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L’ironica provocazione di Bella Orvieto, “per una transizione green…non più grano o cereali, seminate pannelli solari”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di “Bella Orvieto” su una prossima iniziativa prevista per il 12 aprile su transizione ecologica, energie rinnovabili e agricoltura sostenibile.

Stiamo leggendo sempre più frequenti notizie riguardo un progetto per l’installazione di un campo fotovoltaico nell’area a confine tra i Comuni di Orvieto e Castel Giorgio, in località Torre San Severo. La veridicità della notizia ed i timori sono avvalorati dall’iniziativa promossa per venerdì 12 aprile, proprio nella frazione del nostro Comune.  Bella Orvieto, tanto per chiarire le posizioni, è del tutto favorevole alla adozione di fonti alternative al combustibile tradizionale per la produzione di energia elettrica “pulita”, tra queste, anche i pannelli fotovoltaici; crediamo sia utile incentivare l’utilizzo di questi ultimi, negli edifici pubblici, impianti sportivi e scuole.

Bella Orvieto è del tutto contraria invece, all’applicazione del processo virtuoso anzidetto, prescindendo da qualunque considerazione e subordinando al principio dell’energia pulita, ogni e qualunque altra seppur sostenibile considerazione su dimensioni, ubicazione, danni prodotti.  Del resto, dobbiamo constatare che anche la normativa di legge, con la buona intenzione, forse, di semplificare gli adempimenti procedurali, ha aperto la strada a fin troppo facili e spregiudicate speculazioni.  Come già occorso qualche anno fa per la località San Faustino, pericolo scongiurato almeno per ora, se i termini dell’impianto in previsione sono quelli che sentiamo dire, il beneficio dell’energia pulita prodotta, sarà decisamente ed irrimediabilmente vanificato dal danno arrecato al sito. Non solo, troppo spesso si cerca di annebbiare le coscienze omettendo di comprendere nell’impatto di un campo fotovoltaico di questa potenzialità  e quindi negli elementi per la sua esatta e completa valutazione ambientale, le opere necessarie per immettere sulla rete elettrica nazionale, la potenza prodotta. Nel caso in parola, come del resto in quello che abbiamo citato, l’ordine di idee della potenza da connettere, prodotta dal campo alla tensione di 20 kV, riteniamo sia superiore a 10 MW e di conseguenza da allacciare alla rete ad alta tensione (almeno 150 KV ).    Questo vincolo di carattere elettrico, comporta, e non certo per una migliore disponibilità dell’area rurale dei due Comuni, già elettricamente servita e priva di criticità, la costruzione di linee a media tensione, impattanti ancorché previste in cavo interrato, una stazione elettrica di trasformazione, quindi i raccordi ad alta tensione per il suo inserimento sulla linea di pari potenza.

A lume di naso, e ci scusiamo per l’approssimazione dovuta alla mancanza di elementi progettuali precisi, ci sembra che la linea ad alta tensione più vicina, guarda caso attraversa l’area dell’Alfina, manco a dirlo, riconducendo questo progetto ad un tassello di un piano molto più ambizioso il cui fine, decisamente più speculativo che di transizione ecologica, verrà misurato in termini non di energia pulita, bensì di utile netto degli investitori.  Sarebbe oltremodo doveroso integrare la nostra contrarietà con una serie di considerazioni sulla bontà della scelta di sacrificare ettari di superficie agricola utile, sottolineiamo utile e non incolta, anziché votarla alla sua naturale destinazione.  Non mancheremo di farlo, assicurando fin d’ora la nostra condivisione e la nostra adesione a quanti si renderanno promotori di iniziative contro questo progetto, non contro il fotovoltaico.

Di una cosa però siamo certi già da adesso, molto probabilmente, l’affitto per “la coltivazione di pannelli fotovoltaici” assicura, senza rischi di siccità o grandine, redditi ben superiori a quello agrario.

