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Iran: un popolo vuole la libertà

È proprio in una giornata come quella dell’8 marzo dedicata alla Donna, che non ci si può esimere dal parlare di Iran.
Ormai da oltre sette mesi, da quando il 16 settembre del 2022 Mahsa Amini venne arrestata picchiata e poi uccisa dalla polizia morale iraniana per aver indossato male il velo che le copriva la testa ed aver lasciata scoperta una ciocca di capelli, la rivolta delle donne persiane contro il governo dispotico degli ayatollah è diventata il simbolo della voglia di libertà e di riscatto di un popolo tenuto costantemente sotto la minaccia di violenze e soprusi.
Dalle donne e dai giovani iraniani dovremmo prendere l’esempio di come un popolo può e deve ribellarsi ad una dittatura feroce portata avanti ormai da 43 anni, in un Paese che prima della rivoluzione khomeinista aveva vissuto momenti di emancipazione assoluta e che l’avvento dei teocrati ha riportato all’oscurantismo assoluto.
Da quel giorno di settembre dello scorso anno 7 le donne uccise per non aver correttamente indossato il velo, 100 le manifestanti in carcere, 525 i dimostranti  uccisi e di questi 71 bambini.  Arrestati più di 19 mila persone, 94 i ragazzi giustiziati solo nei mesi di gennaio e febbraio 2023.  Queste sono le cifre riportate da Amnesty International che danno la misura del dramma che si vive in Iran mentre la lotta del popolo iraniano non si ferma.  Ma se il fronte interno di questa nomenclatura violenta e pericolosa ci fa rabbrividire altrettanto possiamo dire delle minacce che incombono sull’intero pianeta.
Proprio la scorsa settimana a Roma si è tenuto un convegno organizzato dalla Fondazione Med-Or, dall’American Jewish Comitee, dalla federazione delle associazioni Italia-Israele e dal Think Thank Trinità dei Monti e proprio in quella sede studiosi di strategie politiche e militari ci hanno messo in guardia su quello che è il pericolo ormai imminente di un Iran dotato di armi atomiche che agisce sfruttando il caos creato dal conflitto tra Russia ed Ucraina, favorito dalla distrazione che questa guerra sta creando attirando su di essa tutte le attenzioni.
Chiara la posizione del governo degli ayatollah che nel fornire droni ed assistenza militare a Putin si è schierato apertamente con i russi assistendoli nella aggressione all’Ucraina.
Per completare l’analisi preoccupante della situazione la sponsorizzazione del terrorismo internazionale in varie parti del mondo e la presenza costante ed attiva dei Pasdaran, le guardie della rivoluzione iraniana che  addestrano e forniscono di armi organizzazioni come Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano ed altre sigle del fondamentalismo islamico in Asia e Medioriente e la presenza  a Teheran del nuovo capo dell’organizzazione Al Qaeda che risiede li nella capitale iraniana.  Da anni ormai l’Iran minaccia costantemente di voler cancellare dalla carta geografica lo Stato di Israele, unica democrazia del Medio Oriente e lo fa più o meno impunemente, senza che questo scateni indignazione e azioni concrete da parte dei paesi occidentali che invece seguitano a fare affari e business di vario genere con il governo di Teheran.
È questo il nodo cruciale della questione iraniana perché fintanto che gli ayatollah potranno contare sugli ingenti  introiti derivati da questi accordi commerciali sarà difficilissimo che perdano il loro potere assoluto e dispotico.
Se vogliamo veramente aiutare ed onorare il popolo iraniano, i giovani e le donne che si stanno battendo con coraggio per spodestare i despota bisogna agire ed in fretta.
È arrivato il momento per i governi liberi e democratici dell’occidente di prendere una posizione netta, chiara e definitiva che finalmente isoli e metta all’angolo la dittatura dei teocrati prima che sia troppo tardi. Ammesso che non lo sia già.