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Solidarietà alla collega Vanna Ugolini de Il Messaggero per le minacce subite

Ci risiamo con le minacce ai giornalisti che cercano di esercitare in piena libertà e coscienza.  Questa volta al centro c’è “Il Messaggero”, la sua redazione di Terni e la giornalista Vanna Ugolini.  La notizia è quella del 1° gennaio con un giovane morto a Montecastrilli, scrive la giornalista, per overdose.  Il bravo giornalista è quello che ricerca la verità, anche quando scomoda, terribile, come in questo caso, e non nasconde, non addolcisce la pillola

Fare il giornalista è una professione scomoda perché si è al servizio dei lettori e non di poteri, locali, forti, nazionali o internazionali e per questo la nostra professione troppo spesso, negli ultimi anni, è protagonista di minacce private, pubbliche, di leggi liberticide, piccoli e grandi ostacoli che cercano di rendere il nostro lavoro quasi impossibile, ad ogni livello.  Eppure noi siamo al servizio dei lettori e della verità.  In quest’ultimo caso a volte ci riusciamo meglio, a volte peggio, ma sempre in buona fede.  E’ anche comprensibile l’umana pietà e rabbia quando un proprio caro è coinvolto in un tragico fatto di cronaca ma noi non possiamo celare, non le indiscrezioni, ma le notizie e le prove ufficiali, le parole degli inquirenti, in questo caso.  Ci dispiace che ancora una volta deve muoversi il nostro Ordine professionale per bocca del presidente Roberto Conticelli che ha scritto una nota di pubblica solidarietà che pubblichiamo qui di seguito e alla quale ci uniamo come OrvietoLife, convintamente.

“Preoccupano e danno conto di un imbarbarimento sociale che dovrebbe richiamare l’attenzione delle istituzioni le gravi minacce ricevute dalla redazione di Terni de Il Messaggero, e personalmente dalla responsabile Vanna Ugolini, in relazione a una notizia sia web che cartacea riferita alla morte di un giovane  in una località della provincia di Terni. Le minacce in questione, in alcuni casi minacce di morte, hanno indotto i carabinieri a porre sotto sorveglianza l’abitazione della stessa giornalista.
Nell’ordinamento giuridico e in quello più specificatamente attinente alla nostra professione esistono modi e forme per contestare quanto sostenuto in un servizio giornalistico, ma la minaccia non è certo prevista. Tale forma infatti costituisce reato, tanto più grave perché capace, nella sua dinamica individuale, di limitare la libertà di espressione del giornalista  e quindi, in senso più generale, il diritto di cronaca, valore che appartiene alla collettività. Auspichiamo che le forze dell’ordine, alle quali va il nostro grazie per la sollecitudine con cui hanno reagito alle minacce verso la redazione e la giornalista, riescano a ricostruire la vicenda nei suoi eventuali profili anche penali. Alla redazione de Il Messaggero e alla collega Ugolini la solidarietà mia personale, quella dei consiglieri dell’Ordine e dell’intera categoria”.