L’inquietante impunità di chi continua a gettare massi dalla rupe senza che nessuno li fermi. Esistono delle responsabilità.

Tre episodi di teppismo gravissimi ed intolleranti compiuti a meno di un mese di distanza dalla denuncia di due ragazzi, fortemente sospettati di esserne gli autori ed impegnati in una delirante sfida alle forze dell’ordine, suscitano interrogativi su una situazione della sicurezza ad Orvieto che in molti scoprono ora essere fuori controllo. Il senso di rabbia, impotenza, sconcerto e preoccupazione per questi eventi fa sorgere soprattutto l’interrogativo su come sia possibile una cosa del genere in un città che si culla ancora nel mito illusorio e rassicurante dell’isola felice mentre ha colpevolmente trascurato da sempre il tema della sicurezza e già questa è una prima risposta.

I tre lanci di pietre della rupe, con i giornali che hanno riportato la notizia solo di due di essi, fanno seguito a mesi e mesi di danneggiamenti di decine di auto in sosta. La prima domanda è: perché i due giovani sospettati non sono stati finora arrestati dopo che il commissariato aveva raccolto molti elementi sulla loro probabile colpevolezza? L’articolo 635 del codice penale prevede per il reato di danneggiamento la possibilità dell’arresto facoltativo solo in caso di flagranza. Nel caso di cui si parla non c’è stata flagranza e l’assenza di un numero adeguato di telecamere che avrebbe potuto rendere possibile l’arresto ha consentito ai due di farla franca, ma magari la prossima volta che tireranno qualche altro blocco di cemento sarà possibile coglierli sul vivo.

Il primo tema è dunque quello della mancata sicurezza di Orvieto. La manciata di telecamere che questa amministrazione comunale ha collocato in pochi punti della città è del tutto insufficiente a garantire un vero sistema di videosorveglianza come ben sanno tutti coloro che hanno a che fare ogni giorno con le forze dell’ordine. Cittadine analoghe ad Orvieto hanno fatto e stanno facendo ottime cose per garantire al meglio la sicurezza. Basta guardarsi un pò intorno. L’amministrazione comunale uscente non può essere promossa sul fronte sicurezza, pur riconoscendo loro il merito di aver fatto qualcosina rispetto al nulla totale dei loro predecessori, ma è del resto noto che i politici e molti uomini pubblici orvietani hanno sempre gestito male e a volte malissimo il 90 % delle cose che hanno avuto in mano, Opera del duomo e fondazione Faina comprese per non parlare di tutto il resto. Qualche timido passo in avanti è stato fatto, ma servono maggiori investimenti e soprattutto maggiore consapevolezza del problema. Anche su questo fronte, come in molti altri, sarebbe ora di darsi una svegliata e pensare ad un progetto di sicurezza vero, incentrato peraltro su un positivo dato di partenza rappresentato dalla presenza in città di un elevato numero di esponenti delle forze dell’ordine e di ottimi professionisti del settore, ma serve un piano serio a cui nessuno ha ancora pensato.

C’è poi la questione relativa alla mancanza del tribunale la cui soppressione viene troppo spesso vista solo come uno smacco sotto il profilo del decadimento dei servizi cittadini mentre sembra passare in secondo piano il controllo della legalità garantito dalla procura. Avere in città un procuratore e due sostituti procuratori come avveniva prima della sciagurata chiusura decisa dal governo Monti, significa che i magistrati vivono il clima della città, registrando preoccupazioni ed ansie dei cittadini. Una vicinanza virtuosa che si trasforma in attenzione e tempestività. Tornando al caso dei lanciatori di massi, un magistrato maggiormente consapevole dell’allarme sociale generato dai folli gesti di questi delinquenti avrebbe forse potuto assumere un atteggiamento diverso, a tutela dei cittadini, dei loro beni e della loro incolumità e che tenesse conto dell’efficace lavoro svolto fino ad allora dagli agenti del commissariato.

