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Marco Fratini, “lascio la Fondazione CRO perché sono coerente”

Marco Fratini ha confermato le sue dimissioni dalla Fondazione CR Orvieto.  Il percorso che lo ha portato alla decisione è stato ragionato e valutato attentamente.  Fratini sottolinea che “non si può essere buoni per tutte le stagioni”.  Una fase storica e irripetibile si è conclusa”.  Indicato dall’ex-sindaco Giuseppe Germani come rappresentante del Comune in Fondazione e riconfermato dal sindaco Tardani, Fratini ritiene che la coerenza e l’indipendenza di giudizio non siano mai contrattabili soprattutto per chi si ritiene espressione, sebbene senza alcun vincolo di mandato, delle esigenze di un territorio che va anche oltre Orvieto.

Secondo Fratini “la discontinuità tante volte sbandierata, ora deve essere confermata anche da fatti concreti.  Ecco perché il piano industriale sembra conciliarsi poco e male con le promesse di tutela della territorialità che hanno fatto da confortante slogan alla riappacificazione con il socio di maggioranza della banca.  La prospettata chiusura di sei filiali sul territorio orvietano, per questi motivi è difficilmente accettabile.  L’ormai ex-consigliere ritiene che la Fondazione sia “azionista di minoranza della banca ma azionista di maggioranza della città” e in tal senso non considera compatibile con le promesse una politica di tagli e di chiusure per ritornare in utile perché allora “ci sarebbe uno stacco del dividendo ma un distacco dal territorio” e “io forse sono un romantico che non guarda al solo utile di bilancio se questo significa un ulteriore isolamento di Orvieto e del circondario, così è definito nello statuto della Fondazione il territorio.  Il sostegno a un territorio non può essere soltanto affermato con le opportunità della finanza, che hanno comunque importanza, ma ha bisogno di una banca in cui l’operatività è assicurata da persone che ne conoscano le necessità e la storia”.

Marco Fratini ha quindi deciso di lasciare l’incarico in Fondazione come atto dovuto e coerente, pensando alla tutela del territorio e per dire no ad un’idea tutta finanziaria che non tiene conto della storia e soprattutto dei bisogni della città tutta, famiglie e imprese.