Bella Orvieto




Nuovo invaso del Consorzio Tevere-Nera come riserva idrica per le aziende agricole

La sindaca Roberta Tardani è intervenuta alla presentazione dei lavori del Consorzio di bonifica Tevere-Nera per il nuovo invaso che garantirà una riserva idrica alle aziende agricole. “Un’opera fondamentale che consentirà di contrastare i fenomeni derivanti dai cambiamenti climatici e assicurare una adeguata riserva idrica a uso irriguo alle aziende agricole del territorio che in questi anni hanno spesso visto compromessi i loro raccolti da lunghi periodi di siccità. Siamo soddisfatti che il territorio di Orvieto – ha spiegato Tardani – sia oggetto in questi ultimi anni di importanti investimenti a sostegno del comparto economico frutto della progettazione e della collaborazione tra Enti diversi che programmano e condividono con l’amministrazione comunale gli stessi obiettivi. In questo senso vanno anche gli investimenti fatti da Anas per il miglioramento dei Fori di Baschi e il finanziamento del secondo stralcio della complanare da parte della Regione Umbria. Interventi infrastrutturali strategici che serviranno a migliorare l’accessibilità di questo territorio e la competitività delle nostre imprese“.

La vasca – è stato spiegato – avrà la duplice funzione di stoccare l’acqua direttamente dalla diga di Corbara e di punto di raccolta dell’acqua piovana con l’obiettivo di garantire una vera e propria riserva idrica in caso di siccità. Si tratta di un’opera di 16mila metri cubi che occuperà una superficie di circa 2 ettari e 700 metri. L’intervento rientra nel Piano Nazionale Invasi, i lavori – finanziati dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste per un importo di 2,8 milioni di euro – sono iniziati la scorsa settimana e saranno ultimati entro l’anno.

“Un progetto importante – ha sottolineato il vicesindaco Mario Angelo Mazzi – che riguarda l’area del fiume Tevere e che si integra con altri interventi  che interessano il territorio di Orvieto. Il Consorzio di bonifica della Valdichiana e Val di Paglia sta infatti realizzando un invaso con le stesse caratteristiche nella Valle del Paglia mentre l’Autorità di Distretto sta elaborando gli interventi per il contenimento delle alluvioni del fiume Paglia che hanno influenza anche sul Tevere. La progettazione è in fase avanzata e tra settembre e ottobre è prevista la fase di partecipazione”.




Perché protestano gli agricoltori? Alcuni spunti per capire meglio le loro rivendicazioni

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Gli agricoltori hanno ottenuto un primo incontro con la presidente del consiglio Giorgia Meloni e visibilità a Sanremo. Anche in europa s’inizia a ripensare l’intera impalcatura del cosiddetto green-deal per tentare di bloccare l’ondata di manifestazioni che sta attraversando vari Paesi della Ue.

A Orvieto la scorsa settimana per tre giorni hanno manifestato con i loro trattori causando disagi al traffico seppure limitati. Gli agricoltori temono per il loro futuro, per quello delle loro aziende e chiedono di essere ascoltati dalle istituzioni. Vogliono essere coinvolti nelle scelte in materia di agricoltura. E’ chiedere troppo?

Abbiamo chiesto a due dei manifestanti, Luigi Petrangeli e Girolamo Misciattelli Bernardini di spiegarci le loro ragioni, di farci capire il perché della protesta, almeno a grandi linee, in attesa dei prossimi sviluppi.




L’agroalimentare italiano tra proteste e sfide: Uila Umbria chiede azioni concrete

In un contesto di crescenti proteste nel settore agroalimentare, caratterizzato dal caro prezzi per fertilizzanti, energia e carburanti, il segretario generale Uila Umbria, Daniele Marcaccioli, esprime la necessità di maggior attenzione nei confronti degli agricoltori italiani. La proposta di “Il letame Green” per gli agricoltori europei, nel quadro del Green Deal, solleva preoccupazioni riguardo alle possibili ripercussioni sull’intero settore. Marcaccioli sottolinea la criticità delle politiche attuali, in particolare l’obbligo di mantenere il 4% dei terreni a riposo per accedere ai sussidi, mettendo a rischio la competitività dell’Italia.

La reazione delle proteste e delle mobilitazioni da parte dei produttori è giustificata, secondo Marcaccioli, a causa di scelte discutibili e una scarsa redistribuzione del valore del prodotto nella filiera. Egli sottolinea la necessità di un tavolo nazionale in Italia che coinvolga tutti gli attori, dai produttori alla grande distribuzione organizzata (Gdo) ai trasportatori, al fine di affrontare congiuntamente i problemi del settore.

