali che provengono da tutta l’Umbria.

Il voltagabbana della politica locale – da sempre al nostro fianco nelle battaglie per scongiurare qualsiasi potenziamento della discarica – è inaccettabile. La sindaca di Orvieto Roberta Tardani era la consigliera d’opposizione che teneva con noi in mano gli striscioni a Perugia, qualche anno fa, davanti la sede del Consiglio regionale presieduto da Catiuscia Marini che si apprestava a varare l’ennesimo ampliamento, oggi scrive un comunicato così slavato che si fatica a capire quali azioni intraprenderà.  Così come con noi c’era sempre l’attuale consigliere di maggioranza Andrea Sacripanti, l’onorevole Luca Briziarelli, senatore della Lega, che ha sempre posto il problema dell’importanza dell’impiantistica in Parlamento dichiarando però che non serve un impianto di incenerimento in Umbria (non si è mai capito su quali dati basasse la sua analisi), il deputato Raffaele Nevi che ha supportato il gruppo di Forza Italia orvietano in campagna elettorale contro le scelte di ampliamento della discarica e non si comprende perché non proponga di bruciare i rifiuti umbri a Terni dove si bruciano rifiuti che provengono da altre regioni. Oggi vedere chi ieri era nelle prime file della protesta rimanere silente davanti a questo scempio per noi non è accettabile. Noi di sicuro non resteremo zitti.




Il futuro della discarica? da una question time si scopre che la politica “balbetta”

Nell’ultimo consiglio comunale del 2021 c’è stata una domanda posta durante la question time da parte del consigliere Giuseppe Germani sulla situazione del nuovo piano regionale dei rifiuti che, apparentemente innocua ha riportato a galla le troppe criticità che riguardano il territorio orvietano. Germani è stato molto esplicito chiedendo al sindaco se effettivamente sono in programma eventuali lavori per aumentare la capienza delle discariche umbre, compresa quella di Orvieto. questa in estrema sintesi la richiesta. Il sindaco ha spiegato che il piano regionale dei rifiuti è ancora in fase di completamento e dibattito ma “saranno necessari alcuni interventi forse anche su Orvieto, staremo a vedere e manterremo alta l’attenzione”.

Cosa significa? Che forse è alle viste un nuovo ampliamento camuffato? La Regione Umbria è in enorme ritardo e la passata legislatura, sotto la guida Marini, ha lasciato scadere i termini, praticamente, intervenendo in maniera spot e sempre penalizzando il territorio orvietano. Si crearono comitati di varia natura che legarono pezzi di maggioranza e minoranza per protestare contro possibili ampliamenti e nuovi calanchi. La presidente Tesei si è quindi trovata a dover gestire la patata bollente dei rifiuti e la contemporanea scarsità di discariche in Umbria. Esattamente, scarsità di discariche perché i continui ritardi hanno di fatto lasciato spazio all’utilizzo in maniera non marginale di quelle esistenti che stanno raggiungendo i limiti ben prima del previsto. E ora? Bisogna assolutamente correre ai ripari, da una parte si deve potenziare ulteriormente la raccolta differenziata, si devono creare le condizioni per riciclare quello che può essere riciclato all’interno della Regione e magari riuscire a produrre energia in modo il più possibile eco-compatibile. Tutto questo deve essere deciso in brevissimo tempo, altrimenti l’Umbria rischia di entrare nel loop dell’emergenza con costi di smaltimento ancora più alti di quelli già piuttosto cari odierni. La discarica di Orvieto, in questa partita piuttosto complessa continua a giocare un ruolo fondamentale dovendo assicurare la sua funzione almeno per qualche anno ancora per poi continuare a funzionare in maniera “marginale”.

Con un po’ di malizia proprio il consigliere Germani, ex-sindaco, ha tirato fuori la questione che è da un decennio sul tavolo. Di chi è la colpa di questa situazione? E’ della politica locale, prima di tutto, che non ha mai preso decisioni forti, univoche e unanimi, ma ha sempre giocato sui distinguo, anche limando sulle punteggiature o sugli aggettivi, pur di non essere unitari, salvo rarissime occasioni. La colpa è, poi, della politica regionale che non ha mai ascoltato le istanze, seppure non unitarie, del territorio che si sente prevaricato da Perugia e Terni. Il peccato originale, però, è sicuramente quello di aver (s)venduto non solo l’impianto ma anche il terreno dove sorge la discarica ai privati. Il Comune non ha più il controllo diretto o indiretto, e ora, destra o sinistra, si lecca le ferite senza riuscire a battere i pugni sul tavolo, senza far pesare il sacrificio fatto e che verrà fatto da chi abita questo territorio. Si levano servizi, se ne depotenziano altri, si lasciano in sospeso anche gli impegni presi unanimemente in consiglio regionale sull’ospedale (leggasi emodinamica), si preferisce spendere i denari degli umbri fuori Regione, con il flop di Orte, pur di non considerare Orvieto la porta della Regione per i collegamenti ferroviari veloci, nel nuovo PSR, intanto si chiude il distretto sanitario per unirlo a Terni; intanto a Orvieto arrivano TIR di rifiuti dalla provincia come se tutto questo fosse ordinaria amministrazione.

