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Praesidium, vorremo parlare del futuro di Cro, BpBari e Fondazione conoscendo i numeri ma nessuno parla

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo una nota dell’Associazione Praesidium sull’attuale situazione di CariOrvieto, BpBari e Fondazione CRO e sulle prospettive future dei tre soggetti che rivestono un ruolo importante nel sostegno dell’economia locale

 

Veniamo sollecitati ad esprimere una nostra opinione sull’andamento della situazione dei principali istituti finanziari del nostro territorio e volentieri aderiamo.  Preliminarmente, rammentiamo che è nostra abitudine parlare sulla scorta di dati numerici e di piani formalmente comunicati al pubblico.

Nel nostro caso non è possibile farlo poiché né il Mediocredito centrale, né la Cassa di Risparmio di Orvieto, né la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto hanno comunicato anticipazioni sul bilancio, né sul piano industriale che intenderebbero attuare.  Sarebbe dunque opportuno attendere questi dati per offrire un’interpretazione seria.  Possiamo fare riferimento alla situazione generale del settore, che ha visto un esercizio 2020 con un aumento dei depositi di circa 160 miliardi di euro e con delle opportunità di impiego garantite dallo Stato, con sussidi alle imprese e aiuti per le ristrutturazioni edilizie.  Quasi tutte le banche hanno fornito anticipazioni concernenti una gestione positiva che ha permesso anche un buon abbattimento dei propri crediti deteriorati.  Anche dal punto di vista del risparmio gestito il 2020 è stato un anno positivo, tanto che tutti i principali indicatori sono stati positivi.

Detto questo, ci attendiamo anche da parte di CRO un andamento positivo in linea con il settore e ci auguriamo che vengano date a breve, come hanno già fatto tutte le altre banche, almeno alcune anticipazioni.  Riteniamo positivo che sia stato sanato il dissidio tra il socio di maggioranza Medio Credito Centrale e la Fondazione CRO: siamo a questo punto curiosi di conoscere come sia stato risolto il contenzioso arbitrale del valore di 5 milioni di euro iscritto nel bilancio della Fondazione e ci auguriamo che nella scelta del nuovo CDA si siano rispettati i requisiti professionali fissati dal decreto “fit & proper“, operativo dal 30 dicembre 2020. In base a queste considerazioni, Fondazione CRO dovrebbe aver consuntivato un bilancio positivo per la quota di patrimonio non immobilizzato.  Da indiscrezioni uscite sulla stampa e da comunicati sindacali (non smentiti) appare però critica la situazione della Banca popolare di Bari che sembrerebbe perdere circa 30 milioni al mese. Con ogni probabilità, dunque, avrà bisogno di un ulteriore aumento di capitale che, va rimarcato, produrrebbe un danno aggiuntivo per i soci/clienti svalutando ancora il valore delle azioni.  Il vero punto dirimente sarà il piano industriale di rilancio della Cassa di Risparmio di Orvieto che ha in tutta evidenza subito negli ultimi 14 mesi gravi e continuate incertezze strategiche.

Il nostro auspicio è che, con l’aiuto di MCC e della Regione Umbria, di una effettiva caratterizzazione territoriale della banca, si possano creare e mettere in pratica politiche che costituiscano una leva di aiuto all’imprenditoria del nostro territorio (che ne ha fortemente bisogno) al fine di rilanciare fiducia ed attrattività della nostra economia. Inoltre, che si possa aprire un dialogo tra banca e soci BPB/clienti, ad esempio eseguendo le decisioni dell’Arbitro Consob (ACF) e predisponendo un tavolo stragiudiziale di conciliazione per tutte le altre posizioni. Vicinanza al territorio si riscontra concretamente, a nostro avviso, solo con decisioni di questo genere.  Dobbiamo rilevare come prosegua la mancanza di comunicazione da parte degli enti ed istituti preposti, percepiti come autoreferenziali, e come, per impostare un nuovo proficuo rapporto con il territorio, non possa essere in alcun modo dimenticato quanto accaduto negli ultimi anni con la vendita di titoli ad un prezzo che si è in poco tempo azzerato. Circostanza che ha provocato un danno per il nostro territorio e per la Fondazione CRO di diverse decine di milioni di euro.

Siamo poco interessati a commentare aggettivi ed enunciati non documentati: abbiamo riscontrato in questi anni quanto poco valore abbiano, rimaniamo disponibili ad un serio confronto che crediamo sia anche nell’interesse degli istituti finanziari.