Il latte è introvabile, prezzi in forte aumento e i caseifici sono in sofferenza

Aumentano i prezzi delle materie prime, dell’energia e del gas e le aziende soffrono.  Senza differenze di dimensioni, soffrono le aziende piccole e grandi con conseguenze che troveremo solo nei prossimi mesi.  I piccoli produttori agricoli, le nostre vere eccellenze, da tempo hanno lanciato l’allarme sul caro energia e sulla difficoltà nel reperire materie prime a prezzi adeguati.  Riccardo Marconi, titolare del Caseificio Montecristo di Todi ha spiegato che “la crisi rischia di divenire irreversibile perché i produttori di latte stanno vendendo i capi di bestiame e reperire la materia prima diventa ogni giorni più difficile e costoso”

Entriamo subito nel vivo del problema e parliamo di aumento dei costi per le aziende agricole e zootecniche…

E’ aumentato tutto in maniera generalizzata a partire dall’energia e dal gas per non parlare di sementi, fertilizzanti e mangimi.  Le bollette iniziano a fare paura veramente anche perché queste variabili che difficilmente possono essere limitate non ti permettono di programmare nel medio termine.

Lei ritiene che le sanzioni siano giuste o sono state e continuano a essere un errore?

Intendiamoci, la Russia ha invaso l’Ucraina, ha ucciso e continua a bombardare.  In qualche modo si doveva reagire a un atto così sconsiderato e violento. L’Europa è partita con le sanzioni e in poco più di un mese è arrivata a bloccare ogni scambio.  Mi sembra che l’Europa non abbia saputo prevenire, non è andata alla ricerca di fonti di approvvigionamento alternative che si dovevano trovare prima, visto che i segnali di allarme da Russia e Ucraina arrivavano da tempo.  La crisi energetica sta fiaccando l’intera Europa, forse è il momento di coordinare gli sforzi e le politiche di salvaguardia di famiglie e soprattutto delle imprese, ancor di più delle piccole imprese e di quelle che, per loro natura e per il loro business, sono più colpite dall’aumento dei costi generalizzato e, lasciatemelo dire, spesso non giustificato.

Quindi ritiene che qualcuno sta speculando troppo?

Non posso dirlo con certezza ma le faccio un esempio.  Si sta giustificando il forte aumento del prezzo del latte con la scusa che gran parte del prodotto viene dall’estero.  Non è così, assolutamente!  Sicuramente il prezzo del latte è in crescita per una serie di motivi ma non è l’import la prima e principale causa.

Quali sono i reali motivi?

In realtà il prezzo del latte è in aumento per due cause concomitanti drammatiche.  La siccità ha drasticamente ridotto le scorte di foraggio visto che dai 3 tagli degli scorsi anni siamo passati a un solo taglio.  La seconda è più strettamente legata alla guerra e riguarda i mangimi che hanno subito rialzi incredibili e i distributori oggi pretendono il pagamento con bonifico anticipato e non a 60/90 giorni azzerando ogni possibilità di avere cassa disponibile per gli allevatori. 

E quali sono le conseguenze?

Gli allevatori stanno vendendo i loro capi per i macelli e a ottobre assisteremo alla mancanza di latte ovino e alla scarsità di quello bovino e caprino in misura minore.  Tutto sta passando nel silenzio quasi assoluto ma la crisi che ne può derivare potrebbe essere praticamente irreversibile visto che per una vaccina servono circa tre anni di tempo, e nel frattempo i costi fissi continuano a correre.

Concretamente può farci capire come stanno cambiando i prezzi?

Partiamo dal latte.  L’ultimo acquisto di latte ovino lo abbiamo concluso a 1,90 euro al litro e a marzo 2022 stavamo a 1,15.  UN allevatore mi ha riferito che sotto 1,80, ad ora, non è economico produrre latte.  Per comprendere ancora meglio, per produrre un chilo di formaggio servono circa 5 litri di latte; a questo bisogna aggiungere i costi di produzione e il margine per l’azienda casearia. 

Quindi anche il prezzo dei formaggi rischia di salire vertiginosamente nei prossimi mesi?

Come Caseificio Montecristo abbiamo ritoccato i listini di 2 euro al chilo mentre nei negozi che forniamo abbiamo preferito tagliare o addirittura azzerare i margini per preservare tutto il lavoro svolto fino ad oggi e non perdere il cliente.  Per il futuro speriamo che questa spirale di aumenti rallenti o, meglio, se fermi altrimenti saremmo costretti alla sospensione della produzione almeno di parte dei formaggi anche perché il cliente finale non è disposto a spendere e non può.

Lei ha parlato di sospensione della produzione ma alcuni caseifici stanno pensando addirittura alla chiusura…

Noi non chiuderemo nonostante i grossi sacrifici che già stiamo facendo, augurandoci che questa crisi non duri a lungo.  Ho ben presente la situazione di altri caseifici piccoli, medi e grandi che sono in serissime difficoltà e purtroppo qualcuno sta pensando alla chiusura così come sta avvenendo in molti altri settori.

Ma voi che azioni avete messo in campo per resistere?

A gennaio i costi energetici erano già in forte crescita e i venti di guerra erano chiarissimi e abbiamo proceduto ad acquisti per affrontare meglio la susseguente crisi e potere pagare le bollette. Poi da tempo abbiamo investito sulle energie alternative. Nel 2018 con il PSR il caseificio lo abbiamo trasformato in solare ma senza batterie di accumulo.  Ora abbiamo in cantiere un nuovo progetto di PSR da oltre 270 mila euro con macchinari nuovi, batterie per il fotovoltaico e altri aggiornamenti per cuoi abbiamo tempo fino a inizio del prossimo anno.  Il problema vero è programmare, è quasi impossibile soprattutto per realtà piccole come la nostra.

Vorrei concludere con banche e salario minino.  Il credito oggi è sicuramente necessario più di ieri nonostante i costi siano in aumento e il costo del lavoro è un’altra criticità che pongono oggi gli imprenditori di ogni settore…

Per quanto riguarda il credito noto che le banche si stanno muovendo, ovviamente all’interno dei severi paletti del rating, per finanziare le imprese anche perché le previsioni sono pessime con il 15/20% delle aziende a rischio chiusura e questo sarebbe un ulteriore problema drammatico per il sistema Paese.  Sul reddito minimo a 9 euro, questa è la cifra di cui parlano i politici, potrei essere in pieno accordo ma non è possibile che all’azienda si rovesci un costo di 20 euro circa.  Sì al reddito minimo ma con il contemporaneo taglio del cuneo fiscale altrimenti non si assume più.