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Patrizio Angelozzi, direttore sanitario dell’ospedale, “non va tutto bene, ma stiamo lavorando per rispondere al territorio”

Le voci sull’ospedale sono troppe, molteplici, allarmanti, quasi da disarmo, “sta per chiudere”, “ormai non fanno più niente” e poi ci sono i difensori a oltranza, “ma assolutamente, è aperto” oppure “va tutto bene, non ci sono problemi”.  Le voci e le testimonianze dirette, in particolare, restituiscono l’immagine di una sanità pubblica in sofferenza palese, con ancora molte eccellenze, con tante persone che lavorano fra mille problemi quotidiani e tutti i problemi che ancora sono presenti con lo stato d’emergenza appena terminato ma con il covid ben presente.  Patrizio Angelozzi è stato recentemente nominato direttore sanitario dell’ospedale facente funzione.  Un ruolo importante e sicuramente oneroso.  Angelozzi non nasconde assolutamente i mille problemi ma sottolinea più volte due concetti “etica e abnegazione” oltre a “orvietanità”, non nel senso campanilistico del termine, ma come valore aggiunto per il territorio e per l’ospedale.

Le voci si moltiplicano, così come le critiche, ma allora è in disarmo l’ospedale di Orvieto?

La risposta è netta, assolutamente no.  Veniamo da quasi tre anni di vera e propria emergenza e non solo a Orvieto ma in tutta Italia, il sistema sanitario è entrato in fibrillazione e ancora oggi, e anche domani, dovrà continuare la cura.  Ci sono liste d’attesa, ci sono controlli e, ora, in estate, chi lavora ha il pieno diritto di godere delle ferie e poi il covid ancora è presente.  E’ vero ci sono stati dei lunghi periodi in cui si è lavorato a scartamento ridotto, ma oggi non è così, anzi si sta cercando di recuperare il tempo perduto seppure tra mille difficoltà, prime fra tutte la carenza di personale.

Ma non si può programmare anche il turn over del personale invece di arrivare ai problemi che sono evidenti a tutti, anche ai non professionisti?

Certamente, la programmazione è il primo e fondamentale passo per avere un servizio sanitario in efficienza e a questo sarebbe dovuto servire, per esempio, il numero chiuso nelle facoltà mediche.  Oggi è più che evidente che la programmazione a monte si è rivelata un boomerang e ne continueremo a pagare le conseguenze per molto tempo.  A livello locale posso assicurare che i concorsi vengono espletati e, come è già successo, alcuni sono andati addirittura deserti, in altri i vincitori hanno scelto destinazioni diverse da Orvieto ma nei prossimi mesi ci sarà un importante reintegro di medici in ortopedia, chirurgia, pronto soccorso, solo per citarne alcuni, proprio per ridurre il più possibile i disagi per i pazienti.

Ma i pazienti sono quelli che stanno protestando per le lungaggini, le liste d’attesa, gli esami e i ricoveri lontani da casa…

In molti casi hanno ragione di lamentarsi.  Personalmente, accettando l’incarico di direttore sanitario fino al prossimo anno, ho comunicato a tutti il mio pensiero.  L’ospedale è al servizio dei pazienti e chi lavora deve essere nelle migliori condizioni.  C’è poi una questione etica che mi preme sottolineare: l’impegno deve essere totale e per questo, senza definizioni eroiche, ritengo che tutti debbano lavorare con l’obiettivo di curare il paziente così come abbiamo sempre fatto.  Ci sono delle difficoltà, lo ribadisco, ma dobbiamo lavorare per superarle, magari con sacrifici anche personali, ma non può pagare il paziente, assolutamente.  Ecco perché sono particolarmente soddisfatto che in questi ultimi mesi siano tornati alcuni professionisti orvietani.  Non è una questione di campanile ma di attenzione al territorio.  Chi è di Orvieto conosce ogni ambito, ogni abitudine, anche ogni vizio e difetto.  Tornando all’etica, poi, mi piace pensare che fra reparti si collabori, per il fine ultimo e cioè, sembrerò ripetitivo, il bene dei pazienti. 

Ci risulta che nel passato, anche recente, questo clima di collaborazione abbia un po’ latitato…E’ cambiato qualcosa?

Onestamente per quanto mi riguarda posso affermare che non ho avuto problemi.  Oggi lo spirito di collaborazione sicuramente c’è nonostante le difficoltà. Ad esempio per coprire i turni di pronto soccorso la direzione strategica della USL ha chiesto la collaborazione dei reparti e il dottor Massimo Bracaccia, in particolare, ha risposto immediatamente senza se e senza ma e così deve essere; sottolineo la grande professionalità del responsabile del Pronto Soccorso, Cesare Magistrato, che si è messo anch’egli a disposizione per assicurare agli orvietani le prestazioni d’emergenza.  Poi ci sono sicuramente dei problemi e delle criticità che non possono essere affrontate solo e esclusivamente con la buona volontà.  Anche qui si sta lavorando in stretto contatto con la direzione generale per trovare le soluzioni migliori. 

Però, intanto, troppo spesso arrivano notizie di esami rinviati, di viaggi della speranza verso altri ospedali…

Mi ripeto, quest’ultimo biennio è stato nefasto sotto ogni punto di vista.  Ora si deve programmare bene il futuro partendo dall’assunto che l’orvietano ha caratteristiche peculiari in quanto è isolato dal resto della Regione ma soprattutto è il primo ospedale per un’area che va oltre i confini regionali e penso all’Alto Lazio in particolare ma non solo.  Ma il mio ruolo e soprattutto le mie competenze finiscono qui.  E’ la politica che deve dare delle risposte generali e qualcosa mi sembra che si stia muovendo, penso all’investimento previsto per il nuovo pronto soccorso e non solo.  E’ chiaro che anche la Regione si muove all’interno di una cornice definita a livello nazionale; ecco forse sono da rivedere alcuni termini troppo rigidi che impongono scelte a livello locale e che non tengono in alcun conto le peculiarità dei territori.  Ricordo sommessamente che il punto nascite di Orvieto è ancora attivo perché la Regione ha chiesto e ottenuto una deroga.

Insomma a Orvieto va tutto bene?

No, non va tutto bene.  I problemi ci sono e ritengo sia inutile e dannoso nasconderli. Sul servizio di senologia la USL ha risposto e già da settembre tornerà tutto regolare, ci sono concorsi banditi, altri già espletati e con un vincitore, ci sono lavori programmati, e non ipotesi, che riguardano l’ospedale, abbiamo riattivato il consultorio in collaborazione con il distretto.  Insomma si sta lavorando per migliorare.  Non va tutto bene ma non è vero che l’ospedale sia in disarmo, in chiusura.  Assolutamente! Mancano alcuni primariati? E’ vero ma la struttura ha risposto bene.  Ora bisogna attendere il nuovo Piano Sanitario Regionale e da lì far ripartire l’intera macchina della sanità con nuovo sprint e con l’obiettivo di, ancora una volta, curare il paziente nei tempi e nei modi più consoni.