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Il progetto di centrale fotovoltaica sul Peglia fa scoppiare la polemica tra “Amici della Terra” e Comune

Una potenziale nuova tegola arriva sul tavolo della sindaco Roberta Tardani.  Questa volta si tratta del progetto di realizzazione di un impianto fotovoltaico sul Monte Peglia.  La richiesta è stata presentata in Regione e in Comune dalla ECG Umbria srls di Frosinone, capitale sociale di mille euro per un costo realizzativo di circa 20 milioni di euro.  In realtà si tratta di tre campi fotovoltaici da realizzare in località Borgo San Faustino, all’esterno del perimetro del Parco del Peglia in una zona agricola ritenuta ufficialmente non di pregio.  Se si dovesse dare il via all’impianto verrà costruito su 40 ettari di terreno per un totale di 75 mila pannelli, qui sicuramente con un importante impatto paesaggistico.

La critica mossa all’amministrazione riguarda le modalità di informazione.  Dal 30 ottobre non vi è stata alcuna forma di pubblicità del progetto così poi da permettere eventuali rilievi da parte di singoli cittadini e associazioni.  C’è un termine, 90 giorni giorni, scaduto proprio il 30 gennaio, quindi ora solo gli uffici tecnici del Comune possono redigere tutti gli atti e i pareri relativi all’impianto.  Sembra essersi più o meno ripetuto lo stesso corto circuito comunicativo dell’impianto di lavorazione dei rifiuti di Ponte Giulio; anche in quel caso è stato lasciato tutto sotto traccia per poi intervenire praticamente a tempo scaduto.  Il Comune, dunque, parteciperà alla procedura di VIA ma ancora non si ha un pronunciamento in merito da parte dell’amministrazione.

Naturalmente è partito il tam tam delle associazioni ambientaliste che non vedono di buon occhio impianti di produzione elettrica soprattutto se posti nelle vicinanze di parchi o zone di pregio.  L’associazione “Amici della Terra” è stata piuttosto chiara da questo punto di vista, “Il procedimento autorizzativo è iniziato a ottobre e i termini per presentare osservazioni da parte dei cittadini e associazioni è scaduto sabato 30 gennaio. Ma il Comune sapeva di questo progetto già da ottobre e non ha fatto nulla per far circolare la notizia che, infatti, era sfuggita anche a noi. Ora il Comune parteciperà alla prima Conferenza di Servizi per la Valutazione di impatto ambientale (VIA). Non sappiamo nemmeno che parere esprimerà non avendo consultato in nessun modo i cittadini, in barba alla trasparenza e alla partecipazione”. La nota continua con un’altrettanto dura presa di posizione sulla tipologia d’impianto, “Adesso va di moda chiamarlo ‘agrivoltaico’, ma di agri c’è molto poco. Anzi, c’è una massiccia sottrazione di suolo agricolo alle colture e di paesaggio a tutti i residenti e a tutti coloro che potrebbero continuare ad incrementare il proprio reddito con il turismo. Con l’accordo dell’azienda agricola a cui evidentemente è stato fatto capire che potrà guadagnare molto di più che non con le colture. Si apre una stagione in cui il territorio e il paesaggio di Orvieto, come altri di particolare pregio in Italia, saranno sotto attacco da parte di una speculazione mascherata da benefattrice dell’ambiente”.