Ospedale di Orvieto, mancano apparati medicali e il paziente è costretto a girare l’Umbria

Una giornata qualsiasi in ospedale a Orvieto.  Un paziente è stato convocato per una visita controllo che prevede anche la sostituzione di un apparato.  Nulla di estremamente complesso o elettronico, ma pur sempre importante. La persona che ci ha raccontato il fatto non è più giovane e vive con la moglie in uno dei quartieri della città.  Vive con la moglie che ha, a sua volta, dei problemi di salute e non ha parenti in grado di poter collaborare e aiutare per le frequenti visite. Fin qui la storia è simile a quella di tanti altri, ma ecco che arriva la notizia.  Il nostro paziente si reca con congruo anticipo nella sala ambulatori del nosocomio orvietano e si mette in fila.  Ad accompagnarlo è la Croce Rossa di Orvieto. 

Arriva il suo turno ed entra nell’ambulatorio.  Ad accoglierlo una dottoressa e un’infermiera.  Inizia la visita e poi si arriva al dunque.  Bisogna sostituire l’apparato.  Sembra una cosa semplice e invece non lo è, almeno all’ospedale di Orvieto.  Le due professioniste iniziano la ricerca del “pezzo” anche all’esterno presso altri ambulatori ma poi si devono arrendere.  Per il paziente l’attesa non è terminata, anzi è appena iniziata. Sì, perché la dottoressa scrive che per la sostituzione può recarsi in un altro ospedale sempre della stessa USL.  Questa volta, per fortuna, il paziente è accompagnato da una persona della Croce Rossa che inizia a seguire tutto l’iter burocratico per il trasferimento. La Croce Rossa segue passo dopo passo e poi inizia il viaggio verso la nuova destinazione, dove finalmente il paziente riesce a ottenere la prestazione richiesta.

Qual è la morale di questa storia?  E’ complessa.  Il personale ospedaliero cerca sempre una soluzione ma a un certo punto deve arrendersi per manifesta assenza di mezzi tecnici e medicali.  La Croce Rossa Italiana del comitato di Orvieto segue con attenzione e umanità ogni caso.  Poi c’è la parte principale della morale.  I disagi per i pazienti che in maniera assolutamente “democratica” devono subire le manchevolezze della USL.  Sì perché per un supporto medico non di alta tecnologia e particolarmente costoso, che comunque è assicurato in maniera totalmente gratuita al paziente, non si può obbligare una persona al tour forzato dell’Umbria.

No, non è possibile che non si prenda in considerazione la situazione sociale e familiare, che non si pensi a tutto quello che si deve muovere per la sostituzione di un apparato medicale, non di un esame diagnostico o di un apparato ad alta tecnologia e costoso.

Questa volta a pagare tutto è stata la USL, anche il trasferimento grazie alla perseveranza della persona di Croce Rossa che assisteva il paziente.  Ma la prossima volta?  Programmare e rifornire gli ambulatori e i reparti almeno di strumenti di utilizzo quotidiano e/o ordinario, almeno questo, poi per le specializzazioni già siamo pronti a trasferimenti e viaggi che si possono programmare con calma e non senza alcun preavviso.

Ricordiamo che la sanità pubblica è un diritto Costituzionale!