Il segretario generale Uila Umbria critica la pressione sui costi di produzione e l’apparente stringenza dei sussidi, che mettono in difficoltà gli agricoltori. La richiesta di un aumento salariale del 9,5% per i lavoratori agricoli rappresenta un ulteriore segnale di tensione. Marcaccioli esorta Cia, Coldiretti e Confagricoltura a convocare urgentemente il tavolo per il rinnovo contrattuale provinciale dell’agricoltura, evidenziando la necessità di migliorare le condizioni di vita degli operatori del settore.

La Uila Umbria dedica attenzione anche al Contratto integrativo regionale degli addetti ai lavori forestali, sottolineando l’importanza degli operatori forestali nella salvaguardia del territorio. Marcaccioli invita la Regione a promuovere politiche di forestazione e incentivare il ripopolamento delle zone rurali abbandonate, con l’obiettivo di preservare le caratteristiche peculiari della regione.

Infine, Marcaccioli richiama l’attenzione sul rinnovo del CCNL dell’Industria Alimentare, evidenziando l’importanza di affrontare l’inflazione attraverso il contratto collettivo. La Uila Umbria si impegna a diffondere la cultura e le informazioni necessarie per garantire che le prestazioni erogate attraverso l’Ente bilaterale diventino patrimonio di tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore artigianato.




La voce degli agricoltori che protestano contro le politiche di settore dell’Unione Europea

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Si allarga la protesta degli agricoltori italiani contro le politiche di settore dell’Unione Europea. Le nuove regole stabilite dal green-deal non piacciono agli agricoltori di gran parte d’Europa. Protestano in Francia, Germania e Spagna. In Italia le manifestazioni sono iniziate quasi in sordina ma ora sono balzate agli onori della cronaca. A Orvieto la prima giornata di protesta del 30 gennaio è stata ordinata e ad alta partecipazione con circa una quarantina di mezzi e oltre 60 persone. Era una bella giornata e altri hanno deciso di continuare a lavorare pur d’accordo con i principi della manifestazione.

Delusione, preoccupazione e tanta voglia di parlare da parte dei produttori agricoli che vogliono spiegare e far capire bene i motivi di questa protesta che in alcune zone d’Italia sta fortemente rallentando il traffico quotidiano di persone e merci. A Orvieto hanno deciso di fermarsi alla rotonda prima del Ponte dell’Adunata e della variante verso ponte Sandro Pertini per poi effettuare dei cortei fino al casello autostradale per ritornare sempre nella stessa area . Le ripercussioni sul traffico ci sono state anche se limitate. Rimangono forti le motivazioni della protesta, dagli alti costi di energia e fertilizzanti, ai ricavi bassissimi, alle scelte in materia di “green” da parte della UE. Ci tengono, i manifestanti a far arrivare un messaggio, “non siamo assolutamente contro il green anche perché proprio noi siamo i primi custodi dell’ambiente e dei terreni. Siamo contro politiche che non tengono in alcuna considerazione i nostri bisogni e mettono a rischio le attività, posti di lavoro e la genuinità dei prodotti che arrivano nelle case degli italiani”.




I framers market, un nuovo sistema alimentare fra la tradizione e la modernità

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A Orvieto Città del Gusto, dell’Arte, del lavoro e dell’Innovazione si è parlato di come i farmers market possano costituire un sistema alimentare fondamentale per ricostituire il rapporto tra città e campagna, capace di dare dignità al lavoro dei piccoli produttori e sicurezza ai consumatori, così come di favorire sistemi di distribuzione sostenibili in grado di contrastare non solo le difficoltà economiche ma anche la crisi climatica globale.

Carmelo Troccoli, direttore nazionale di Fondazione Campagna Amica ha raccontato l’importanza di parlare del sistema cibo e ha dichiarato che: “Non abbiamo un solo sistema cibo, ma ne abbiamo molti”. In questa tavola rotonda si è sottolineato la rilevanza di ripartire dal territorio, dalla conoscenza, dalla cultura del cibo per costruire sistemi diversi per creare e fortificare il rapporto tra campagna e città attraverso i mercati che sono uno dei fenomeni più antichi del mondo. Campagna Amica si impegna ogni giorno per costruire questi rapporti anche attraverso la World Farmers Markets Coalition. Si è concluso dicendo quanto sia fondamentale creare un rapporto di fiducia tra chi produce e chi acquista, più è forte questo rapporto, più la filiera si accorcia. 

