1

Su Vetrya e le aziende del settore VAS interviene Chiara Caimmi presidente di AssoCSP

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Chiara Caimmi, presidente di AssoCSP, l’Associazione dei fornitori di contenuti e servizi a valore aggiunto per telefonia cellulare (Content Service Providers). L’Associazione, nata nel 2009, raggruppa e rappresenta le principali aziende italiane e multinazionali leader nel settore del mobile content.

Egregio Direttore,

abbiamo notato che il Suo giornale ha denunciato i problemi occupazionali della società Vetrya. Si è appreso, da quanto letto su vari articoli, che 137 famiglie rischiano di perdere la propria fonte di sostentamento a causa del crollo del fatturato della società battezzata come nuova “Google italiana”.  Invero, la vicenda umana che sta interessando gli incolpevoli dipendenti di Vetrya, verso cui AssoCSP esprime massima solidarietà, è comune a tantissimi lavoratori impegnati nella filiera dei cd. VAS (Valued Added Services) che, attualmente, si trovano sguarniti di opportune forme di tutela.

Come noto, infatti, come tantissime società Content Service Provider (i cd. CSP), Vetrya era attiva nella catena del valore della fornitura di servizi premium. Tuttavia, mentre quest’ultima aveva sempre dichiarato che i servizi a valore aggiunto rappresentavano solo una linea del business aziendale, molti CSP erogavano esclusivamente VAS.  Conseguentemente, con la chiusura del mercato dei servizi a sovrapprezzo, determinata dalla delibera AGCOM (delibera n.10/21/CONS, la cui impugnazione pende dinanzi al TAR) probabilmente derivante anche dall’apertura di un’indagine avviata dalla Procura di Milano, tali aziende, in primis, sono entrate in crisi, con dirette conseguenze sui loro lavoratori. Insieme con i CSP è stato messo alla corda un intero indotto: si tenga in considerazione, a tal fine, che la filiera dei VAS coinvolgeva – oltre che i CSP e gli operatori telefonici – società di call center, di creazione di contenuti, di controlli antifrode, di sviluppatori e di tanti altri professionisti.  La crisi del mercato, pertanto, ha investito un’intera filiera di operatori ed innumerevoli posti di lavoro, che ben potrebbero mettere a disposizione dell’intero Paese il know how acquisito nell’ottica di favorire lo sviluppo tecnologico sui sistemi digitali e in particolare su quelli di pagamento.

Per tali ragioni, il problema richiederebbe un intervento diretto del legislatore nazionale, nonché maggiore attenzione da parte del Governo.  Non è questa la sede per addentrarsi nel sistema che ha portato agli scandali che hanno interessato il mercato dei VAS. È sufficiente sottolineare, tuttavia, che la decisione di AGCOM di disporre il barring dei servizi, determinando il crollo del mercato, è apparsa sin da subito sproporzionata: essa ha infatti determinato il fallimento di tutte le società coinvolte, indistintamente, senza intervenire per risanare il mercato ed appurare meriti e responsabilità.  Eppure, AssoCSP, da sempre impegnata a tutela della categoria, aveva da tempo segnalato le criticità del sistema all’AGCOM e al Comitato VAS, sottolineando gli interventi da adottare per rimuoverle: il rispetto dei regolamenti già vigenti, la rimozione del conflitto di interesse, il ripristino della trasparenza. Ciononostante, l’Autorità aveva scelto di soprassedere, salvo poi procedere a adottare una misura tanto estrema quanto ingiusta.

In questo contesto, l’art. 21 del disegno di legge sulla concorrenza 2021 ha previsto la modifica dell’art. 1, comma 3 quater del d.l. n. 7/2007 (convertito con legge n. 40/2007), disponendo il divieto espresso per gli operatori di telefonia e di comunicazioni elettroniche di attivare, senza il previo consenso, espresso e documentato, del consumatore o dell’utente, servizi in abbonamento da parte degli stessi operatori telefonici o di terzi, inclusi i cd. servizi premium.  Tale modifica, invero, non appare soddisfacente. La scelta di internalizzare i flussi di attivazione dei servizi a sovrapprezzo ponendoli nella responsabilità degli Operatori di telefonia, sebbene assunta allo scopo di garantire la trasparenza della filiera, modalità in essere nel mercato VAS da vari anni, ha determinato infatti ulteriori problemi, atteso che le misure di controllo che questi avrebbero dovuto implementare (come appurato dalle delibere AGCOM 191/20/CONS; 190/20/CONS; 224/21/CONS) non sono state sufficienti. Il problema nasce da una sorta di conflitto di interessi per cui l’Operatore è colui che controlla e colui che guadagna, quindi, come già avvenuto nel mercato VAS, non è indifferente al numero di abbonamenti ai servizi a sovrapprezzo.  Va vista con favore, tuttavia, la scelta della politica nazionale di intervenire sul tema, accendendo i riflettori sul mercato dei VAS. Si tratta, infatti, di una formidabile occasione per avviare un confronto partecipato, per cui si fornisce la propria disponibilità, che possa condurre all’adozione di misure in grado di ripristinare il mercato, salvaguardare i posti di lavoro e garantire la tutela dei consumatori.

Solo in questo modo sarà possibile non solo fornire sostentamento ai dipendenti di Vetrya, ma soprattutto supportare tutte le piccole aziende e le tante famiglie che ruotano intorno alla filiera dei servizi premium, individuando soluzioni di continuità per quei CSP che hanno bruscamente subito la risoluzione dei contratti da parte degli Operatori e perso le customer base costruite in anni di investimenti.  Considerando l’attenzione che ha dato il suo giornale sulla vicenda dei lavoratori di Vetrya, si auspica che nello stesso modo possa procedere a dare voce a chi si trova nella stessa o peggiore situazione.

Chiara Caimmi – Presidente AssoCSP