Il ruolo della politica, quindi, torni a essere alto, senza lo stucchevole gioco del rimbalzo di responsabilità ma soprattutto senza balbettare. Ora su ogni tavolo regionale la discarica deve essere giocata come una sorta di “jolly” per riportare Orvieto al centro di un territorio che non può sopportare altri depotenziamenti, diretti o indiretti, e senza fari distrarre da piccole vittorie che rischiano di assomigliare a quelle di Pirro se non si guarda al bersaglio grosso, un territorio attento all’ambiente e con i servizi necessari a una comunità altrimenti lontana da tutto.




Il gruppo Scout Orvieto 1 e Acea Ambiente, insieme per il progetto “Sii il cambiamento”

Il gruppo Scout Orvieto 1 ha presentato il progetto “Sii il Cambiamento” ideato e gestito dai ragazzi del clan Cerchio della Luna.  Uno degli obiettivi principali del percorso è quello di sviluppare una sensibilità spiccata verso la tematica ambientale, adottando comportamenti virtuosi.  I ragazzi sono stimolati a ricercare delle soluzioni concrete ai problemi che vengono da loro stessi individuati mettendosi all’opera in prima persona per realizzarli. “In questo contesto – spiegano i ragazzi scout – si è analizzato l’impatto ambientale sul nostro pianeta e, consapevoli dell’enorme portata di questa emergenza, ci siamo accorti che anche i grandi obiettivi si possono raggiungere partendo da piccoli propositi e azioni”. 

Gli obiettivi del progetto sono tre, sviluppo di una coscienza attiva, eduzione alla sostenibilità e consumo critico.  “Vogliamo sensibilizzare – spiegano sempre i ragazzi del gruppo Scout Orvieto 1 – e informare altri giovani come noi su cosa sta succedendo nel nostro paese e nel mondo per poi mettere a disposizioni gli strumenti per costruirsi un’opinione approfondita e consapevole”.  Per raggiungere tale scopo è necessaria un’educazione alla sostenibilità adottando “pratiche che incentivino al riciclo, al riuso e al risparmio per una gestione virtuosa dei beni e delle risorse a nostra disposizione, riducendo gli sprechi e il consumo di plastica nella nostra quotidianità”.  Il passo successivo è un consumo critico e cioè “attenzione a cosa comprimo e mangiamo ogni giorno, cercando di scegliere sempre prodotti che rispettino l’ambiente e l’etica del lavoro e della produzione, avvicinandoci ad un cibo a chilometri zero, per evitare l’impatto inquinante causato dal trasporto, e biologico, per un rispetto dell’equilibrio ambientale, favorendo così la creazione di un personale stile di vita”.

Grazie al finanziamento di Acea Ambiente, da sempre sensibile ai temi dell’economia circolare e del recupero dei materiali, il progetto prevede l’installazione di erogatori di acqua potabile e una fornitura di borracce per i ragazzi di tutte le scuole secondarie superiori di Orvieto, in modo da limitare sempre di più il consumo di plastica. Sempre all’interno del progetto è prevista la realizzazione di pannelli informativi per illustrare le problematiche legate al consumo critico.  “Vogliamo dar vita – scrivono i ragazzi Scout – a occasioni di informazione, con l’aiuto di esperti, sull’emergenza climatica e sulla possibilità di partecipare ad eventi formativi e a manifestazioni sul tema dell’ecologia; vogliamo inserire il motore di ricerca ECOSIA nelle aule e molto altro.  In tutte questo il progetto ha trovato il sostegno delle dirigenti scolastiche dei due poli di istruzione secondaria superiore di Orvieto e dei rispettivi rappresentanti d’istituto.  Durante le assemblee che si sono svolte tra il 25 e il 29 novembre le varie proposte sono state introdotte dai ragazzi e discusse, e è iniziata la distribuzione delle borracce agli alunni degli istituti coinvolti”.




