L’approccio innovativo di Fondazione Cotarella per favorire il rientro dei giovani colpiti da disturbi del comportamento alimentare nella vita quotidiana

Nel caso dei disturbi del comportamento alimentare non vi è dubbio che la fase delle cure sia particolarmente complessa e che sia necessario un intervento tempestivo, attraverso strutture specializzate in cui si possa avere un approccio multidisciplinare alla patologia. Per questo è altrettanto importante riconoscere quanto prima i sintomi del disturbo e intervenire. Ma spesso succede che genitori, amici e insegnanti non abbiamo gli strumenti per farlo nè per poterlo fare bene.  Allo stesso modo, è altrettanto necessario che nella fase di remissione post acuzie, i giovani pazienti, ma anche i loro familiari, non siano lasciati soli ad affrontare il non sempre facile rientro in società. Per questo Fondazione Cotarella ha scelto di stare accanto a chi si ammala di disturbi del comportamento alimentare in queste due fasi del percorso, prima e dopo le cure vere e proprie. Un anno fa, è stato aperto un centro di ascolto per i Dca nel centro storico di Orvieto, a cui si rivolgono sempre più spesso, anche da fuori regione, sia i giovani con disturbi non ancora diagnosticati, sia familiari e amici preoccupati e non del tutto consapevoli del da farsi e, sempre più spesso, anche insegnanti che temono per alcuni fra i propri alunni.

Di recente, Fondazione Cotarella ha quindi avviato laboratori formativi rivolti a questi stessi soggetti, in attesa della prossima apertura della struttura residenziale Verdeluce, nelle campagne orvietane. Laboratori che, attraverso il fare diretto permettono ai giovani pazienti in remissione, ovvero in quella situazione particolarmente delicata tra la fase acuta della malattia e il rientro a casa, di riscoprire le proprie vocazioni, anche attraverso brevi esperienze lavorative o, più semplicemente, riappropriandosi del proprio tempo e delle proprie passioni. Dall’altro lato, il coinvolgimento di familiari e insegnanti nel medesimo percorso permette una loro maggiore sensibilizzazione, nella consapevolezza che quando un ragazzo si ammala, tutta la comunità è coinvolta. Agli adulti (genitori, insegnanti, allenatori sportivi, medici e pediatri di base, tanto per citarne alcuni) saranno dedicati anche percorsi utili per affrontare l’insorgere o il perdurare dei disturbi del comportamento alimentare e per sviluppare relazioni positive e funzionali, riconoscere e sviluppare un rapporto importante con le proprie emozioni.

“È fondamentale che cambino le dinamiche all’interno del contesto in cui il ragazzo vive – spiega Dominga Cotarella, presidente di Fondazione Cotarella – per questo abbiamo ideato i laboratori, dando una risposta concreta e creativa a un’esigenza che non aveva risposte. Attualmente, i laboratori si svolgono al centro di ascolto di Orvieto e online, quindi appena possibile si sposteranno a Verdeluce, la struttura che abbiamo realizzato nelle campagne orvietane in cui si svolgeranno corsi di cucina con chef di prim’ordine, laboratori di orticoltura, di giornalismo enogastronomico e web-radio, laboratori di scrittura creativa, e molto altro con un approccio integrato e inclusivo”.

“Oggi molte delle persone che si rivolgono a Fondazione Cotarella – aggiunge Ruggero Parrotto, direttore della Fondazione – si sentono incoraggiate dai ragazzi e dalle famiglie che abbiamo incontrato nell’ultimo anno al nostro Centro di Ascolto. Non sono percorsi facili: serve rispetto, pazienza, tempo. Serve aiutare le persone a sentirsi accolte, senza il peso del giudizio”. “Altrettanto importanti – conclude Giulia Micozzi, responsabile dei progetti di Fondazione Cotarella – sono le attività che stiamo portando avanti nelle scuole superiori e medie. Del resto l’età di esordio della patologia si è abbassata, passando dai 15/18 anni del pre Covid ai 13/15 anni, con alcuni casi addirittura a 8/9 anni”.