Nuova lettera di PrometeOrvieto, “abbiamo notizie della casa di comunità di Orvieto o è ancora una chimera?”

Con cadenza quasi settimanale la USL e la Regione annunciano l’avvio dei lavori o inaugurano Case di Comunità e affini. l’ultima in ordine di apparizione quella di Amelia. Annunci e inaugurazioni che però non vedono Orvieto con il suo progetto all’ex-ospedale, scelta criticata fin dal primo annuncio per la location e le difficoltà nel procedere con il recupero. A oggi nulla si muove e allora PrometeOrvieto ha deciso di scrivere una nuova lettera aperta indirizzata al direttore generale della USL Umbria2 Massimo De Fino he pubblichiamo integralmente.

L’articolo di ANSA Umbria dei giorni scorsi, ripreso dai quotidiani online di Orvieto, riporta la programmazione della realizzazione delle Case di Comunità nel territorio di competenza della Ausl Umbria2, ad oggi. La lettura di questo articolo ci preoccupa non poco e crediamo meriti ulteriori precisazioni ed approfondimenti. Nel recente passato PrometeOrvieto si è principalmente occupata dell’organizzazione dei servizi, che vengono erogati oggi e che dovranno essere forniti domani, necessari a gestire le acuzie all’interno dell’Ospedale di Orvieto: su questo ci ripromettiamo di verificare la realizzazione effettiva di quanto promesso. La nuova riforma sanitaria è poi improntata su di un riordino della medicina territoriale, che è stato ed è il nocciolo del problema all’interno dell’esigenza di fornire un servizio “salute” adeguato e dignitoso ai cittadini. Sono stati individuati; – i luoghi fisici, in cui realizzare le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità; – le metodiche per l’erogazione dei servizi, utilizzando: centrali operative territoriali (COT), medicina domiciliare, nuovo ruolo alle farmacie, telemedicina, ecc. – le nuove applicazioni informatiche, volte ad agevolare la fornitura dei servizi di medicina preventiva e riparativa riducendo anche i costi. In sostanza, ci si affida in modo importante e si assegnano ingenti risorse alla medicina territoriale per posizionare il cittadino al centro del sistema sanitario e per dargli riferimenti precisi dei luoghi dove affrontare i suoi problemi di salute. Le dichiarazioni dell’Ausl Umbria2 e l’articolo de Il Sole 24 ore uscito il 15 luglio, dove sono riportate le intenzioni del Governo (“… Il Governo sta infatti decidendo di stralciare parte delle opere, circa un quarto, che saranno finanziate con i fondi di coesione e quelli ordinari dell’edilizia sanitaria evitando così le forche caudine dell’Europa in caso di ritardo nei cantieri che partono a fine anno …” da Il Sole 24 Ore) non ci lasciano per nulla tranquilli. Riteniamo, per averlo detto oramai decine di volte, che la Casa di Comunità ad Orvieto è stata posizionata nel luogo sbagliato, ma anche che oramai, a decisione presa, non si possa tornare indietro un’altra volta. Il fatto è che nel comunicato di Ausl Umbria 2 si forniscono indicazioni precise sulle date di inizio lavori per molte Case di Comunità (Nocera Umbra, Spoleto, Terni, Montefalco, Fabro), ma non per quella di Orvieto. Per questo, pensiamo sia necessario chiedere di conoscere le date di inizio e fine lavori per la Casa di Comunità del nostro territorio. Non vorremmo, che a causa della complessità della scelta effettuata dalle Autorità, Orvieto si ritrovasse, come riportato nell’articolo del Sole, tra quelle la cui realizzazione il Governo sarà costretto a rimandare a dopo il 2026, con altri fondi tutti da reperire. A questo punto, chiediamo di essere rassicurati da una dichiarazione precisa e puntuale da parte dei responsabili. Appare necessario, a nostro avviso, conoscere l’organizzazione transitoria, cioè come, man mano che le dotazioni saranno rese disponibili, potrà trovare luoghi e personale per attuarla. Di tutto questo non si parla. Approfittando della consueta disponibilità del Dott. De Fino, chiediamo informazioni più puntuali su quanto evidenziato nella presente che gradiremmo approfondire in un prossimo incontro che a breve Le chiederemo. E’ per tutti chiarissimo che ogni ritardo che si verificasse, potrebbe produrre un’ulteriore grave marginalizzazione del nostro territorio.