Palazzo dei Sette a magazzino, la Piave spezzatino

Non inganni la rima, non si tratta di poesia, si tratta invece di prosa elettorale. È ciò che accade quando, avvicinandosi le elezioni, la tendenza consolidata a fare di tutto occasione di perenne campagna elettorale si esaspera e diventa aperta caccia al voto.

Ieri (15 marzo ndr) in Consiglio comunale è andata in scena la commedia elettorale della maggioranza, ormai ridotta alla cerchia dei fedelissimi di Roberta Tardani. Di stretta misura infatti, con l’eccezione di Alessio Tempesta e di Umberto Garbini, è stata approvata una osservazione alla Variante al PRG, parte Operativa, all’apparenza strana ma in realtà rispondente ad una precisa logica politica, con cui si destina uno dei più importanti palazzi storici della città, tutto (come ha sottolineato con particolare precisione proprio il Presidente Garbini), a magazzino con la scusa che ogni attività che ci si svolge ha bisogno di almeno una parte a magazzino. Incredibile, si trasforma un’ovvietà in una presunta necessità, e ci dovremmo anche credere!

In realtà si tratta di un’operazione funzionale al trasferimento lì dei costumi del corteo storico, che non è progettata, come con ricorrente retorica si dice, per una musealizzazione e fruizione pubblica, che richiederebbe ben altro tipo di impostazione (un progetto espositivo di fruizione funzionale, un piano finanziario e di gestione, ecc.), ma semplicemente per una sede un po’ più dignitosa di quella attuale. Dunque non si risolve il problema, si pregiudica un palazzo storico e si mette anche con questo un tappo al futuro.

Analoga logica per ciò che riguarda l’ex Piave. Con la stessa osservazione (ma che strana coincidenza!) si modificano infatti le norme di PRG e si stabilisce che per l’ex caserma di Via Roma “venga espressamente prevista una percentuale ‘Servizi generali (Caserme, Protezione civile ecc.’”, e con ciò surrettiziamente si impone una logica programmatica di spezzatino (si dice spezzatino non perché si vorrebbe negare la possibilità di usi diversi, ma perché senza un disegno complessivo di senso e praticabile qualsiasi intervento parziale sminuisce e svalorizza tutto il resto).

Già c’è qualche precisa richiesta d’uso di un pezzetto del grande immobile? Già c’è qualche impegno in questo senso?. Difficile dire, ma il timore che si voglia procedere a tozzi e bocconi non avendo voluto impegnarsi su una proposta complessiva e organica di riuso che pure è stata più volte proposta, da ultimo quella del MOST (ricordiamoci, approvata peraltro all’unanimità dal Consiglio), e non essendo stati capaci di proporre nulla di alternativo, oggi magari si vuole anche qui dimostrare di essere capaci di fare qualcosa. Qualcosa di utile solo per la campagna elettorale però, ma di inutile e dannoso per il futuro dell’ex Piave e con essa della città.

Le minoranze, e le parti di maggioranza di cui abbiamo detto, si sono opposte con chiarezza di argomentazioni a quello che appare non solo uno spot elettorale, come ad esempio lo sono lavori che spuntano qua e là, fotografie e quant’altro di questi tempi dà corpo alla spettacolarizzazione della politica, ma anche e soprattutto il sacrificio di sane e lungimiranti strategie di governo al bisogno di catturare l’attenzione e il consenso di fasce e settori di opinione pubblica a danno dell’interesse generale.

Il tutto con una operazione davvero approssimativa e superficiale, un’osservazione impostata e scritta male, un mix di argomenti che fanno a pugni con la logica, carenze di normativa di cui si accorge non l’ufficio ma i privati incaricati di verifiche preventive di compatibilità di destinazione. Una cosa così non si può digerire. Abbiamo detto no, e come CiviciX Orvieto faremo tutto il possibile perché questo modo di amministrare la città finisca.