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Progetto di rigenerazione urbana nell’edificio ex Scuola Media ad Orvieto Scalo

Nell’ambito del “Decreto Sblocca Cantieri” è stato presentato il progetto di rigenerazione urbana con la realizzazione del Centro Polivalente per le politiche sociali e della famiglia nell’edificio dell’ex Scuola Media di Orvieto scalo che prevede anche il miglioramento del verde urbano adiacente. L’edificio è destinato a Centro Polivalente per le politiche sociali e della famiglia ed ospiterà Ufficio di Cittadinanza e Servizi Sociali.

Un centro polivalente per le politiche sociali e della famiglia nella ex scuola media di Orvieto scalo. E’ il progetto per cui il Comune di Orvieto richiederà i finanziamenti nell’ambito degli interventi di rigenerazione urbana previsti dal Dpcm del 21 gennaio 2021 cosiddetto “Decreto Sblocca Cantieri”, di cui la Giunta Comunale ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica, che prevede la demolizione dell’attuale fabbricato di via Monte Nibbio, di proprietà comunale, la realizzazione di un nuovo edificio con miglioramento sismico ed efficientamento energetico, la sistemazione e riqualificazione dell’area a verde esterna per un importo complessivo di oltre 4,8 milioni di euro. Nelle intenzioni dell’Amministrazione Comunale, il Centro Polivalente per le Politiche Sociali e della Famiglia (Ce.Pol.) è destinato a ospitare l’Ufficio di Cittadinanza e i Servizi Sociali attualmente ubicati nei locali dell’ex caserma Piave.

Il progetto, redatto dall’Arch. Rocco Olivadese, responsabile del Servizio Urbanistica, SIT e patrimonio del Comune, riguarda la realizzazione di un edificio su due livelli. Al piano terra troveranno spazio, tra l’altro, il Front office, tre uffici per il Servizio Sociale, tre uffici per il Servizio Reddito di cittadinanza, due uffici per lo Sportello immigrazione, quattro stanze destinate a spazio accoglienza/colloqui, un’aula multifunzionale, uno spazio educativo/ricreativo. Sempre al piano terra è prevista la realizzazione di un piccolo alloggio con ingresso indipendente per la prima emergenza a supporto del Pronto intervento sociale. Al primo piano saranno invece realizzati nove uffici di cui quattro per il Servizio tutela minori, un archivio, uno spazio neutro, un ambiente ristoro attrezzato.

“Orvieto scalo – spiega il Vice Sindaco e Assessore all’Urbanistica, Mario Angelo Mazzi – è da sempre stato un quartiere strategico per l’intero territorio comunale, la porta di ingresso alla città. Con questo intervento vogliamo non solo riqualificare un’area degradata, dove insiste un fabbricato pubblico in cattivo stato di manutenzione, ma riaffermare la centralità del quartiere attraverso una struttura destinata a diventare la porta unica di accesso dei cittadini alla rete dei servizi sociali e per la famiglia. Una reale riqualificazione che passa dalla valorizzazione delle presenze positive e dalla generazione di un tessuto sociale. La realizzazione di questa nuova struttura, per cui saranno utilizzati elementi di bioarchitettura, vuole quindi elevare la qualità di vita del quartiere e, con la riqualificazione dell’area verde adiacente, contribuire a migliorare anche il decoro e la bellezza del quartiere”.

“Gli attuali locali all’ex caserma Piave – afferma l’Assessore ai Servizi sociali, Angela Maria Sartini – non sono ormai sufficienti e adeguati alle attività sia per il personale attualmente in organico sia in vista delle assunzioni programmate per cui è necessario un ampliamento in termini qualitativi e quantitativi degli spazi a disposizione. La realizzazione del CePol ci consentirà di presidiare il territorio in un’area sensibile al degrado urbano e sociale, di migliorare la fruibilità e la qualità delle prestazioni, valorizzare la famiglia quale nucleo fondamentale della società e quale risorsa primaria per una piena tutela dell’individuo, nonché promuovere forme di intervento e sostegno dei nuclei familiari in stato di bisogno”.

“Attraverso questa nuova struttura – prosegue – contiamo di poter sviluppare l’integrazione dei servizi sociali e sanitari, promuovere il concorso più ampio dei soggetti del territorio, come associazioni, cooperative, fondazioni, allargando la partecipazione attiva dei cittadini e favorendo il coinvolgimento del territorio, riqualificare le modalità di presa in carico dell’utenza superando la logica passiva dell’intervento. Per fare questo abbiamo bisogno di spazi e modalità che garantiscano la libertà e la dignità della persona. L’ambiente dove si svolge l’accoglienza, il colloquio e dove si sviluppa la relazione umana e professionale, infatti, è fondamentale perché è lo spazio entro il quale si determinano le aspettative dell’utente e si costruisce la relazione”.