E i farmers markets in questo hanno un ruolo primario, perchè, come hanno spiegato Richard McCarthy, Presidente della World Farmers Market Coalition, e Jean Charles Khairallah, leader dei farmers Markets del Libano, servono per ricostruire quel senso di comunità che, spesso, nelle città si è perso e che non sempre le istituzioni riescono a realizzare. “I mercati contadini -hanno spiegato- non sono solo dei luoghi dove si svolgono delle transazioni commerciali, ma sono dei veri e propri laboratori in cui sia il produttore che il consumatore imparano l’uno dall’altro e rappresentano un sistema di distribuzione antico eppure innovativo, democratico perchè tutti vi possono acquistare.”

Sempre più spesso, tra i clienti dei farmers markets vi sono anche chef stellati, che valorizzano i prodotti locali, freschi, di stagione e a km zero, nei loro piatti. Per le chef stellate Viviana Varese e Cristina Bowerman, la cucina è un atto agricolo, ma anche politico e l’alleanza tra chef e produttori nel percorso culinario e ristorativo di qualità è fondamentale. Il rovescio della medaglia è, tuttavia, rappresentato dal fatto che non sempre nelle grandi città sono presenti mercati contadini in cui la ristorazione possa approvvigionarsi, e che le quantità di prodotto non sempre risultano sufficienti e costanti nel tempo, come ha tenuto a sottolineare Paolo Marchi, ideatore di Identità Golose Milano, che ha anche evidenziato la necessità di maggiore coerenza del settore ristorativo.

Prossimità è, dunque, la parola d’ordine dei farmers markets. “Prossimità è sinonimo di fiducia -ha affermato Dominga Cotarella, Presidente Coldiretti provinciale Terni– e per questo è altrettanto importante che sia affiancata da un’adeguata formazione, soprattutto per i giovani che intraprendono la propria attività in ogni aspetto della filiera. Non dimentichiamo che l’agroalimentare in Umbria, come in tutta Italia, è il settore trainante e, oggi, sempre di più ha necessità di competenze che non si improvvisano.”

Presente all’incontro di Orvieto Città del Gusto, dell’Arte, del Lavoro e dell’Innovazione anche il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, che in apertura dell’incontro ha tenuto a sottolineare come “L’appuntamento di oggi mette in luce il valore delle produzioni agroalimentari, il potenziale delle nostre realtà agricole e tutto ciò che serve a rafforzare l’identità territoriale di Orvieto e anche dell’Umbria dando così l’occasione per una nuova competitività del territorio dell’orvietano.” Anche il Presidente del Gal Trasimeno Orvietano, Gionni Moscetti, presente insieme al Direttore Francesca Caproni, ha tenuto a ribadire come il Gal sia senz’altro forte sostenitore di questi nuovi sistemi alimentari che valorizzano i piccoli produttori e le produzioni locali. “Abbiamo creato i primi distretti del cibo dell’Umbria -ha ricordato- e stiamo tuttora lavorando, insieme alla regione dell’Umbria, per creare esperienze agrituristiche e percorsi alla scoperta de territorio e delle eccellenze locali.” Infine, il Presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti, evidenziando il successo che nel corso degli anni hanno raggiunto i mercati contadini di Campagna Amica nella regione, ha annunciato l’apertura a breve del mercato contadino di Terni.




Cantina Argillae guidata da Giulia Di Cosimo conquista i “tre bicchieri” del Gambero Rosso

Il palmares dei Tre Bicchieri firmati Gambero Rosso si arricchisce con il nome di un’azienda emergente tutta al femminile: Argillae, cantina di Allerona guidata da Giulia Di Cosimo, produttrice giovane ma dalle idee molto chiare che sta dando nuovo impulso al territorio, come ha già dimostrato con il progetto culturale Signorelli 500. L’Azienda si aggiudica il massimo riconoscimento dalla più prestigiosa guida nazionale con il Primo d’Anfora 2020, vino simbolo che racconta la sfida personale della vigneron e l’amore per la sua terra.

“Primo d’Anfora”, ottenuto da uve di Grechetto, Malvasia e Drupeggio (proveniente dalla “Vigna Vecchia” di oltre 45 anni), è il frutto di un forte desiderio di Giulia Di Cosimo di creare un vino che rappresentasse un cerchio vitale che parlasse dalla terra e ad essa ritornasse. Primo vino figlio di questa filosofia, deve il suo nome al particolare processo di vinificazione e affinamento che avvengono interamente in anfore di terracotta realizzate con l’argilla estratta direttamente dai vigneti dell’Azienda.

