J’accuse del vescovo Sigismondi sul rinnovo del cda dell’Opera del Duomo, “sento l’odore acre di Satana”

I vertici dell’Opera del Duomo sono da rinominare. Tutto sembrava pronto e invece ancora nulla di fatto. Le

trame, i giochini di palazzo sono i veri protagonisti di questi mesi. Il vescovo Gualtiero Sigismondi ha reso noto il proprio disagio con un durissimo j’accuse pubblico di fronte al Cardinale Gianfraco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e nella Cappella Nova. Parole semplici, dirette come lama tagliente, “non sento l’odore d’incenso ma quello acre di Satana”.

La lista dovrebbe essere pronta, a quanto si dice, ma non è stata resa pubblica. Tutto ruota intorno al nome del successore del presidente uscente Andrea Taddei. Il pomo della discordia sembrerebbe essere Lucio Riccetti che ha immediatamente diviso la politica tra favorevoli e contrari. Qui però si entra nei perigliosi meandri delle voci di palazzo. Il vescovo si è tirato fuori, come se la sua giacca ormai fosse tirata oltre il limite e allora ha palesato il suo personale disagio colpendo duramente senza fare distinzioni. All’Opera del Duomo serve una guida, subito perché la manutenzione del Duomo, la sua cura e valorizzazione non può attendere.

La politica sembra essere sorda pronta a occupare ogni scranno, ogni strapuntino senza attenzione per il bene comune. Sembrerebbe che un partito di governo, leggasi Forza Italia con Raffaele Nevi in prima fila, non veda di buon occhio il nome di Riccetti, che gode, a sua volta, della stima di Vittorio Sgarbi, sottosegretario e quindi parte della maggioranza. Anche la sindaca non sembrerebbe entusiasta del nome e in particolare dello sponsor che viene visto come uno dei principali artefici del fallimento della candidatura della città a capitale della cultura e, visto l’avvicinarsi della scadenza elettorale di maggio 2024, spinge per la riconferma di Taddei, escludendolo così da ogni gioco. E allora? I petali della margherita cadono uno a uno e intanto l’Opera del Duomo resta anca colpevolmente senza una guida nel pieno delle sue funzioni.

Il Vescovo Sigismondi ha detto basta a giochi e giochini per sistemare amici e amici degli amici. Il vescovo vuole competenza, attenzione, amore per il Duomo e per la città, spesso bistrattata a vantaggio di logiche lontane dal vero obiettivo, salvaguardare e mantenere il prezioso scrigno religioso e artistico della città.

ENGLISH VERSION

Bishop Sigismondi’s “J’accuse” on the renewal of the Opera del Duomo’s board of directors: “I smell the acrid scent of Satan.”

The leadership of the Opera del Duomo is in need of a rebrand. Everything appeared set, but in reality, nothing has been accomplished yet. Behind the scenes, political maneuvering and palace intrigue have taken center stage in recent months. Bishop Gualtiero Sigismondi voiced his frustration through a scathing public indictment before Cardinal Gianfranco Ravasi, the President Emeritus of the Pontifical Council for Culture and a figure in the Nova Chapel. His words, plain and sharp as a blade, were unequivocal, “I don’t smell incense, but the acrid odor of Satan.”

The list of candidates is said to be ready, but it remains undisclosed. The focal point of contention seems to revolve around the successor to the outgoing president, Andrea Taddei. The apple of discord appears to be Lucio Riccetti, who has quickly polarized political opinions. However, here is where we enter the treacherous labyrinth of palace whispers. The bishop distanced himself, as if his patience had worn thin, and he openly expressed his personal discomfort, striking hard without making distinctions. The Opera del Duomo urgently requires leadership because the maintenance, care, and preservation of the Duomo cannot be delayed.

Politics, it seems, are turning a deaf ear, ready to occupy any available seat without regard for the common good. It appears that a governing party, in this case, Forza Italia with Raffaele Nevi at the forefront, does not view Riccetti favorably, despite his endorsement by Vittorio Sgarbi, a undersecretary and a part of the ruling majority. Even the mayor doesn’t seem enthused about the name, particularly the sponsor, who is perceived as one of the main contributors to the city’s failed bid for the title of the European Capital of Culture. With the upcoming May 2024 elections, the mayor is pushing for Taddei’s reappointment, thus excluding Riccetti from the equation. So, what’s next? The daisy petals fall one by one, while the Opera del Duomo sadly remains without a leader in the midst of its crucial responsibilities. Bishop Sigismondi has had enough of political games and favoritism, he desires competence, care, love for the Duomo and the city, which is often mistreated in pursuit of objectives that stray from the core goal of preserving and maintaining the city’s precious religious and artistic treasure.