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Pd e Siamo Orvieto, “sindaco, no alla Rems in centro, sì alla Casa di Comunità e all’edilizia agevolata alla Piave”

Durante il Consiglio Comunale dello scorso 30 novembre, in risposta all’interrogazione in merito al futuro della palazzina ex mensa all’interno della ex Caserma Piave, il vicesindaco ha affermato che “ogni Ente tende ad utilizzare, per non avere problemi con la Corte dei Conti, gli immobili di sua proprietà e, visto che la ex mensa è stata acquistata dalla ASL, quest’ultima sta progettando su un immobile di sua proprietà una REMS cioè una struttura sanitaria destinata ad attività gestite dalla ASL stessa”.  In altre parole, per evitare indagini della Corte della Conti e per dare seguito all’acquisto della palazzina ex mensa, la Regione e la ASL stanno valutando di destinare l’immobile a Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS).  E poco importa alla Regione, pur di evitare beghe giudiziarie, se un’area così strategica per Orvieto come la ex Piave venga definitivamente compromessa dalla presenza di una struttura di accoglienza di autori di gravi reati affetti da disturbi mentali, socialmente pericolosi.

Ed infatti, l’Umbria come la Valle d’Aosta e il Molise è sprovvista di Rems e, stando all’istruttoria disposta dalla Corte Costituzionale del 24 giugno 2021, sarebbero tra 670 e 750 le persone attualmente in lista d’attesa per potervi accedere, con un tempo medio di dieci mesi d’attesa: con una tale struttura, insomma, l’Umbria contribuirebbe a dare risposta a questa emergenza nazionale e poco importa, appunto, se la scelta della location alla ex Piave dovesse compromettere per sempre le possibilità di investimento e quindi di sviluppo dell’area, tanto si tratta di Orvieto mica di Perugia!

La risposta dell’amministrazione, letta in uno con l’intera vicenda legata all’immobile della ex mensa, lungi dall’essere esaustiva e convincente, lascia aperti molti dubbi ed impone necessariamente alcune domande: perché ostinatamente insistere nel voler realizzare la casa di comunità all’ex Ospedale in Piazza Duomo, con le numerose criticità legate alle infrastrutture e alle difficoltà di parcheggio, quando l’ex mensa era stata acquistata dalla Regione appositamente per quello scopo? Perché aver rinunciato ai 6 milioni di euro proposti dalla Regione per realizzare un progetto di edilizia agevolata che avrebbe consentito il ritorno di giovani nel centro storico? Perchè non individuare sia pure nel territorio dell’orvietano, un’area verde più appropriata per realizzare la REMS, magari partecipando l’idea ed il progetto con i cittadini e gli operatori del settore, ascoltando le esigenze del territorio?

A ben vedere queste domande potrebbero trovare una razionale risposta di fronte ad una “soluzione” che, stando così le cose, appare fin troppo a portata di mano: utilizzare i 6 milioni proposti dalla Regione per attivare un progetto di edilizia agevolata per giovani coppie, o ceti deboli presso il palazzo di Via Postierla di proprietà della ASL (e quello di Via delle Pertiche di proprietà della Provincia?); trasferire le attività sanitarie attualmente esistenti in Via Postierla presso l’immobile della ex mensa a cui andrebbe riservata la sua originaria destinazione di casa di comunità o della salute che dir si voglia; individuare sempre nel Comune di Orvieto (perché no?) un’area decentrata con spazi verdi dove progettare la residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza.

Ci sembrerebbe una soluzione molto più razionale ed auspichiamo che la nostra sindaca, che fino ad ora sembra subire passivamente le scelte della Regione noncurante degli interessi dei cittadini orvietani, possa destarsi e dare un segnale in questa direzione.

Cristina Croce

Federico Giovannini

Giuseppe Germani

Martina Mescolini