Ospedale, distretto sanitario, emodinamica le tre criticità orvietane che la politica deve affrontare

Il consiglio comunale del 27 luglio è stata una nuova occasione per discutere di sanità a più riprese. Distretto, situazione generale e la questione emodinamica sono state al centro aa più riprese del dibattito politico. Ormai è chiaro il muro contro muro tra maggioranza e opposizione per quanto riguarda il futuro della sanità orvietana. Va tutto bene, tranne qualche criticità, si dice dalla maggioranza, mentre dall’opposizione si sottolinea che è tutto allo sfascio e il comparto è in disarmo. Poi c’è la questione ormai kafkiana dell’emodinamica. Il progetto, fortemente voluto da Andrea Mazza, cardiologo facente funzione di primario all’ospedale di Orvieto, prevede la creazione della struttura con investimenti in machine e personale per rendere il nosocomio orvietano un reale punto di cura dell’emergenza-urgenza. Tale progetto è stato sollecitato e indicato all’unanimità in Regione, ormai da qualche anno impegnando la giunta a inserirlo nel piano sanitario. La giounta presenta un piano sanitario che, però, non prevede per la città l’emodinamica. E allora anche i Comuni dell’area indicano la necessità compreso Orvieto. Anche il consiglio comunale ha approvato all’unanimità, non senza qualche dissenso pesante non proprio ben dissimulato ma che alla fine è rientrato, la mozione presentata dai consiglieri Mescolini, Croce, Barbabella, Germani e Giovannini per l’istituzione del reparto di emodinamica.

Ma non è finita qui perché prima del futuro viene il presente e all’interno dell’ospedale delle criticità ci sono. Strumentazioni non funzionanti, in alcuni casi, mancanza di personale cronica, liste d’attesa ancora troppo lunghe. Non si può definire la situazione drammatica e allo sbando ma un’attenzione particolare deve essere posta anche perché la sensazione che si ha è quella di un ospedale considerato periferico e non al centro della risistemazione più generale della sanità ospedaliera. Narni, ad esempio, è sempre più vicino a Terni con tanto di accordo di collaborazione; Foligno è centro di riferimento per alcune patologie importanti e Orvieto? Lavori, lavori, lavori e una Casa e Ospedale di Comunità di cui ancora non è dato sapere la data d’inizio lavori e sembra scomparsa dai radar anche nei comunicati ufficiali USL. Orvieto ospedale di frontiera? Certamente tanto da tamponare anche lo sbilancio sanitario regionale, almeno in parte, per quanto riguarda esami, ricoveri e degenze extra-regionali. Basterebbe questo per decidere di levare il freno a mano e investire su un ospedale che potrebbe attrarre ancora più pazienti dal vicino Lazio e dalla bassa Toscana e divenire centro di riferimento per alcune patologie così come avviene per Foligno, ad esempio. Non solo, potenziare Orvieto significherebbe alleggerire il sovraccarico di Terni e rendere l’ospedale più appetibile per giovani professionisti che vogliono e devono crescere.

La politica locale è pronta a discutere e, se serve, a combattere? Basta affinità elettive come successo nel passato remoto e prossimo, basta con piccoli contentini in termini di assunzioni. Oggi serve un ospedale al servizio dei cittadini, con mezzi e personale adeguati e pronto ad affrontare le emergenze e le urgenze in particolare tempo-dipendenti visto l’isolamento infrastrutturale del comprensorio che sarà solo parzialmente superato, e con costi maggiori sicuramente, dall’elisoccorso che partirà prossimamente ma che non potrà essere operativo in ogni condizione meteo, ad esempio e che avrà base operativa a Foligno, ben distante anche in volo da Orvieto.