“L’argilla, che è la principale componente dei nostri terreni e ci identifica, tanto che abbiamo deciso di indossarla nel nome aziendale, – racconta Giulia Di Cosimo – nutre le viti, donando la forza necessaria per produrre le uve di cui, una volta raccolte e rese mosto, sotto forma di anfora diventa contenitore e custode. Il cerchio, dunque, si chiude: tutto parte dalla terra e ad essa ritorna”.

Dopo la raccolta manuale e la selezione, le uve vengono vinificate separatamente, per essere poi assemblate e fatte affinare nove mesi in anfore, realizzate esclusivamente da artigiani locali, e ancora due anni in bottiglia. Un bianco che non teme la sfida con il tempo, dal profumo ampio e complesso, e che si mostra elegante e potente al palato.

“Ho voluto fortemente questo progetto, perché, guardando al futuro, credo davvero che l’anfora possa rappresentare una nuova cultura” spiega Giulia Di Cosimo. E conclude: “Ricevere il premio dei Tre Bicchieri con questo vino è un forte incentivo e conferma le potenzialità del percorso intrapreso, nonché un premio alla lungimiranza e alla grande intuizione del nonno di investire in una zona fortemente vocata per il vino di qualità”.

Un riconoscimento che si aggiunge ad altri importanti ottenuti con il Primo d’Anfora, come i 95/100 punti e il “faccino” da DoctorWine e la Corona della guida ViniBuoni d’Italia. Traguardi che premiano la chiave stilistica di quest’Azienda che vuole dimostrare come passato e contemporaneità possano convivere in un punto d’incontro rappresentato da vini importanti che richiedono tempo per esprimersi al meglio.

L’intera Tenuta vanta un’estensione totale di 120 ettari caratterizzati da vigneti, uliveti e boschi, componente di grande valore per la salvaguardia della biodiversità. Attualmente gli ettari vitati produttivi sono 15, coltivati principalmente a Grechetto, Procanico, Drupeggio, Verdello, Grero oltre agli internazionali Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon, per una produzione di circa 80.000 bottiglie.




La “svolta rosa” di Coldiretti, Anna Chiacchierini e Dominga Cotarella alla guida di Perugia e Terni

“Svolta rosa” per Coldiretti Perugia e Coldiretti Terni: Anna Chiacchierini e Dominga Cotarella, sono state elette dalle Assemblee provinciali nuove presidentesse. Una grande soddisfazione ma anche una conferma dell’importanza del nostro impegno nel settore, visto che sono a conduzione femminile circa un terzo delle aziende agricole regionali – ha esordito la neo Presidente Coldiretti Perugia Anna Chiacchierini, titolare del Centro Tori Chiacchierini di Civitella d’Arna. Valorizzazione del territorio, tutela dell’ambiente, sostenibilità, tracciabilità e sicurezza delle produzioni, difesa del made in Italy agroalimentare, multifunzionalità delle imprese: sono solo alcune delle priorità su cui concentreremo il nostro impegno, che in tanti anni ha visto la nostra Coldiretti condurre numerose “battaglie” spesso “in solitaria” – ha aggiunto Chiacchierini. Siamo consapevoli della responsabilità che ci attende, che deriva anche dal ruolo di Forza Sociale della Coldiretti. Un ruolo – ha precisato – che punta alla tutela prioritaria dei redditi delle imprese, che passa anche per una reale semplificazione amministrativa, ma anche a quello della salute e sicurezza dei cittadini-consumatori, al pari della sostenibilità ambientale. Occorre garantire la “permanenza” dell’attività agricola nel nostro territorio, visto che della mancanza del lavoro degli imprenditori che continua a garantire cibo di qualità, ne risentirebbe anche un’ambiente già esposto a grandi rischi idrogeologici. Olio, vino, zootecnia di qualità, sono solo alcuni dei comparti e delle filiere che delineano i tratti più distintivi dell’Umbria, rendendoli attrattivi e incidendo proprio sulla conservazione e sul presidio dell’ambiente. Un patrimonio, quello agricolo locale – ha sottolineato la nuova Presidente Coldiretti Terni Dominga Cotarella, Amministratore Delegato della Famiglia Cotarella, storica azienda vitivinicola di Orvieto – da promuovere con maggiore incisività a cominciare dai circuiti interni locali. Pochi settori come l’agricoltura richiedono e permettono allo stesso tempo connessioni virtuose di enorme impatto economico e sociale: penso al turismo, all’arte, al lavoro, ai trasporti, alla ristorazione, all’artigianato, un vero e proprio motore per l’Italia e per la nostra Regione. Di certo – ha proseguito Cotarella – conosciamo bene alcuni annosi problemi che pesano sulle nostre imprese e viviamo da vicino le conseguenze della congiuntura economica e dei cambiamenti climatici. E sappiamo bene che noi, per primi, dobbiamo cambiare, dobbiamo fare la nostra parte, impegnarci nel miglioramento delle nostre imprese, accettare e raccogliere le sfide. Noi non vogliamo perdere tempo cercando alibi. Ma abbiamo bisogno delle Istituzioni. Fare alleanze fra il pubblico e il privato, sviluppare progetti concreti in tema di digitalizzazione, economia circolare, infrastrutture e logistica è la sfida su cui ci dovremo tutti insieme cimentare. Solo con un importante lavoro di squadra – ha concluso – potremo ambire a fare del nostro territorio un modello, ma anche continuare a puntare su giovani seri e credibili che scelgono l’agricoltura come professione e come stile di vita.




