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Nuova sanità e vecchie follie, via il Distretto di Orvieto e Casa di Comunità accanto al Duomo

La pandemia di Covid ha costretto la struttura sanitaria nazionale a prendere atto della propria inadeguatezza organizzativa ad affrontare fenomeni sanitari che richiedano una robusta ed efficiente sanità territoriale. È stato progettato un nuovo modello di Servizio sanitario nazionale (“Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale” http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato6571804.pdf) che propone linee guida a cui le regioni debbono adeguarsi e che privilegia la costituzione di Case di Comunità (pag. 12), Infermiere di famiglia e di comunità (pag. 18), Ospedali di Comunità (pag. 27), Assistenza domiciliare (pag. 25), ecc.

La Regione Umbria, nel recepire le indicazioni nazionali, ha confezionato il proprio Piano regionale, che dovrà essere presentato entro il mese di febbraio al Ministero e sarà finanziato con fondi del PNRR e altri opportunamente dedicati. Ricordiamo che i fondi straordinari saranno erogati soltanto se il Piano procederà secondo i tempi programmati e sarà completato entro il 2026, pena la restituzione degli importi già assegnati. Il controllo di ultima istanza sarà effettuato dall’Unione Europea. Le linee individuate dalla Regione Umbria sono in fase di partecipazione, dopodiché diventeranno il disegno della nuova Sanità regionale. Bisogna partecipare ora.

Il Piano umbro prevede la riduzione del numero dei Distretti, importante presidio organizzativo rivolto alla “promozione della salute, alla prevenzione rivolta alla persona, alla cura e alla riabilitazione”.  La ragione di tale riduzione è razionalizzare e contenere le spese. I distretti, attualmente 12, saranno ridotti a 5, e distribuiti 4 a Perugia e uno soltanto a Terni (pag. 32). È stato cancellato il Distretto del Territorio orvietano ed assimilato a Terni, con evidente scelta che privilegia il Perugino e non tiene conto di tutte le peculiarità dei territori.  Nutriamo notevoli perplessità su questa decisione, perché l’Orvietano è area interna di confine, con la percentuale più alta di anziani dell’Umbria (29,9%), con un processo di perdita di ricchezza economica e sociale e demografica che sembrano irreversibili. La cancellazione del Distretto significherebbe che la focalizzazione nell’analisi dei problemi e nella ricerca delle soluzioni non sarebbe più sui nostri comuni, sulla nostra società, sulla popolazione locale.   Dalla perdita oltre vent’anni fa della sede dell’ASL fino a quella del Tribunale nel recente passato, le conseguenze che seguono simili “razionalizzazioni”, che tengono conto di fattori meramente numerici e di influenza politica, producono perdita di servizi, di lavoro, di popolazione e quindi non contrastano, anzi accelerano, il depauperamento esponenziale che affligge il territorio. Centro della nuova Sanità sarà la Casa di Comunità, che è “il luogo fisico, di prossimità e di facile individuazione al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale, in tutte le situazioni nelle quali può realizzarsi la collaborazione con gli enti locali” (pag.12). Qui si svolgono tutte le attività di routine e di primo intervento e, come recita espressamente il documento, deve essere un luogo vicino e facile da raggiungere dalla comunità di riferimento. Il fatto che si stia valutando seriamente la possibilità di destinare a tale attività l’ex ospedale in piazza Duomo è contrario ad ogni logica funzionale, perché si scontra con un armonico sviluppo del Centro storico di Orvieto, perché è difficile da raggiungere e perché non ci sono parcheggi, né per chi ci lavora né per chi richiede servizi. Una follia, una pessima soluzione all’annoso problema della destinazione di quei locali che potrebbe determinare danni irreversibili nel disegno della città.

Ci auguriamo che il prossimo Consiglio comunale del 30 dicembre, in cui si affronterà la materia, esamini attentamente la situazione e possa trovare unità nel bene di tutti i suoi cittadini, recuperando la scarsa incisività evidenziata in fase progettuale. In link il nuovo modello di assistenza territoriale del S.S.N. con i documenti essenziali per entrare nel problema. Ci auguriamo che in tempi brevissimi si possa produrre un dibattito consapevole e razionale.

PROMETEORVIETO