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La Russia di Putin torna indietro di 40 anni

Era dal 1986 che non accadeva e l’ultima vittima di un gesto così grave e brutale fu Nicholas Daniloff, giornalista americano detenuto per quindici giorni nelle carceri sovietiche. Mercoledì scorso a Ekaterinburg, ultima città della Russia europea e crocevia dell’industria bellica del Paese, è stato arrestato il giornalista Evan Gershkovich, americano, corrispondente per il Wall Street Journal dalla Russia. La motivazione del suo arresto, avvenuto all’entrata di un ristorante della città ai piedi degli Urali, è grave e lapidaria: spionaggio.
È questa l’ennesima sfida di Putin agli USA ed all’Occidente  che riporta  le lancette  dell’orologio agli anni della Guerra Fredda ed è l’ennesima violazione da parte del leader russo delle libertà personali e della democrazia. Da più parti in Russia si sta invocando e testimoniando l’innocenza di Ghershkovich e questo atto, così grave, intimidatorio e persecutorio, ha il solo fine di poter utilizzare il giornalista americano come ostaggio per poterlo scambiare con  vere spie russe, detenute in America. Fare il giornalista oggi, nella Russia di Putin, dove le fonti democratiche e libere sono state chiuse e represse, è divenuto pericoloso ai limiti dell’impossibile.
Cadere nelle mani dei reparti speciali destinati all’arresto di spie, fenomeno tipico della paranoia Russia ereditata dai tempi dell’Unione Sovietica è ‘forse una delle peggiori esperienze che può capitare, vista la tradizionale brutalità delle forze di sicurezza e l’efferratezza del carcere di Lefertovo a Mosca, ormai entrato tristemente nella leggenda più cupa del terrore. Questo atto così vile, un vero attentato alla libertà, alla democrazia ed alla libertà di stampa avviene  nel momento in cui, in queste ore, la Russia ha assunto la guida del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ne sarà al timone per tutto il mese di aprile.
Sembra uno scherzo, un pesce d’aprile visto che proprio ieri era il primo giorno del mese ed è famoso per questa curiosa usanza di dar vita a scherzi memorabili e paradossali, ma purtroppo è tutto vero.
La credibilità di un organo internazionale l’’Onu, già seriamente minata negli anni da decisioni e provvedimenti quantomeno discutibili e dalla inefficacia delle risoluzioni adottate, risulta a questo punto definitivamente compromessa.
Quello che è certo è che quando in un paese viene totalmente annullata la libertà di stampa e di circolazione di una informazione giusta e corretta, com’è il caso della Russia attuale, si può tranquillamente e mestamente affermare che la democrazia in quel paese e’definitivamente sconfitta.
Non ci resta che pregare per sorte di Evan Ghershkovich e sperare che torni presto in libertà, auspicando altrettanto per i giornalisti vittime della stessa situazione in altre parti del mondo, dove non viene consentito di lavorare con serenità e svolgere il servizio essenziale per dare informazioni e far circolare notizie ed idee.