Gianluca Pizzuti premiato al Macfrut di Rimini dal ministro Lollobrigida per il prodotto Farina di Basalto XF

Esordio molto orvietano per la mostra Macrfut di Rimini, mostra del settore ortofrutticolo, con il premio consegnato dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida a Gianluca Pizzuti della Basalti Orvieto.  Il prodotto Farina di Basalto® XF è infatti risultato vincitore del “Biosolutions Innovation Award”, il prestigioso premio riservato alle innovazioni e alla sostenibilità tecnologica in campo agronomico, proposto e coordinato da Agri2000 Net. La commissione ha deciso di premiare il prodotto Farina di Basalto XF per la sua efficacia, unicità e sostenibilità.  

Il prodotto è un corroborante prodotto mediante macinazione meccanica del minerale puro, proveniente dal giacimento della Basalti Orvieto srl.  E’ l’unico corroborante a base di roccia basaltica e la qualità è garantita dalla costanza della matrice e dal processo di macinazione.  Farina di basalto XF è stato provato su diverse colture e ha dimostrato la sua efficacia nel migliorare i parametri qualitativi e quantitativi mantenendo un’alta persistenza e è poco dilavabile.  Il prodotto nasce dall’intuizione geniale di Gianluca Pizzuti, proprietario della cava di basalto a Castel Viscardo che ha visto le potenzialità del prodotto oltre i settori classici dell’edilizia e dell’architettura.  Per questo sono nate collaborazioni con università e centri di ricerca che hanno portato alla nascita di Farina di Basalto®, operando nel settore innovativo dei biostimolanti. 

Gianluca Pizzuti sottolinea, “estraiamo materia, restituiamo valore” e ha evidenziato come il premio ricevuto sia il compimento di un grande lavoro di squadra in azienda, dai ricercatori, ai lavoratori, fino ai venditori.




Allarme siccità, Paolo Maiolini, Confagricoltura Umbria, “ci sono già problemi e servono opere di conservazione dell’acqua”

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E’ solo febbraio e già si parla di siccità. Fiumi e invasi effettivamente sono già ai livelli di inizio estate e la terra è secca, a tratti arida. Le associazioni degli agricoltori hanno da tempo lanciato l0’allarme perché due anni siccitosi, l’inflazione, i costi aumentati a dismisura di carburanti, energia, concimi stanno rendendo la vita piuttosto complicata a chi vive di agricoltura.

Paolo Maiolini, vicedirettore di Confagricoltura Umbria, ribadisce che è necessario mettere in campo opere di conservazione dell’acqua piovana mentre stigmatizza il divieto di scavare nuovi pozzi ad uso agricolo in alcune aree mentre lo si può fare per uso civile. “E’ un controsenso – spiega Maiolini – perché che lavora in agricoltura non consuma acqua ma la utilizza per produrre beni di prima necessità”.