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Niente polo dell’infanzia con il Pnrr. A Orvieto si presentano progetti con costi alti e poca programmazione

E’ un agosto sicuramente avaro per il Comune di Orvieto che si è visto escludere il suo progetto per il polo dell’infanzia di Sferracavallo, cifra prevista 2,6 milioni di euro.  Era prevista la totale demolizione e ricostruzione del plesso scolastico e nel frattempo per l’istituto è stata individuata una sede in locazione a Bardano.  Il rischio concreto è quello di rimanere per molto, moltissimo tempo nella sede provvisoria perché in Italia, si sa, non c’è nulla di più definitivo del provvisorio.

Intanto nel resto dell’Umbria molti sono i comuni a esultare per i progetti approvati e finanziati con i fondi del Pnrr.  Assisi è presente con due progetti distinti, addirittura, mentre per i quattro progetti dei poli dell’infanzia approvati non vi è certezza dei fondi per 7,8 milioni di euro e proprio da questo capitolo Orvieto è stata esclusa.  Non conosciamo i progetti approvati nel dettaglio ma i costi di quelli approvati sì e sono tutti inferiori, in alcuni casi di qualche centinaio di migliaia di euro, a quelli previsti a Orvieto. 

Ma cosa succede?  Come OrvietoLife è da tempo che stiamo segnalando una certa discrepanza nei costi dei progetti da presentare per ottenere i fondi del Pnrr.  Ricordiamo gli oltre 4,6 milioni di euro per il centro comunale di cittadinanza e servizi sociali previsto a Orvieto Scalo.  Anche in quel caso demolizione e ricostruzione con ampliamento.  Ci è subito sembrata esagerata la cifra stanziata, anche a fronte dei consistenti rialzi dei costi edili e della successiva revisione delle tabelle da parte della Regione.  Ci è balzato agli occhi il sicuro aumento dei costi di gestione per il nuovo edificio e qui anche la Corte dei Conti ha voluto enfatizzare il pericolo di scarsa sostenibilità dei costi di gestione per molti progetti presentati in Italia dalle amministrazioni locali.  Bollette, manutenzioni ordinarie e straordinarie, costi del personale, hardware e software oltre alle spese di rete.  Insomma, una lista della spesa che potrebbe riservare brutte sorprese nei bilanci futuri dell’Ente Comune, visto che le tensioni internazionali su gas e petrolio e più in generale su molte materie prime, sono destinate a durare per alcuni anni.  Ma soffermiamoci sul carico dei costi per i progetti orvietani, sono piuttosto alti, tanto che nel secondo progetto da finanziare con fondi Pnrr, quello dell’ex-ospedale, qui il problema è esattamente l’opposto e cioè i calcoli che, a una prima visione, sembrano piuttosto risicati e permangono forti dubbi anche sulla sostenibilità futura, come ha sottolineato sempre la Corte dei Conti.  Qui in più abbiamo la stranezza di una porzione di ex-caserma Piave acquistata nel 2008 dalla Usl per costruirvi una Casa della Salute.  Da allora si sono addensate le nebbie e è partito un “fuoco amico” che ha bloccato i progetti e i possibili lavori tanto che a Orvieto non abbiamo ancora un centro unico della USL che continua a pagare locazioni a privati da decenni in posizioni non sempre comode per gli utenti, basti pensare a via Postierla.  Ora la USL vuole spendere soldi provenienti dal Pnrr, che poi si dovranno restituire, per una Casa di Comunità, nuovo nome della Casa della Salute, in un’altra struttura di sua proprietà imputandolo probabilmente sullo stesso capitolo di bilancio, e l’altro edificio di scarso pregio e logisticamente molto più centrale di quello in piazza Duomo? 

A Orvieto, insomma, si progetta a costi probabilmente troppo elevati; ma soprattutto sembra che si vada alla ricerca prima del fondo da utilizzare per poi presentare un progetto sperando nella vittoria e sembra che il tutto avvenga senza avere un progetto d’insieme della città, senza un progetto di obiettivi da raggiungere e soprattutto senza un occhio attento ai costi futuri per le casse pubbliche.  Questo è un male antico che non sembra curabile, almeno nel breve periodo e nel presente.