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Parte da marzo in tutto l’orvietano il progetto “io non azzardo” per combattere le ludopatie

Al via “Io non azzardo”, il progetto per il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo dei Comuni della Zona sociale n.12. Al Comune di Orvieto, capofila della Zona sociale n.12, la Regione Umbria – nell’ambito della legge regionale 21/2014 – ha assegnato un finanziamento di 52.392 euro per le attività del progetto, inserito nel Piano Attuativo “Conoscere le Regole del Gioco”. Il progetto prenderà il via nel mese di marzo e si articola in 4 macro azioni: promozione e prevenzione, interventi di supporto e sostegno, valorizzazione e cura della rete, comunicazione.
Tra gli interventi previsti nella prima fase c’è la diffusione sul territorio del servizio YAU (Young Angels Umbria) in collaborazione con le scuole secondarie di secondo grado e i centri giovanili. Nello specifico si tratta di un sportello on line di ascolto e informazione rivolto a ragazzi/e tra i 14 e i 29 anni gestito da coetanei opportunamente formati e affiancati da esperti. Sarà inoltre attivata un’Unità di Strada, coordinata dal Ser.D e dall’Ufficio della Cittadinanza, che avrà il compito di organizzare nel territorio interventi di riduzione del rischio rivolti ad adolescenti, giovani adulti e over 65 da realizzare presso i principali luoghi ed eventi legati al divertimento e al tempo libero, ma anche attività di sensibilizzazione attraverso la distribuzione di materiale informativo sul disturbo da gioco d’azzardo (DGA)  presso esercizi commerciali, tabaccherie, librerie. In modo particolare in questa fase saranno realizzate campagne di comunicazione specifiche al fine di favorire la diffusione del marchio “Umbria No Slot” e il numero verde regionale.
Per quanto riguarda gli interventi di supporto e sostegno, volti a facilitare la conoscenza del problema e l’accesso ai servizi dedicati, sarà attivato un gruppo di auto-mutuo-aiuto sul DGA in collaborazione con il Ser.D e saranno attivati 2 infopoint, uno presso il Servizio per le Dipendenze di Orvieto e uno presso la sede di Fabro dell’Associazione Rose Rosse d’Europa.
Le attività previste dal Piano attuativo saranno gestite dai partner di progetto, individuati in seguito a un avviso pubblico di co-progettazione per la Zona sociale n.12: la Cooperativa Sociale il Quadrifoglio, capo mandatario dell’Ats costituita insieme all’associazione Orviet’Ama, l’associazione Rose Rosse d’Europa, l’associazione UISP Orvieto – Medio Tevere e l’Uni3 Alto Orvietano.
Al cosiddetto “manutentore della rete”, individuato dal gestore del progetto, spetterà di coordinare la programmazione, l’équipe di lavoro, lo stato di attuazione delle finalità e delle attività nel rispetto dei tempi e la rendicontazione del progetto stesso. Tutte le iniziative saranno accompagnate da una strategia di comunicazione che ha per obiettivo la promozione del progetto nel più ampio contesto territoriale in cui viene realizzato tenendo conto anche delle nuove forme di comunicazione social.
Formazione, informazione e prevenzione  – afferma l’Assessore alle Politiche Sociali, Alda Coppola – sono gli strumenti che vanno messi in campo per contrastare quella che può rappresentare un’autentica malattia sociale. Su queste linee di intervento si muove il progetto che sarà avviato in questo mese e che sarà preceduto, in collaborazione con la Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica, da una formazione di 15 ore  sulla prevenzione cura e riabilitazione dal disturbo da gioco d’azzardo patologico rivolta alla rete degli operatori territoriali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità – prosegue – riconosce il gioco d’azzardo come una forma morbosa, una patologia che attualmente colpisce oltre un milione e 300mila italiani, un fenomeno che non ha età poiché interessa tutte le fasce anagrafiche, giovani adulti, giovanissimi e pensionati. Nella nostra Regione, secondo gli ultimi dati disponibili del Rapporto Epidemiologico, il gioco d’azzardo si sta diffondendo fino ad eguagliare il consumo di sostanze psicoattive, tabacco e alcol, in tutta la popolazione, compresi i giovani studenti.  Per tale motivo è necessario prima di tutto informare la comunità circa i rischi che il DGA comporta, ma fornire al tempo stesso gli strumenti necessari per affrontare in modo adeguato questo disturbo e sostenere coloro che intraprendono percorsi riabilitativi”.