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Sanità d’agosto a rilento mentre si programma il futuro con grandi rischi per tutto l’orvietano e l’ospedale

I giorni di agosto sono sempre stati difficili per chi rimane in città. I servizi viaggiano a velocità ridotta e in alcuni casi vengono resi difficili da chiusura programmate o meno. Per quanto riguarda la sanità tutto è meno accettabile. Chi ha bisogno di cure ne necessita sempre, anche il 15 di agosto, anche la domenica, in caso di urgenze. L’Umbria negli anni scorsi era considerata, a torto, un’eccellenza soprattutto dal punto di vista dell’equilibrio finanziario. In verità era solo ed esclusivamente un gioco di bilancio, nulla di reale ed oggi ne scontiamo le conseguenze. Le ultime dal fronte ci riferiscono che non è possibile prenotare analisi fino al 19 agosto perché tutto prenotato, mente per le ecografie siamo sempre sui 4/6 mesi di attesa con, ci riferiscono ma non ne possiamo avere conferma diretta, aperti inviti ad utilizzare il privato.

Non è più sostenibile una situazione del genere. Non è sostenibile per i cittadini che devono accedere ai servizi sanitari e che non hanno alternative valide o possibilità economiche per ottenere le prestazioni necessarie. Lo scriviamo da tempo, qualcosa non funziona ma non riusciamo ad avere risposte concrete se non di progetti, programmi per un futuro indefinito. I cittadini hanno bisogno di risposte ora, però. Intanto la politica lavora al nuovo Piano Sanitario Regionale che rischia di penalizzare chi in questi ultimi lustri è già stato pesantemente penalizzato. Il rischio reale per Orvieto è che si palesi una presa d’atto dello status quo, comunque determinato da scelte politiche, e s’intervenga per cristallizzarlo facendo passare, ad esempio, l’elisoccorso per la panacea di tutti i mali quando così non è assolutamente. Certo, qualche primario purtroppo orvietano, ha spiegato che l’elisoccorso è l’unica reale necessità, dimenticandosi che una sanità moderna è soprattutto altro, evitare i ricoveri prevenendo le acuzie, il controllo da remoto, la specializzazione di medici e personale infermieristico, investire su attrezzature che annullino o accorcino notevolmente le attese per le patologie tempo-dipendenti e una sanità di territorio che risponda alle esigenze dei cittadini più fragili.

Ci sarà qualcuno al tavolo regionale del piano sanitario dell’Umbria che porti le istanze dell’orvietano? Se c’è chi è? I responsabili della sanità del territorio, cioè i sindaci a partire da Orvieto, hanno presentato proposte, richieste, progetti per una sanità più veloce, efficiente e rispondente alla realtà orvietana? Non vorremmo, insomma, che alla fine ne esca fuori un PSR confezionato ad hoc dei tre grandi hub regionali, leggasi Perugia-Terni-Foligno, con qualche attenzione per Assisi, Spoleto e Narni e senza un futuro definito per Orvieto ma soprattutto per i suoi cittadini.