Contro monocolture e sfruttamento del territorio sabato 17 a Piazza della Repubblica

Sabato 17 luglio alle 18 appuntamento in piazza della Repubblica per manifestare al grido di “piantiamola!” con la Comunità Rurale Diffusa. Lo slogan indica la voglia di rimettere al centro il territorio, “piantarla” con lo sfruttamento ai danni dell’ambiente e della nostra salute, dare voce alla singole battaglie ed esprimere il dissenso collettivo.

I luoghi che tutti noi viviamo sono troppo spesso sotto attacco e cittadini e contadini del territorio intendono risollevare l’attenzione sui temi che amplificano tali pericoli.

Al centro dell’attenzione le monocolture agricole, con in primo piano i noccioleti finanziati anche dalla Regione, ma non bisogna abbassare l’asticella dell’attenzione per la monocolture energetiche. Per gli organizzatori chi vive questi luoghi dovrebbe determinare il futuro, per evitare di diventare territori di servizio per i privati. “Il tema è ampi – ribadiscono – dovremmo capire insieme: quel territorio vogliamo? Come ci immaginiamo il nostro futuro?”. E’ chiaro che per cambiare marcia servono idee e per questo gli organizzatori invitano singoli, associazioni, comitati, gruppi informali a partecipare non solo alla manifestazione di sabato 17 ma soprattutto a ridisegnare il territorio in maniera sostenibile.

Comunità Rurale Diffusa




Il PNRR, tanti sogni e due incubi, sanità e rifiuti. Sindaci, siamo sicuri che va tutto bene?

Il PNRR dell’Umbria è stato consegnato a Roma.  Come quello di altre Regioni è un po’ un libro dei sogni, dove c’è dentro tutto, ma proprio tutto.  E come tutti i libri dei sogni che si rispettano, leggendolo si intravede il progetto futuro di Regione che ha in testa la presidente Tesei.  Si spinge sul digitale, certamente, si implementa la centralità (sic!) di Bastia Umbra, si pensa a una mission adeguata per Terni sempre meno a trazione industriale pesante.  E Orvieto?  Ecco, anche il futuro di Orvieto è disegnato.  Soprattutto è delineato il grado d’importanza della città all’interno dell’Umbria.  Otto volte è citata la città del Duomo; sembrano tante ma nella realtà così non è, visto che l’unica ripetizione e gli unici progetti definiti già nel libro dei sogni riguardano l’incubo-rifiuti.  Sarà un caso?

Ma vediamo brevemente come è pensata Orvieto del futuro per l’Umbria.  I collegamenti dovrebbero essere il piatto forte e invece, solo generici impegni a migliorare, migliorare, migliorare…nulla di più.  Ma cosa e dove?  Sicuramente i collegamenti ferroviari da e per Roma e Firenze, andandosi a collegare in maniera veloce con i due punti extra-regionali dell’AV umbra (il pensiero di utilizzare Orvieto non è mai venuto né a sinistra né a destra) e con l’aeroporto di Roma Fiumicino, quello di riferimento per la città del Tufo.  Sarebbe auspicabile un netto miglioramento della viabilità da e verso il capoluogo regionale nei punti dei cosiddetti “Fori di Baschi” e rendendo meno tortuosa, laddove economicamente sostenibile, la Orvieto-Todi che poi si collega alle E45 per Perugia.  Orvieto città isolata, ma allo stesso tempo di confine con alto Lazio e bassa Toscana e attraversata da tre direttrici di grande traffico nazionale (due linee ferroviarie e una autostradale) dovrebbe avere una sanità semi-autonoma, non si pretende di avere in house anche i trapianti, per rispondere in particolare alle emergenze denominate “tempo-dipendenti”.  Ci ritroviamo con un hospice a due passi dal Duomo e ambulatori, in un punto dalla viabilità difficile e dove auspicabilmente non si dovrebbe proprio arrivare in auto.  Un ospedale DEA di I livello con alcune operazioni di maquillage e una manciata di operatori in più.  Per il resto Orvieto è inserita in “altre città” nel PNRR targato Tesei.

Poi, per finire, c’è l’incubo dei rifiuti, un male ma necessario.  E’ vero, i rifiuti li produciamo tutti ma perché poi il conto lo paga solo uno?  Insomma, anche nell’ossatura del nuovo piano e nel libro dei sogni, Orvieto appare come punto di riferimento per il settore.  Sì da una parte si recupera e si mette in sicurezza il calanco più “antico” quello con i rifiuti importati per intenderci, ma dall’altro non si nasconde più la mano che ha scritto “revamping”.  Sì, ci si è giustamente preoccupati della vicinanza di un possibile futuro impianto di trasformazioni di rifiuti plastici, ancora una volta sempre di rifiuti si parla, perché troppo vicino a zone di alto pregio vitivinicolo, e poco più in là c’è la discarica che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, rimanere come riferimento per l’intero ATO2, anche se in forma residuale, ma tanto basta per sapere che continueranno gli scarichi a “Le Crete”.  Contro questa realtà hanno alzato la voce, di un tono, sindaci e amministratori, di più, le associazioni, ma alla fine la discarica continua a rimanere a Orvieto come un moloc.

