1

Praesidium, “gli arzigogoli di BPBari e il silenzio sul futuro di CariOrvieto”

Stiamo assistendo a dei veri e propri “contorcimenti” della Banca Popolare di Bari e, volendo essere buoni, potremmo dire che sta faticando per trovare la sua rotta: i numeri non quadrano, si accumulano e si accumuleranno perdite consumando il capitale, si dimettono Amministratori e componenti del Collegio sindacale, si fa fatica (se crediamo all’articolo di Repubblica) a trovare manager esterni che guidino il risanamento. A nostro avviso, permangono una serie di equivoci che devono essere sciolti.

E’ noto a tutti che la vecchia gestione ha accumulato perdite ingentissime, che per sopravvivere ha privilegiato la liquidità a breve compromettendo la marginalità futura, che non ha affrontato nei tempi giusti la ristrutturazione necessaria al nuovo modello di business delle banche, che non ha saputo o potuto allentare i rapporti con la Pubblica Amministrazione. La gestione commissariale ha poi determinato un anno di fermo operativo e organizzativo. Oggi, la Banca Popolare di Bari è uno strano Istituto in cui la P.A. centrale e locale è presente in modo importante e determina le scelte, ma, contemporaneamente, ha necessità di stare su un mercato che è in forte trasformazione. Il Fondo Interbancario, che ha messo soldi per evitare un disastro per lei più costoso, è uscito dal capitale sociale mettendo tutto in mano al Mediocredito Centrale. In tutto questo piano necessitava un “arzigogolo” amministrativo che desse una parvenza di continuità e, per questo motivo, sono stati tenuti in vita “virtualmente” a prezzi di saldo i vecchi azionisti. Diciamo “virtualmente” perché in nessun modo è stato tenuto conto della loro esistenza: 69.000 persone che non sono presenti negli organi di governo e di indirizzo della banca e che non hanno alcuna voce in capitolo. A ciò si aggiunga che, avendo perduto molti soldi a causa di pressioni e consigli sbagliati, sono giustamente arrabbiati. Sono, ricordiamo, anche clienti di una fascia mediamente importante per la stessa banca con un rapporto fiducia con la stessa quanto meno da ricostruire. Anche il misero valore di sei centesimi di euro per azione si è ormai ridotto a quattro centesimi, ma pure questo è virtuale perché in nessun modo il titolo è vendibile sul mercato ed è destinato ancora a diminuire.

La banca è quindi chiamata a scegliere se tentare di trovare dei meccanismi di ricucitura con i suoi clienti storici ed agevolarne la partecipazione alle decisioni o mettere in piedi una nuova organizzazione commerciale che reperisca altri clienti di pari disponibilità sul mercato. Crediamo che BpB debba aprirsi e comunicare più chiaramente cosa vuol fare senza voli pindarici, certamente non nelle stanze chiuse della Pubblica Amministrazione centrale e locale.

Tutto questo avrà necessariamente impatto sulla Cassa di Risparmio di Orvieto e la Fondazione CRO, che sarà chiamata a scelte importanti e dalla quale ci attendiamo una più trasparente comunicazione e apertura alla Città, nel suo e nostro interesse.

Associazione Praesidium