Parliamo di Iran, non dimentichiamo

Mentre nelle capitali europee e mondiali si susseguono negli ultimi giorni imponenti manifestazioni dedicate alla causa palestinese ed al conflitto in Medio Oriente quanto avviene di tragico in Iran è completamente dimenticato dalle opinioni pubbliche, dei media e dai governi.
La rivolta dei giovani iraniani, che aspirano alle libertà e alla possibilità di condurre una vita normale, viene ormai da tempo quotidianamente soffocata nel sangue, nella repressione e nelle violenze. Protagoniste di queste proteste sono soprattutto le donne come Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace 2023 in prigione da maggio del 2016 e in totale condannata a 31 complessivi anni di reclusione e 154 frustate.
Nelle carceri di Teheran un numero cospicuo di oppositori del regime teocratico e tiranno subisce intimidazioni, aggressioni e stupri dalle tremende “guardie della rivoluzione”  ed ogni forma di protesta viene soffocata nel sangue dai custodi della morale islamista. Per una giovane donna indossare in maniera disinvolta lo Hijab, il velo che le deve coprire la testa, le spalle, il collo fino al seno lasciare scoperta anche solo una ciocca di capelli significa andare incontro alle intimidazioni, alle botte ed alla repressione degli sgherri del regime.
Secondo la Human Rihgts Activist News Agency, organizzazione che promuove la difesa dei diritti umani in Iran, dall’assassinio di Mahsa Amini, la 22enne uccisa il 16 settembre del 2022, almeno 530  manifestanti hanno perso la vita e più di 19mila arrestati dai Pasdaran in seguito alle proteste scoppiate dopo questo tragico episodio. Tra loro 71 bambini e l’ultima vittima in ordine di tempo la 16enne Armita Gerevand, picchiata selvaggiamente in metropolitana a Tehran dalle guardie perché non indossava il velo e morta in seguito alle ferite riportate.
La domanda sorge quindi spontanea: dove sono le proteste per quanto avviene in Iran? Perché le stesse folle oceaniche che in questi giorni manifestano per altre cause non si radunano davanti alle ambasciate iraniane in giro per il mondo per gridare il loro disprezzo verso il regime degli Ayatollah?
Qui in Italia l’unico partito che si mobilita costantemente al fianco dei dissidenti iraniani e fa sentire la propria voce è il Partito Radicale e la stessa Radio Radicale tiene alta la soglia di attenzione attraverso il lavoro di giornalisti coraggiosi come Mariano Giustino, che con grande cuore ed abnegazione denuncia costantemente le malefatte del governo di Teheran. Ma le altre voci dove sono? i partiti dove sono? gli studenti delle università e i docenti degli atenei, che firmano appelli e petizioni contro Israele e lanciano verso questo stato slogan tremendi, perché rimangono in silenzio mentre i loro coetanei iraniani combattono strenuamente per i diritti civili nel loro Paese?
L’Iran rappresenta una minaccia globale, non solo perché uccide la propria gente e usa violenza verso i propri cittadini ma perché promette quotidianamente di annientare una nazione vicina e mette in pericolo l’umanità foraggiando i gruppi islamisti, sponsorizzando il terrorismo mondiale e controllando il traffico di armi e di droga internazionale e lo fa attraverso le bande criminali dei Pasdaran, emissari della morte del regime iraniano.
Forse ha ragione lo sceicco Abdullah bin Zayed, ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti che in una dichiarazione di queste ore riportata dal quotidiano romano Il Tempo dice che noi occidentali, per pura ignoranza, crediamo di conoscere il Medio Oriente e l’Islam ed invece non lo conosciamo e soprattutto non lo capiamo. Il nostro essere “politicamente corretti” e convinti di poter agire con leggerezza ed accondiscendenza verso governi criminali come quello iraniano ci porterà alla rovina. Il decadimento dell’Occidente nei fatti, purtroppo, è già in atto.
Fermarlo può dipendere solamente dalle nostre scelte e soprattutto da come vorremmo posizionarci, senza ambiguità ed indugi.
L’Iran va fermato.

ENGLISH VERSION

LET’S TALK ABOUT IRAN, LET’S NOT FORGET

While imposing demonstrations for the Palestinian cause and the Middle East conflict unfold in recent days in European and global capitals, the tragic events in Iran are completely forgotten by public opinion, the media, and governments.

The revolt of young Iranians aspiring to freedom and the possibility of leading a normal life has been systematically stifled for some time now, drowned in blood, repression, and violence. Women, particularly figures like Narges Mohammadi, Nobel Peace Prize winner imprisoned since May 2016 and sentenced to a total of 31 years in prison and 154 lashes, are at the forefront of these protests.

In the prisons of Tehran, a significant number of opponents of the theocratic and tyrannical regime face intimidation, assaults, and rapes by the infamous “Revolutionary Guards.” Any form of protest is ruthlessly suppressed by the enforcers of Islamist morality. For a young woman to casually wear the Hijab, the veil that should cover her head, shoulders, neck down to the chest, and even leaving a single strand of hair uncovered, means exposing herself to intimidation, beatings, and repression by the regime’s thugs.

According to the Human Rights Activist News Agency, an organization promoting the defense of human rights in Iran, since the killing of Mahsa Amini on September 16, 2022, at least 530 protesters have been killed, and more than 19,000 have been arrested by the Revolutionary Guards following the protests triggered by this tragic event. Among them are 71 children, and the latest victim is 16-year-old Armita Gerevand, savagely beaten in the Tehran metro by guards because she was not wearing the veil and died from her injuries.

The question arises: where are the protests for what is happening in Iran? Why aren’t the same massive crowds that are demonstrating for other causes gathering in front of Iranian embassies worldwide to shout their contempt for the Ayatollah regime?

Here in Italy, the only party that consistently mobilizes alongside Iranian dissidents and raises its voice is the Radical Party, and Radio Radicale keeps the attention high through the work of courageous journalists like Mariano Giustino, who bravely denounces the misdeeds of the Tehran government. But where are the other voices? Where are the parties? Where are the university students and professors who sign petitions against Israel and hurl terrible slogans at this state while remaining silent while their Iranian peers fight strenuously for civil rights in their country?

Iran represents a global threat, not only because it kills its own people and uses violence against its citizens but because it promises daily to annihilate a neighboring nation and endangers humanity by funding Islamist groups, sponsoring global terrorism, and controlling international arms and drug trafficking through the criminal bands of the Revolutionary Guards, emissaries of the Iranian regime’s death.

Perhaps Sheikh Abdullah bin Zayed, the Foreign Minister of the United Arab Emirates, is right. In a statement reported by the Roman daily Il Tempo, he says that we Westerners, out of sheer ignorance, believe we know the Middle East and Islam, but we don’t know it, and above all, we don’t understand it. Our “political correctness” and the belief that we can act with levity and condescension toward criminal governments like the Iranian one will lead us to ruin. The decline of the West is already underway.

Stopping it can depend only on our choices and, above all, on how we want to position ourselves, without ambiguity and delays.

Iran must be stopped.