Non si può procedere per legge con l’arresto? Si possono però adottare alcuni provvedimenti restrittivi per cercare di evitare che tali episodi continuino a ripetersi come sta incredibilmente accadendo; dal più blando obbligo di firma fino alla libertà vigilata che rassomiglia da vicino al regime detentivo. Perché finora non si è fatto nulla di tutto ciò? Dal giorno successivo alla denuncia dei due sospettati per le auto rigate e i lunotti infranti, ci sono stati tre lanci di pietre dalla rupe e tutto ciò è intollerabile, inconcepibile e gravissimo. E se ci fosse scappata una vittima? Possiamo rispettosamente solo ipotizzare che la procura ternana avrebbe potuto e forse dovuto agire in modo diverso o si commette un reato di lesa maestà?

Peraltro, la mancanza di una sede di giustizia ad Orvieto abbassa il livello della guardia su molti versanti della legalità, compreso quello del riciclaggio di denaro, ovvero un’attività della quale nell’economia cittadina ci sono indizi invisibili solo per chi continua ad ignorarli.

ENGLISH VERSION

THE DISTURBING IMPUNITY OF THOSE WHO CONTINUE TO HURL ROCKS FROM THE CLIFF WITHOUT ANYONE STOPPING THEM. RESPONSABILITIES EXIST

In less than a month since the report filed by two young individuals, strongly suspected to be involved, three extremely serious and intolerant acts of hooliganism have unfolded in Orvieto. Engaged in a delirious challenge against law enforcement, these suspects raise alarming questions about the security situation in Orvieto, which many are only now realizing is spiraling out of control. The emotions of anger, helplessness, bewilderment, and concern stemming from these events prompt a crucial question: how is such a situation possible in a city that still embraces the illusory and reassuring myth of being a happy haven?

The three incidents of rock throwing from the cliff, only two of which were reported by the media, follow months of numerous car vandalisms. The first question arises: why have the two suspected youths not been arrested yet, especially when the police had gathered substantial evidence pointing to their likely guilt? Section 635 of the penal code allows for the optional arrest for the offense of vandalism only in the case of caught-in-the-act incidents. In this case, there was no such occurrence, and the lack of an adequate number of cameras, which could have facilitated an arrest, allowed the two to escape justice. However, with the next incident, involving potentially more serious consequences, there might be an opportunity to apprehend them.

The primary concern is the insufficient security measures in Orvieto. The handful of cameras placed by the municipal administration is entirely inadequate for ensuring a comprehensive surveillance system, as anyone dealing with law enforcement knows. Comparable cities have implemented effective security measures. The outgoing municipal administration, while credited for doing something compared to its predecessors, cannot be praised for security. It is well-known that Orvieto politicians and public figures have consistently mismanaged the majority of the matters they have handled, including the Opera del Duomo and the Faina Foundation, not to mention everything else. Timid progress has been made, but more investment and, most importantly, greater awareness of the problem are needed. It’s time for a wake-up call and the development of a genuine security plan, capitalizing on the high number of law enforcement representatives and skilled professionals in the city.

Then, there is the issue of the absence of a courthouse, a closure often seen merely as a blow to the city’s service decay, overshadowing the importance of legal control provided by the public prosecutor’s office. Having a prosecutor and two deputy prosecutors in the city, as it was before the regrettable closure decided by the Monti government, means that magistrates experience the city’s atmosphere, registering citizens’ concerns and anxieties. This virtuous proximity transforms into attention and promptness. Returning to the case of the rock throwers, a magistrate more aware of the social alarm generated by these criminals’ insane acts might have taken a different stance, safeguarding citizens, their property, and their safety, while also considering the effective work carried out by the police until that point.

If legal action cannot be taken, certain restrictive measures can be implemented to prevent such incidents from recurring, ranging from the mild obligation to sign in to supervised freedom that closely resembles custodial supervision. Why has nothing been done so far? Three rock-throwing incidents followed the day after the report of the two suspects for scratched cars and broken windshields. This is intolerable, inconceivable, and extremely serious. What if there had been a victim? It can only be respectfully hypothesized that the Terni public prosecutor’s office could have and perhaps should have acted differently, or does such a notion constitute a crime of lese-majesty?

Furthermore, the lack of a justice center in Orvieto lowers the guard on many fronts of legality, including money laundering—an activity with invisible signs in the city’s economy, noticeable only to those who continue to ignore them.