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L’immobiliare commerciale tiene i prezzi in attesa di tempi migliori, ma quando?

Per il commercio sono mesi difficili, anzi, ormai possiamo anche dire è un anno complicatissimo.  Prima il lockdown duro, poi la riapertura che erroneamente in molti hanno interpretato come “liberi tutti!”, poi l’arrivo dei colori e la chiusure cosiddette “stop&go”; poi Natale in zona rossa per tutti, ancora il ritorno alle fasce e ogni venerdì tesi per capire come sarà la prossima settimana.  Queste sono le sensazioni di chi vive di commercio che deve continuare spesso a pagare l’affitto per attività magari chiuse anche da mesi.  E’ vero che c’è il credito d’imposta ma, i soldi servirebbero comunque e non arrivano con puntualità.  Da settembre scorso sono iniziate le chiusure selettive.  Prima una, poi più saracinesche abbassate, per sempre.  Lungo le vie del centro storico, in particolare, inizia ad essere evidente.  La conferma arriva anche dai professionisti del settore.  Per Massimo Ceccantoni, responsabile dell’agenzia PiacereCasa, “c’è una particolarità molto orvietana che riguarda gli immobili commerciali, non calano i prezzi”.  Di contro, sempre Ceccantoni spiega che “c’è una riduzione dell’interessamento e in particolare dei budget disponibili anche per quella parte dei centro storico considerata altamente appetibile, cioè tra piazza della Repubblica e Piazza Fracassini e dalla Torre del Moro a Largo Barzini.  In pratica oggi chi deve aprire non vuole più spendere come prima, mentre chi è proprietario tende a stare alla finestra in attesa che il mercato si riprenda”.

Per Manuele Bernarducci, responsabile dell’agenzia Tecnocasa “oggi abbiamo due realtà parallele, quella dei casali e degli appartamenti con giardini su cui da più di tre mesi abbiamo ottimi riscontri; poi abbiamo il commerciale che invece arranca”.  Anche Bernarducci conferma le ipotesi del suo collega, “è diminuita la richiesta e soprattutto è diminuito il budget disponibile per le locazioni.  Dall’altra parte i proprietari tengono il punto in attesa he la richiesta risalga.  Per intenderci fatto 100 il budget disponibile oggi non si arriva mai oltre i 6/700, quindi la differenza fra domanda e offerta è piuttosto ampia”.  Ma perché si mantiene stagnante il mercato immobiliare ad uso commerciale?  Una spiegazione sta nell’attendismo dei proprietari nonostante anche la tassazione sia piuttosto alta.  C’è, poi, una certa concentrazione nel mercato immobiliare del settore business che certamente non aiuta a diminuire i prezzi in nome della concorrenza.

Infine, ma solo per un mero ordine di scrittura, c’è la questione della crisi pandemica che ha notevolmente aggravato la situazione di chi già era in sofferenza e ha drasticamente tagliato la capacità di investimento di chi era in salute.  Questo pericoloso mix ha portato ad un aumento del contenzioso nelle locazioni commerciali, da una parte, e dall’altra ad un fermo attendista anche da parte degli operatori commerciali che prima vogliono leggere gli sviluppi e i tempi di soluzione della pandemia che rischiano di essere ancora piuttosto lunghi.  Soprattutto dal punto di vista finanziario il picco negativo è previsto tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 quando inizieranno ad arrivare le rateizzazioni fiscali, bancarie e dei finanziamenti garantiti, un pericoloso groviglio di scadenze pesanti che potrebbe causare ulteriori scossoni ad un comparto in crisi da tempo.  Abbigliamento e calzature, ad esempio, erano in sofferenza già prima del covid e anche i saldi non sembrano aver dato la risposta attesa.  L’altra categoria piuttosto compita è quella della ristorazione anche se un bilancio ad oggi non si più ancora tracciare per il perdurare delle chiusure de facto da zona arancione; la stessa situazione la vive l’intero Horeca.

Insomma i proprietari di immobili commerciali hanno scelto nella gran parte dei casi di attendere ma rischiano di trovarsi ad aspettare per un periodi medio o medio-lungo che mal si concilia con i costi fiscali piuttosto alti e con le esigenze del mercato reale che vede la gran parte del commercio con il fiato corto ormai da molto tempo e che con la possibile prossima fine dell’epoca degli “aiuti”, pochi ma semre aiuti, sarà ancora più affannoso.