In sintesi, per quanto possibile, questo è il profilo che viene delineato per Orvieto nel “libro dei sogni” della Regione Umbria, un territorio ancora marginale, con qualche “aiutino” di facciata e nulla di sostanzioso e due incubi: la sanità e l’ambiente.  E allora per finire due domande agli amministratori dell’orvietano, semplici e dirette.  Ai sindaci dell’intero territorio piace questa situazione?  I sindaci del territorio sono pronti a combattere fino alle barricate senza distintivi politici?




Interrogazione urgente delle opposizioni consiliari, “dubbi e perplessità sull’impianto fotovoltaico a San Faustino”

Risulta che, sulla base di un contratto di cessione del diritto di superficie di un terreno in località San Faustino tra Soc. Agricola San Faustino con sede legale in Roma e Econtaminazioni s.r.l.s. con sede in Frosinone, ormai circa un anno fa ECG Umbria s.r.l.s. con sede legale in Frosinone ha presentato alla Regione dell’Umbria la richiesta di un “Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale” (P.A.U.R.) per un “Progetto per la realizzazione di una centrale di generazione elettrica da fonte rinnovabile fotovoltaica da 34.200 kWp su tre campi: “Campo -1- 5.602,8 kW”; “Campo -2- 9.331,56 kW”; “Campo -3- 19.274,09 kW”, in sostanza 40 ettari di terreno.

Si è appreso però dal sito web del Comune che solo nella giornata di ieri 4 febbraio l’Amministrazione, resasi conto di aver omesso un atto obbligatorio, ossia di pubblicare all’albo del Comune l’avviso della possibilità per i cittadini di formulare osservazioni in merito a tale progetto, ha giustificato per bocca del Sindaco l’omissione con l’affermazione che è “solo un errore tecnico nella pubblicazione” ed ha provveduto a porvi rimedio appunto con la pubblicazione dell’avviso.

Tale situazione desta perplessità e preoccupazione, data anche la circostanza che l’iniziativa in questione si inserisce in un contesto che si caratterizza per due importanti aspetti che si congiungono: da una parte un pregresso di problemi in ordine all’uso del nostro territorio in termini di compatibilità ambientale delle proposte, e dall’altra la posizione strategica della nostra area, che si può prestare a penetrazioni di soggetti e relativi interventi orientati alla pura speculazione.

Con riferimento a quanto sopra e data la rilevanza sia dell’intervento in questione sotto diversi aspetti, sia del contesto appena accennato, si chiede alla S.V. di conoscere con urgenza:

  1. Quale sia la ragione per la quale su un intervento tecnologico che impegna ben 40 ettari, con un impatto notevole su una vasta area e tale da aprire probabilmente la strada ad altri analoghi interventi, si sia potuta inceppare la regolarità della procedura amministrativa;
  2. Come sia stato possibile che l’Amministrazione si sia resa conto dell’esistenza di un progetto di questa portata a distanza quasi di un anno dalla sua presentazione e, qualora invece ne fosse già a conoscenza, non si sia premurata nel corso del suo iter di farne oggetto di discussione pubblica e infine di verificare che i cittadini fossero stati messi nella condizione di esercitare il loro diritto di fare le osservazioni ritenute opportune e necessarie;
  3. Se comunque siano state analizzate, e in quale modo e con quale esito, tutte le condizioni di compatibilità di un tale intervento al fine di orientare con fondamento il parere del Comune per la parte di competenza;
  4. Se non ritenga in ogni caso, a parte l’aspetto puramente tecnico, che su iniziative di questo livello e di questo impatto debba essere fatta una analisi attenta di ciò che esse comportano in termini di cambiamento strutturale della fisionomia e dell’essenza stessa del nostro territorio;
  5. Se dunque non ritenga necessario promuovere una iniziativa istituzionale per impostare e decidere con tempistica serrata le coordinate di una politica ambientale che da un lato ci faccia uscire dall’incertezza e dalla rincorsa a tamponare le situazioni, e dall’altro incoraggi gli investimenti seri, dotati di tutte le caratteristiche di compatibilità, produttività e solida permanenza.

5 febbraio 2021

 

I consiglieri comunali

Franco Raimondo Barbabella – Cristina Croce – Federico Giovannini – Martina Mescolini